Introduzione
p. 1-29
Texte intégral
1Questo volume raccoglie gli atti del convegno internazionale dedicato a Pratiques sociales et politiques judiciaires dans les villes de l’Occident à la fin du Moyen Âge, che si è tenuto ad Avignon dal 29 novembre al 1 dicembre 2001. L’incontro ha concluso un progetto di ricerca che ha preso origine nell’ambito della convenzione scientifica che lega l’École française de Rome e il Dipartimento di studi storici e geografici dell’Università di Firenze, e che ha poi raccolto l’adesione dell’Institut universitaire de France e del Laboratoire d’histoire «Territoires, pouvoirs, identités» dell’Université d’Avignon et des Pays de Vaucluse. Le giornate di studio avignonesi hanno fatto seguito a un primo seminario tenutosi a Roma il 28-29 maggio 1999, e a una serie di incontri preparatori cui ha partecipato un gruppo di studiosi che ha contribuito a mettere a fuoco la proposta iniziale, che era quella di avviare un primo bilancio delle ricerche in corso sulla giustizia nelle città europee tardo medievali e di promuoverne un confronto alla luce delle prospettive interpretative più recenti.
2Il progetto muoveva da una serie di constatazioni di ordine storiografico. In primo luogo, appare un dato oggettivo che il settore degli studi di storia della giustizia e della criminalità abbia acquisito ormai uno spazio riconosciuto nelle principali storiografie e a livello internazionale, tanto che dal 1978 è attiva un’International association for the history of crime and criminal justice che organizza convegni annuali tra i sempre più numerosi studiosi che si dedicano al tema, e che dal 1997 pubblica una rivista specializzata, «Crime, histoire & sociétés», che si propone di offrire un’informazione sistematica sulle ricerche, le pubblicazioni e gli incontri che si sono venuti moltiplicando negli ultimi anni1; e che sessioni generali e tematiche sono state dedicate agli stessi temi dai principali congressi internazionali di scienze storiche (Montreal 1995, Amsterdam 1998, Oslo 2000, etc.).
3Negli anni gli studi di storia giudiziaria hanno seguito un’evoluzione molto chiara negli oggetti, negli interessi e nei metodi2. Molto semplificando (e sacrificando la specificità di taluni studi e delle diverse storiografie nazionali) si può osservare come dagli iniziali interessi per un trattamento quantitativo degli atti giudiziari che puntava ad analisi statistiche della criminalità e delle pene, si è poi pas-sati a una più attenta valutazione degli apparati repressivi e a ricerche intese a illustrare il funzionamento delle istituzioni giudiziarie; l’interesse per il crimine è contemporaneamente evoluto in analisi di ordine qualitativo e spesso narratologico; l’attenzione per le forme repressive ha puntato a indagare i meccanismi e i condizionamenti delle politiche giudiziarie; una feconda apertura alle influenze categoriali delle discipline giuridiche e sociali ha infine consentito la precisazione del pluralismo dei sistemi giudiziari e giuridici, e l’approfondimento, negli ultimi anni, di aspetti meno battuti come i conflitti, le pratiche infragiudiziarie, i meccanismi processuali.
4A questo fervore di studi e di iniziative, gli studi medievistici hanno contribuito solo negli ultimi anni con iniziative scientifiche di ampio respiro e di dimensione internazionale: le settimane di studi consacrate alla giustizia nell’alto medioevo (tra i secoli v e xi) dal Centro italiano di studi sull’alto medioevo di Spoleto nel 1994 e 1996; il convegno dedicato a la città e il diritto nel medioevo organizzato a Göttingen nel 1999 dalla Mission historique française en Allemagne e dal Max-Planck-Institut für Geschichte; il seminario sulle pratiche giudiziarie e i linguaggi giuridici in Germania e in Italia tra tardo medioevo ed età moderna tenutosi a Trento, sempre nel 1999, per iniziativa dell’Istituto storico italo-germanico in Trento, del Dipartimento di studi storici e geografici dell’Università degli Studi di Firenze e dalla Fakultät Geschichte dell’Universität Bielefeld; il XXXI congresso della Société des historiens médiévistes de l’enseignement supérieur public dedicato nel 2000 alla regolazione dei conflitti nel medioevo3. Con un’ulteriore, forte, accelerazione delle iniziative negli ultimissimi tempi4.
5Per quanto riguarda, più specificamente, gli studi dedicati al tardo medioevo, si può osservare come nelle principali storiografie l’interesse per i vari aspetti della storia della giustizia si sia sviluppato crescentemente negli ultimi vent’anni. Si contano ormai un cospicuo numero di monografie, articoli e saggi, e molte sono le ricerche attualmente in corso. Per richiamare la ricchezza e la varietà dei te-mi e dei metodi intrapresi, mi limiterò a ricordare i contributi degli specialisti cui si deve il rinnovamento della ricerca in questo dominio, al quale hanno contribuito, con studi fondamentali, anche alcuni storici del diritto.
6Mi riferisco, per l’area francese, innanzitutto ai molti studi di Claude Gauvard sui crimini, la società e la giustizia nel regno di Francia nei secoli xiv e xv5; a quelli di Jacques Chiffoleau sulla delinquenza e sull’affermazione dei tribunali pontifici ad Avignon nel secolo xiv e sulle procedure processuali6; di Leah Otis-Cour sulla prostituzione e la repressione criminale nel Midi7; di Nicole Gonthier sulla violenza e la repressione penale a Lyon e nelle città francesi dal secolo xiii al xvi8; di Daniel Smail sulle pratiche di giustizia a Marseille tra secolo xiii e xv9; di Esther Cohen sulle funzioni sociali e culturali del diritto, delle procedure e dei rituali nella Francia del tardo medioevo10; di Robert Muchembled sulla violenza dei supplizi ma anche nei villaggi rurali dal secolo xv in avanti11; e alla raccolta di studi dedicati alle istituzioni giudiziarie in area borgognona tra la fine del medioevo e la prima età moderna12.
7Per l’area tedesca, si pensi alle molte ricerche di Gerd Schwerhoff sulla criminalità a Köln e sulla storia della giustizia criminale13, e a quelle da lui coordinate, insieme con altri studiosi, sugli stessi temi14; di Peter Schuster sulla giustizia criminale e i rituali di pace e penali a Konstanz15; di Andreas Blauert sugli esordi della caccia alle streghe nella Germania sudoccidentale del secolo xv e sulle faide nobiliari tra tardomedioevo e prima età moderna16; di Gadi Algazi sulle pratiche e la cultura del conflitto violento tardomedievale17; di Werner Buchholz sul disciplinamento sociale a Nürnberg18; a una recente raccolta di studi sulla giustizia penale nella prima età moderna curata da Harriet Rudolph e Helga Schnabel-Schüle19; senza dimenticare i contributi degli storici del diritto penale20, tra i quali i recenti studi di Barbara Frenz sulla pace e le procedure penali nelle città tedesche dei secoli xii-xiv21, e l’indagine sulla rappresentazione dell’ordine patrizio a Frankfurt nel secolo xv condotta da Pierre Monnet22. Per le città svizzere, agli studi di Susanna Burghartz sulla delinquenza a Zürich nel secolo xiv23; di Katharina Simon-Muscheid su Basel tra secolo xv e xvi24; e di Patrick Gyger sulla criminalità e la giustizia a Fribourg alla fine del secolo xv25.
8Per l’Italia – terreno di molte indagini recenti su questi temi26 – sono almeno da ricordare gli studi di Antonio Padoa Schioppa e di Chris Wickham sulla giustizia nella prima età comunale27, di Jean-Claude Maire Vigueur sulla giustizia dei regimi podestarili e di «popolo»28, di Massimo Vallerani sul sistema giudiziario comunale duecentesco e in particolare sui processi a Perugia e Bologna29, di Mario Sbriccoli sul diritto e la giustizia penale tra secolo xiii e xiv30, di Andrea Zorzi sulle pratiche sociali del conflitto e i sistemi giudiziari in età comunale e signorile31, le ricerche che Gherardo Ortalli ha dedicato a pratiche giudiziarie come la pittura infamante e il disciplinamento del gioco32, quelle sulla violenza e il disciplinamento dei costumi nella società veneziana dei secoli xiv-xv di Guido Ruggero e di Élisabeth Crouzet-Pavan33, e quelle sulle esperienze giudiziarie negli stati signorili del Rinascimento e della prima età moderna condotte, sul ducato di Milano da Franca Leverotti34, sulla repubblica di Venezia da Gaetano Cozzi e la sua scuola35, sul principato vescovile di Trento da Marco Bellabarba36. Di rilievo sono anche molti studi condotti da storici del diritto – con un’attenzione costante alla storia sociale dei conflitti e alle pratiche giudiziarie – sul ruolo dei giuristi, sulle procedure giudiziarie, sugli ordinamenti giuridici, sul pensiero politico37. Pratiche come il bando, penale e di esclusione politica, in età comunale38, e i rituali di giustizia dal secolo xiv in avanti hanno ricevuto, infine, un’attenzione particolare39.
9Per le Fiandre e i Paesi Bassi, si contano, relativamente alle prime, le ricerche di Marc Boone su vari aspetti sociali, giudiziari e normativi nei secoli xiv-xvi40, relativamente ai secondi, uno studio di Jean-Marie Cauchies e Hugo de Schepper sulla normativa e la giustizia tra medioevo e prima età moderna41, e le monografice dedicate alla giustizia criminale a Gand nel secolo xiv da David Nicholas42; alla criminalità a Utrecht tra secolo xiv e xv da Dirk Berents43; all’emersione della giustizia penale a Nivelles tra secolo xv e xvii da Xavier Rousseaux44; al diritto penale ad Amsterdam tra secolo xv e xvi da Johannes Boomgaard45; alla criminalità a Bruxelles dal secolo xv al xviii da Fernand Vanhemelryck46.
10Per l’Inghilterra, dopo gli studi iniziali sulla criminalità, il controllo sociale e l’ordine pubblico nelle comunità locali dei secoli xiii e xiv di John Bellamy47, James Given48, e Barbara Hanawalt49, le ricerche hanno insistito anche in tempi recenti sugli stessi temi50, con gli studi di Robert Palmer sulle dispute nelle corti di contea tra secolo xii e xiv51, di Anthony Musson sull’amministrazione locale della giustizia criminale tra secolo xiii e xiv52, di Edward Powell sulla giustizia criminale durante il regno di Enrico V (1413-1422)53, di Philippa Maddern sulla violenza e l’ordine sociale nell’East Anglia nei decenni successivi54, e di Richard Kaeuper sulla violenza e l’ordine pubblico durante la guerra dei Cent’anni e sulla violenza cavalleresca più in generale55.
11Anche le regioni spagnole cominciano a essere oggetto di studi dedicati alla criminalità e alla giustizia56, benché ancora scarseggino le monografie, a parte un paio di volumi dedicati alla giustizia criminale a Valencia da Rafael Narbona Vizcaino e Pablo Pérez García57: una serie di articoli sono stati dedicati negli ultimi anni ad aspetti della criminalità, dell’ordine pubblico e della giustizia a Zaragoza, Malaga, Valencia e Barcelona58 e nelle città andaluse e castigliane tra secolo xii e xvi59, così come si conta qualche contributo sulle pratiche giudiziarie nella Cataluña dei secoli centrali e nell’Aragón tra medioevo e prima età moderna60.
12Per altre aree ancora si possono annoverare lo studio di Eva Österberg e Dag Lindström sulla criminalità e il controllo sociale a Stoccolma e in altri centri urbani tra medioevo e prima età moderna61, quello di Hanna Zaremska sui banniti in Polonia e Boemia tra secolo xiv e xv62, e le ricerche di Martin Schüssler sulla criminalità e la sua repressione nelle città orientali dell’Impero (Krakow, Olmütz) tra secolo xiii e xvi63.
13Sul piano più generale, se, da un lato, disponiamo dei ricchi bilanci che sulle ricerche sulla giustizia in Europa tra basso medioevo e antico regime ha tracciato Xavier Rousseaux secondo un nitido impianto interpretativo che ne ha filtrato l’evoluzione negli anni64, dall’altro, le sintesi che sono state tentate appaiono invece ancora abbastanza esili, soprattutto nella messa a fuoco della specificità delle giustizie urbane65. Più utili si rivelano semmai, per la varietà dei temi e degli approcci, alcune recenti raccolte su questioni generali e particolari66.
14Anche a una rapida ricognizione, sembra emergere comunque il dato di fondo che – per un evidente condizionamento derivante dalla struttura della documentazione – l’insieme di questi studi ha privilegiato le pratiche giudiziarie che originarono dal processo di formazione e consolidamento di poteri pubblici (regni, principati territoriali, città)67.
