Nuove iscrizioni di consulares Campaniae
p. 253-265
Résumés
Vengono presentati nuovi dati riguardanti i consulares Campaniae, noti da quattro iscrizioni, una da Atella (una dedica imperiale a Costantino e ai Caesares del 326-337) e le restanti da Puteoli della metà circa del IV secolo. Due riguardano restauri al forum transitorium e ad un edificio destinato agli alimenta delle puellae Faustinianae; l’ultima è una base onoraria in esametri per Naeratius Scopius, databile verso il 364-366.
The article deals with new data regarding the consulares Campaniae, known by four inscriptions, one from Atella (an imperial dedication to Constantine and the Caesares of 326-337) and the remaining from Puteoli dating back to around the mid IV century A.D. Two of them are related with the restorations of the forum transitorium and of a building for the alimenta of the puellae Faustinianae; the last is an honorary basis in hexameters for Naeratius Scopius, dating back to 364-366.
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Keywords : Consulares Campaniae, Puellae Faustinianae, provincial administration
Parole chiave : Consulares Campaniae, Puellae Faustinianae, Amministrazione provinciale
Texte intégral
1La scelta di un tema, al di fuori degli interessi più immediati di Mireille Cébeillac-Gervasoni, si spiega con il ricordo del nostro ultimo incontro flegreo nell’anfiteatro di Pozzuoli, quando nel lapidarium le mostrai una nuova base onoraria, da non molti anni rinvenuta, che riguardava un consularis Campaniae di IV secolo, Naeratius Scopius. Quest’iscrizione era stata erasa in gran parte e per la posizione in cui si trovava, affiancata ad altra base, non consentiva una ravvicinata e comoda decifrazione e neppure una buona riproduzione fotografica; allora ero riuscito ad intenderne solo alcune parole. Con l’occasione al centro della nostra conversazione fu il tema dei governatori della Campania, a me particolarmente caro, avendogli dedicato il mio primo contributo scientifico1 riguardante proprio due iscrizioni conservate nello stesso anfiteatro. Per questo motivo mi è sembrato giusto presentare in un volume dedicato alla sua memoria i nuovi dati riguardanti appunto i consulares Campaniae: si tratta di tre iscrizioni inedite, oltre la citata dedica in esametri a Naeratius, nel frattempo pubblicata2; due di questi governatori sono finora ignoti alla prosopografia senatoria. Esamino per prima l’iscrizione rinvenuta ad Atella e poi le altre di Puteoli.
Atella
2La dedica imperiale di Atella, che qui ci interessa, fu rinvenuta negli scavi, svolti una diecina d’anni fa, delle terme forensi (fig. 1), i cui ambienti riportati alla luce si sviluppano su una superficie di ca. 1170 mq. nel comune di S. Arpino.
3I materiali ivi rinvenuti sono stati radunati in deposito nel contiguo palazzo Municipale d’epoca fascista (1934), un edificio che era caduto in abbandono ed è stato di recente ristrutturato proprio a scopi museali, sebbene finora mai entrato in funzione e purtroppo in parte già vandalizzato. In questo deposito ho potuto schedare qualche anno fa tutti i materiali epigrafici conservati, provenienti dallo scavo delle terme; essi ammontano a circa una ventina e sono ridotti per lo più in condizioni molto frammentarie, perché ritagliati e reimpiegati nella pavimentazione molto tarda delle terme. Che tutti provengano dall’area forense, su cui prospettava l’edificio termale, è confermato in modo evidente dalla circostanza che questi frammenti appartengono tutti a iscrizioni pubbliche (imperiali, onorarie, fra cui un cursus senatorio di rango consolare, ecc.). Tra di esse spicca una rarissima dedica al padre naturale dell’imperatore Tiberio, Ti. Claudius Ti. f(ilius) Ti. n(epos) Nero; finora ne è nota solo un’altra, probabilmente di età tiberiana, dal teatro di Marsi Marruuium3.
4L’iscrizione che qui ci interessa è molto frammentaria; ne restano tre frammenti di una lastra marmorea che si possono congiungere fra loro (fig. 2); misure: h. +27 x +39 x 2,5 cm; lett. alte 5,5/6,5 cm) vi si legge con le mie integrazioni, di cui subito dopo discuterò:
------
[--- C]onsṭ[antio/-anti]
[nobiliss(imis) Caesar(ibus)], Did[i]us Pius
[u(ir) c(larissimus), cons(ularis) Camp(aniae), deuotus se]mper numini ma=
[iestatique eorum4, curan]te splend[idis]=
[simo ordine Atellanorum].
5Anzitutto si tratta sicuramente di una dedica imperiale come mostra senza dubbio l’espressione tuttora leggibile alla lin. 3: semper numini ma/[---], cioè la comunissima frase di chiusura nelle dediche imperiali di III e IV secolo: deuotus numini maiestatique eius. Nel nostro caso si aggiunge come rafforzativo l’avverbio semper, il che accade, sebbene non di frequente, in una ventina di dediche; ma di regola semper deuotus/-issimus è posposto a numini maiestatique eius, mentre qui si nota la rarissima inversione: deuotus semper numini maiestatique eius/eorum5.
6Inoltre il vacuum alla lin. 3 dopo MA/[iestatique] è molto importante per la ricostruzione e l’impaginazione del testo epigrafico, dando la certezza che il lato destro della lastra è conservato e non è frutto di un ritaglio dovuto al reimpiego.
