Segni eloquenti in necropoli e abitato
Texte intégral
Premessa (G. B. G.)
1Nello specifico dei temi di ricerca del gruppo EPIPOLES il nostro contributo riguarda la possibile equivalenza fra mondo dei vivi e mondo dei morti sulla base della testimonianza epigrafica. Desideriamo ringraziare in particolare M.-L. Haack per aver perseverato nell’impresa di pubblicare, a più di cinque anni di distanza, gli atti di un Convegno che ha destato tanto interesse e dibattito. Da tale ricerca iniziale, presentata in questa sede, si è poi sviluppato il progetto IESP (International Etruscan Sigla Project), avviato congiuntamente dall’Università degli Studi di Milano e dalla Florida State University e tutt’ora in corso, diretto per la parte archeologica da G. Bagnasco Gianni, A. Gobbi e N. de Grummond e per la parte informatica da S. Valtolina1.
2Nel porgere il nostro contributo, lasciato inalterato dal momento che le successive ricerche ne hanno mostrato la produttività dal punto di vista del metodo2, ricordiamo che il repertorio analizzato fa riferimento a una chiusura bibliografica al 2009.
3La documentazione epigrafica più antica di epoca orientalizzante sembra mostrare come il binomio fra segno e supporto epigrafico abbia a volte un’eloquenza visiva condivisa dalle comunità della Penisola antica e in particolare etrusche. Il campo concettuale interessato è diverso rispetto a quello della scrittura e i segni alfabetiformi giuocano un ruolo rilevante per la loro capacità di comunicare, con pochi tratti, concetti estesi. Questi concetti sembrano riferibili allo spazio consacrato, nel senso inteso da M. Pallottino, e si definiscono in termini di delimitazione, orientamento, divisione (fig. 1)3.
4Alla luce di tali evidenze più antiche è sembrato utile estendere questo tipo di ricerca anche a altre situazioni della Penisola, di cui daranno conto Alessandra Gobbi e Nicola Scoccimarro che si sono occupati della raccolta e elaborazione dei dati.
5Pur consapevoli del fatto che per alcuni di questi segni sono già state proposte in letteratura diversificate interpretazioni come numerali, marche commerciali e altro4, abbiamo seguito un criterio di metodo basato sulla verifica di regolarità di associazione fra tipi diversi di segni e scelte a livello della semantica grafica, desumibile dal rapporto fra segno, supporto epigrafico e conseguente « impaginato ».
6L’edizione di corpora epigrafici completi di testi e segni ha permesso di lavorare su materiale scevro da compromissioni di tipo esegetico, distribuito in area etrusca, campana, padana e golasecchiana, a partire dall’epoca orientalizzante. Una tabella di occorrenze ha permesso di raccogliere associazioni ricorrenti a partire da un minimo di due elementi5.
7Sono così emersi nuclei tematici sui quali abbiamo condotto lo studio in senso geografico, cronologico e ponendo a confronto tipi di supporto epigrafico e contesto.
Base documentaria, analisi e elaborazione dei dati (N. S.)
8La base documentaria su cui si è fondato il nostro lavoro si è strutturata sullo spoglio sistematico dell’edito di ambito epigrafico, a partire dai grandi corpora per approdare a monografie di specifico argomento epigrafico. Si tratta, nel complesso, di una documentazione molto ampia a livello geografico e cronologico e soprattutto molto eterogenea editorialmente. Alla maggior parte degli esemplari presi in considerazione nella nostra analisi, ben noti in letteratura, si sono aggiunti alcuni materiali inediti dalla necropoli di Piazza Risorgimento a Pontecagnano6.
9Per verificare se esiste un sistema secondo il quale certi segni, simili a quelli utilizzati per rendere testi di lingua e organizzati tra loro, esprimono messaggi complessi in modo sintetico sono stati presi in considerazione diciassette casi a partire da un’associazione minima di due elementi fra: 1) indicatori di ripartizione per due (/2), per quattro (/4), per sei (/6), per otto (/8); 2) segni (cerchio, tridente, segni alfabetiformi, alfabetari, testi); 3) marcatura di un quadrante (1/4), di due (2/4), di tre (3/4) e di quattro (4/4); 4) rapporti tra segni (legatura, simmetria, interno7); rapporto tra segni e supporto (rapporto al supporto). In base a ciò il caso per esempio di una semplice croce a quattro tratti è stata presa in considerazione solo se associata con altri segni (fig. 2).
10In base a tale criterio sono stati selezionati 230 oggetti per un totale di circa 700 segni che, inseriti in una tabella ordinata secondo i riferimenti bibliografici8, completa di indicazioni inerenti al supporto epigrafico9, al rapporto con esso10, alla cronologia11 e ai dati di contesto, ha permesso di verificare eventuali ricorrenze12. Sono emersi sei gruppi che rappresentano ognuno una specifica costanza di associazione fra segni, denominati per convenzione in base all'indicatore visivamente più riconoscibile: alfabetari, tridenti, simmetria, quadranti segnati all'esterno, quadranti segnati all'interno, e segni raggiati.
Gruppo alfabetari (Tab. 1)
11Esistono tre tipi di associazioni molto simili nelle quali una seria alfabetica, completa o parziale, interagisce con altri elementi:
- gli alfabetari con la croce;
- gli alfabetari ed alpha con la croce sullo stesso oggetto, come nel caso di Nola13 (fig. 3) in cui appare un messaggio più complesso e/o sviluppato;
- gli alfabetari ed alpha con la croce su più oggetti dello stesso contesto, come a Pontecagnano nella tomba S. 272014 (fig. 4) di Piazza Risorgimento.
12I casi dimostrano che l’alfabeto o parte dell’alfabeto appare più volte associato a segni di divisione secondo uno schema identico, che si ripete sullo stesso tipo di supporto – per lo più coppe – in contesti funebri, sacri o di abitato, e su un arco cronologico compreso tra la fine del VII secolo, data della prima apparizione a Massarosa15, ed il V secolo, oramai sia in Etruria sia in Campania (fig. 5).
