Appendici
p. 533-543
Texte intégral
1Queste Appendici hanno lo scopo di evidenziare quanto capillare fosse la presenza dei mercatores (per i quali, complice anche la lacunosità delle fonti, abbiamo scelto di non indicare mai quando la partecipazione era a livello individuale o di compagnia) negli appalti collegati alle finanze pontificie durante il papato di Paolo III Farnese (1534-1549). Non abbiamo fornito quindi valutazioni quantitative, ma abbiamo solamente distinto chi era titolare di un appalto da chi ne deteneva una quota in nome di altri (e poteva accadere che il cessionario arrivasse a possedere una quota superiore a quella dell’appaltatore): nell’Appendice I, che evidenzia gli operatori coinvolti, la menzione in corsivo dell’appalto indica la titolarità, mentre nell’Appendice II, che evidenzia gli appalti, è l’indicazione in corsivo del nome a chiarire chi fosse il contraente iniziale1.
2È evidente che non si pretende di fornire qui elenchi esaustivi, ma solo una base di partenza che potrà essere arricchita o corretta con il reperimento di altre fonti. Tra l’altro, poteva accadere a volte che il contratto non fosse interamente rispettato: ad esempio la tesoreria della Marca, assegnata a Filippo Strozzi e soci dal 1532 per 7 anni, venne loro «tolta» e assegnata a Bindo Altoviti nel 15352. Purtroppo siamo informati di cambiamenti di questo tipo in pochissime circostanza, data l’eterogeneità delle fonti (solo in rari casi possediamo sia i conti privati che quelli della Camera apostolica), e quindi talvolta la nostra indicazione, proveniente dal contratto di appalto, può non essere stata completamente rispettata nella pratica. Tra i partecipanti all’appalto abbiamo inserito anche gli amministratori, ma solo nel caso in cui essi beneficiassero della suddivisione degli utili; li abbiamo invece trascurati quando essi ricevevano un salario fisso, prestabilito3, così come abbiamo tralasciato la menzione dei commissari dell’esazione, a meno che non fossero anche soci nell’impresa.
3Nell’Appendice I gli appalti sono indicati, in corrispondenza del nome di ogni mercator, in ordine alfabetico (così come in Appendice II), ma bisogna tener presente che alcuni appalti erano assai più prestigiosi di altri e/o richiedevano esborsi molto più consistenti: tra questi segnaliamo la depositeria generale, le dogane di Roma e le tesorerie provinciali.
4Negli elenchi che seguono abbiamo trascurato sia le decime che quelle parti di esazioni (come la vigesima sugli ebrei, l’imposizione sulle galere, l’imposizione sui mezzi frutti, ecc.) che singoli operatori o consorzi di mercanti ottenevano in restituzione di prestiti. Per quanto riguarda l’aumento della tassa sul sale, abbiamo inserito solo quello di Romagna e Bologna, perché oggetto di un apposito appalto, quantomeno per il quinquennio 1540-1545; molto spesso erano i tesorieri ad avere anche il compito della riscossione della tassa sul sale – e del suo aumento – nella provincia di loro competenza (ad esempio Bindo Altoviti nella Marca), ma in questi casi abbiamo evitato la menzione della cosa. Ugualmente abbiamo trascurato il sussidio triennale (istituito nel 1543 ma poi più volte prorogato), la cui raccolta veniva affidata ai mercatores per restituzioni di prestiti, oppure al tesoriere della provincia interessata come compito aggiuntivo.
5Per maggiori dettagli, relativi sia agli investimenti che agli anni di coin-volgimento dei vari operatori nei singoli appalti, anche per un periodo più ampio rispetto a quello qui preso in considerazione, rimandiamo comunque al nostro Benvenuto Olivieri…, cit., in part. p. 87-226, e alla bibliografia là citata
Appendice I
6Operatori coinvolti nei principali appalti durante il pontificato di Paolo III Farnese (1534-1549)
7In corsivo sono indicati gli appalti di cui i mercatores erano titolari.
8Il segno < indica una partecipazione all’appalto che inizia o si conclude entro l’anno indicato.
9Il segno > indica una partecipazione all’appalto che inizia o si conclude non prima dell’anno indicato.
Appendice II
10Appalti, appaltatori e altri partecipanti durante il pontificato di Paolo III Farnese (1534-1549)
11In corsivo sono indicati i titolari degli appalti.
12Il segno < indica una partecipazione all’appalto che inizia o si conclude entro l’anno indicato.
13Il segno > indica una partecipazione all’appalto che inizia o si conclude non prima dell’anno indicato.
Notes de bas de page
1 A volte un operatore era coinvolto nello stesso appalto per più contratti successivi: è questo ad esempio il caso di Benvenuto Olivieri, tesoriere di Perugia e Umbria nel 1541-1545, ma anche cessionario di quote nel 1539-1540 e nel 1546-1550 (per questo motivo abbiamo indicato in corsivo gli anni di titolarità e in tondo gli anni in cui egli era semplicemente partecipe).
2 F. Guidi Bruscoli, Benvenuto Olivieri…, cit., p. 176 e nota 70; M. M. Bullard, Bindo Altoviti…, cit., p. 35. Cfr. anche ASF, Galli Tassi, 1977, c. 73 per il contratto di appalto dello Strozzi e ASF, Carte Strozziane, serie III, 108, c. 137v per la lettera in cui lo Strozzi si lamentava di come la tesoreria fosse stata «tolta a me et data a Bindo Altoviti».
3 Si segnala a questo proposito la tesoreria di Perugia e Umbria: durante l’appalto del 1541-1545, il folignate Francesco Iacobello venne nominato amministratore, con una quota del 10% degli utili; ma dopo il terzo anno venne sostituito da Berardo Machiavelli, che invece non si accordò per un pagamento di quel tipo (F. Guidi Bruscoli, Benvenuto Olivieri…, cit., p. 164 e nota 14). Iacobello è presente nella lista, mentre Machiavelli non lo è.
4 In realtà, essendo in gravi difficoltà finanziarie, Venturi dovette ricorrere all’intervento, in qualità di fideiussori, delle compagnie di Giulio e Lorenzo Strozzi e degli eredi di Pandolfo della Casa, i quali potevano per questo disporre a proprio piacimento dell’allume di pertinenza del mercante senese (F. Guidi Bruscoli, Benvenuto Olivieri..., cit., p. 210).
5 Accorpata alla tesoreria del Patrimonio a partire dal 1° ottobre 1542 (M. Ca-ravale, La finanza pontificia..., cit., p. 80).
6 Accorpata alla dogana dei pascoli a partire dal 1° ottobre 1542 (M. Caravale, La finanza pontificia..., cit., p. 80).
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