7Per la datazione è invece fondamentale quanto ancora si legge alla lin. 1: ONS, che è seguito da una lettera verticale, di cui resta ben visibile il piede, e dunque resta esclusa la possibilità di leggervi l’abbreviazione CONS, come titolo di un consularis Campaniae, quale dedicante principale della dedica imperiale. La lettura più ovvia CONST ci riporta senza dubbio a Costantino e ai Costantinidi, ai quali era certo dedicata la nostra epigrafe dal foro di Atella. Che sia proprio Costantino lo escluderei, perché resterebbe ben poco spazio per i suoi titoli nella lacuna della linea seguente; invece vi si può molto più verosimilmente intendere il nome di uno dei due Cesari, Constantio oppure Constanti, che entrano perfettamente nella lacuna, menzionati per ultimi in un omaggio alla casata dei Costantinidi, dove nelle linee precedenti potremmo supporre i nomi e titoli di Costantino e degli altri Cesari posteriori al novembre 324. Poiché, come subito vedremo, è esclusa una datazione precedente al 326, si può pensare solo al Cesare Costantino, se fosse Costanzo l’ultimo menzionato, oppure a Costantino e Costanzo, se qui si dovesse trattare di Costante.
8Dunque la datazione dell’epigrafe, se sono giuste le mie integrazioni, va posta dal 324 (o meglio dal 326, come vedremo subito), se il Cesare menzionato è Costanzo, oppure dal 333 (se il Cesare è Constante); il terminus ante quem in ogni caso è il 337.
9Alla lin. 4 si leggono certamente le lettere TE seguite da SPLEND, cioè l’aggettivo splendidissimo spesso associato in quest’epoca all’ordo cittadino, e dunque integrerei [curan]te splend[idissimo ordine Atellanorum]; ne abbiamo precisi confronti in iscrizioni di metà IV secolo6. A mio avviso è da escludere invece l’alternativa dedicante splendidissimo ordine, che sarebbe non solo senza confronti, ma anche troppo lungo a sinistra. Inoltre l’integrazione curante splendissimo ordine impedisce di supporre che Didius Pius sia stato un curator rei publicae di Atella, perché in tal caso nel tardo impero è il curator che si assume il compito, come capo dell’amministrazione cittadina, quale era ormai divenuto dopo le riforme dioclezianeo-costantiniane, di curare l’erezione di una statua o altro7.
10Pertanto si può essere abbastanza sicuri nel considerare Didius Pius un uir clarissimus, consularis Campaniae; da escludere invece a mio parere che possa essere stato un corrector Campaniae, perché, come ho già sopra ricordato, i correctores furono sostituiti dai consulares nel governo della Campania nel novembre 324. Ora la nostra iscrizione ricorda Costanzo, o eventualmente Costante, che divennero Caesares rispettivamente nel novembre 324 e nel dicembre 333. In ogni caso nella serie che ho a suo tempo potuto ricostruire (vd. nt. 1), in generale accolta, conosciamo già i nomi dell’ultimo corrector Campaniae, Aelius Proculus nel 323-4 e i primi due consulares, Ceionius Iulianus e Iulius Aurelianus nel 324-326. Dunque la nostra dedica va datata fra il 326 e il 337.
11Didius Pius, che, per quanto fin qui detto, va considerato un uir clarissimus, risulta essere un nome nuovo nella prosopografia senatoria tardoimperiale; addirittura, a quanto mi consta, non sono noti Didii di un qualche rilievo tra tardo III e IV secolo8.
Le nuove iscrizioni da Puteoli
12A Pozzuoli durante scavi, rimasti ancora sostanzialmente inediti, sebbene condotti oltre dieci anni fa (tra il 2006 e il 2008) dal locale Ufficio della Soprintendenza Archeologica nell’area di via Carlo Rosini, dove sorgeva il forum di età imperiale della città, sono state rinvenute tre nuove iscrizioni, una certamente ancora in situ, riguardanti governatori della Campania.
13Va al proposito ricordato che, considerando le iscrizioni ufficialmente poste nelle città della provincia a (o da) governatori della Campania, cioè correctores Campaniae, e poi dalla fine del 324, consulares Campaniae, fino a tutto il IV-inizi V secolo (in seguito la documentazione epigrafica pubblica diventa assai sporadica), si rileva significativamente che Puteoli con le sue attuali 19 attestazioni (comprese 2 di non sicura origine) ne conta ben più della stessa Capua, sede ufficiale del governatore con 14 iscrizioni, seguita da Beneventum (9 iscrizioni) e da Neapolis (4 più 4 incerte). Significativamente queste sole quattro città raggiungono quasi i due terzi dell’intera documentazione disponibile per la Campania: in totale una settantina di iscrizioni sparse per quasi 25 città. Questi dati riguardanti il notevole numero di iscrizioni poste ai o dai governatori della provincia e quello più generale delle epigrafi pubbliche tardo-imperiali a Puteoli dimostrano una vitalità straordinaria della città flegrea nel IV secolo, specie se raffrontata all’impressionante silenzio del V secolo, durante il quale non è nota alcuna iscrizione pubblica (salvo forse una del 409), mentre viceversa ne sono documentate finora una quarantina per il IV secolo9; ancora una volta una tale quantità a Puteoli non ha confronti nelle città della Campania e pochissimi nel resto dell’Italia.
141) La prima iscrizione, una lastra monumentale di marmo, fratta a destra10, fu rinvenuta negli scavi del 2007 presso il foro di via Rosini ed è tuttora inedita (fig. 3)11. Si può restituire il testo, integrandolo a mio parere senza dubbi, in questo modo:
Claudius Gaianus, u(ir) c(larissimus), cọ[ns(ularis) Camp(aniae)],
forum transitorium disposuit extṛ[uxit dedicauitq(ue)],
insistente Fl(auio) Tert[ullo, u(iro) p(erfectissimo), cur(atore) rei p(ublicae)?].