13Lo schema si ripete anche quando è presente il solo alpha. Da ciò consegue che quando alpha isolato è unito alla croce rappresenta tutto l'alfabeto, contribuendo a meglio definire quanto già osservato in letteratura, cioè che in certi casi l’alfabeto viene sostituito dalla sola prima lettera16. Inoltre, come dimostra la tabella, i casi in cui l'alpha è aggiunto all'alfabetario dimostrano che le stesse associazioni ricorrono sia su un unico oggetto sia su più oggetti facenti parte di uno stesso corredo. L'alfabetario viene spesso associato anche al tridente e conferma come per l’alpha che il segno del tridente sta a indicare un chi in quanto ultima lettera della serie alfabetica etrusca originaria.
Gruppo tridenti (Tab. 2)
14All’interno del gruppo costituito dai tridenti associati con altri segni si sono riscontrate due evidenze. La prima è formata da quattro tridenti che dividono lo spazio in quarti (fig. 6).
15Tranne i casi di Roselle17, più recenti, questa fusione tra una divisione per quattro e un tridente appare durante la prima metà del VI in Etruria meridionale18 e in un'unica occorrenza settentrionale a Massarosa19. La seconda invece si manifesta attraverso il tridente associato ad alpha, per la quale è da notare la presenza di una consistente concentrazione già all’inizio del VII secolo a Bologna20. In questo caso si distinguono tre schemi ricorrenti:
- Alpha e tridente legati dal cerchio: i casi di Marzabotto21 e di Quinto22 dimostrano che i due segni stanno ad indicare la prima e l'ultima lettera della serie alfabetica originaria, come già osservato nel caso degli alfabetari, dove l'accenno alla serie alfabetica viene fatto in modo più esplicito. In questo caso il richiamo all'inizio della serie è affidato alla sola alpha. Recuperiamo così un ulteriore modo di esprimere la serie alfabetica oltre a quello già individuato da Pandolfini e Prosdocimi, che lo riconoscono nella contiguità delle lettere nella sezione iniziale dell'alfabetario23.
- Alpha e tridente sullo stesso vaso in punti diversi: la relazione può manifestarsi in punti diversi del vaso, come a Poggio Buco24 (fig. 7) dove alpha e chi sono diametralmente opposti, e in un caso ai lati di una croce.
- Tridenti ai lati di alpha: le lettere si dispongono su un asse, come a Bologna25 (fig. 8).
16La documentazione si dispone lungo due direttrici geografiche diverse a seconda del tipo di associazione (fig. 9) : una – quattro tridenti associati che dividono lo spazio in quarti - che dall’Etruria meridionale segue le coste della Versilia e raggiunge il Lago Maggiore, e l’altra – tridente associato ad alpha - che sempre dall’Etruria meridionale si diffonde ad Orvieto, in area padana e in Campania. Si può anche notare la possibile posizione nevralgica di Cerveteri dove si concentrano entrambi i tipi di associazione26.
17Questi documenti ci inducono ad uscire dall'ambito più strettamente inerente alle lettere e ad entrare in quello della semantica grafica per l’importanza che assume la loro reciproca posizione in rapporto alla tettonica dell’oggetto.
Gruppo simmetria (Tab. 3)
18Nel gruppo si sono evidenziate associazioni di segni che si avvicinano molto a quelle conosciute per l’epoca orientalizzante27. L'evidenza di simmetria ci ha portato ad esplorare la possibilità di una continuità fra evidenza del periodo orientalizzante e quella del periodo arcaico, nel quale sembra emergere un sistema indubitabilmente identico al livello visivo. Lavorando non più su quattro oggetti ma su una ventina, sono emersi risultati che ci permettono di attribuire valore alla semantica grafica, quando si tratta di esprimere i concetti di ripartizione, divisione ed orientamento.
19Sui tre piatti d’impasto rosso ceretano sono associati un segno di divisione, segni simmetrici, e un elemento di orientamento; lo stesso si ritrova sull’anforetta da Cerveteri, anch’essa proveniente da un contesto funebre (fig. 1)28. Da notare che sui piatti da Acqua Acetosa Laurentina, come già visto a Pontecagnano29, il complesso grafico viene dislocato su due oggetti, indicando la possibilità che i segni interagiscano al di là della superficie dei loro supporti. Strutture identiche (fig. 10) sono state individuate a Capua30, a Marzabotto31, ad Avella32, altre molto simili a Spina33 e a Bologna34, anche su oggetti contemporanei ai piatti spanti.
20Riassumendo, questi confronti permettono di estendere la procedura identificata in Etruria nel VII secolo in modo diatopico e diacronico, e di dimostrare che viene ancora attivata in epoca tardo-arcaica (fig. 11).
21I segni che sembrano indicare direzioni opposte sono visivamente assimilabili alle lettere epsilon, het o chi. Ma più che lettere diverse sono strutturalmente uguali in quanto elementi ternari (fig. 12), che appaiono anche sotto la forma più sintetica di tre semplici tratti35.
22Questo ci permette di aggiungere a quanto già detto a proposito del tridente che al di là della natura dei segni, probabilmente legati all’espressione della serie alfabetica, il sistema di elementi simmetrici potrebbe assumere anche, per esempio, una funzione legata alla divisione dello spazio in due.
23A parziale conclusione, va aggiunto che attraverso questi diversi gruppi sembra emergere una molteplicità funzionale, che al di là dell'origine delle lettere, chiaramente alfabetica, oltrepassa la logica testuale, e lascia intravedere un uso diverso dell'alfabeto, oltre a quello numerale già individuato a Bologna per il deposito di San Francesco36. È il caso dei segni ternari, che pur utilizzati per rendere suoni diversi, possono assumere il medesimo ruolo visivo. Questo concetto trova un confronto nella serie di Casale del Fosso 86337 (fig. 13), dove le lettere vennero raggruppate secondo la loro forma.
24È anche il caso del segno ad alberello, per esempio, chiaramente identificato come notazione della sibilante nell'alfabeto sorrentino38, la cui distribuzione geografica ne dimostra l’impiego per esprimere concetti non testuali (fig. 14).
Gruppo quadranti segnati (A. G.)
25Affrontiamo a questo punto l’analisi delle testimonianze in cui un segno si trova in relazione con il segno a croce, che ora prenderemo in considerazione dal punto di vista dei quadranti che produce. In merito al concetto di divisione, l’evidenza sembra indirizzare verso l’accento attribuito ad un quadrante, sia che esso venga segnalato dall’esterno sia che venga segnalato dall’interno della croce stessa. Nelle tabelle la distinzione tra i due gruppi è indicata dalla presenza o dall’assenza di indicazione nella colonna « interno ».