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15Il nostro progetto si è allora proposto di avviare un primo bilancio di questi studi filtrandolo attraverso una griglia tematica aperta ai metodi di ricerca e alle prospettive interpretative più recenti. Soprattutto, esso muoveva dalla constatazione di come fosse finora mancata un’occasione di confronto scientifico a livello internazionale tra gli studiosi che si occupano delle pratiche di giustizia nelle città europee del tardo medioevo68. Da qui l’intento di cominciare a proporre uno spazio di discussione, promuovendo un convegno che indagasse le pratiche sociali e le politiche giudiziarie in alcune città dell’Occidente europeo del tardo medioevo.
16Nel corso degli incontri preparatori, il progetto scientifico è venuto precisandosi intorno a due assi di indagine e a una serie delimitazioni. Quanto ai primi, da un lato, si è voluta concentrare l’attenzione sulla specificità urbana delle pratiche giudiziarie, tenendo in considerazione la loro eventuale proiezione sul territorio rurale; dall’altro, si è puntato ad assumere tra gli elementi del questionario comune anche un possibile rinnovamento delle categorie interpretative. Varie invece, ovviamente, le delimitazioni del campo di riflessione.
17In primo luogo si è attuata una delimitazione di ordine geografico, concentrando l’attenzione sulle città della fascia europea centrale – dall’Italia centrosettentrionale alla Germania renana, dal Midi alla Francia orientale, alle Fiandre – omogenee, come è noto69, più che in altre aree, per l’articolazione sociale mista, e talora complessa, e per il grado avanzato di esperienze di autonomia politica. La delimitazione geografica ha escluso consapevolmente le aree inglesi, iberiche e scandinave e dell’Europa orientale (un contributo è stato invece riservato all’adriatica Ragusa), ma lascia ovviamente aperti ulteriori possibili sviluppi del confronto avviato nell’ambito del nostro progetto, che potranno utilmente condurre in futuro ad allargare la comparazione ad altre esperienze urbane, a cominciare da quelle inglesi e soprattutto iberiche, per le quali l’iniziale ritardo di interesse storiografico sembra colmarsi, come abbiamo visto, proprio in questi ultimissimi anni.
18Un’ulteriore delimitazione è stata poi definita per quanto attiene alla cronologia, che segue le diverse le fasi politiche in cui le città prese in considerazione sperimentarono gradi diversi di autonomia politica. Iustitia est anima civitatis è la nota definizione formulata all’inizio del secolo xiv dal giurista italiano Alberico da Rosciate: essa esprime meglio di ogni altra lo stretto legame che collegò l’esercizio della giustizia ai regimi urbani di autonomia. L’arco cronologico è dunque necessariamente ampio, dal secolo xii al xv, con una gravitazione della maggior parte dei contributi qui raccolti sul Due e sul Trecento. Al suo interno si collocano sia le differenti cronologie di affermazione dell’autonomia politica nelle diverse aree sia i diversi panorami della documentazione, di più precoce formazione e di maggiore o minore variegatezza in alcune rispetto ad altre.
19Non si è pertanto puntato a condurre comparazioni sincroniche ma a mettere a confronto alcuni meccanismi sociali e politici della giustizia in ambiti urbani che sperimentarono forme di autonomia politica. L’intento è stato quello di individuare piuttosto gli elementi comuni e le differenze locali tra le diverse esperienze sociali e politiche messe a confronto, puntando semmai a evidenziare snodi cronologici di deciso mutamento. Per citarne solo alcuni tra i più evidenti, il secolo xii, per esempio, sembra aver rappresentato nelle città del Midi francese e in quelle italiane il momento di decisiva affermazione dell’autonomia politica e dei poteri giudiziari affidati ai consoli; i decenni a cavallo tra il secolo xiii e il xiv furono invece, nei comuni italiani e nelle città fiamminghe, una fase di profondo ricambio e selezione dei ceti dirigenti, che fece leva, e si legittimò, proprio sulle risorse giudiziarie, dai meccanismi di esclusione politica a nuove procedure di scrittura e registrazione documentaria; alla metà del secolo xiv si collocarono inoltre, sia nelle città tedesche sia in quelle italiane, la stabilizzazione e la formalizzazione dei rituali giudiziari di condanna a morte; mentre nel secolo xv sembrano essersi consolidate in più di un’area le definizioni cetuali e professionali degli ufficiali giudiziari e degli uomini di legge. Ma il let-tore potrà individuarne altri ancora in funzione anche dei propri interessi di ricerca.
20Nessuna delimitazione è stata invece tracciata in relazione alla natura delle pratiche infragiudiziarie e delle politiche giudiziarie, nella convinzione che esse non appartengano a sfere alternative o contrapposte, bensì a un unico sistema pluralistico di esercizio della giustizia. Semmai si è consapevolmente superato l’approccio allo studio della criminalità e della repressione criminale (dei reati e delle pene corrispondenti, vale a dire), per puntare ad analizzare le pratiche sociali soggette o meno al processo di criminalizzazione, quale esito dell’interazione tra le forme extragiudiziarie di conduzione e risoluzione dei conflitti e le pratiche giudiziarie tese a ricomprendere nelle figure penalistiche comportamenti sociali precedentemente ad esse estranei. Questo taglio si è intrecciato con l’indagine delle politiche giudiziarie. Anche in questo caso, non ci si è limitati a illustrare il quadro locale delle istituzioni giudiziarie (magistrature giudicanti, organi di repressione, etc.), bensì ci si è volti a evidenziare l’estensione del pluralismo di sistemi giudiziari (processuali, repressivi e infragiudiziari) attivi nei vari contesti urbani, e ad analizzare le conseguenze delle politiche giudiziarie elaborate dai gruppi politici in lotta per il potere, il loro uso delle risorse giudiziarie, il ruolo degli uomini di legge nei sistemi politici, etc.
21In larga misura l’analisi è venuta così concentrandosi su conflitti risolti in processi e procedure di tipo criminale, ma si è cercato di comprendere, là dove documentato, e soprattutto studiato, anche l’ampio, e per molti aspetti ancora inesplorato, terreno della giustizia civile. Un’attenzione specifica è stata posta, infatti, prioritariamente, alla struttura e alla qualità della documentazione per la storia della giustizia urbana, puntando a evidenziarne, da un lato, i processi di produzione e l’uso sociale, e, dall’altro, le diverse tipologie (documentazione «privata», notarile, ecclesiastica, corporativa o pubblica; creazione di serie documentarie quale esito dell’affermazione di poteri e apparati giudiziari pubblici; rappresentazioni culturali delle fonti narrative e testuali, etc.).
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22Lo scopo dell’iniziativa non è consistito, infatti, nel redigere un inventario dei molti temi possibili per la storia della giustizia nel quadro spaziale e temporale delle città dell’Occidente tardo medievale. Si è invece puntato a selezionare un nucleo ben definito di questioni. Il convegno – e conseguentemente gli atti – si sono pertanto articolati in cinque sessioni tematiche70.
23Nella prima – dedicata a La documentation et la transformation des cadres institutionnels –, l’intenzione è stata quella di fornire un primo quadro della fisionomia e della evoluzione della documentazione per la storia della giustizia urbana nelle diverse aree europee (gli enti che la produssero, le tipologie degli atti, i modi di trasmissione e di conservazione, etc.), e – al contempo – di collegarlo alla trasformazione delle istituzioni (magistrature, uffici, tribunali, etc.) e dei sistemi giudiziari e infragiudiziari.
24Claude Gauvard, che nell’ambito del convegno di Avignon aveva introdotto e coordinato la discussione dei contributi della sessione, propone negli atti un testo presentato nel rammentato incontro di Göttingen del 1999 su la città e il diritto. La soluzione è felice perché offre una ricca ricognizione delle fonti del diritto urbano nelle città settentrionali del regno di Francia tra il secolo xii e il xvi – da Strasbourg a Laon, da Reims a Troyes – che appare disomogeneo, nonostante il progresso del diritto romano dal secolo xii, i tentativi di uniformazione avviati sin da quel secolo, e poi soprattutto da Luigi ix nella seconda metà del successivo attraverso le ordinanze regie e la presenza stabile di prevosti, e la stessa evoluzione in una consuetudine provinciale. La forza del diritto delle città si fondava sulle chartes de franchises, e si sviluppò poi in una varietà di forme documentarie, soprattutto cartulari e registri che conobbero dal secolo xiv una spettacolare diffusione. Le pratiche giudiziarie, a loro vol-ta, si articolarono in una pluralità di modi di risoluzione dei conflitti, e le procedure giudiziarie (accusatoria e inquisitoria) non solo non si rispecchiarono nella normativa urbana, ma soprattutto, nella varietà dei tempi e dei luoghi, si differenziarono fortemente dallo stile del Parlamento.
25Specularmente, Bernadette Auzary-Schmaltz e Jean Hilaire, prendendo in considerazione gli archivi del Parlamento di Paris, mettono in evidenza il processo di autonomia che le città, e soprattutto le più piccole comunità di abitanti, perseguirono attraverso la rivendicazione del diritto di giudicare e la sua emancipazione dalla frammentazione delle giurisdizioni signorili e dalla ubiquità della giustizia regia. Concentrandosi in particolare sui primi quattro registri degli archivi del Parlamento, i cosiddetti Olim (1254-1318), e sui registri civili del Trecento, si coglie la riemersione del diritto romano, l’iniziale indistinzione, nelle giustizie municipali, tra competenze civili e competenze penali, e, soprattutto, il ruolo essenzialmente arbitrale che il Parlamento si trovò a svolgere in questioni di natura patrimoniale che, sul lungo periodo, appoggiò favorendo lo sviluppo delle giustizie, e perciò delle autonomie, urbane a spese dei signori laici ed ecclesiastici.
26Volgendosi alle città del Midi francese, Leah Otis-Cour ne effet-tua una ricognizione della documentazione disponibile per la storia della giustizia penale. Emerge un quadro per certi aspetti comune a molte altre realtà urbane europee: l’abbondanza delle fonti normative e la relativa penuria degli atti della pratica giudiziaria. Tra le prime sono numerosissime (oltre 800 testi per le varie città) le «coutumes», che raccolgono in libri le norme, risalenti al secolo xii ma soprattutto relative al xiii e al xiv, che regolano la vita urbana; a esse si affiancano non solo le ordinanze regie ma anche crescentemente, dal secolo xiv, le disposizioni correnti che integrano i corpi statutari precedenti. Quanto alla documentazione giudiziaria, la situazione delle città del Meridione francese – da città di rilievo come Avignon a centri minori come Pamiers o Castelnaudary – appare invece incomparabile con la ricchezza degli archivi giudiziari superstiti per le città italiane o altre come Utrecht o Zurigo: la sopravvivenza di registri è sporadica e i pochi testimoni sono stati perlopiù editati e fatti oggetto di studio. Anche per quest’area si deve ricorrere alla documentazione del Parlamento di Paris (e poi, dal 1444, di Toulouse) e alle «lettres de rémission» regie. Soprattutto, si rivelano utili fonti di altra natura – atti notarili, fiscali, signorili, etc. – che, al pari degli atti della giustizia penale pubblica, non danno quasi mai voce alle forme della giustizia privata.
27Tutto centrato sulle fonti della pratica, il discorso di Walter Prevenier per le città delle Fiandre evidenzia in primo luogo come la documentazione giudiziaria sia l’esito, sul lungo periodo tra secolo xii al xv, dello sviluppo, anche culturale, della burocrazia locale, dell’affermazione economica delle città e dei mutamenti nel sistema politico. Fu in particolare il passaggio da regimi urbani dominati dal patriziato delle origini a governi aperti alla partecipazione di nuovi gruppi sociali (nuovi ricchi, artigiani, etc.) – che si attuò un po’ in tutte le città, da Gand a Bruges, da Ypres ad Arras, tra gli ultimi decenni del Duecento e i primi anni del Trecento, col consenso e il sostegno dei conti di Fiandra – a determinare un profondo mutamento nei modi di registrazione delle pratiche governo e giudiziarie, conferendo maggiore trasparenza e continuità di documentazione: dagli abusi dei giudici urbani si passò a un’attività scabinale soggetta al controllo pubblico, con competenze meglio distribuite, e vincolata alla scrittura e alla conservazione di registri. Peraltro, questa documentazione deve essere integrata con quella prodotta dai tribunali non urbani, in primo luogo dalla giurisdizione del conte e da quella dei vescovi, ricca di registri giudiziari e notarili, che testimoniano l’interazione tra i vari sistemi giudiziari.