15Questi lavori furono voluti e dedicati secondo una formula tipica del tardo impero: disposuit, extr[uxit dedicauitque], dal u(ir) c(larissimus), co[ns(ularis) Camp(aniae)], Claudius Gaianus, finora ignoto. Infatti alla fine della lin. 1 si può leggere certamente CO[---]12, e dunque si tratta di un governatore della Campania cons(ularis) o corr(ector), restando esclusa senza dubbio la lettura CVR per un curator rei publicae. I lavori furono curati (insistente) da un Fl(auius) Tert[ullus?]13, che sarà stato quasi certamente un curator rei publicae della città, il più tardo finora noto per Puteoli14. Del resto in tutti i casi noti di simili interventi di restauro a pubblici monumenti da parte del governatore della provincia, la cura pratica dell’opera era assunta dal curator rei publicae della città.
16Infatti insistente, epigraficamente usato in sostanza solo nelle iscrizioni monumentali del tardo impero, indica la materiale cura dell’opera da costruire o da restaurare15, funzione che in generale nelle città poteva essere svolta in quell’epoca dai curatores rei publicae16, che erano ormai divenuti dopo le riforme dioclezianee e in particolare costantiniane i capi dell’amministrazione cittadina e non erano più, come nel II e III secolo, i commissari straordinari nominati dall’imperatore a sovraintendere le finanze e il patrimonio delle città.
17Il consularis Claudius Gaianus, a giudicare dall’onomastica, senza dubbio non apparteneva alle famiglie dell’aristocrazia senatoria; doveva essere un homo nouus, quasi certamente di origine provinciale, forse uscito dai ranghi della burocrazia imperiale17 o discendente da un militare, fra i quali il cognomen Gaianus era molto frequente18. Difatti di regola Gaianus era portato da personaggi con gentilizi imperiali (oltre Claudius, Aurelius, Iulius, Flauius, Aelius, Ulpius). Fra i rarissimi senatori con tale cognomen va ricordato un corrispondente di Libanio, nativo di Tiro e consularis di Phoenice nel 362-3, ancora vivo nel 388 (PLRE I, p. 378-379). Ma, pur essendo quasi contemporaneo del nostro, l’ignoranza del gentilizio e l’assoluta rarità in quest’epoca di governatori d’origine orientale in provincie italiche fanno ritenere assai dubbia, se non esclusa, un’identificazione.
18I restauri al forum transitorium sono databili a mio parere grosso modo tra 350 e 37019. Per questa datazione si deve richiamare la straordinaria somiglianza paleografica con un’altra iscrizione monumentale, rinvenuta nel 1957 sempre nel foro imperiale di Puteoli in via Rosini (AE 1976, 142, fig. 4), che attesta importanti restauri e abbellimenti ad un grandioso edificio, a giudicare dall’imponenza della lastra con la dedica dei lavori eseguiti20, un monumento purtroppo non meglio identificabile. I lavori furono curati verosimilmente da un governatore della Campania e dedicati imperante un solo Augusto (Aug.), il che esclude una datazione successiva a Giuliano (e comunque al 364); per altri motivi si fa preferire il periodo fra 352 e 364 (regni di Costanzo II e poi di Giuliano).
19Identiche sono le lettere (si notino in particolare la G e la E), oltre i caratteristici medesimi punti ornamentali. D’altra parte, sia pure in modo meno stringente, ma ugualmente significativa, si nota una somiglianza paleografica, con la dedica della base di statua di Audentius Aemilianus, u. c., cons. Camp. (vd. foto in EDR074810), e in specie con il signum Aemilianii inciso sul plinto, un consularis purtroppo di discussa datazione fra 364 e 377.
20Il forum transitorium di Puteoli è già noto da un decretum decurionum di età grosso modo adrianea (CIL X, 1783); ho avuto modo a suo tempo di proporre21 una sua localizzazione, che non è contraddetta dall’attuale ritrovamento, per quanto l’iscrizione frammentaria di Claudius Gaianus non sia stata trovata precisamente in situ. La designazione di transitorium riprende quasi certamente quello attribuito a Roma al forum Neruae (ma ideato e costruito da Domiziano), che per la sua funzione di passaggio, di transito, fu appunto definito anche forum transitorium, sebbene la prima menzione nota sia solo nell’Historia Augusta nella vita di Severo Alessandro22. Un forum transitorium è attestato anche nella città africana di Mustis, dove viene aggiunto nel 350 al foro, come sappiamo da una interessantissima iscrizione23; in quella città il programma di lavori di abbellimento del centro monumentale cittadino si completò circa 15 anni dopo nel 366/7 con i restauri al forum (ILTun., 1542). Qui i due fora sono strettamente connessi, come del resto già indica il nome stesso di forum transitorium, che a Mustis aggiunsero al forum solo alla metà del IV secolo, né è possibile immaginare che il forum transitorium si identifichi con il forum vero e proprio, come qualcuno ha sia pur incidentalmente proposto, perché il primo è stato, come si ricorda espressamente, costruito per la prima volta nel 350, mentre il secondo è già noto almeno dal tempo di Commodo24. Un forum transitorium è noto anche a Lambaesis in Numidia, dove fu rifatto a fundamento sempre nel tardo impero sotto Valentiniano e Valente25, ma è purtroppo di incerta localizzazione.