Gruppo quadranti segnati all’esterno (Tab. 4)
26Per quanto riguarda il primo gruppo, quello con quadrante marcato dall’esterno, la distribuzione diacronica e diatopica (fig. 15) delle occorrenze permette di osservare come l’attestazione più antica, ancora databile all’Orientalizzante Medio, si sia rinvenuta in Etruria propria39, mentre il nucleo più cospicuo di testimonianze si può collocare tra età arcaica ed età classica, interessando ora un areale più vasto, che comprende, oltre all’Etruria meridionale, la Versilia (Massarosa), l’Etruria padana (Marzabotto, San Polo d’Enza) e la Campania (Vico Equense, S. M. Capua Vetere, Nocera Superiore, Pontecagnano). Rimane isolato il frammento di Orte – Piscinale, che va probabilmente ricondotto ad un orizzonte più recente e che proviene da un contesto di incerta definizione40.
27Per quanto attiene alla contestualizzazione dei singoli esempi, merita attenzione la ripartizione dell’evidenza, al cui interno oltre la metà delle testimonianze si inquadra entro contesti di indubbio carattere rituale41, mentre un esemplare proviene da un’area di scarico (Alveo Marotta a S. M. Capua Vetere)42 e altri tre si sono messi in luce rispettivamente a Massarosa, a S.Polo d’Enza (Campo Servirola) e a Marzabotto43. Nel centro etrusco padano, il frammento iscritto proviene da un’insula che ha restituito ingenti tracce della presenza di officine artigianali connesse alla lavorazione del ferro44, mentre negli altri casi la connotazione del contesto si mostra più problematica45.
28Esaminando il supporto epigrafico su cui ricorrono i segni di questo gruppo, va rilevata la netta predominanza assegnata alla coppa (o ciotola) priva di anse, che può essere realizzata nelle diversi classi ceramiche della produzione etrusca (dall’impasto al bucchero all’argilla depurata)46 e che, in generale, rappresenta la forma vascolare di più frequente utilizzo in qualità di supporto alle iscrizioni etrusche. Accanto alle dieci attestazioni di coppe, che rappresentano più dell’80% dell’evidenza complessiva del gruppo, si deve annoverare anche un esemplare di coppa monoansata con decorazione a fasce da Pontecagnano e un fondo di olla in argilla depurata da Orte.
29Sul piano dell’esperienza visuale, si osserva che in 9 casi su 12 la lettura del sistema dei segni implica con certezza il capovolgimento del vaso47, come avviene secondo un uso in atto sia in necropoli sia in abitato48.
30Nel caso, infatti, di attestazioni con quadrante marcato dall’esterno, l’impaginato coinvolge l’intera superficie del vaso sulla quale i segni si distribuiscono (fig. 16.1), funzionando da indicatori della posizione che l’oggetto assume nello spazio. Sulla base degli elementi di cui il segno è composto, in maniera più evidente se si tratta di una lettera (fig. 16.2), si ha dunque la possibilità di porre l’oggetto diritto o capovolto come già riscontrato nel caso di veri e propri testi.
31La rilevanza di questa particolarità è ben espressa dalla testimonianza costituita dall’inedito di Pontecagnano S. 2720 (fig. 16.3)49, che consente forse di cogliere più in dettaglio alcuni aspetti dell’implicazione esistente tra questi segni e la possibile funzione di indicatori di posizione. L’esemplare di Pontecagnano rappresenta infatti l’unica coppa monoansata del gruppo e l’indicazione delle due alpha, che impongono per la lettura una collocazione diritta della coppa, si trova proprio in corrispondenza dell’ansa, unico elemento di emergenza nella tettonica circolare del vaso e dunque unico punto di riferimento fisso dell’oggetto nello spazio.
32Per quanto riguarda la morfologia dei segni che individuano dall’esterno un quadrante, si riconosce una notevole varietà di casi: sono attestati segni alfabetiformi, quali gruppi di tre trattini paralleli o segni ad alberello50, lettere singole – tra cui si mostra esclusiva, almeno per ora, l’occorrenza di alpha51-, segni a tridente52 e insiemi di due o più lettere con valore testuale53.
Gruppo quadranti segnati all’interno (Tab. 5)
33Passando ora all’analisi del gruppo con quadranti segnati dall’interno, si evidenzia, relativamente alla natura dei contesti, una distribuzione diversa rispetto a quella riscontrata nel gruppo precedente: poco più di un terzo delle evidenze, infatti, proviene da contesti sacri54, mentre la maggior parte delle attestazioni -oltre la metà- è stata rinvenuta in abitato55.
34Le testimonianze più antiche si possono ancora datare all’Orientalizzante Antico e Medio e rimandano uniformemente a contesti funerari56.
35L’ambito geografico di diffusione del gruppo (fig. 17) conosce un’espansione progressiva concomitante con l’incremento delle occorrenze, che si concentrano nelle fasi tardo-arcaica e classica: se per la fine dell’VIII-metà del VII sec. a.C. il gruppo dei quadranti segnati all’interno sembra infatti documentato soltanto nelle necropoli dell’Etruria meridionale e in quelle felsinee, durante i secoli successivi (sec. VI-V) le attestazioni, distribuite ora anche all’interno di contesti di abitato e di aree sacre, raggiungono i centri etruschizzati della Campania, gli insediamenti dell’Etruria Padana e l’area della cultura di Golasecca, pur persistendo con un cospicuo numero di esemplari nelle realtà dell’Etruria propria. Sarà con la fase tardo-classica ed ellenistica che la distribuzione di questi segni tornerà ad essere più limitata, circoscritta alla sola Etruria propria e al comparto padano.
36L’analisi delle scelte grafiche operate all’interno di questo gruppo di segni, consente di rilevare come le marcature di quadrante avvengano sia mediante l’utilizzo di lettere singole, quali tsade, tau, ypsilon, alpha (fig. 18. 2-3), sia mediante segni di natura più ambigua, come segni a bandiera, croci di piccole dimensioni (fig. 18.1)57, segni a tridente, aste singole e segni uncinati58.
37Questi ultimi, aste singole e segni uncinati in particolare59, non direttamente interpretabili quali segni alfabetiformi (fig. 19. 2-3), presentano analogie forti con l’impaginato della kylix della T. 2844 di Pontecagnano (inedito)60, già preso in considerazione a proposito dei gruppi del tridente e delle simmetrie (Tab. 2-3): la vasca interna del recipiente risulta infatti quadripartita mediante la disposizione rigorosamente simmetrica di due segni a tridente a cui si alternano un segno uncinato e un segno ad asta singola (fig. 19. 1).
