2) Il docudrama Les Templiers (1961): la fine dell’ordine del Tempio raccontata al grande pubblico
Texte intégral
1Parigi, 18 marzo 1314. Jacques de Molay, ultimo gran maestro del Tempio, muore tra le fiamme sotto gli occhi di Filippo il Bello che lo aveva condannato al rogo come relapso. Si conclude così il controverso affaire dei templari, cominciato il 13 ottobre 1307 con l’arresto a sorpresa degli appartenenti all’Ordine presenti in terra di Francia e destinato a segnare l’immaginario collettivo in virtù della presunta maledizione scagliata in punto di morte da de Molay contro il sovrano e i suoi discendenti: da quella ipotetica maledizione avrebbe infatti tratto origine la leggenda nera dei templari.
2Se nel 1805 con la tragedia Les Templiers François-Marie Raynouard ha raggiunto l’esito letterario più toccante mai conseguito dagli “innocentisti”, promotori di una visione idealizzata della fine imposta alla militia Templi dal crudele re, va altresì detto che negli ultimi decenni la narrazione della dissoluzione dell’ordine del Tempio e dell’estinzione del ramo primogenito dei Capetingi ha percorso nuove strade, ponendosi dapprima all’origine della saga letteraria Les Rois maudits (1955-1977) e trovando poi entusiastica accoglienza in televisione, come dimostrano le omonime mini fiction tratte dai romanzi di Maurice Druon: una prima volta nel 1972, per la regia di Claude Barma e, nel 2005, nella versione di Josée Dayan.
3A ben guardare, però, la primogenitura della narrazione televisiva dell’affaire dei templari spetta a La Caméra explore le temps (1957-1966), format che ha contribuito non poco alla costruzione dell’immaginario medievale dei Francesi grazie a una serie di 39 docudrama in grado di offrire al grande pubblico la potenza delle immagini unita al fascino della storia. Molto ha scritto al riguardo Isabelle Veyrat-Masson in Quand la télévision explore le temps. L’histoire au petit écran, ove la studiosa, analizzando la storia della TV sulla lunga durata, ripercorre le origini di quel fortunato genere noto come «histoire filmée à la télévision», frutto della felice intuizione di combinare insieme “commentaires historiques et scènes théâtrales”. Partendo dunque dal presupposto secondo cui all’interno dei palinsesti televisivi francesi del secolo scorso sarebbero state proprio le trasmissioni di argomento storico a contribuire in modo determinante all’affermazione del nuovo medium, Veyrat-Masson giunge alla conclusione per cui l’immaginario storico di un Francese dell’anno 2000 deve molto più alla TV degli anni ‘50-’80 che ai manuali di storia.
4Artefici del successo di questo nuovo genere furono il regista e sceneggiatore Stellio Lorenzi, il giornalista e scrittore André Castelot e il saggista Alain Decaux, il cui sodalizio era cominciato dal 1956 con il format Énigmes de l’histoire. Senonché l’anno successivo Jean d’Arcy, direttore dei programmi della Radiodiffusion-télévision française (RTF), propone ai tre di abbandonare il mistero «pour aborder l’histoire avec un grand H». Lorenzi accetta la sfida: arruola in squadra l’assistente di regia Michèle O’Glor e da quella vera e propria «machine à rêves» che furono gli studi parigini di Buttes Chaumont si dedica alla produzione di La Caméra explore le temps, serie culto inaugurata il 14 settembre 1957 con la puntata dedicata a Maria Walewska, una delle amanti di Napoleone.
5Dopo avere esplorato svariati soggetti, nel 1961 è la volta di Les Templiers, «reconstitutions dramatisée» della fine dell’ordine del Tempio nella quale, ancorché da un punto di vista opposto a quello di Raynouard, si fornisce una raffigurazione altrettanto stereotipata dei templari. Se infatti a suo tempo il tragediografo si era adoperato per riscattare l’immagine negativa della militia Templi, dal canto loro Lorenzi, Castelot e Decaux, interrogandosi sull’annosa questione della loro innocenza o colpevolezza, ripropongono il cliché dei sempre più potenti e ricchi templari, trasformatisi da eroici cavalieri protettori dei domini d’Outremer in una pericolosa entità impegnata in terra di Francia nella costruzione di uno Stato nello Stato. Non a caso, già nell’introduzione Decaux parla di «une force armeé colossale et également avec des prodigeuses richesses ramenés de la Terre Sainte”, tesi successivamente ripresa nei serrati dialoghi tra de Molay e il giurista Guillaume de Plaisians (impersonati da Louis Arbessier e Jean Rochefort) con cui si contribuisce a “noircir” l’immagine dei cavalieri rossocrociati, ormai trasformatisi in potenti banchieri e le cui azioni, dettate dalla superbia, costituiscono una minaccia per la monarchia. Una teoria, questa, ancora oggi in voga tra gli amateurs che discutono appassionatamente nei numerosi forum e blog dedicati ai templari, ma rigettata con solidi argomenti dalla storiografia più aggiornata.
Bibliografia
6Druon, Les Rois
Raynouard, Les Templiers
Veyrat-Masson 2000
Merli 2020
Filmografia
7Énigmes de l’histoire
La Caméra explore le temps
Les Rois maudits
Auteur
Deputazione di storia patria per l’Umbria
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