21Tornando a Puteoli, ho a suo tempo ritenuto che il forum transitorium fosse in realtà una strada di particolare imponenza monumentale con portici e statue, tanto da essere definita in questo modo sull’esempio di quello dell’Urbe, secondo un’imitazione della toponomastica di Roma ben nota e documentata nella colonia augustea, neroniana e poi flavia di Puteoli. Ma transitorium (di passaggio, di raccordo) verso dove? A Puteoli due fiaschette vitree di epoca tetrarchica ricordano secondo quanto proponevo già molti anni fa26, una (quella di Praga) il FORV POS FORV, cioè un forum post forum, l’altra (quella del Museo Pilkington) una STRATA POS FORV, che si riferiscono chiaramente allo stesso monumento pubblico e sembrano indicare due fora contigui, di cui uno poteva essere indicato anche come strata post forum e che quindi potrebbe ben essere identificato come un forum transitorium, di passaggio verso il forum. Nella fiaschetta di recente ritrovamento, quella di Emerita, la parola ANNIANA, che verosimilmente indica la famosa basilica Augusti Anniana del foro augusteo, è seguita subito dopo da un termine iniziante per STR, che quasi certamente è strata pos(t) foru(m).
22Non è certo qui il luogo per riprendere la questione circa l’epoca a cui far risalire il foro di via Rosini, se sia o meno riferibile alla colonia augustea, come credevo (e non solo io) prima che nell’ultimo ventennio si facessero gli scavi sul Rione Terra intorno al tempio di età augustea, costruito sull’antico capitolium della piccola colonia repubblicana del 194 a. C. Ormai si ritiene che lì fosse il foro di età augustea in uno spazio invero molto angusto, sebbene monumentalizzato e decorato in modo sontuoso27, mentre il forum di via Rosini risalirebbe alla colonia neroniana o flavia28.
232) La seconda iscrizione monumentale inedita, un frammento di epistilio di reimpiego (fig. 5), è stata rinvenuta nel 2008 durante scavi di via Rosini e riguarda ancora una volta un intervento di restauro nel foro imperiale ad opera di un altro consularis Campaniae, Virius Lupus. Ne resta la parte centrale dell’epistilio di marmo bianco con cornice a kyma lesbio e astragalo con perline e fusarole (di età giulio-claudia e reimpiegato nel IV secolo), fratto a destra e a sinistra; esso misura in alt. 16,7 cm, in largh +77 cm; spess. 12,5 cm; le lettere sono alte cm 5.
24La lettura e le integrazioni sono a mio parere sicure:
[--- puellis F]austinianis Virius Lu[pus, u(ir) c(larissimus), cons(ularis) Camp(aniae), restituit (o simili)].
25Date le sue dimensioni ridotte (che si possono all’incirca calcolare in 120-150 cm), l’architrave poteva appartenere solo ad un portale.
26Il consularis Campaniae, promotore del restauro dell’edificio, è da identificare senza alcun dubbio in un Virius Lupus; questi potrebbe identificarsi con uno dei tre governatori della Campania di tal nome, qui elencati:
- (Virius) Lupus, sotto Giuliano, noto dalla Relatio 40 di Simmaco29 (PLRE I, p. 521; vd. nt. 37); il suo gentilizio era certamente Virius, poiché nel IV secolo, salvo un personaggio di secondo piano, tutti i senatori con il cognomen Lupus appartengono a questa famiglia; il consularis del 361-363 era verosimilmente figlio del Virius Lupus, proconsul Africae tra 337 e 361 (CIL VIII, 994; PLRE I).
- Virius Lupus signo Victorius30, genericamente databile nella seconda metà del IV secolo, potrebbe anche identificarsi con 1.
- Fl(auius) Lupus31, che secondo un uso ben noto dall’avanzato IV secolo assume nella sua onomastica il gentilizio imperiale Fl(auius), divenuto ormai un’indicazione di rango; il reale gentilizio di questo consularis (o di questi due consulares, se meno verosimilmente si vogliono tener distinti), era certamente Virius. Però proprio quest’uso li esclude da una possibile identificazione con il nostro consularis.
27Tra questi consulares Campaniae il nostro è da identificare molto probabilmente con il primo32, consularis nel 361/3; infatti una datazione nel periodo 350-370 si può ricavare dalla paleografia dell’iscrizione in esame e dai caratteristici punti ornamentali, che ritornano identici nelle altre due dediche monumentali di figg. 3 e 4, rinvenute nello stesso forum di Puteoli e databili verso la metà del IV secolo; essi fanno pensare, direi con certezza, a prodotti di una medesima officina lapidaria. Dunque Virius Lupus e Claudius Gaianus saranno stati consulares Campaniae in anni non lontani; uno dei due potrebbe anche identificarsi con l’anonimo di AE 1976, 142.
28L’integrazione [F]austinianis è certa; Faustinianus è un ben noto cognomen, ma al dativo plurale in un’epigrafe monumentale nel foro, precedendo il nome di Virius Lu[pus], governatore della provincia, non vedo in quale altro modo intenderlo se non puellis Faustinianis33. Lupus restaura dunque un edificio destinato alla distribuzione degli alimenta imperiali per le puellae Faustinianae34.