38Ci si può chiedere a questo punto se non si tratti forse di segni meno neutri di quanto appaia a prima vista, ossia se non ci si trovi di fronte a due tipi di segni che, almeno nell’ambito delle scelte di divisione dello spazio grafico, venivano a connotarsi di più precise valenze semantiche agli occhi dell’osservatore antico.
39In merito all’identificazione del quadrante segnato, quando sia possibile fissarne la posizione relativa rispetto o alla tettonica del vaso, o alla presenza di iscrizioni, o alla presenza di lettere singole il cui orientamento sia inequivocabile, si nota come ciascuno dei quattro quadranti possa essere marcato61.
40Tra le lettere che vengono iscritte all’interno dei quadranti62, quella in assoluto più frequente risulta essere alpha63, che come si è già detto può stare a significare l’intera serie alfabetica64.
41Questa stessa funzione connessa all’individuazione di un punto fisso, sembra confermata per alpha anche quando essa si trova associata a testi circolari, rispetto ai quali si presenta nella forma di un segno di dimensioni maggiori65.
42Vanno infine ricordati, accanto ai casi legati alla marcatura di un punto specifico, rari esempi in cui si osserva la connotazione di più quadranti66.
Gruppo segni raggiati (Tab. 6)
43Veniamo da ultimo al gruppo dei segni raggiati, in cui si rileva la costante divisione di uno spazio circolare in più settori (da un minimo di otto ad un massimo di dieci).
44A giudicare dai contesti, si tratta soprattutto di un’evidenza relativa a realtà di carattere sacro: sei esempi provengono infatti da necropoli e uno da area sacra; a questi si devono poi aggiungere quattro vasi appartenenti a collezioni pubbliche e private, il cui stato di conservazione e la cui destinazione funzionale sembrano però indiziare con buona probabilità una loro originaria pertinenza ad aree funerarie67. Fanno eccezione all’interno del quadro le evidenze di Marzabotto, da cui provengono due frammenti: l’uno68, messo in luce all’interno della Regio V-Insula 3, in un’area artigianale a carattere metallurgico (Zona VI), connessa probabilmente alla lavorazione del bronzo69; e l’altro70, rinvenuto all’interno della Regio III e proveniente da un’area aperta non edificata, per cui è stato anche proposto una probabile destinazione pubblica71.
45Per quanto attiene alla diffusione diacronica e diatopica del gruppo (fig. 20), si riscontrano anche per questi segni dinamiche di circolazione del tutto sovrapponibili a quelle individuate per i gruppi precedenti: come già osservato negli altri casi, infatti, la documentazione più antica, databile all’Orientalizzante Medio, sembra fare la sua prima comparsa nei centri dell’Etruria propria72, mentre è con i periodi arcaico e classico, in concomitanza con il considerevole incremento delle attestazioni, che l’ambito geografico di distribuzione si estende a comprendere anche la Campania, l’Etruria padana e il comparto ticinese della cultura di Golasecca.
46Analizzando più in dettaglio i singoli esemplari appartenenti al gruppo, si osserva che la coppa di bucchero (fig. 21.3) sembra adombrare la possibilità che i segni raggiati siano una rappresentazione sintetica di una più generale partizione che coinvolge l’intera superficie del vaso, con una resa bidimensionale che può forse essere messa in parallelo alla resa tridimensionale delle coppe cosiddette kadiskoi (fig. 21.2)73.
47Va infine rilevato che in uno degli esemplari sono marcati mediante segni alfabetiformi due degli otto spicchi in cui il fondo è ripartito, l’equivalente di un quadrante (fig. 21.1): il dato può forse costituire un significativo trait d’union tra l’evidenza del gruppo dei segni raggiati e quella del gruppo con quadranti segnati all’interno.
Considerazioni e prospettive di ricerca (G. B. G.)
48I nuclei tematici presentati da A. Gobbi e N. Scoccimarro sono risultato di un’analisi preliminare su una documentazione ampia condotta in modo selettivo, in quanto emersi a partire da un minimo di due elementi associati. Secondo tale linea di metodo sono stati scartati repertori di segni iscritti singoli sia da necropoli sia da abitato, anche se per essi sarebbe stato definibile il tipo di destinazione. Come nel caso dei segni singoli su frammenti ceramici dal deposito votivo di Veio (fig. 22)74, risulta evidente l’esclusione di un repertorio interessante legato alla deposizione a carattere sacro, dovuta al fatto che non risultano in esso occorrenze di almeno due segni.
49Ciò permette tuttavia di domandarsi se i segni precedentemente passati in rassegna, ancora più eloquenti rispetto alle sole attestazioni isolate, non possano essere considerati a maggior ragione e in certi casi come fattispecie epigrafica proprio perché obbediscono a una logica costante.
50Tra le costanti individuate alcune potrebbero risultare significative per proporre alcune prospettive di ricerca:
- in Campania si percepisce un utilizzo di un tipo di impaginato in epoca tardo-arcaica che sembra in qualche modo raccogliere e continuare quello in uso in Etruria in epoca orientalizzante75,
- taluni segni sembrano comunicare graficamente concetti estesi, soprattutto quando combinati con testi di lingua o con alfabetari76,
- identici segni epigrafici ricorrono in aree sacre e in necropoli come è il caso delle iscrizioni combinate con segni raggiati77.
51Volgendosi ora al più specifico tema da cui siamo partiti, ovvero l’idea di una possibile equivalenza fra mondo dei vivi e mondo dei morti sulla base dell’epigrafia, due situazioni potrebbero costituire altrettanti casi di studio.
52Per ciò che attiene ai segni raggiati un’indicazione interessante sembra provenire dall’associazione di uno di essi con l’iscrizione a carattere sacro in base alla quale in tempi recenti a M. Torelli ha proposto per l’edificio di Casale Pian Roseto, ritenuto fin allora una generica struttura seminterrata78, una destinazione sacra79. Nonostante G. Colonna e D.F. Maras abbiano recentemente modificato la lettura proposta (CIE 6677), ne resta tuttavia confermata la pertinenza sacra80. Si potrebbe dunque trovare in questa associazione conferma al fatto che segni raggiati costituiscono una fattispecie evidente e riconoscibile da parte della comunità, più latamente nella sfera religiosa e condivisa nelle pratiche di culto sia di necropoli, sia di abitato.