28Proprio all’interazione dei sistemi giudiziari è dedicata infine l’analisi del caso di Firenze in età comunale condotta da Andrea Zorzi. Gli archivi giudiziari fiorentini sono tra i più ricchi dell’Europa tardo medievale ma i registri anteriori al 1343 sono andati completamente perduti. Nondimeno, il ricorso ad altre tipologie documenta-rie rende possibile la ricostruzione dei modi diversi in cui era esercitata la giustizia nel Duecento e nella prima metà del Trecento. Per questa via, la stessa attività dei tribunali viene dimensionata al centro di un sistema che non si risolveva nella sola realtà processuale, ma che con essa interagiva a vari livelli. Ecco allora, per esempio, come l’analisi dei libri di memorie familiari disveli le strategie di conduzione dei conflitti, tra pratiche di faida e ricorso ai tribunali; come gli atti notarili evidenzino quanto le paci tra privati costituissero momenti di forte rilievo pubblico, anche giuridicamente vincolanti, e fossero oggetto di ricorrenti iniziative delle istituzioni; come le stesse fonti normative mostrino come la vendetta fosse pienamente legittimata quale relazione sociale di tipo ordinario non solo a livello sociale e culturale, ma anche sul piano giuridico. La mancanza degli atti giudiziari si rivela con l’essere, cioè, una positiva condizione per non sovrastimare l’importanza della fase processuale della giustizia e per cogliere, insieme con le pratiche infragiudiziarie che con essa interagivano, la natura aperta, flessibile e pluralistica del sistema giudiziario comunale.
29La seconda sessione – dedicata a Le personnel de justice – ha invece puntato a evidenziare non solo il ruolo e il profilo sociale dei giuristi ma anche quello di altre figure meno studiate come i giudici e i pacificatori, cogliendoli nel vivo delle pratiche giudiziarie e dei quadri giuridici di riferimento.
30La presenza di figure designate con un titolo che rimanda a competenze giuridiche – definite nelle fonti come iudices, sapientes iuris, iurisperiti o doctores legum – fin dalle origini dei comuni è un noto elemento connotativo dell’autonomia politica delle città italiane, ed è stata a lungo inquadrata nei modi di una funzione «consultiva» dei governi da parte dei giuristi. Sara Menzinger si propone invece di cogliere la più ampia funzione che essi svolsero, sia sul piano giudiziario sia nel più generale funzionamento del sistema comunale, concentrandosi in particolare sugli anni quaranta-sessanta del Duecento a Siena, sessanta-ottanta a Perugia e settanta-ottanta a Bologna, quando, in modi diversi vennero affermandosi in queste città nuovi regimi a guida «popolare». Affiancando alla documentazione normativa e giudiziaria, l’esame delle delibere dei consigli del comune appare così possibile ridefinire la posizione politica dei giuristi e la funzione attribuita al diritto, analizzando la dignitas, ossia lo status, e la funzione di consulenza, ma anche politica, dei primi, e l’ideologia, cioè la funzione che alla cultura giuridica era riconosciuta nei diversi contesti. In un periodo di forti conflitti, i giuristi seppero comunque svolgere un ruolo protagonista nella sperimentazione di soluzioni politiche e istituzionali, pur stretti tra la loro condizione sociale aristocratica e le funzioni svolte nei governi di «popolo».
31A sua volta Eberhard Isenmann offre un’ampia e dettagliata ricognizione delle funzioni e dell’attività dei giuristi dotti nelle città tedesche del tardo medioevo. Sin dal secolo xii le città dell’impero romano-germanico si avvalsero di giuristi formati nelle università e diplomati in diritto romano e diritto canonico, che svilupparono nuove funzioni di élite che, come nel caso italiano, andarono dalle iniziali occasioni di consulenza a un sempre più stabile servizio pubblico. La necessità costante di pareri giuridici e l’impiego continuo di personale giuridicamente preparato fu un elemento determinante nel processo di acquisizione di autonomia da parte delle città: della loro capacità di azione politica, cioè, come anche di organizzare l’attività delle cancellerie e delle corti di tribunale.
32Jean-Luc Bonnaud sposta invece l’attenzione sui giudici locali del conte di Provenza durante i regni del re Roberto i il Saggio (1309-1343) e della regina Jeanne (1343-1382). A lungo gli studi han-no interpretato i disordini politici che segnarono l’arrivo al potere di quest’ultima tra le cause che avrebbero fatto cadere la contea nella decadenza amministrativa. Al contrario un’analisi prosopografica degli ufficiali locali, e in particolare dei giudici, rimette in causa tale tesi: questo periodo appare caratterizzato semmai dalla tenuta dell’apparato amministrativo, dalla standardizzazione delle pratiche, da una crescita qualitativa del personale. Ciò si dovette alla presenza sempre più ampia di uomini di legge, dapprima notai e nella seconda metà del secolo xiv anche giuristi, provenienti dalla Catalogna, dall’Italia e dalla Francia, che arricchirono le pratiche amministrative con i propri metodi, tecniche e saperi. In altri termini, gli uomini di legge e la giustizia giocarono un ruolo centrale non solo nell’apparato amministrativo ma anche nell’inquadramento della società, a cominciare dalle città dove essi operarono come autorevoli rappresentanti della sovranità del conte.
33Un’ulteriore figura di personale di giustizia, quella dei consoli delle città della Francia meridionale, è presa in considerazione da Jean-Marie Carbasse, che evidenzia il processo di acculturazione delle élites urbane tra il secolo xii e il xiv. In tempi diversi a seconda delle singole vicende regionali i notabili delle città si convertirono infatti al diritto. Dalla fine del secolo xii le giustizie urbane si aprirono cioè ai progressi della scienza giuridica, e in primo luogo al diritto romano, perdendo le caratteristiche, non «sapienziali» delle origini. In larga misura questo processo corrispose all’integrazione del regime consolare in strutture politiche territoriali più vaste, la contea di Provenza e il regno di Francia in primo luogo. E ciò avvenne sia dove i consoli mantennero fino all’inizio del secolo xiii la piena competenza giudiziaria (il merum imperium) – come ad Arles in Provenza –, sia dove essi dovettero agire dopo la metà del secolo xiii sotto il controllo dell’autorità signorile o regia – come a Toulouse in Languedoc –, sia dove il collegio consolare, pur associato all’istruzione degli affari criminali fu comunque escluso dalla fase decisionale – come nei centri fortificati fondati da Alfonso di Poitiers –, sia infine dove al posto dei consoli le élites urbane operavano attraverso dei buoni uomini («prud’hommes») convocati dagli ufficiali di giustizia – come a Narbonne le corti signorili o ad Albi quella del vescovo – per partecipare alla raccolta delle informazioni e agli interrogatori.
34Come nella sessione precedente, anche in questa un contributo si concentra su un caso specifico, suscettibile di esemplarità. Si tratta della Haute Cour della piccola città di Namur, incorporata dal 1429 in via definitiva nel ducato di Bourgogne e qui presa in esame da Isabelle Paquay per i secoli xiv e xv. La Haute Cour, composta dal sindaco e da sei scabini, nominati dal conte di Namur e poi dal duca, rendeva giustizia a nome dei signori ma finì col rappresentare anche l’organo principale di governo della città, con competenze molto estese in un’ampia sfera di materie politiche, giudiziarie, fiscali e amministrative. Come altre corti di giustizia e organi amministrativi essa fu terreno di competizione e oggetto di pratiche sociali come l’endogamia e l’ereditarietà delle funzioni che puntavano a mantenerne il controllo nelle mani di un gruppo ristretto di famiglie. Nonostante i tentativi di riforma attuati dai signori nel 1411 e nel 1464, e a causa anche della esiguità della popolazione urbana e della sua ristretta élite sociale, il principe dovette assistere alla trasformazione in un ceto scabinale di un gruppo di famiglie capaci di mantenersi al più alto livello del potere urbano grazie ad attente strategie familiari e matrimoniali.
35La terza sessione – dedicata a Pratiques conflictuelles et procédures judiciaires – si è concentrata, invece, sul nesso tra conflitti e processi, nella convinzione che le procedure giudiziarie interagissero con le strategie individuali e di gruppo di conduzione dei conflitti: il filo è allora quello dell’istituzionalizzazione di tali pratiche, nei processi di criminalizzazione ma non solo, e nella varietà delle procedure.
36Mario Sbriccoli, che nell’ambito del convegno di Avignon aveva introdotto e coordinato la discussione dei contributi della sessione, propone negli atti, in traduzione in francese, un testo pubblicato nel 1998 sull’emersione del diritto penale nelle città italiane dei secoli xiii e xiv, apportando un significativa integrazione rispetto al titolo originale. Lo slittamento mira a porre l’attenzione sulla duplice natura con cui venne affermandosi la giustizia pubblica: negoziale ed egemonica. Si tratta di una riflessione che l’autore ha poi approfondito in contributi successivi71, e che è qui impostata intorno alla analisi di alcuni testi della pratica giudiziaria e della riflessione giuridica. L’indicazione feconda sta nell’invito a non ritenere che il processo di pubblicizzazione dell’azione penale si risolva nell’avvento progressivo del modello processuale inquisitorio e che questo sia chiaramente distinguibile da quello accusatorio, quando la pratica li mostra semmai intrecciati nell’effettivo svolgimento del processo. La discontinuità fu data invece dalle «necessità della pratica», vale a dire dalla messa in campo da parte dei governi comunali italiani del secondo Duecento di prassi che offrirono al giudice strumenti e poteri nuovi. Prassi che giuristi come Alberto da Gandino, un giudice autore del primo Tractatus de maleficiis, pur riconoscendone la contrarietà allo ius civile, finirono con legittimare per interpretationem e con convalidare per la loro effettività, in quanto consuetudines affermate, e conferendo loro criteri di interesse pubblico nell’imposizione della pena (Quia publica utilitas hoc requirit, publice utile est ne maleficia remaneant impunita, etc.).
37Daniel Lord Smail ha posto invece l’attenzione sulla ricca documentazione giudiziaria conservatasi a Marsiglia per il periodo che va dall’inizio del Trecento al 1423: circa 250 registri di cause portate davanti alle tre corti civili urbane di prima istanza, che comprendono circa 3.000 dispute. Il suo approccio è teso a confutare l’interpretazione, cara in particolare agli storici del diritto, secondo la quale la procedura romano-canonica avrebbe elaborato, e poi sedimentato nei trattati sugli ordini giudiziali (l’Ordo iudiciarius di Tancredi, lo Speculum iudiciale di Guillaume Durand, etc.), una scienza sofisticata dei fatti e delle prove. Dallo spoglio di 849 cause condotte dalle corti civili tra il 1323 e il 1416 emerge invece l’importanza marginale delle prove: solo 212 cause (pari al 25 %) giunsero alla fase delle prove, e solo 136 (il 16 %) compresero le deposizioni testimoniali. Inoltre, l’analisi delle testimonianze mostra come, in esse, i fatti (come l’esistenza dei debiti, dei contratti, delle obbligazioni) avessero assai minore importanza rispetto a elementi come la condizione sociale del testimone o la publica fama, e come il giudice basasse piuttosto la sua decisione sulle eccezioni poste dalla parti in conflitto. In altri termini, il diritto procedurale disegnato dai giuristi si rivela fluido, mutevole e aperto agli interessi e alle strategie di chi ricorreva alle corti di giustizia.
38Massimo Vallerani ci offre infine una proposta di visione organica del «sistema» giudiziario nelle città italiane tra secolo xii e xiv, centrato sulla procedura come sua trama applicativa, attraverso una ampia ricognizione delle fonti e degli studi condotti sul tema negli ultimi anni. Presupposto è il rifiuto della visione evoluzionistica e statalistica, sottesa in molti di essi, che scandisce il mutamento delle procedure sul lungo periodo secondo fasi di affermazione di una giustizia a grado pubblico sempre maggiore (per esempio, nel passaggio dall’accusatorio all’inquisitorio, dall’extragiudizario al giudiziario, etc.). L’attenzione si sposta invece verso i modi di svolgimento dei processi nelle curie comunali e il contesto di pressioni politiche e di interazioni sociali che li condizionavano. Aspetti fondamentali diventano così non tanto l’evoluzione dei modelli procedurali, quanto i momenti di rottura dei sistemi: le eccezioni, le strategie elusive dalle parti, le tensioni che si creavano intorno alla giustizia, i provvedimenti sospensivi, etc. L’analisi delle procedure in uso nei comuni italiani si dispiega su più piani: l’elaborazione culturale delle procedure come forma di ordinamento della realtà politica secondo i ruoli dei protagonisti, i modi di applicazione dei processi nei sistemi giudiziari pubblici, e l’uso deformante che delle procedure facevano i cives.