29Può certo sorprendere che in pieno IV secolo resti ancora almeno il nome dell’istituzione alimentaria, voluta da Antonino Pio alla morte di Faustina maggiore (fine del 140)35 e poi sull’esempio del predecessore da M. Aurelio, quando morì Faustina minore (a. 176)36; a Roma era probabilmente ancora esistente in epoca severiana37. A Puteoli questi alimenta potrebbero forse essere collegati alla concessione da parte di Costantino di un contributo annonario di 150.000 modii di frumento, dimezzato da Costante e infine riportato a 100.000 da Costanzo fra 352 e 36038. Una seducente ipotesi mi sembra scaturire dalla datazione assai probabile di questa iscrizione al tempo di Giuliano: la sua politica di sostegno ai ceti meno abbienti (in concorrenza con le strutture ecclesiastiche) potrebbe spiegare anche la straordinaria aporia di un curiale, Puteolanus Demetrianus, omnibus honoribus functus, databile nella seconda metà circa del IV secolo39, che porta fra le cariche del suo cursus cittadino quella dal sorprendente titolo di defensor pauperorum (= pauperum), finora usato solo come elogio esornativo per vescovi o fedeli cristiani. Ma quale che sia il significato preciso di tale carica, sarebbe un’ipotesi audace collegarla con queste frumentationes, pur considerando possibile per influsso cristiano un loro slittamento di significato come aiuto ai pauperes. Tuttavia ora nel quadro si inserisce sorprendentemente il fatto che a quest’epoca (probabilmente proprio sotto Giuliano) appaiono ancora esistenti gli alimenta per le puellae Faustinianae, dato che se ne restaura l’edificio sul foro destinato alle relative distribuzioni. Sul complesso tema, cui in questa sede si può solo accennare, si tornerà altrove.
La dedica a Naeratius Scopius
30Per ultima ricordo l’importante dedica in esametri posta in onore di Naeratius Scopius, u(ir) c(larissimus), sulla quale dirò qui solo quanto riguarda la datazione del governatorato in Campania, rinviando il lettore per maggiori ragguagli e più ampia discussione al recentissimo articolo, dove l’ho edita insieme ad un mio giovane collaboratore, Umberto Soldovieri40.
31Si tratta di una base di statua41, posta nel 129, come sappiamo dal decretum decurionum ancora leggibile sul lato sinistro, in onore di tal Cn. Pompeius Euphrosynus, al quale per i meriti e la munificenza verso la città furono concessi gli ornamenta decurionalia con il successivo, dettagliato elenco degli atti di evergetismo compiuti dal personaggio onorato42.
32Sulla faccia principale della base, previa erasione del testo precedente, fu incisa la dedica a Naeratius Scopius, u(ir) c(larissimus), che fu consularis Campaniae, come vedremo, verso il 365; la dedica presenta l’importante particolarità di essere composta in esametri di buona fattura dallo stile pomposo, tipico dell’età tardo antica, che non ha certo facilitato la decifrazione, rivelandoci fra l’altro un anonimo, non disprezzabile poeta, attivo a Puteoli nel corso della seconda metà del IV sec. d.C. Il testo, che ci interessa, fu inciso nella faccia principale (fig. 6), reimpiegata per l’occasione previa rasura del campo epigrafico, dove in origine doveva essere riportata l’iscrizione onoraria per Pompeius Euphrosynus, un fenomeno, questo del reimpiego, che in Campania diviene la regola nella documentazione pubblica a partire grosso modo dalla metà del III sec. d.C.
33Il nome del destinatario della dedica tardoimperiale, Naeratius Scopius è, come di regola, riportato sul plinto43 (alt. lett. 6 cm) (fig. 7); mentre l’impaginazione dell’iscrizione nel dado, pur se poco curata (alt. lett. 3,5-4,4 cm)44, manifesta l’intenzione di rispettarne la struttura metrica.
34La lettura è a nostro giudizio certa, sebbene la decifrazione del testo abbia richiesto tempo e pazienza per le non piccole difficoltà create dall’erasione, sia pure grossolana, delle prime cinque linee nello specchio frontale (linn. 2-6), aggravate dall’assai infelice collocazione espositiva, che ha imposto un lungo lavorio di ricomposizione grafica per poter documentare al meglio le linee erase con foto a luce radente (fig. 8):
[[Sollicitus iudex, praeclara]]
[[stirpe creatus]],
[[uirtutis specimen, felix]]
5 [[Caerealis origo]],
[[suscipe perpetuae, sublimis]]
gloria, pa<l>mae
indicium semper, Scopiorum
amplissima proles.
10 Haec ordo et populus meritis
pro laudibus offert.
35Gli esametri dattilici, pur variando ogni volta la tipologia dei piedi nelle prime quattro sedi, presentano costante cesura semiquinaria. Questa la scansione metrica del carme:
Sóllicitús iudéx,│praeclára stírpe creátus, DSSSD-
uírtutís specimén,│felíx Caeréalis orígo, SDSSD-
súscipe pérpetuáe,│sublímis glória, pálmae DDSSD-
índiciúm sempér,│Scopiórum amplíssima próles. DSDSD-
Háec ordo ét populús│meritís pro láudibus óffert. SDDSD-
36Il componimento panegiristico, caratterizzato da uno stile enfatico e ampolloso proprio dell’età tardo-antica, è opera, come detto, d’un ignoto poeta, formatosi in una buona scuola, e nel complesso si presenta non privo d’una certa originalità; in ogni caso ben diverso dall’epigramma, anch’esso in esametri dattilici (CIL X, 1813), che accompagnava la statua offerta dall’ordo in anni non lontani dal nostro al uir perfectissimus, Tannonius Chrysanthius pater, nel quale si nota invece una tecnica quasi centonaria.