53Per ciò che attiene alle poche iscrizioni in cui si riscontra l’associazione fra iscrizione circolare e un segno di dimensioni maggiori81, il candelabro di Providence si presta a alcune considerazioni. Prelevato da un’area sacra a seguito del sacco di Volsinii del 264 a.C. esso doveva trovarsi in giacitura secondaria nella tomba di Corchiano82. Come abbiamo visto l’impaginato del candelabro trova riscontro in oggetti iscritti da contesti tombali e la sua forma epigrafica definitiva, posta la sua provenienza da area sacra, mostra come vi sia in qualche modo una coincidenza fra necropoli e aree sacre nella costruzione del messaggio epigrafico.
Notes de bas de page
1 http://www.etruscologia.unimi.it/index.php/progetti/80-progetti/91-sigle.
2 A. Gobbi, Oggetti iscritti e contesti in Campania, in Convivenze etniche e contatti di Culture. Atti del Seminario di Studi, Università degli Studi di Milano (23-24 novembre 2009), Aristonothos. Scritti per il Mediterraneo Antico, 4, 2012, p. 87-111; G. Bagnasco Gianni, At First Glance: Remarks on a Group of Sigla from the Sanctuary of the Etruscan Artisans at Cetamura del Chianti, in Etruscan Studies, 17, 2, 2014, p. 192-212.
3 G. Bagnasco Gianni, Rappresentazioni dello spazio « sacro » nella documentazione epigrafica etrusca di epoca orientalizzante, in X. Dupré Raventós, S. Ribichini, S. Verger (a cura di), Saturnia tellus. Definizioni dello spazio consacrato in ambiente etrusco, italico, fenicio-punico, iberico e celtico (Atti del convegno internazionale, Roma, 10-12 novembre 2004), Roma, 2008, p. 267-281.
4 G. Sassatelli, Iscrizioni e graffiti della città etrusca di Marzabotto, Bologna, 1994, passim ; C. Corti, N. Giordani (a cura di), Pondera. Pesi e misure nell'antichità, Campogalliano 2001, passim.
5 Si veda ultra, al paragrafo seguente.
6 Si tratta dei materiali che costituiscono oggetto della tesi di dottorato di Alessandra Gobbi, attualmente in corso presso l’Università degli Studi di Pavia, in seguito abbreviato : Inedito (Gobbi).
7 Nella tabella, la colonna « interno » serve a connotare per presenza o assenza di indicazione, rispettivamente il caso di quadranti segnati all’interno o di quadranti segnati all’esterno.
8 L’ordine nelle tabelle prevede prima i corpora (CIE, REE, M. Pandolfini, A. Prosdocimi, Alfabetari e insegnamento della scrittura in Etruria e nell’Italia antica, Firenze, 1990) e poi le monografie di argomento epigrafico : R. Mengarelli, Iscrizioni etrusche e latine su cippi sepolcrali, su vasi fittili e su oggetti diversi trovate negli scavi della città e della necropoli di Caere, in NSc, 1937, p. 355-439 ; M. Primas, Die südschweizerischen Grabfunde der älteren Eisenzeit und ihre Chronologie, Basel, 1970 ; G. Sassatelli, Graffiti alfabetici e contrassegni nel Villanoviano bolognese. Nuovi dati sulla diffusione dell’alfabeto in Etruria Padana, in Emilia Preromana, 9-10, 1984, p. 147-255 ; G. Sassatelli, op. cit. ; G. Bagnasco Gianni, Accoglienza della scrittura e valore del segno scritto, in RASMI, LXIII-LXIV, 1999, 2000, p. 47-59 ; M. Russo, Sorrento, una nuova iscrizione paleoitalica in alfabeto « nucerino », Capri, 2005 ; P. Piana Agostinetti, Celti d’Italia I. Archeologia, lingua e scrittura, Rome, 2004, Inedito (Gobbi) ; all’interno dei vari riferimenti l’ordine segue il numero progressivo dato agli oggetti nelle singole edizioni.
9 La denominazione dei supporti ceramici corrisponde a quella utilizzata nelle diverse pubblicazioni : ad esempio le coppe senza anse di bucchero vengono chiamate « coppe » o « ciotole». In osservanza dei testi di riferimento, abbreviazioni per riconoscere tipo di materiale e classe ceramica sono : bucch. = bucchero ; imp. = impasto ; arg. = argilla ; dep. = depurata ; etr-pad. = produzione etrusco-padana ; v.n. = vernice nera ; acr. = ceramica acroma ; golas = Golasecca.
10 Tali elementi possono comparire sulla medesima superficie dell’oggetto (all’interno o all’esterno), tant’è che per oggetti su cui ricorrono segni anche su superfici differenti si è utilizzata la distinzione ‹/a› e ‹/b› disposta su due righe, senza ripetere i campi identificativi dell’oggetto (bibliografia, provenienza, contesto, supporto e cronologia), ma solo quelli relativi alla natura e alla posizione dei segni.
11 Le date vanno sempre intese a. C.
12 Laddove la lettura dei segni poteva dare adito a altre letture si è preferito segnalarlo con un punto di domanda.
13 CIE 8728.
14 Il contesto della tomba è inedito (Gobbi), tranne il guttus di bucchero CIE 8840. Per la coppa monoansata vedi ultra, Gruppo quadrante segnato all’esterno.
15 REE, 38, 3.
16 M. Pandolfini, in M. Pandolfini, A. Prosdocimi, op. cit., p. 7, n. 24.
17 REE, 42, 125 e CIE 11631.
18 Caere : R. Mengarelli, art. cit., p. 69 ; San Giovenale : CIE 10457, 10485 e 10488 ; Corchiano : CIE 8383v.
19 G. Bagnasco Gianni, art. cit. 2000, p. 55 e p. 56.
20 G. Sassatelli, art. cit., p. 165, p. 211, p. 214 e p. 293.
21 Marzabotto : G. Sassatelli, op. cit., p. 254.
22 Quinto : M. Primas, op. cit., tab. 49, fig. A2.
23 M. Pandolfini, A. Prosdocimi, op. cit., p. 15-16.
24 CIE 11281, 11282 ; 11283.
25 G. Sassatelli, art. cit., p. 211 e p. 214.
26 Due piatti dalla tomba III (via Sepolcrale Principale), R. Mengarelli, art. cit, p. 36 ; un frammento di piattello di bucchero dalla tomba XII (tra T. Marce Ursus e T. Colonne Doriche) : ivi, p. 67 ; una tazza di bucchero dal c.d. Tempio di Hera : ivi, p. 69 ; un frammento di piede di kylix attica : ivi, p. 96.