39La sessione successiva – dedicata a Politiques judiciaires et résolution des conflits – si è proposta in modo speculare alla precedente, spostando il centro dell’attenzione dai conflitti alla loro soluzione, dal mero ambito del processo alle politiche giudiziarie, e dunque alle pratiche repressive ma anche a quelle di remissione della pena, ai modi di uscita dal processo, alle pratiche infragiudiziarie di risoluzione dei conflitti.
40Xavier Rousseaux offre in apertura un quadro interpretativo di sintesi sui modi di uscita dal conflitto – forme di sua risoluzione e politiche giudiziarie – nelle città europee del tardo medioevo, intrecciando lo stato delle conoscenze su quelle soprattutto nord-occidentali con i risultati di prima mano di una ricerca sulla comunità di Nivelles nel Brabant. Si possono così evidenziare due fasi ben distinte. Una prima, tra secolo xii e xiv, in cui lo sviluppo urbano si accompagnò a un modello di bene comune che privilegiava la pacificazione come obiettivo della risoluzione dei conflitti individuali e in cui la politica giudiziaria delle città era fattore determinante della loro autonomia. Con la crescita urbana, la differenziazione sociale e le crisi economiche, si aprì invece una seconda fase che dal secolo xiv andò al xvi, in cui la giustizia urbana si trasformò in arena di gestione dei conflitti collettivi e in strumento politico di affermazione dei gruppi al potere. La contemporanea affermazione degli stati territoriali e delle monarchie ne dimensionò la funzione principal-mente come strumento di controllo delle popolazioni, riservando invece al sovrano gli attributi del potere di punizione e di grazia.
41L’affermazione della monarchia attraverso la politica giudiziaria si può osservare con chiarezza, con qualche anticipo rispetto al modello appena delineato, nella Languedoc del secolo «lungo» xiii (1229-1329), dove l’Inquisizione, intesa ovviamente non solo come procedura ma soprattutto come istituzione giudiziaria ecclesiastica, si rivelò determinante. Jean-Louis Biget muove dalle rivolte urbane che la sua introduzione nella regione provocò – a Narbonne, ad Albi, a Toulouse e in altri centri – nel 1234-1235 e poi ancora tra il 1280 e il 1305, per evidenziare come, pur senza essere strumento diretto del potere capetingio, l’Inquisizione giocò un ruolo fondamentale nel passaggio della regione sotto il controllo monarchico. Negli anni 1230-1250 essa servì a decapitare i gruppi dirigenti urbani attaccati alla tradizioni consuetudinarie e alle autonomie locali. Nella seconda metà del secolo, quando anche gli inquisitori cominciarono a provenire in larga parte dal regno, l’Inquisizione contribuì a imporre a uno spazio giudiziario uniforme sul mosaico delle giurisdizioni locali: uno spazio che affermò la giustizia superiore del re e il suo potere sacrale che vegliava sull’ordine per il bene di tutti.
42Un quadro più differenziato offre invece il contributo che Nicole Gonthier concentra su due differenti sistemi municipali: Dijon, uno scabinato sotto il controllo del duca di Bourgogne, e Lyon, un consolato stretto tra la signoria vescovile e il crescente intervento del re. A Dijon la giustizia ebbe per posta la sopravvivenza dell’autonomia e il mantenimento dei privilegi ottenuti del duca. A Lyon, dove invece i consoli non disponevano del potere giudiziario, i consiglieri presero parte comunque all’esercizio della giustizia in ruoli di procura e di mediazione e conciliazione, che interagivano con i tribunali del re e dell’arcivescovo a tutela degli interessi locali. In altri termini, al di là delle differenze istituzionali, le politiche giudiziarie perseguirono le medesime priorità di una giustizia rigorosa, rapida ed efficace, a salvaguardia della respublica. E ciò anche quando, durante la guerra dei Cent’anni, gli avvenimenti condussero le due città negli opposti schieramenti degli Armagnacs e dei Bourguignons.
43Spostandosi in ambito italiano, Massimo Meccarelli affronta invece le dinamiche di composizione dei conflitti dell’esperienza urbana tardo medievale puntando a cogliere la complessità del sistema che teneva insieme i diversi segmenti di esercizio della giustizia, vale a dire l’ordinamento processuale in cui si integravano sia le istanze egemoniche di affermazione della giustizia sia le pratiche di negoziazione della pena. Le categorie dottrinali della procedura – e in particolare l’opera di sistemazione effettuata dai doctores del Trecento: Alberico da Rosate, Cino da Pistoia, Bartolo da Sassoferrato, etc. – appaiono orientate all’effettività della giustizia penale, cioè alla dimensione concreta del facere iustitiam. Suoi oggetti di elaborazione furono il quadro sistematico dell’ordo iudiciarius, e la flessibilità dell’ordine processuale, nell’arbitrium procedendi del giudice, per esempio, o nei momenti di chiusura del processo diversi da condanna e assoluzione, come la transactio e la pax. I giuristi elaborarono cioè un sistema capace di relazionarsi con la complessità del dato sociale e politico, perché operavano nella quotidianità, erano sincronizzati con il tempo dell’esperienza, usavano gli approdi giuridici della contingenza, della turbolenta vita delle città italiane per conferire all’esperienza pratica del diritto una dimensione teorica. Un intreccio complesso si intessè, cioè, tra giurista interprete, giudice del processo, vertice politico-istituzionale e parti della società coinvolte dalla vicenda processuale.
44La creazione del diritto attraverso la circolazione di esperienze pratiche, nei tribunali e nelle quaestiones disputate dai professori negli Studia, è analizzata da Giuliano Milani nel contributo dedicato all’atteggiamento dei giuristi italiani del secolo xiii nei confronti degli autori di reati politici. Sulla base di un corpus documentario relativo, principalmente, a Bologna per il periodo 1277-1300, e costituito da circa 200 di sentenze del tribunale del capitano del popolo, una cinquantina di consilia e un gruppo di quaestiones prodotte dai giuristi della stessa sede, e soffermandosi in particolare su processo politico del 1294 di cui fu giudice Alberto Gandino, l’autore evidenzia la relativa debolezza della giustizia di parte nel Duecento. Anche quando, dagli anni sessanta furono avviate le grandi esclusioni dei nemici politici che esclusero migliaia di abitanti dalla cittadinanza, i sapientes che coadiuvavano e guidavano i governi, giocarono un ruolo importante nei sistemi politici che promossero e, allo stesso tempo, mitigarono tali esclusioni. In altri termini, i giuristi contribuirono a far sì che nei comuni italiani della fine del xiii secolo fosse relativamente facile, per gli esclusi, rientrare in città, uscire dalla condizione di bandito politico, ottenere l’annullamento della pena: e ciò perché il bando continuò a essere considerato revocabile, e i giuristi non considerarono un’aggravante pregiudiziale la politicità del comportamento dei fuoriusciti banditi.
45Un ultimo esempio di modi di uscita dal conflitto è dato dal caso di Ragusa (l’odierna Dubrovnik), città sotto il dominio veneziano fi-no al 1358 e poi repubblica autonoma controllata dal patriziato locale. Vi si conserva un archivio giudiziario di discreta consistenza, i cui registri più antichi risalgono al 1284-1285 e al 1312-1313 e che poi si infittiscono dal 1401 con volumi annui pressoché continui. Attraverso vari campioni di indagine che giungono fino al 1499, per un totale di 2.396 cause penali, Nella Lonza mette in rilievo due caratteristiche di fondo dell’esercizio della giustizia: la preponderanza dei processi su accusa (ben 2.142), e il loro frequente abbandono da parte dell’accusatore in favore di una soluzione infragiudiziaria della disputa. Le pratiche erano correlate perché il ricorso alla procedura accusatoria crebbe nel tempo (da due terzi dei casi nel registro del secolo xiii alla pressoché assoluta totalità dei processi nel secondo Quattrocento) a scapito delle procedure inquisitorie, ma non sfociava in sentenza che in un quarto dei casi. Nella pratica prese piede così una «formula mista» che consentiva il ricorso strategico all’accusa in tribunale per poi dare luogo a composizioni e risoluzioni al suo esterno. Analogamente, in ciò, con quanto rilevato dalle ricerche su città italiane come Perugia, Bologna e Firenze.
46L’ultima sessione – dedicata a Rituels judiciaires et espaces urbains – ha finito col concentrarsi, anche per alcune defezioni, sulla sola area tedesca, per la quale in effetti gli studi dedicati alle esecuzioni penali medievali scontavano un relativo ritardo rispetto ad altre storiografie. D’altra parte, la città e il suo spazio urbano furono lo scenario, come ben sappiamo, dei rituali di giustizia, dei quali si è inteso indagare anche i modi di percezione e di comprensione dei significati di tali rituali.
47Uwe Israel ha così compiuto una riflessione sulle esecuzioni delle condanne a morte nelle città tardomedievali, soffermandosi in particolare sul caso di Strasbourg alla metà del secolo xv. La base documentaria è un protocollo del consiglio cittadino del 1461, che definiva i criteri di preparazione del condannato a morte nel giorno dell’esecuzione, e che consente di ricostruirne in dettaglio il rituale pubblico. Esso fu oggetto di forti critiche da parte della Chiesa locale, e in particolare del teologo Johannes Geiler von Kaysersberg, che godeva di un grande seguito in città, e che concentrò le proprie accuse sulla disumanità del rito e in particolare sulla negazione del sacramento dell’ultima comunione e di una sepoltura cristiana. Nonostante le resistenze dei poteri pubblici, i modi dell’esecuzione subirono una riforma. Ma il rituale rimase comunque aperto alle pressioni esterne: in alcuni casi particolarmente notevoli l’esecuzione secondo il protocollo tradizionale fu abbandonata in favore di un più rapido omicidio politico.
48Nelle città dell’Impero il ricorso alla pena di morte divenne abituale infatti solo nel corso del Quattrocento, quando gli apparati pubblici si consolidarono, in primo luogo in ambito urbano. Peter Schuster punta a cogliere le continuità e le rotture che il rituale delle esecuzioni conobbe in area tedesca tra la fine del medioevo e le prima età moderna, analizzando alcuni esempi relativi a città come Nuremberg, Kostanz, Augsburg, Strasbourg e altri centri minori. I modi tradizionali di esecuzione furono mantenuti, per la legittimazione che conferiva l’antichità dei riti: un vero e proprio caso di invenzione della tradizione che servì i nuovi usi della pena di morte. Nonostante le resistenze le esecuzioni cominciarono a diventare presto delle messe in scena religiose, centrate sul pentimento e la confessione del condannato, e con la Riforma si affermò la convinzione che la sospensione della pena e gli esiti dell’esecuzione fossero espressione della volontà divina, collerica verso i condannati ma misericordiosa nell’al di là. La sacralizzazione della giustizia temporale all’inizio dell’età moderna permise l’abbandono progressivo delle tradizioni ereditate dal periodo precedente e le esecuzioni si avviarono a essere riti brevi e possibilmente indolori.
49Le conclusioni di Jacques Chiffoleau et Claude Gauvard riassumono infine anche gli esiti della tavola rotonda conclusiva del convegno, cui hanno partecipato anche Marc Boone, Élisabeth Crouzet-Pavan, Jean-Claude Maire Vigueur, Pierre Monnet, David Nirenberg e Mario Sbriccoli.
50Nel complesso, il confronto tra studiosi appartenenti a tradizioni storiografiche diverse, animati da interessi di contenuto e di metodo diversificati, e alle prese con panorami documentari spesso fortemente differenziati e con la specificità delle situazioni locali, è apparso riuscito, proprio perché non puntava a sterili comparazioni o alla definizione di un modello interpretativo omogeneo, ma a evidenziare e discutere una serie di questioni trasversali e comuni. È evidente come quello emerso nel corso del convegno e affrontato negli atti costituisca solo un insieme parziale di tematiche e di nuclei di indagine che andranno ripresi e approfonditi in ricerche future.
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51Mi siano consentiti, infine, alcuni brevi ma non formali ringraziamenti. Se l’idea del progetto e la sua prima proposta si devono a chi è toccato inevitabilmente anche l’onere di stendere questa introduzione agli atti, esse sono state recepite e sviluppate da alcuni ami-ci e colleghi: in primo luogo François Bougard, che ha sostenuto con costanza sin dall’inizio il progetto nell’ambito della collaborazione scientifica tra l’École française de Rome e il Dipartimento di studi storici e geografici dell’Università di Firenze; Jacques Chiffoleau, che ha offerto generosamente di ospitarne il convegno conclusivo presso il Laboratoire d’histoire dell’Université d’Avignon e che si è prodigato nel tempo perché ciò avvenisse nel migliore dei modi; e, non ultima, Claude Gauvard, il cui appoggio e la cui guida sono stati determinanti nel lungo percorso scientifico e organizzativo di questo progetto. Sia qui memoria della mia riconoscenza.