37Naeratius Scopius45, u(ir) c(larissimus), è già noto come consularis Campaniae da tre iscrizioni46; qui la sua qualifica non è espressamente menzionata, ma risulta chiaramente dall’iniziale espressione sollicitus iudex, essendo questa giurisdizionale la principale attività di un governatore tardoimperiale. Egli era figlio di Naeratius Cerealis, cos. ord. 358, come ribadisce in modo poeticamente enfatico (felix Caerealis origo) la nuova iscrizione puteolana, e discendeva dall’importante famiglia dei Neratii, originaria di Saepinum e ascesa al rango consolare già sotto Vespasiano, e di cui mi sono occupato da tanti anni47. Una prima datazione del suo governo campano si trae da CIL VI, 1746, postagli a Roma dal suo nutritor, Cursius Satrius, che contemporaneamente onora nello stesso sito (la domus dei Neratii sorgeva nei pressi della basilica di S. Maria Maggiore) con un’altra dedica il padre Neratius Cerealis, già cos. ord. del 358 (CIL VI, 1745): ne consegue quindi che Scopius amministrò la Campania senza dubbio dopo il 358. Ma quanto dopo? Questo è il problema. Alcuni autori si limitano a datarlo in questo modo generico, ma io penso che vi sia la possibilità di una più precisa datazione del suo governo campano. Qui entra in gioco l’iscrizione beneventana, CIL IX, 1566, purtroppo nota solo da tradizione manoscritta (cod. Redianus 77, fol. 135r-v, della fine del XV sec. senza divisione in righe), dove all’inizio è riportata la certamente erronea dedica Diuo Valeriano. L’ovvia correzione in Valentiniano sposterebbe il governo campano di Scopius dopo la morte dell’imperatore nel 375, come alcuni hanno sostenuto, ma, riconsiderando i dati a nostra disposizione, sembra invero troppo tarda; per di più nella dedica beneventana si nota, come già segnalava Mommsen, l’incongruenza di diuo seguito dalla titolatura tipica per un imperatore vivente. Pertanto si potrebbe intendere D(omino) n(ostro) Valentiniano invece di Diuo Valentiniano48, e in questo modo la dedica di Scopius sarebbe successiva al 25 febbraio 364, quando Valentiniano ascese al potere imperiale, il che significa un governo campano non precedente al 363-36449. Ora le già citate iscrizioni urbane, poste nello stesso tempo a lui e al padre da Cursius Satrius, depongono per una datazione non troppo lontana dal 363-364.
38Se si accetta la verosimile correzione all’iscrizione beneventana, che comporta una dedica a Valentiniano ancora in vita, Naeratius Scopius potrebbe essere stato consularis Campaniae in una data prossima per le suddette ragioni al 364, e quindi già nel 363 (metà) – 364 (metà) oppure nel 365-366 come immediato predecessore o successore di Bulephorus, che fu in carica nell’ott. 364 e poi nel marzo 365. Nel primo caso Scopius andrebbe identificato con l’anonimo governatore colpevole di nimia arrogatio ai danni dell’ordo Abellinatium, noto da CTh. 12, 1, 68 del 14 ottobre 364 (Seeck); ci sembra però una forzatura trovare una conferma nell’attribuirgli lo spiacevole episodio, che significò certo una per lo meno temporanea perdita del favore imperiale, nella parziale, sommaria erasione della sua iscrizione puteolana, dove comunque fu lasciato ben leggibile il suo nome sul plinto della base di statua. Ne sappiamo ancora troppo poco per dare una ragionevole spiegazione di questa singolare erasione50.
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Notes de bas de page
1 Camodeca 1971, p. 24-25, ove dimostravo anche la possibilità tramite due iscrizioni puteolane di pervenire alla datazione precisa (la fine del 324) per il cambio della denominazione da correctores a consulares; cf. inoltre Camodeca 1980-1981, p. 63-64.
2 Camodeca – Soldovieri 2018, p. 289-298.
3 CIL IX, 3662 = ILS 125a = Letta – D’Amato 1975, p. 86-92 = EDR073782 (ove altra bibl.): Ti. Claudius Nero pater / Ti. Caesaris Aug(usti); vd. Lefebvre 2000, p. 276-277, 299 n. 55, che a p. 277 data il gruppo con i genitori di Livia e Antonia minor « sans aucun doute sous le règne de Tibère », ma a p. 276 e 299: « 14/37 vel 37/41 vel 50 »; Boschung 2002, p. 156 nr. 59; senz’altro in età tiberiana, Rose 1997, p. 95-96 cat. 23 (con ult. bibl.); cfr. anche Segenni 1992, p. 189-190, spec. p. 205. Si sa che il personaggio (su cui per tutti Hinard 1985, p. 450-451) aveva stretti rapporti clientelari con questa area della Campania, dove cercò invano di creare difficoltà al triumviro Ottaviano, per cui fu salvato (lui, la moglie Livia e il piccolo Tiberio) dal sacrificio del nonno capuano dello storico Velleio (2, 76, 1), che lo ricorda con orgoglio, come uir nulli secundus in Campania. Mi domando se questi legami familiari e clientelari non siano alla base della sorprendente notizia di Svetonio secondo cui alcuni volevano fare il funerale dell’imperatore, morto a Miseno, proprio ad Atella nell’anfiteatro lungo la strada per Roma.
4 In questo contesto si trova non di rado l’abbreviazione eor(um).
5 Alla nostra atellana ho trovato solo un preciso confronto, più o meno contemporaneo, in una dedica a Costantino e ai Costantinidi del 333-337 posta da Clodius Celsinus, cons. prou. Numidiae (CIL VIII, 7011, Cirta): deuotus semper numini maiestatique eorum; forse si potrebbe aggiungere (ma semper è integrato) in una dedica a Gallieno (CIL VIII, 1430) dalla colonia di Thubursicum Bure: [colonia … semper deu]ota numini maiestatique eius.