27 Si veda supra, Premessa.
28 G. Bagnasco Gianni, art. cit. 2008, p. 267-281.
29 Tomba S.2720 inedita (Gobbi).
30 CIE 8632.
31 G. Sassatelli, op. cit., p. 198 e p. 199.
32 Tomba 102/1997 : REE, 71, 58.
33 Valle Trebba, T.457 : REE, 48, 17.
34 G. Sassatelli, art. cit., p. 211 e p. 214.
35 Coll. Gorga, Museo Naz Romano : REE, 70, 43.
36 G. Sassatelli, Bologna etrusca : nuovi dati e recenti acquisizioni, in Deputazione di Storia Patria per le Provincie di Romagna, 36, 1986, p. 18-23 ; M. Pandolfini, A. Prosdocimi, op. cit., p. 16, n. 59.
37 REE, 47, 28 ; G. Bagnasco Gianni, Oggetti iscritti di epoca orientalizzante, Firenze, 1996 (Biblioteca di Studi Etruschi, 30), p. 129.
38 M. Russo, op. cit., p. 42-44.
39 CIE 11284 (Vulci).
40 Cfr. G. Nardi, Le antichità di Orte, Roma, 1980, p. 126-127. Si tratta di una cisterna rettangolare a due navate, rese comunicanti dalla presenza di quattro archi. Non è chiara la destinazione funzionale della struttura, talvolta citata nel testo come « mausoleo ».
41 Sei attestazioni sono di ambito funerario, mentre una (Orvieto, Belvedere) proviene da area sacra.
42 CIE 8649. In generale, sull’area di scavo dell’Alveo Marotta, da cui provengono numerosi frammenti iscritti, si veda N. Allegro, Insediamento arcaico e necropoli sannitica presso l’Alveo Marotta, in StEtr, 52, 1984, 1986, p. 515.
43 Per Massarosa : G. Bagnasco Gianni, art. cit. 2000, p. 54 ; per S. Polo d’Enza : M. Pandolfini, A. Prosdocimi, op. cit., III. 25 ; per Marzabotto : G. Sassatelli, op. cit., p. 90.
44 Si veda in proposito : G. Sassatelli, op. cit., p. 71-72.
45 A S.Polo d’Enza (Campo Servirola), la coppa etrusco-padana con quadrante segnato all’esterno dall’alfabetario aevz proviene dagli scavi condotti nel 1866 dal Chierici sul terreno in cui si rinvennero cinque pozzi di ambigua destinazione funzionale (pozzi per la raccolta dell’acqua o pozzi funerari) : cfr. E. Maganini, Tracce della civiltà etrusca nella provincia di Reggio Emilia, in Emilia Preromana, 4, 1953-55, p. 45-67., p. 45-67. Nel terreno insieme alla coppa con alfabetario, si rinvennero altre iscrizioni di esplicita valenza cultuale, quali rat e vea (cfr. rispettivamente, CII, I suppl., 23, e CII, I suppl., 24), oltre a numerosi bronzetti figurati e a vasetti miniaturistici realizzati sia in impasto sia in bronzo ; cfr. ivi, p. 45-56 ; M. Degani, Considerazioni sul materiale preistorico e protostorico del campo Servirola di Sanpolo (prov. di Reggio Emilia), in Studi sulla città antica. Atti del Convegno di studi sulla città etrusca e italica preromana (Bologna 1966), Bologna, 1970, p. 169-175, tav. a-b ; A. Maggiani, Pisa, Spina e un passo controverso di Scilace, in La Romagna tra VI e IV sec. a.C. nel quadro della protostoria dell'Italia centrale. Atti del Convegno (Bologna 23-24 ottobre 1982), Bologna, 1985, p. 312-313 ; G. Colonna, Note preliminari sui culti del santuario di Portonaccio a Veio, in Scienze dell’Antichità 1, 1987, p. 434-435, n° 60. Sulla probabile pertinenza di quest’area ad attività legate al culto, cfr. G. Colonna, Ricerche sugli Etruschi e sugli Umbri a nord degli Appennini, in StEtr, 42, 1974, p. 3-24, in particolare p. 8.
46 Sulla ricorrenza indifferenziata delle iscrizioni etrusche su tipi di supporto appartenenti a classi ceramiche diverse, si veda, per l’area padana : G. Sassatelli, Il bucchero e le ceramiche affini come supporto per iscrizioni e graffiti in area padana, in M. Bonghi Jovino (a cura di), Produzione artigianale ed esportazione nel mondo antico. Il bucchero etrusco. Atti del Colloquio Internazionale (Milano 1990), Milano, 1993, p. 196-199.
47 Fanno eccezioni gli esemplari CIE 8649, 10534 e Pontecagnano S.2720, Inedito (Gobbi). Quest’ultima, una coppa monoansata a bande presentata in questa sede per la prima volta (inv. 47732), misura cm 4,0 di altezza e cm. 9,2 di diametro e si conserva integra. Una testimonianza che si mostra invece particolarmente esplicita e chiarificatrice è rappresentata dalla ciotola etrusco-padana di Marzabotto, in cui l’iscrizione del nome individuale al caso zero (Lave) è apposta a crudo in prossimità del piede, presupponendo pertanto la lettura della stessa, secondo l’orientamento corretto delle lettere alfabetiche, soltanto in relazione alla posizione rovesciata del supporto: G. Sassatelli, op. cit., p. 73.
48 Per la necropoli (G. Bagnasco Gianni, op. cit., p. 353) mentre, per il contesto di abitato, si può richiamare la kylix ad occhioni di Tarquinia, deposta capovolta all’interno di una cisterna : M. Bonghi Jovino, C. Chiaramonte Treré (a cura di), Tarquinia. Ricerche, scavi e prospettive. Atti del convegno internazionale di studi su La Lombardia per gli Etruschi (Milano 1986), Milano, 1987, p. 87.