52Nelle riunioni preparatorie sono stati prodighi di consigli anche Jean-Claude Maire Vigueur, Guy Dupont, Xavier Rousseaux, Peter Schuster e Massimo Vallerani: anche a loro vada il mio grato pensiero, così come a Marilyn Nicoud, che si è prodigata perché questi atti fossero pubblicati nonché a Julien Théry ne ha curato l’editing. La prematura scomparsa di Mario Sbriccoli, che aveva seguito tutte le fasi del progetto, rende più dolorosa la consapevolezza di avere goduto negli anni del privilegio del suo costante colloquio «magistrale».
53Credo sia infine positivo rilevare come sia stato raggiunto, nella partecipazione al progetto, un felice equilibrio tra studiosi di generazioni diverse: i maestri degli studi in questo settore, gli specialisti attivi da tempo, alcuni più giovani ricercatori. A testimonianza di come questo campo di ricerca sia stato negli ultimi anni, sia attualmente, e potenzialmente possa essere anche nel prossimo futuro, uno dei cantieri più vivi in cui si articolano le pratiche della ricerca medievistica.
Notes de bas de page
1 Cf., per una prima informazione, i siti della IAHCCJ, <http://www.h-net.org/»iahccj/>, e della rivista, <http://0-www-droz-org.catalogue.libraries.london.ac.uk/biblio/chs.html>. Tutti i siti qui di seguito citati risultavano attivi nell’estate 2004, data alla quale risale anche l’aggiornamento bibliografico.
2 Cf., per un approfondimento, le rassegne citate, infra, nelle note 13, 26, 44, 56 e 64.
3 Cf. gli atti, rispettivamente, La giustizia nell’alto medioevo, secoli v-viii, Spoleto, 1995; La giustizia nell’alto medioevo, secoli ix-xi, Spoleto, 1997; P. Monnet e O. G. Oexle (a cura di), Stadt und Recht im Mittelalter. La ville et le droit au Moyen Âge, Göttingen, 2003; M. Bellabarba, G. Schwerhoff e A. Zorzi (a cura di), Criminalità e giustizia in Germania e in Italia. Pratiche giudiziarie e linguaggi giuridici tra tardo medioevo ed età moderna, Bologna, 2001; Le règlement des conflits au Moyen Âge, Parigi, 2001.
4 Si vedranno con utilità, per esempio, gli atti dei seguenti incontri: Il diritto fra scoperta e creazione. Giudici e giuristi nella storia della giustizia civile (Napoli, 18-20 ottobre 2001), programma in <http://www.geocities.com/Athens/Forum/2582/convgiu.html>; Justice seigneuriale et régulation sociale: xve-xviiie siècle (Angers, 26-27 ottobre 2001), programma in <http://www.revues.org/calenda/articles/459.html>; Droit et justice à la Renaissance (Tours, 2-7 luglio 2001), programma in <http://www.cesr.univ-tours.fr/Recherche/equipes/pages–manifestations/colloque.asp?nummanif=65>; Endettement privé et justice au Moyen Âge. Juridiction gracieuse et juridiction contentieuse, xiiie-xve siècle (Parigi, 15-16 maggio 2003), programma in <http://www.revues.org/calenda/articles/3063.html>; Ebrei e giustizia in Italia dal medioevo all’età moderna (Bar-letta-Trani, 8-11 giugno 2003), programma in <http://www.teseo.it/archiviodistato/newconf.htm>; La vengeance. 400-1200 (Roma, 18-20 settembre 2003); The discourse of law and justice in medieval Europe (New York, 27 marzo 2004), programma in <http://www.fordham.edu/mvst/conference04/index.html>; Praxis der Gerichtsbarkeit in europäischen Städten des Spätmittelalters (Francoforte, 1-3 aprile 2004), programma in <http://www.mpier.uni-frankfurt.de/Aktuelles/tagung-gerichtsbarkeit.pdf>; Les usages sociaux de la justice (Angers, 7 maggio 2004), programma in <http://www.revues.org/calenda/nouvelle4176.html>. Non ci saranno atti invece del convegno The history of vendetta (Bad Homburg, 24-26 giugno 1999) organizzato dall’International Association for the History of Crime and Criminal Justice. Cf. invece M. Cavina (a cura di), Duelli, faide e rappacificazioni: elaborazioni concettuali, esperienze storiche [Atti del seminario di studi (Modena, 14 gennaio 2000)], Milano, 2001.
5 C. Gauvard, «De grace especial». Crime, état et société en France à la fin du Moyen Âge, Parigi, 1991. Per i riferimenti agli altri numerosissimi contributi rinvio direttamente alla bibliografia degli scritti in <http://lamop.univ-paris1.fr/W3/biblio/gauvard.html>.
6 Cf. J. Chiffoleau, Les Justices du pape: délinquance et criminalité dans la région d’Avignon au quatorzième siècle, Parigi, 1984; e Id., Sur la pratique et la conjoncture de l’aveu judiciaire en France du xiiie au xve siècle, in L’aveu. Antiquité et Moyen Âge, Roma, 1986, p.341-380; Id., Dels ritus a les creences: la confessió judiciària, in L’avenç. Història dels països catalans, 106, 1987, p.20-31; Id., Dire l’indicible. Remarques sur la catégorie du nefandum du xiie au xve siècle, in Annales E.S.C., 1990, p.289-324; Id., Sur le crime de majesté médiéval, in Genèse de l’État moderne en Méditerranée, Roma, 1993, p.183-213; Id, Contra naturam. Pour une approche casuistique et procédurale de la nature médiévale, in Micrologus, iv, 1996, p.265-312.
7 Cf. L. Otis, Prostitution in Medieval Society: the History of an Urban Institution in Languedoc, Chicago, 1985; e Ead., «Terreur et exemple, compassion et miséricorde»: la répression pénale à Pamiers à la fin du Moyen Âge, in Justice et justiciables. Mélanges Henri Vidal, Montpellier, 1994, p.139-164; Ead., La répression des infractions contre l’ordre moral à Pamiers à la fin du Moyen Âge: le jeu et le blasphème, in Conformité et déviance au Moyen Âge, Montpellier, 1995, p.273-286; Ead., «Lo pecat dela carn»: la répression des délits sexuels à Pamiers à la fin du Moyen Âge, in Studi di storia del diritto, I, Milano, 1996, p.335-366; Ead., Les enjeux de la torture: une affaire d’homicide à Pamiers aux années 1330, in B. Du-rand et alii (a cura di), La douleur et le droit, Parigi, 1997, p.211-217; Ead., La nature délictuelle du viol de la prostituée au Moyen Âge: querelle ou consensus?, in Cahiers des Écoles doctorales [de la Faculté de Droit de Montpellier], 1, 2000, p.275-292; M. Ferret e L. Otis-Cour, La torture dans le Midi de la France au Moyen Âge, in B. Durand (a cura di), La torture judiciaire: approches historiques et juridiques, Lille, 2002, p.421-449; Ead., L’exemplarité de la peine en question: La pratique de la «peine cachée» dans le Midi de la France au xve siècle, in Revue historique de droit français et étranger, 80, 2002, p.179-186. Per Toulouse si veda ora anche S. L’Engle, Justice in the margins: punishment in medieval Toulouse, in Viator, 33, 2002, p.133-165.
8 Cf. N. Gonthier, Cris de haine et rites d’unité. La violence dans les villes, xiiie-xvie siècles, Turnhout, 1992; Ead., Délinquance, justice et société dans le Lyonnais médiéval: de la fin du xiiie siècle au début du xvie siècle, Parigi, 1993.
9 Cf. D. L. Smail, The consumption of justice: emotions, publicity, and legal culture in Marseille, 1264-1423, Ithaca, 2003; Id., Common violence. Vengeance and inquisition in Fourteenth-Century Marseille, in Past & Present, 151, 1996, p.2859; e ora anche Fama: Th. Fenster e D. L. Smail (a cura di), the politics of talk and reputation in medieval Europe, Ithaca, 2003.
10 E. Cohen, The crossroads of justice. Law and culture in Late Medieval France, Leide, 1993.
11 Cf. R. Muchembled, La violence au village: sociabilité et comportements populaires en Artois du xve au xviie siècle, Turnhout, 1989; Id., Le temps des supplices: de l’obéissance sous les rois absolus: xve-xviiie siècle, Parigi, 1992. Da ricordare sono anche gli studi sulla repressione della stregoneria, proiettati anch’essi sull’età moderna: Id., La sorcière au village: xve-xviiie siècle, Parigi, 1979; Id., Sorcières, justice et société aux xvie et xviie siècles, Parigi, 1987; Id., Le roi et la sorcière: l’Europe des bûchers, xve-xviiie siècle, Parigi, 1993.
12 J.-M. Cauchies (a cura di), La justice dans les États bourguignons et les régions voisines aux xive-xvie siècles. Institutions, procédure, mentalités, Neuchâtel, 1990.
13 Cf. G. Schwerhoff, Köln im Kreuzverhör. Kriminalität, Herrschaft und Gesellschaft in einer frühneuzeitlichen Stadt, Bonn, 1991; Id., Aktenkundig und Gerichtsnotorisch. Einführung in die historische Kriminalitätsforschung, Tubinga, 1999; Id., Die Inquisition. Ketzerverfolgung in Mittelalter und Neuzeit, Monaco, 2004. Si veda anche la rassegna Id., La storia della criminalità nel tardo medioevo e nella prima età moderna. Il «ritardo» di un settore della ricerca tedesca, in Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento, 24, 1999, p.573-630.
14 Cf. A. Blauert e G. Schwerhoff (a cura di), Mit den Waffen der Justiz: zur Kriminalitätsgeschichte des Spätmittelalters und der Frühen Neuzeit, Francoforte, 1993; K. Schreiner e G. Schwerhoff (a cura di), Verletzte Ehre. Ehrkonflikte in Gesellschaften des Mittelalters und der frühen Neuzeit, Colonia, 1995; A. Blauert e G. Schwerhoff (a cura di), Kriminalitätsgeschichte. Beiträge zur Sozial- und Kulturgeschichte, Constanza, 2000; G. Schwerhoff e M. Völker (a cura di), Eide, Statuten und Prozesse. Ein Quellen- und Lesebuch zur Stadtgeschichte von Bautzen (14.-19. Jahrhundert), Bautzen, 2002.
15 Cf. P. Schuster, Der gelobte Frieden. Täter, Opfer und Herrschaft im spätmittelalterlichen Konstanz, Constanza, 1995; Id., Eine Stadt vor Gericht. Recht und Alltag im spätmittelalterlichen Konstanz, Paderborn, 2000; Id., Il funzionamento quotidiano della giustizia nel tardo medioevo: i registri contabili come fonte di storia criminale, in Quaderni storici, 102, 1999, p.749-779. Cf. anche la bibliografia degli scritti in <http://wwwhomes.uni-bielefeld.de/pschuste/>.
16 Cf. A. Blauert, Frühe Hexenverfolgungen: Ketzer-, Zauberei- und Hexenprozesse des 15. Jahrhunderts, Amburgo, 1989; Id. (a cura di), Ketzer, Zauberer, Hexen. Die Anfänge der europäischen Hexenverfolgungen, Francoforte, 1990; Id., Das Urfehdewesen im deutschen Südwesten im Spätmittelalter und in der Frühen Neuzeit, Tubinga, 2000; Id., Die Ravensburger Urfehden als Zeugnisse der Ravensburger Hexenverfolgungen, in A. Schmauder (a cura di), Frühe Hexenverfolgung in Ravensburg und am Bodensee, Constanza, 2001, p.65-81; Id., Zwischen Einbindung und Ausgrenzung: Zur Rechts- und Sozialgeschichte der Urfehde im deutschen Südwesten zwischen dem 14. und dem 18. Jahrhundert, in Criminalità e giustizia in Germania e in Italia... cit., p.173-187.
17 Cf. G. Algazi, Herrengewalt und Gewalt der Herren in späten Mittelalter. Herrschaft, Gegenseitigkeit und Sprachgebrauch, Francoforte, 1996; e Id., The social use of private war. Some late medieval views reviewed, in Tel Aviver Jahrbuch für deutsche Geschichte, 22, 1993, p.253-273; Id., «Sie würden hinten nach so gail». Vom sozialen Gebrauch der Fehde im späten Mittelalter, in Th. Lindenberger e A. Lüdtke (a cura di), Physische Gewalt. Studien zur Geschichte der Neuzeit, Francoforte, 1995, p.39-77; Id., Pruning peasants: private war and maintaining the lords’ peace in late medieval Germany, in E. Cohen e M. de Jong (a cura di), Medieval transformations: texts, power and gifts in context, Leide, 2001, p.245-274.