6 Ad es., quelle poste dal governatore del Samnium, Fabius Maximus, a Telesia: curante ordine splendidissimo Telesinorum (CIL IX, 2212) e a Iuuanum (CIL IX, 2957) curante ordine; cf. anche CIL IX, 2206 (Telesia) sebbene in parte integrato, posta da un anonimo cons(ularis) Camp(aniae) al Cesare Costanzo (a. 324-337).
7 Non pochi esempi dall’Africa: curante … curatore r. p. Sulla trasformazione del cur. r. p. agli inizi del IV secolo, vd. Camodeca 1980, p. 479-483.
8 Gentilizio assente nei comuni repertori prosopografici (PIR, PLRE) per il tardo III e IV secolo.
9 Su Puteoli tardo-romana rinvio a Camodeca 1980-1981, p. 59-128, ora ampiamente aggiornato in Camodeca 2018, p. 365-442.
10 Retro liscio; misure: h. 38 × +144 × 2,8/3; h. lett. 6,4-11 cm
11 Sebbene menzionata fugacemente, senza riportarne neppure il testo, negli Atti dei Conv. Magna Grecia di Taranto, Taranto, 2007, p. 833, dove è corredata da una brutta foto illeggibile.
12 Si intravede sulla linea di frattura la forma tondeggiante della O.
13 Il cognomen di questo personaggio deve essere integrato con ogni probabilità Tertullus, che durante il tardo impero è assai frequente per personaggi di rango (vd. PLRE I), al contrario di Tertius, mai usato.
14 Sui curatores rei publicae di Puteoli vd. Camodeca 1976, p. 39-40; Camodeca 1980, p. 498-499.
15 Ad es. a Beneventum CIL IX, 1563 = EDR103695 con foto (a. 423-450).
16 Un chiaro esempio in AE 2005, 1691 per un curator r. p. di Mustis (a. 350), su cui vd. infra.
17 Si ricordi un Gaianus, praeses Daciae di rango equestre nel 283 (AE 1912, 200 = ILBulg. 188; cfr. PIR2 G 18; PLRE I, p. 377).
18 Fra i tanti anche un Ti. Claudius Gaianus, eques singularis Augusti, arruolato nel 105 e congedato nel 133 (CIL VI, 31141), che ovviamente non ha nulla a che fare con il nostro senatore.
19 Per la formula d[isposuit, ex]truxit dedicauitq[ue], riferita ad un cons. Numidiae del tempo di Valentiniano e Valente, vd. CIL VIII, 20156 = ILAlg. II, 7878 (Cuicul).
20 Alt. 117 × 76 × 20 cm; alt. lettere, cm 18.
21 Camodeca 1999, p. 16-19.
22 H.A., v. Alex., 28, 6; 36, 2. Sul forum Neruae Bauer – Morselli 1995, p. 307-311, ove bibl. precedente; sugli scavi successivi La Rocca 1998, p. 1-12; Meneghini 2009, p. 99-110 con altra bibl.
23 ILTun., 1557 = AE 1933, 105 = AE 2005, 1691 Mustis: Beati[ssimis temp]oribus d(ominorum) n(ostrorum trium) Flaui Iuli Constantii et [[Magnenti]], uictorum / perp(etuorum) [[Aug(ustorum duorum), et Decenti]], nob(ilissimi) Caes(aris), forum trans{s}itorium quod antea non erat / prou[isum u(iri) c(larissimi)] amp(lissimi) proco(n)s(ules) cum Egnatuleio Crescente, u(iro) c(larissimo), legato Numidiae, / coep(erunt) [perfecerunt]que; insistent[[e ---]] [curatore r(ei) p(ublicae) Mustitanor]um. Sull’iscrizione da ult. Beschaouch 2005, p. 1071-1084.
24 Bullo 2002, p. 133 afferma stranamente, sia pure in modo incidentale, che il vero e proprio foro di Mustis sarebbe « quello stesso che così bene venne definito transitorium in una tarda iscrizione frammentaria » [ILTun., 1557]; ma al contrario l’iscrizione (vd. nt. prec.) dice chiaramente che il forum transitorium viene creato per la prima volta nel 350, mentre il forum (senza aggettivi) è già noto almeno dal tempo di Commodo (CIL VIII, 16417 =AE 1991, 1678).
25 CIL VIII, 18119; cf. Lepelley 1981, 2, p. 420.
26 Camodeca 1977, p. 68-70, rigettando precedenti astruse e fantasiose interpretazioni; sul punto vi è ora un consenso generale; da ultima su questa serie di fiaschette vitree puteolane in un prolisso e deludente contributo vd. Popkin 2018, p. 427-461.
27 Da ult. vd. Cavalieri Manasse – Gialanella 2016, p. 23-50; tuttavia quest’ultima solo pochi anni prima esprimeva sul punto forti dubbi in base ai più recenti scavi da lei stessa diretti, vd. Gialanella 2010, p. 332-333.
28 In tal senso già Demma 2007, p. 169-179, spec. p. 178, previa analisi dei dati a lui noti. Tuttavia solo l’auspicata edizione scientifica complessiva, finora mancante, di tutti i rinvenimenti fatti negli scavi, condotti a più riprese negli ultimi venti anni in quell’area pubblica, potrà consentire conclusioni meno provvisorie.
29 Su questa Relatio vd. nt. 38. Si noti che Lupus interviene sulla concessione frumentaria di Costantino a Puteoli, stornandone una piccola quota a favore di Tarracina in grave emergenza, provvedimento che darà origine all’annosa controversia.