49 Come si è già anticipato, vedi supra, Gruppo alfabetari, la coppa monoansata è associata, all’interno del medesimo nucleo di materiali S. 2720, al guttus di bucchero a paperella (CIE 8840) su cui è graffito l’alfabetario. Il gruppo di materiale S. 2720, rinvenuto nella necropoli di Piazza Risorgimento a Pontecagnano, apparteneva con buona probabilità al corredo di una fossa utilizzata in seguito da una sepoltura più recente (T. 2720). Al momento dell’impianto della seconda tomba, che si presenta come fossa dotata di controfossa, con tre buche agli angoli, i resti scheletrici della primitiva deposizione furono raccolti nella nuova fossa, ai piedi del più recente inumato, e il corredo originario (S. 2720) fu riversato nella terra di riempimento della nuova sepoltura.
50 Il segno a tre tratti ricorre in CIE 8649 e in CIE 8791, mentre il segno ad alberello è presente in CIE 10944 e in CIE 8800, sia all’esterno della coppa in relazione alla divisione in quadranti, sia all’interno della vasca, come probabile richiamo visuale del più analitico sistema grafico riprodotto sulla faccia esterna del vaso. Si noti che i segni composti da tre trattini paralleli e i segni ad alberello sembrano rimandare espressamente, anche nella veste di marcature esterne di singoli quadranti, alla morfologia dei segni ternari per i quali si è già prospettata una possibile valenza in qualità di segni di divisione : supra, Gruppo simmetria.
51 CIE 11284, 10534 ; REE, 53, 17 e, con grafo duplicato, Pontecagnano S. 2720 : Inedito (Gobbi).
52 G. Bagnasco Gianni, art. cit. 2000, fig. 56.
53 Tra questi, un alfabetario (M. Pandolfini, A. Prosdocimi, op. cit., III.25), un’iscrizione onomastica (G. Sassatelli, op. cit., p. 90) e le due lettere pe (REE, 33, 12). Per quest’ultimo caso, vale forse la pena di sottolineare l’affinità con l’analoga combinazione di lettere che ricorre alla fine di una più lunga iscrizione testuale, posta in calce e resa con lettere di dimensioni maggiori, sulla coppa di bucchero n. 3 della T. 5/1971 di Fratte : G. Colonna, Le iscrizioni etrusche di Fratte, in G. Greco, A. Pontrandolfo (a cura di), Fratte : un insediamento etrusco-campano, Modena, 1990, p. 303-304.
54 Sette attestazioni provengono da necropoli e quattro da area sacra.
55 Quattrodici testimonianze sulle ventisette complessive, pari circa al 52 % dell’evidenza.
56 G. Sassatelli, art. cit., p. 314, p. 356 ; CIE 6662-6667.
57 Si tratta della kylix a v.n. della T. 2912 di Pontecagnano, che viene qui presentata per la prima volta. Il vaso, restaurato e ricomposto da più frammenti, misura cm. 5,8 di altezza e cm. 13,4 di diametro.
58 Per il segno a bandiera (1 attestazione) : CIE 8635 ; per le piccole croci (3 attestazioni) : CIE 11332 ; M. Primas, op. cit., 36A3 ; Pontecagnano T. 2912, Inedito (Gobbi) ; per i segni a tridente (1 attestazione) : REE, 42, 18 ; per le aste singole, che rappresentano l’indicatore di quadrante in assoluto più frequente (7 attestazioni) : CIE 8437, 8760, 10214, 10361, 11451 ; G. Sassatelli, op. cit., p. 195 e p. 302 ; per i segni uncinati (2 attestazioni) : ivi, p. 314 ; ivi, p. 200. Merita attenzione la coppa di bucchero della T. F468 della necropoli Fornaci di Capua (VI secolo a.C., cfr. E. Thiermann, Le tombe del VI e V secolo a.C. della necropoli di Capua – materiali ritrovati per lo studio della comunità arcaica, in The Journal of Fasti Online, www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2009-135.pdf, fig. 7), la cui vasca interna è quadripartita da un segno complesso simile ad una « rosa dei venti », in cui compare come indicatore di quadrante un segno alfabetiforme con quattro tratti trasversali, genericamente assimilabile a epsilon e morfologicamente non distante dai segni di direzione sopracitati, cfr. supra, Gruppo simmetria.
59 Per i segni « ad uncino » è interessante ricordare l’affinità morfologica con il grafo di grandi dimensioni posto al centro della vasca di una coppa di bucchero nolana su cui ricorre l’iscrizione di un alfabetario, cfr. M. Russo, op. cit., p. 13.
60 La tomba, databile verso la fine del VI secolo a.C. e appartenente alla necropoli di Piazza Risorgimento, era probabilmente del tipo a cassa, come testimoniano i frammenti di pietre e di lastre di travertino rinvenuti lungo i lati lunghi della fossa, ed era contraddistinta, sul piano di deposizione, dalla presenza di quattro buche angolari. Il corredo, pertinente ad un individuo di sesso maschile di cui è stato possibile stabilire la classe d’età (25 anni ca.) sulla scorta delle analisi dei resti osteologici, si componeva di una fibula, collocata in corrispondenza del mento, di un servizio connesso al consumo del vino (coppa carenata di bucchero, oinochoe a v.n. e kylix a v.n. con segni graffiti all’interno della vasca), rinvenuto all’altezza del bacino lungo il fianco sinistro dello scheletro, e di una coppetta monoansata deposta ai piedi dell’inumato. La kylix a v.n. con segni graffiti (inv. 144866), qui presentata per la prima volta, misura cm. 6,5 di altezza e cm. 15,3 di diametro.
61 Ad esempio, risultano segnati : REE, 41, 6 (quadrante in alto)°; CIE 8437 (quadrante a destra)°; G. Sassatelli, op. cit., p. 32 (quadrante in basso)°; CIE 11897 (quadrante in alto a sinistra)°; ivi, p. 200 (quadrante in basso a sinistra). In quest’ultimo caso, non si può escludere a priori una lettura del sistema di segni ruotata di 180° in senso antiorario rispetto all’orientamento proposto nell’edizione del frammento. In questo modo, il segno uncinato verrebbe ad occupare il quadrante in alto a destra invece del quadrante in basso a sinistra.