18 W. Buchholz, Anfänge der Sozialdisziplinierung im Mittelalter. Die Reichsstad Nürnberg als Beispiel, in Zeitschrift für Historische Forschung, 18, 1991, p.129-147.
19 H. Rudolph e H. Schnabel-Schüle (a cura di), Justiz= Justice= Justicia? Rahmenbedingungen von Strafjustiz im frühneuzeitlichen Europa, Trier, 2003.
20 Cf. D. Willoweit (a cura di), Die Entstehung des öffentlichen Strafrechts. Bestandsaufnahme eines europäischen Forschungsproblems, Colonia, 1999; e H. Schlosser e D. Willoweit (a cura di), Neue Wege strafrechtsgeschichtlicher Forschung, Colonia 1999.
21 Cf. B. Frenz, Frieden, Gemeinwohl und Gerechtigkeit durch Stadtherr, Rat und Bürger. Strafrechtshistorische Aspekte in deutschen Stadtrechtstexten des 12. und 13. Jh., in Neue Wege strafrechtsgeschichtlicher Forschung... cit., p.111-145; Ead., Paix, honneur et discipline. Quelques remarques sur l’incrimination d’insultes et d’actes de violence dans les villes médiévales, in J. Hoareau-Dodinau e P. Texier (a cura di), Pouvoir, justice et société, Limoges, 2000, p.65-79; Ead., Si convinci potest ydoneis testibus, eadem pena ac si in civitate contigisset puniatur. Konzeptionen der Beweisführung und Sanktionierung beklagter Friedensverletzungen in Stadtrechten des 12. und 13. Jahrhunderts, in H. Schlosser (a cura di), Herrschaftliches Strafen seit dem Hochmittelalter. Formen und Entwicklungsstufen, Colonia, 2002, p.133-156; Ead., Gewaltmonopol und Wahrheit: Städtische Entwicklungstendenzen im strafrechtlich relevanten Verfahren des 13. und frühen 14. Jahrhunderts, in A. Cordes (a cura di), Stadt – Gemeinde – Genossenschaft: Festschrift für Gerhard Dilcher zum 70. Geburtstag, Berlin, 2003, p.23-44; Ead., Frieden, Rechtsbruch und Sanktion in deutschen Städten vor 1300: Mit einer tabellarischen Quellenübersicht nach Delikten und Deliktgruppen, Colonia, 2003.
22 P. Monnet, Les patriciens et leur vision de la justice et de l’ordre dans une ville allemande de la fin du Moyen Âge. Les chroniques et le droit à Francfort, in B. Garnot (a cura di), L’infrajudiciaire du Moyen Âge à l’époque contemporaine, Dijon, 1996, p.197-214.
23 Cf. S. Burghartz, Leib, Ehre und Gut: Delinquenz in Zürich Ende des 14. Jahrhunderts, Zurigo, 1990; Ead., Disziplienierung oder Konflikteregelung? Zur Funktion städtischer Gerichte im Spätmittelalter: Das Zürcher Ratsgericht, in Zeitschrift für historische Forschung, 16, 1989, p.385-407.
24 Cf. K. Simon-Muscheid, Basler Handwerzünfte im Spätmittelalter. Zunftinterne Strukturen und innserstädtische Konflikte, Bern, 1998; Ead., Gewalt und Ehre im spätmittelalterlichen Hanwerk am Beispiel Basels, in Zeitschrift für Historische Forschung, 18, 1991, p.1-31.
25 P. J. Gyger, L’épée et la corde. Criminalité et justice à Fribourg (1474-1505), Losanna, 1998.
26 Cf. per ulteriori riferimenti bibliografici le Rassegne a base regionale delle fonti e degli studi su istituzioni giudiziarie, giustizia e criminalità nell’Italia del basso Medioevo, in Ricerche storiche, 19, 1989-22, 1992; La storia della giustizia. Orientamenti della ricerca internazionale, ivi, 26/1, 1996, p.97-160; A. Zorzi, Giustizia criminale e criminalità nell’Italia del tardo Medioevo: studi e prospettive di ricerca, in Società e storia, 12, 1989, p.923-965; Id., Tradizioni storiografiche e studi recenti sulla giustizia nell’Italia del Rinascimento, in Storici americani e Rinascimento italiano, in Cheiron, 16, 1991, p.27-78. Riferimenti a contesti non soli italiani sono inoltre negli interventi di M. Sbriccoli, Storia del diritto e storia della società. Questioni di metodo e problemi di ricerca, in P. Grossi (a cura di), Storia sociale e dimensione giuridica. Strumenti di indagine e ipotesi di lavoro, Milano, 1986, p.127-148; Id., Fonti giudiziarie e fonti giuridiche. Riflessioni sulla fase attuale degli studi di storia del crimine e della giustizia criminale, in Studi storici, 29, 1988, p.491-501; Id., Histoire de la criminalité et histoire pénale. Le problème des sources juridiques dans l’histoire du crime et de la justice criminelle, in IAHCCJ Bulletin, 14, 1991, p.86-102; Id., Giustizia negoziata, giustizia egemonica. Riflessioni su una nuova fase degli studi di storia della giustizia criminale, in Criminalità e giustizia in Germania e in Italia... cit., p.345-364.
27 Cf., rispettivamente, A. Padoa Schioppa, Delitto e pace privata nel pensiero dei legisti bolognesi. Brevi note, in Mélanges G. Fransen, Studia Gratiana, 19-20, 1976, p.269-287; Id., Il ruolo della cultura giuridica in alcuni atti giudiziari italiani dei secoli xi e xii, in Nuova rivista storica, 64, 1980, p.265-289; Id., Aspetti della giustizia milanese dal x al xii secolo, in Milano e il suo territorio in età comunale, Spoleto, 1989, p.459-549; Id., Profili del processo civile nella Summa artis notariae di Rolandino, in G. Tamba (a cura di), Rolandino e l’ars notaria da Bologna all’Europa, Milano, 2002, p.583-609; e ora anche Id., Note sulla giustizia ecclesiastica a Milano alla fine del Duecento, in Frühmittelalterliche Studien, 36, 2002, p.403-411; e Ch. Wickham, Justice in the kingdom of Italy in the eleventh century, in La giustizia nell’alto medioevo, secoli ix-xi... cit., p.179-255; Id., Dispute ecclesiastiche e comunita laiche: il caso di Figline Valdarno, 12. Secolo [1996], Figline Valdarno, 1998; Id., Derecho Romano y práctica legal en las comunas urbanas italianas del siglo xii, in Hispania. Revista española de historia, 57, 1997, p.981-1007; Id., Legge, pratiche e conflitti. Tribunali e risoluzione delle dispute nella Toscana del xii secolo, Roma, 2000; Id., Space and society in early medieval peasant conflicts, in Uomo e spazio nell’alto Medioevo, Spoleto, 2003, p.551-586; Id., Fa-ma and the Law in Twelfth-Century-Tuscany, in Fama. The politics of talk and reputation in Medieval Europe... cit., p.15-26.
28 Cf. J.-C. Maire Vigueur, Justice et politique dans l’Italie communale de la seconde moitié du xiiie siècle: l’exemple de Pérouse, in Comptes rendus de l’Académie des inscriptions et belles-lettres, 1986, p.312-328; Id., Giudici e testimoni a confronto, in J.-C. Maire Vigueur e A. Paravicini Bagliani (a cura di), La parola all’accusato, Palermo, 1991, p.105-123; Id., Gli iudices nelle città comunali: identità culturali ed esperienze politiche, in P. Toubert e A. Paravicini Bagliani (a cura di), Federico II e le città italiane, Palermo, 1994, p.161-176; Id., Échec au podestat: l’expulsion de Comacio Galluzzi podestat de Todi (17 juillet 1268), in Bollettino della deputazione di Storia Patria per l’Umbria, 92, 1995, p.5-41; Id., L’ufficiale forestiero, in Ceti, modelli, comportamenti nella società medievale (secc. xiii-metà xiv), Pistoia, 2001, p.55-77; Id., Cavaliers et citoyens. Guerre, conflits et société dans l’Italie communale, xiie-xiiie siècles, Parigi, 2003, cap. 7-8, p.285-400. Cf. anche le raccolte di studi La parola all’accusato... cit., J.-C. Maire Vigueur (a cura di),I podestà dell’Italia comunale,I, Reclutamento e circolazione degli ufficiali forestieri (fine xii sec.-metà xiv sec.), Roma, 2000.
29 Cf. M. Vallerani, Il sistema giudiziario del comune di Perugia. Conflitti, reati e processi nella seconda metà del xiii secolo, Perugia, 1991; e Id., Conflitti e modelli procedurali nel sistema giudiziario comunale.I registri di processi di Perugia nella seconda metà del xiii secolo, in Società e storia, 48, 1990, p.267-299; Id., L’amministrazione della giustizia a Bologna in età podestarile, in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le Province di Romagna, 43, 1992, p.312-313; Id., Modelli processuali e riti sociali nelle città comunali, in J. Chiffoleau, L. Martines e A. Paravicini Baggiani (a cura di), Riti e rituali nelle società medievali, Spoleto, 1994, p.115-140; Id., I processi accusatori a Bologna fra Due e Trecento, in Società e storia, 78, 1997, p.741-788; Id., Pace e processo nel sistema giudiziario del comune di Perugia, in Quaderni storici, 101, 1999, 315-354; I fatti nella logica del processo medievale. Note introduttive, ivi, 36, 2001, p.665-693; Id. Ludus e giustizia: rapporti e interferenze tra sistemi di valori e reazioni giudiziarie, in Ludica. Annali di storia e civiltà del gioco, 7, 2001, p.61-76; Id., Il potere inquisitorio del podestà, in G. Barone, L. Capo e S. Gasparri (a cura di), Studi sul Medioevo per Girolamo Arnaldi, Roma, 2001, p.379-415.
30 Cf. M. Sbriccoli, L’interpretazione dello statuto. Contributo allo studio della funzione dei giuristi nell’età comunale, Milano, 1969; Id., Politique et interprétation juridique dans les villes italiennes du Moyen Âge, in Archives de philosophie du droit, 17, 1972, p.99-113; Id., Crimen lesae maiestatis. Il problema del reato politico alle soglie della scienza penalistica moderna, Milano, 1974; Id., Tormentum idest torquere mentem. Processo inquisitorio e interrogatorio per tortura nell’Italia comunale, in La parola all’accusato... cit., p.17-32; Id., Nox quia nocet. I giuristi, l’ordine e la normalizzazione dell’immaginario, in Id. (a cura di), La notte. Ordine, sicurezza e disciplinamento in età moderna, Firenze, 1991, p.9-19; Id., Il diritto penale, in D. Cecchi (a cura di), Il codice degli Statuti osimani del secolo xiv, Osimo, 1992, p.123-133; Id., Legislation, justice and political power in Italian cities, 1200-1400, in A. Padoa-Schioppa (a cura di), Legislation and justice: the origins of the modern state, 13th-18th Centuries, Oxford, 1997, p.37-55; Id., Vidi communiter observari. L’emersione di un ordine penale pubblico nelle città italiane del secolo xiii, in Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico, 27, 1998, p.231-268 (tradotto in francese nel presente volume); Id., Giustizia criminale, in M. Fioravanti (a cura di), Lo Stato moderno in Europa, Bari-Roma, 2002, p.163-205; Id., La benda della Giustizia. Iconografia, diritto e leggi penali dal medioevo all’età moderna, in M. Sbriccoli et alii (a cura di), Ordo iuris. Storia e forme dell’esperienza giuridica, Milano, 2003, p.41-95.
31 Cf. A. Zorzi, L’amministrazione della giustizia penale nella Repubblica fiorentina. Aspetti e problemi, Firenze, 1988; Id., Contrôle social, ordre public et répression judiciaire à Florence à l’époque communale: éléments et problèmes, in Annales E.S.C., 45, 1990, p.1169-1188; Id., Aspects de la justice criminelle dans les villes italiennes à la fin du Moyen Âge, in Déviance et société, 15, 1991, p.439-454; Id., Ordine pubblico e amministrazione della giustizia nelle formazioni politiche toscane tra Tre e Quattrocento, in Italia 1350-1450: tra crisi, trasformazione, sviluppo, Pistoia, 1993, p.419-474; Id., La giustizia imperiale nell’Italia comunale, in Federico II e le città italiane..., vol.III, p.85-103; Id., The judicial system in Florence in the fourteenth and fifteenth centuries, in T. Dean e K. J. P. Lowe (a cura di), Crime Society and the Law in Renaissance Italy, Cambridge, 1994, p.40-58; Id., Ius erat in armis. Faide e conflitti tra pratiche sociali e pratiche di governo, in G. Chittolini, A. Molho e P. Schiera (a cura di), Origini dello Stato. Processi di formazione statale in Italia fra medioevo ed età moderna, Bologna, 1994, p.609-629; Id., Politica e giustizia a Firenze al tempo degli Ordinamenti antimagnatizi, in Ordinamenti di giustizia fiorentini. Studi in occasione del VII centenario, Firenze, 1995, p.105-147; Id., Conflits et pratiques infrajudiciaires dans les formations politiques italiennes du xiiie au xve siècle, in L’infrajudiciaire du Moyen Âge à l’époque contemporaine... cit., p.19-36; Id., Progetti, riforme e pratiche giudiziarie a Firenze alla fine del Quattrocento, in R. Fubini (a cura di), La Toscana al tempo di Lorenzo il Magnifico. Politica, economia, cultura, arte, Pisa, 1996, p.1323-1342; Id., La justice pénale dans les États italiens (communes et principautés territoriales) du xiiie au xvie siècle, in X. Rousseaux e R. Lévy (a cura di), Le pénal dans tous ses États. Justice, États et sociétés en Europe (xiie-xxe siècles), Bruxelles, 1997, p.47-63; Id., La politique criminelle en Italie (xiiie-xviie siècle), in Crime, histoire et société, 2, 1998, p.91-110; Id., La giustizia al tempo di Savonarola. Rappresentazioni culturali e pratiche politiche, in Girolamo Savonarola. L’uomo e il frate, Spoleto, 1999, p.191-245; Id., Negoziazione penale, legittimazione giuridica e poteri urbani nell’Italia comunale, in Criminalità e giustizia in Germania e in Italia... cit., p.13-34; Id., La cultura della vendetta nel conflitto politico in età comunale, in R. Delle Donne e A. Zorzi (a cura di), Le storie e la memoria. In onore di Arnold Esch, Firenze, 2002, p.135-170; Id., Diritto e giustizia nelle città dell’Italia comunale (secoli xiii-xiv), in Stadt und Recht im Mittelalter... cit., p.197-214. Cf. anche le raccolte di studi Istituzioni giudiziarie e aspetti della criminalità nella Firenze tardo-medievale, ed. Id., in Ricerche storiche, 18, 1988; e Criminalità e giustizia in Germania e in Italia... cit.
32 Cf. G. Ortalli, Pingatur in Palatio. La pittura infamante nei secoli xiii-xvi, Roma, 1979; e Id. (a cura di), Gioco e giustizia nell’Italia di Comune, Treviso, 1993.
33 Cf. G. Ruggiero, Patrizi e malfattori. La violenza a Venezia nel primo Rinascimento [1980], Bologna, 1982; É. Crouzet Pavan, Police des mœurs, société et politique à Venise à la fin du Moyen Âge, in Revue historique, 536, 1980, p.241-288.
34 F. Leverotti, «Governare a modo e stillo de’ Signori...». Osservazioni in margine all’amministrazione della giustizia al tempo di Galeazzo Maria Sforza duca di Milano (1466-1476), Firenze, 1994.
35 Cf. G. Cozzi, Repubblica di Venezia e Stati italiani. Politica e giustizia dal secolo xvi al secolo xviii, Torino, 1982; G. Cozzi (a cura di), Stato società e giustizia nella Repubblica Veneta (sec. xv-xviii), 2 vol., Roma, 1980-1985. Cf. anche E. Muir, Mad blood stirring. Vendetta and factions in Friuli during the Renaissance, Baltimore, 1993.
36 M. Bellabarba, La giustizia ai confini. Il principato vescovile di Trento agli inizi dell’Età moderna, Bologna, 1996.
37 Cf., per esempio, in ordine cronologico di pubblicazione (e molto selezionando): P. Costa, Iurisdictio: semantica del potere politico nella pubblicistica medievale: 1100-1433, Milano, 1969; E. Cortese, Legisti, canonisti e feudisti: la formazione di un ceto medievale, in Università e società nei secoli xii-xvi, Pistoia, 1982, p.246-263; Id., Scienza di giudici e scienza di professori tra xii e xiii secolo, in Legge, giudici, giuristi, Milano, 1982, p.117-128; L. Martone, Arbiter-arbitrator: forme di giustizia privata nell’eta del diritto comune, Napoli, 1984; M. Montorzi, Fides in rem publicam: ambiguita e tecniche del diritto comune, Napoli, 1984; F. Migliorino, Fama e infamia. Problemi della società medievale nel pensiero giuridico nei secoli xii e xiii, Catania, 1985; P. Grossi (a cura di), Storia sociale e dimensione giuridica... cit., Firenze, 1986; Id, L’ordine giuridico medievale, Roma-Bari, 1995; M. Ascheri, Tribunali, giuristi e istituzioni. Dal Medioevo all’età moderna, Bologna, 1989; M. Ascheri, I. Baumgartner e J. Kirshner (a cura di), Legal consulting in the civil law tradition, Berkeley, 1999; D. Quaglioni, Civilis sapientia. Dottrine giuridiche e dottrine politiche fra medioevo ed età moderna. Saggi per la storia del pensiero giuridico moderno, Rimini, 1989; Id., Alberto Gandino e le origini della trattatistica penale, in Materiali per una storia della cultura giuridica, 29, 1999, p.49-63; Id., La giustizia nel Medioevo e nella prima età moderna, Bologna, 2004; Th. Kuehn, Law, family and women. Toward a legal anthropology of Renaissance Italy, Chicago, 1991; O. Cavallar, Francesco Guicciardini giurista. I ricordi degli onorari, Milano, 1991; M. Meccarelli, Arbitrium. Un aspetto sistematico degli ordinamenti giuridici in età di diritto comune, Milano, 1998; J. Kirshner e L. Mayali (a cura di), Privileges and rights of citizenship. Law and the juridical construction of civil society, Berkeley, 2002; B. Pasciuta, In regia curia civiliter convenire. Giustizia e città nella Sicilia tardomedioevale, Torino, 2003.
38 Cf. D. Cavalca, Il bando nella prassi e nella dottrina giuridica medievale, Milano, 1978; P. R. Pazzaglini, The criminal ban of the Sienese commune. 1225-1310, Milano, 1979; G. Milani, L’esclusione dal Comune. Conflitti e bandi politici a Bologna e in altre citta italiane tra xii e xiv secolo, Roma, 2003.
39 Cf., per limitarsi ai secoli finali del medioevo, gli studi di A. Prosperi, Il sangue e l’anima. Ricerche sulle compagnie di giustizia in Italia, in Quaderni storici, 51, 1982, p.959-999; Id., Esecuzioni capitali e controllo sociale nella prima età moderna, in Politica del diritto, 14, 1983, p.165-182; Id., Mediatori di emozioni. La compagnia ferrarese di giustizia e l’uso delle immagini, in L’impresa di Alfonso III, Ferrara, 1986, p.279-292; S. Y. Edgerton, Pictures and punishment. Art and criminal prosecution during the Florentine Renaissance, Ithaca, 1985; L. Puppi, Lo splendore dei supplizi. Liturgia delle esecuzioni capitali e iconografia del martirio nell’arte europea dal xii al xix secolo, Milano, 1990; G. Ruggiero, Constructing civic morality, deconstructing the body: civic rituals of punishment in Renaissance Venice, in Riti e rituali nelle società medievali... cit., p.175-190; A. Zorzi, Le esecuzioni delle condanne a morte a Firenze nel tardo Medioevo tra repressione penale e cerimoniale pubblico, in M. Miglio e G. Lombardi (a cura di), Simbolo e realtà della vita urbana nel tardo Medioevo, Manziana (Roma), 1993, p.153-253; Id., Rituali di violenza giovanile nelle società urbane del tardo Medioevo, in O. Piccoli (a cura di), Infanzie. Funzioni di un gruppo liminale dal mondo classico all’età moderna, Firenze, 1993, p.185-209; Id. Rituali e cerimoniali penali nelle città italiane (secc. xiii-xvi), in Riti e rituali nelle società medievali... cit., p.141-157; Id., Rituali di violenza, cerimoniali penali, rappresentazioni della giustizia nelle città italiane centro-settentrionali (secoli xiii-xv), in P. Cammarosano (a cura di), Le forme della propaganda politica nel Due e nel Trecento, Roma, 1994, p.395-425.
40 Cf. M. Boone, Diritto di borghesia e particolarismo urbano nelle Fiandre borgognone e asburgiche (1384-1585), in Quaderni storici, 30, 1995, p.287-307; Id., State power and illicit sexuality: the persecution of sodomy in late medieval Bruges, in Journal of medieval history, 22, 1996, p.135-153; Id., Les juristes et la construction de l’état bourguignon aux Pays-Bas. État de la question, pistes de recherches, in J.-M. Duvosquel et alii (a cura di), Les Pays-Bas bourguignons. Histoire et Institutions. Mélanges André Uyttebrouck, Bruxelles, 1996, p.105-120; Id., Sources juridiques, sources littéraires: reflets de la vie politique et sociale dans le comté de Flandre à l’époque bourguignonne, in E. Rassart-Eeckhout et alii (a cura di), La vie matérielle au Moyen Âge. L’apport des sources litteraires, normatives et de la pratique, Lovanio, 1997, p.11-28; Id., Social conflicts in the cloth industry of Ypres (late 13th early 14th centuries): the Cockerulle reconsidered, in M. Dewilde et alii (a cura di), Ypres and the medieval cloth industry in Flanders. Archaeological and historical contributions, Zellik, 1998, p.147-153; Id. La justice en spectacle. La justice urbaine en Flandre et la crise du pouvoir «bourguignon» (1477-1488), in Revue historique, 625, 2003, p.43-65; e Id. e W. Prevenier, Mechanismen van sociale controle, in W. Prevenier (a cura di), Prinsen en poorters. Beelden van de laat-middeleeuwse samenleving in de Bourgondische Nederlanden, 1384-1530, Anversa, 1998, p.268-293.
41 J.-M. Cauchies e H. de Schepper, Justice, grâce et législation. Genèse de l’État et moyens juridiques dans les Pays-Bas, 1200-1600, Bruxelles, 1994.
42 D. M. Nicholas, Crime and punishment in fourteenth century Ghent, in Revue belge de philologie et d’histoire, 48, 1970, p.289-334, 1141-1176.
43 D. A. Berents, Misdaad in de middeleeuwen. Een onderzoek naar de criminaliteit in het laat-middeleeuwse Utrecht, Bunnik, 1976 (con un sommario in inglese).
44 X. Rousseaux, Taxer ou châtier? L’émergence du pénal. Enquête sur la justice nivelloise (1400-1650), Lovenio, 1990 (Université catholique de Louvain, thèse de doctorat). Cf. anche Id., L’histoire de la justice en Belgique: état des recherches d’un domaine en gestation, in Revue belge d’histoire contemporaine, 28, 1998, p.247-277.
45 J. E. A. Boomgaard, Misdaad en straf in Amsterdam, Een onderzoek naar de strafrechtspleging van de Amsterdamse schepenbank 1490-1552, Zwolle, 1992.
46 F. Vanhemelryck, De criminaliteit in de ammanie van Brussel van de late middeleeuwen tot het einde van het Ancien Régime (1404-1789), Bruxelles, 1981.
47 J. G. Bellamy, Crime and public order in England in the later Middle Ages, Londra, 1973; Id., Criminal law and society in late Medieval and Tudor England, Gloucester, 1984; cf. anche Id., The criminal trial in later medieval England. Felony before the courts from Edward I to the sixteenth century, Sutton, 1998, sul jury d’appello.
48 J. B. Given, Society and homicide in thirteenth-century England, Stanford, 1977. Dello stesso autore si veda anche il recente studio sull’Inquisizione in Languedoc: Id., Inquisition and medieval society. Power, discipline, and resistance in Languedoc, Ithaca, 1997.
49 Cf. B. A. Hanawalt, Crime and conflict in English communities, 1300-1348, Cambridge, 1979; e ora anche B. A. Hanawalt e D. Wallace (a cura di), Medieval crime and social control, Minneapolis, 1999.
50 Cf. anche T. S. Haskett (a cura di), Crime and punishment in the Middle Ages, Victoria, 1998, centrato sull’Inghilterra.