62 Sono attestate : una ypsilon (CIE 11897) ; uno tsade (REE, 41, 6) e un tau (G. Sassatelli, art. cit., p. 356).
63 Si riscontrano 13 occorrenze di alpha sui complessivi 31 esemplari appartenenti al gruppo.
64 Si veda supra, Gruppo alfabetari.
65 Si veda, ad esempio, REE, 32, 1, da una tomba di M. Abatone (Caere), e CIE 8636, dall’Alveo Marotta (S.M. Capua Vetere). È possibile che anche sui sei rocchetti della T. 870 di Casale del Fosso (CIE 6662-6667) la funzione prevalente di alpha sia quella di fissare un punto per collocare l’oggetto nello spazio, piuttosto che indicare un quadrante : un’implicita conferma potrebbe forse essere costituita dall’osservazione che alpha non sta a marcare sempre il medesimo quadrante su tutti i sei rocchetti, e che in un caso, addirittura, alpha ricorre da sola senza la divisione in quadranti (CIE 6664).
66 Tale connotazione, che può avvenire mediante segni identici o diversificati, interessa due, tre o tutti e quattro i quadranti : si vedano, rispettivamente : G. Sassatelli, art. cit., p. 281 e p. 329 (con due quadranti opposti o attigui contrassegnati dallo stesso segno a ‘U’) ; R. Mengarelli, art. cit., p. 106 (con due quadranti contrassegnati dai segni alfabetiformi ‘D,E’) ; CIE 8669 (con due quadranti contrassegnati da segni alfabetiformi ‘A(?),V’) ; CIE 11049 (con tre quadranti marcati dal medesimo segno a X) ; CIE 8293 (con tutti e quattro i quadranti contrassegnati da diversi segni alfabetiformi, quali E,I,Z e un segno non identificabile).
67 Per le collezioni pubbliche : CIE 8383o, 8701 ; REE, 58, 14 ; per le collezioni private : CIE 11157. Nel caso della kylix a v.n. CIE 8701, sul cui fondo esterno si trovano associati un segno raggiato e un’iscrizione testuale ad andamento circolare che segue esternamente il perimetro del segno a ruota, è stato dimostrato in maniera convincente come l’iscrizione etrusca (kape mukaθesa kapes. sli) rappresenti con ogni probabilità uno dei non frequentissimi esempi di falsi epigrafici ottocenteschi, nato dalla fusione di due diverse iscrizioni presenti su vasi di provenienza vulcente e pubblicati dal Micali nel 1832 all’interno della sua Storia degli antichi popoli italiani : G. Colonna, Firme arcaiche di artefici nell’Italia centrale, in RM, 82, 1975, p. 186.
68 G. Sassatelli, op. cit., p. 242.
69 F.H. Pairault Massa (éd.), Marzabotto : recherches sur l’insula V,3, Roma, 1997, p. 71-80 e p. 105-113.
70 G. Sassatelli, op. cit., p. 85.
71 Ivi, p. 65.
72 Si veda l’esemplare CIE 11157, proveniente da Vulci e datato al secondo quarto del VII secolo a.C.
73 Per questo esiguo gruppo di vasi a probabile destinazione cultuale, come dimostra anche il rinvenimento di due frammenti di kadiskoi dalla stipe I dell’area sacra di Satricum (W. Dobrowolski, Etruskie czary z bucchero o przedzielonym wnętrzu, in Rocznik. Muzeum Narodowego w Warszawie XI, Warszawa, 1967, p. 53-66). Per gli esemplari iscritti, invece, si veda : G. Bagnasco Gianni, op. cit., p. 99-101, p. 114-115, p. 306-308 e, più in generale, p. 324-325.
74 L. Murray Threipland, Veii. A deposit of votive pottery, in PBSR, 37, 1969, p. 1-13.
75 Si veda supra, Gruppo simmetria.
76 Si veda supra, Gruppo alfabetari.
77 Si veda supra, Gruppo segni raggiati.
78 L. Murray Threipland - M. Torelli, A semisubterranean Etruscan Building in the Casale Pian Roseto (Veii) area, in PBSR, 38, 1970, p. 62-121.
79 M. Torelli, Stata Mater in agro veientano. La « riscoperta » di un santuario rurale veiente in loc. Casale Pian Roseto, in StEtr, 64, 1998, 2001, p. 117-134.
80 G. Colonna, in G. Colonna, Y. Backe Forsberg, Le iscrizioni del « sacello » del Ponte di San Giovenale, in OpRom, 24, 1999, p. 67.
81 Si veda supra, Gruppo quadranti segnati all’esterno.
82 G. Colonna, Volsinio capto. Sulle tracce dei donarii asportati da Orvieto nel 264 a.C., in M. Humbert, Y. Thomas (a cura di), Mélanges de droit romain et d'histoire ancienne. Hommage à la mémoire de André Magdelain, Paris, 1998, p. 109-122.
Auteurs
Università degli studi di Milano - giovanna.bagnasco@unimi.it
Sovrintendenza Capitolina, Roma - gobbialessandra@gmail.com
Le texte seul est utilisable sous licence Licence OpenEdition Books. Les autres éléments (illustrations, fichiers annexes importés) sont « Tous droits réservés », sauf mention contraire.
Le Thermalisme en Toscane à la fin du Moyen Âge
Les bains siennois de la fin du XIIIe siècle au début du XVIe siècle
Didier Boisseuil
2002
Rome et la Révolution française
La théologie politique et la politique du Saint-Siège devant la Révolution française (1789-1799)
Gérard Pelletier
2004
Sainte-Marie-Majeure
Une basilique de Rome dans l’histoire de la ville et de son église (Ve-XIIIe siècle)
Victor Saxer
2001
Offices et papauté (XIVe-XVIIe siècle)
Charges, hommes, destins
Armand Jamme et Olivier Poncet (dir.)
2005
La politique au naturel
Comportement des hommes politiques et représentations publiques en France et en Italie du XIXe au XXIe siècle
Fabrice D’Almeida
2007
La Réforme en France et en Italie
Contacts, comparaisons et contrastes
Philip Benedict, Silvana Seidel Menchi et Alain Tallon (dir.)
2007
Pratiques sociales et politiques judiciaires dans les villes de l’Occident à la fin du Moyen Âge
Jacques Chiffoleau, Claude Gauvard et Andrea Zorzi (dir.)
2007
Souverain et pontife
Recherches prosopographiques sur la Curie Romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846)
Philippe Bountry
2002