51 Cf. R. C. Palmer, The county courts of medieval England: 1150-1350, Princeton, 1982; Id., The Whilton dispute, 1264-1380: a social-legal study of dispute settlement in medieval England, Princeton, 1984.
52 Cf. A. Musson, Public order and law enforcement. The local administration of criminal justice, 1294-1350, Woodbridge, 1996; Id. e W. M. Ormrod, The evolution of English justice: law, politics, and society in the fourteenth century, Londra, 1999; e anche A. J. Musson (a cura di), Expectations of the law in the Middle Ages, Woodbridge, 2001.
53 E. Powell, Kingship, law, and society. Criminal justice in the reign of Henry V, Oxford, 1989.
54 Ph. C. Maddern, Violence and social order: East Anglia, 1422-1442, Oxford, 1992.
55 Cf. R. W. Kaeuper, War, justice, and public order. England and France in the later Middle Ages, Oxford, 1988; Id., Chivalry and violence in medieval Europe, Oxford, 1999; e R. W. Kaeuper (a cura di), Violence in medieval society, Wood-bridge, 2000. Cf. anche la bibliografia degli scritti in <http://www.rochester.edu/College/HIS/faculty/kaeuper.html>.
56 Per una panoramica generale degli studi che pone le recenti ricerche spagnole sulla prospettiva delle altre storiografie, cf. ora la ricchissima rassegna di F. Segura Urra, Raíces historiográficas y actualidad de la historia de la justicia y el crimen en la Baja Edad Media, in Anuario de Historia del Derecho Español, 73, 2003, p.577-678.
57 Cf. R. Narbona Vizcaino, Malhechores, justicia y violencia en la Valencia bajomedieval, Valencia, 1990; P. Pérez García, El Justicia criminal de Valencia (1479-1707). Una magistratura urbana valenciana ante la consolidación del absolutismo, Valencia, 1991. Una tesi è anche quella di M. A. Camocho Cantudo, Justicia real y justicia municipal: la implantación del la justicia real en la ciudades giennenses (1234-1505), Jaén, 1998, citata in Segura Urra, Raíces historiográficas... cit., p.653.
58 Cf., rispettivamente, M. T. Iranzo Muñio, Ad removendam discordie pestem: justicia y sociedad en Zaragoza durante el siglo xii, in Aragón en la edad media, 10/11, 1993, p.417-435; J. v. Cabezuelo Pliego, La punición del delito: un ejemplo de resistencia ciudadana a la acción injerente de un tribunal real, in Homenaje a la professora Carmen Orcástegui Gros. Aragón en la Edad Media, Zaragoza, 1999, p.197-207; E. Cruces Blanco, Orden público y violencia en la ciudad de Málaga a fines del siglo xv y principios del siglo xvi (1495-1516), in Meridies, 2, 1995, p.121-143; J. Castillo Sáinz, El poder y la miseria: leyes de pobres y prácticas represivas en la Valencia bajomedieval, in xv Congreso de Historia de la Corona de Aragón, 1: El poder real en la Corona de Aragón, siglos xiv-xvi, 1996, p.95-105; T. de Montagut Estragués, El régimen jurídico de los juristas de Barcelona en la Baja Edad Media, in Rudimentos legales, 2, 2000, p.63-92.
59 Cf., rispettivamente, E. Cabrera Muñoz, Violencia urbana y crisis política en Andalucía durante el siglo xv, in Violencia y conflictividad en la sociedad de la España bajomedieval, Zaragoza, 1994, p.5-25; Id., Crimen y castigo en Andalucía durante el siglo xv, in Meridies, 1, 1994, p.9-37; Th. M. Vann, Criminal settlement in medieval castilian towns, in D. J. Kagay e L. J. A. Villalón (a cura di), The final argument. The imprint of violence on society in medieval and early modern Europe, Woodbridge, 1998, p.83-96; J. A. Bonachía Hernando, La justicia en los municipios castellanos bajomedievales, in Edad Media. Revista de historia, 1, 1998, p.145-182.
60 Cf., rispettivamente, J. M. Salrach, Prácticas judiciales, transformación social y acción política en Cataluña (siglos ix-xiii), in Hispania. Revista española de historia, 57, 1997, p.1009-1048; Id., Justicia y violencia: el porqué de una problemática, in Historiar, 4, 2000, p.99-114; e F. L. Pacheco Caballero, Potestad regia, justicia y jurisdicción en el reino de Aragón: edades Media y Moderna, in El dret comu´ i Catalunya, 6, 1997, p.199-254.
61 E. Österberg e D. Lindström, Crime and social control in medieval and early modern Swedish Towns, Uppsala, 1988. Ma cf. anche M. Korpiola, «The people of Sweden shall have peace»: peace legislation and royal power in later medieval Sweden, in A. J. Musson (a cura di), Expectations of the law in the Middle Ages, Wood-bridge, 2001, p.35-51.
62 H. Zaremska, Les bannis au Moyen Âge, Parigi, 1996.
63 Cf. M. Schüssler, Verbrechen im spätmittelalterlichen Olmütz. Statistische Untersuchungen der Kriminalität im Osten des Heiligen Römischen Reiches, in Zeitschrift der Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte: Germanistische Abteilung, 111, 1994, p.148-271; Id., Verbrechen in Krakau (1361-1405) und seiner Beistadt Kasimir (1370-1402), ivi, 115, 1998, p.198-339; Id., Die Entwicklung der Gaunerund Verbrechersprache «Rotwelsch» in Deutschland von der Mitte des 13. bis zur Mitte des 16. Jahrhunderts, ivi, 118, 2001, p.387-437; Id., Raubüberfälle auf Hansekaufleute in der Nähe von Nowgorod zu Ende des 13. und Anfang des 14. Jahrhunderts, ivi, 120, 355-370; ma anche Id., Statistische Untersuchungen des Verbrechens in Nürnberg im Zeitraum von 1285 bis 1400, ibi, 108, 1991, p.117-193; e Id., Quantifizierung, Impressionismus und Rechtstheorie. Ein Bericht zur Geschichte und zum heutigen Stand der Forschung über Kriminalität im Europa des Spätmittelalters und der frühen Neuzeit, ibi, 113, 1996, p.247-278.
64 X. Rousseaux, Existe-t-il une criminalité d’Ancien Régime (xiiie-xviiie s.)? Réflexions sur l’histoire de la criminalité en Europe, in B. Garnot e R. Fry (a cura di), Histoire et criminalité de l’Antiquité au xxe siècle. Nouvelles approches, Dijon, 1992, p.123-166; Id., Genèse de l’état et justice pénale (xiiie-xviiie siècle). Contribution pour une histoire de la justice, in V. Tamayo Salaberría (a cura di), De la Res publica a los Estados modernos, Bilbao, 1992, p.235-259; Id., Initiative particulière et poursuite d’office. L’action pénale en Europe (xiie-xviiie siècles), in IAHCCJ Bulletin, 18, 1993, p.58-92; Id., Ordre moral, justice et violence: l’homicide dans les sociétés européennes, xiiie-xviiie siècles, in B. Garnot (a cura di), Ordre moral et délinquance de l’Antiquité au xxe siècle, Dijon, 1994, p.65-82; Id., De la négociation au procès pénal: la gestion de la violence dans la société médiévale et moderne (500-1800), in Ph. Gerard, F. Ost e M. Van de Kerchove (a cura di), Droit négocié, droit imposé?, Bruxelles, 1996, p.273-312; Id., Entre accommodement local et contrôle étatique: pratiques judiciaires et non-judiciaires dans le règlement des conflits en Europe médiévale et moderne, in B. Garnot (a cura di), L’infrajudiciaire du Moyen Âge à l’époque contemporaine, Dijon, 1996, p.87-107; Id., From medieval cities to national states, 1350-1850. The historiography of crime and criminal justice in Europe, in C. Emsley e L. A. Knafla (a cura di), Crime history and hi-stories of crime. Studies in the historiography of crime and criminal justice in modern history, Londra, 1996, p.3-32 (poi anche, in italiano, in Criminalità, giustizia penale e ordine pubblico nell’Europa moderna, Milano, 1997, p.11-53); Id., Crime, justice and society in medieval and early modern times. Thirty years of crime and criminal justice history. A tribute to Herman Diederiks, in Crime, histoire & sociétés, 1, 1997, p.87-118; Id., Construction et stratégies: le crime et justice entre production politique et ressources communautaires. Quelques réflexions sur l’histoire du crime et de la justice en Europe médiévale et moderne, in Criminalità e giustizia in Germania e in Italia... cit., p.327-343; e anche R. Lévy e X. Rousseaux, États, justice pénale et histoire. Bilan et perspectives, in Droit et société, 20-21, 1992, p.249-279 (poi anche in italiano in Ricerche storiche, 26, 1996, p.127-160).
65 Per limitarsi alle più recenti, cf., per esempio, N. Gonthier, Le châtiment du crime au Moyen Âge, xiie-xvie siècles, Rennes, 1998; M. Merback, The thief, the cross and the wheel. Pain and the spectacle of punishment in Medieval and Renaissance Europe, Chicago, 1999; T. Dean, Crime in Medieval Europe 1200-1550, Harlow, 2001.
66 Oltre alle molte già citate nelle note precedenti, cf. anche, per esempio: E. A. Johnson e E. H. Monkkonen (a cura di), The civilization of crime. Violence in town and country since the Middle Ages, Urbana, 1996; M. Boone e M. R. Prak (a cura di), Statuts individuels, statuts corporatifs et statuts judiciaires dans les villes européenes (moyen âge et temps modernes), Lovanio, 1996; A. Padoa-Schioppa (a cura di), Legislation and justice, ed. Oxford, 1997; R. Lévy e X. Rousseaux (a cura di), Le pénal dans tous ses états. Justice, états et sociétés en Europe (xiie-xxe siècles), Bruxelles, 1997; D. J. Kagay e L. J. A. Villalon (a cura di), The final argument. The imprint of violence on society in medieval and early modern Europe, Rochester, 1998; J.-M. Cauchies (a cura di), Les juristes dans la ville. Urbanisme, société, économie, politique, mentalités, Neuchâtel, 2000; C. Gauvard e R. Jacob (a cura di), Les rites de la justice. Gestes et rituels judiciaires au Moyen Âge occidental, Parigi, 2000; J. Hoareau-Dodinau e P. Texier (a cura di), Pouvoir, justice et société, Limoges, 2000; J.-M. Cauchies (a cura di), «Faire bans, edictz et statuz»: légiférer dans la ville médiévale. Sources, objets et acteurs de l’activité législative communale en Occident, ca. 1200-1550, Bruxelles, 2001; C. Nubola e A. Würgler (a cura di), Suppliche e gravamina: politica, amministrazione, giustizia in Europa (secoli xiv-xviii), Bologna, 2002; F. Brizay, Les justices de village. Administration et justice locales de la fin du Moyen Âge à la Révolution, Rennes, 2002; H. Millet, Suppliques et requêtes. Le gouvernement par la grâce en Occident (xiie-xve siècle), Roma, 2003.
67 Minore, invece, è stata finora l’attenzione per le pratiche giudiziarie in ambito rurale, così come per la sfera della giustizia civile, sulla quale si vedranno gli atti dei citati convegni: Il diritto fra scoperta e creazione. Giudici e giuristi nella storia della giustizia civile (Napoli, 18-20 ottobre 2001), e Praxis der Gerichtsbarkeit in europäischen Städten des Spätmittelalters (Frankfurt am Main, 1-3 April 2004).
68 Si può infatti osservare come il ricordato convegno di Göttingen del 1999 su Stadt und Recht im Mittelalter abbia privilegiato un approccio ancora forte-mente orientato al dato giuridico-normativo e istituzionale: l’indice degli atti è disponibile anche sul sito dell’editore: <http://www.vandenhoeck-ruprecht.de/sgh-bin/vandenhoeck/3-525-35170-4?RiTuu9ZD;;3>.
69 Basti qui il rinvio a R. Bordone, La città comunale, in P. Rossi (a cura di), Modelli di città. Strutture e funzioni politiche, Torino, 1987, p.347-369; e G. Chittolini, La città europea tra Medioevo e Rinascimento, ivi, p.371-393.
70 Per motivi diversi Guy Dupont, Nicolas Offenstadt e Julien Théry non han-no potuto consegnare i loro testi per gli atti. Il programma del convegno è in <http://www.dssg.unifi.it/rm-calendario/2001/prog/prog-pratiques.htm>.
71 Il riferimento è ai saggi già citati di Sbriccoli: rispettivamente, Vidi communiter observari... cit.; e Id., Giustizia negoziata, giustizia egemonica... cit., e Giustizia criminale... cit.
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