30 CIL X, 3858; AE 1978, 114 (Capua); CIL XIV, 2928 = AE 1997, 264 (Praeneste); cf. PLRE I.
31 CIL IX, 1580 Beneventum (sotto tre Augusti: 367-375 oppure 383-392); da identificare con ogni probabilità con l’omonimo di AE 1968, 113 = 1998, 369 = EDR074809 con foto Teanum (databile prob. nel periodo 380-410). Che questo senatore sia la stessa persona di [---]s Lupus, rector del Samnium (EDR133728), così Gaggiotti 2005, spec. p. 394-395, che vuole datarlo 367-375, resta molto incerto, se si considera che in quest’iscrizione di Saepinum compare anche Naeratius Constantius, ben noto da varie epigrafi come patronus della città negli anni 350.
32 Sebbene non sia possibile escludere con assoluta certezza il nr. 2, ammesso che non si identifichi con 1.
33 Ovviamente nessun confronto possibile si può ricavare con la schola Faustiniana menzionata in un’iscrizione prenestina del 157 di consacrazione di un templum a Sarapis (CIL XIV, 2901 = IG XIV, 1127).
34 Sul punto vd. per tutti Cao 2010, p. 72 sq. che però ritiene (p. 74 sq.), al pari di diversi altri studiosi, che questa istituzione imperiale abbia riguardato la sola città di Roma. Non tratta l’argomento Laurendi 2018.
35 SHA., v. Pii, 8, 1: Puellas alimentarias in honorem Faustinae Faustinianas constituit; per la data della morte di Faustina vd. Fasti Ost. a 140. L’istituzione è nota anche da emissioni monetali del 141 recanti sul verso la legenda puellae Faustin(ianae) (RIC III, 397-399).
36 SHA., M. Aur., 26, 6: nouas puellas Faustinianas instituit in honorem uxoris mortuae.
37 Sul punto Rawson 2003, p. 68-69 (sulla base di RIC IV, 827). Invece la notizia riguardante Severo Alessandro (SHA, Alex., 57, 7: puellas et pueros, quemammodum Antoninus Faustinianas instituerat, Mammeanas et Mammeanos instituit) lascia non pochi dubbi di genuinità, cf. Cao 2010, p. 81-84 con bibl.
38 Symm., Rel., 40; su questa concessione frumentaria vd. ampiamente Camodeca 1980-1981, p. 68-77.
39 Edita dal mio collaboratore Castagnetti 2017 (= EDR166010 con foto); a p. 115-116, fonti e bibl. sulla philanthropia di Giuliano.
40 Camodeca – Soldovieri 2018.
41 Base di statua in marmo bianco, alta 147 cm; larga 83 cm; spessa 83 cm.
42 Tutto questo lungo ed interessante testo del 129 è ora da me edito in Camodeca 2018, p. 217-231; il solo decretum decurionale era già stato da me pubblicato, Camodeca 2008, p. 585-591 (= AE 2008, 372 = EDR145163).
43 Naeratius, invece di Neratius, è una variante del gentilizio usata spesso nel tardo impero; ma non sempre, vd. ad es. Neratius Cerealis in un’iscrizione pubblica, CIL VI, 1158. Tuttavia se ne ha già un esempio nella tabula dei Ligures Baebiani del 101 (CIL IX, 1455).
44 Nella lin. 7 si nota per una trascurata incisione del lapicida l’omissione della L in palma.
45 PLRE I, p. 810; Cecconi 1994, p. 215, data il governo della Campania al 375/6 ca., come anche Last Statues of Antiquity Oxford (LSA-1728 in rete, C. Machado); invece genericamente dopo il 358 per Chastagnol 1963, p. 364; sotto Valentiniano per Torelli 2002, p. 233-234, 254.
46 CIL VI, 1746 = ILS 1246 = EDR137196 Roma: Naeratio Scopio, v(iro) c(larissimo), / [f]ilio, consulari / Campaniae, / Cursius Satrius, / nutritor eius, / patrono omnia / pr(a)estantissimo; CIL X, 1253 = EDR139120 Nola: Naeratius Scopius, v(ir) c(larissimus), / cons(ularis) Camp(aniae), / ad splendorem urb(is) / Nolanae constitui / praecepit; CIL IX, 1566 = EDR139124 Beneventum (di tradizione manoscritta): D(omino) <n(ostro)> Vale<ntin>iano, / parenti rei p(ublicae), / Pio Felici Victori, / semper Augusto, / Naeratius Scopi(us), / v(ir) c(larissimus), cons(ularis) Camp(aniae), / numini eius maiestatiq(ue) / devo[t(us)].
47 Su di essa vd. ora, per tutti, Camodeca 2007, p. 291-311, con bibl.; su Naeratius Cerealis e i Naeratii di IV secolo più ampiamente in Camodeca – Soldovieri 2018.
48 Così già Seeck 1921, col. 831; ma con molta cautela, anche Panciera 1971, p. 275 = Panciera 2006, p. 1024. Molto meno plausibile l’ipotesi estrema di un mero falso, di Thomsen 1947, p. 211-212, che propone alla lin. 1 come altra possibile correzione: Flauio Valentinano.
49 Sul periodo (tarda estate) di entrata in carica dei governatori della Campania vd. Mazzarino 1974, p. 305-306; Camodeca 1980-1981, p. 106-107.
50 Allo stesso modo la rispettiva posizione delle quattro basi di statua, rinvenute l’una accanto all’altra nel portico del foro imperiale di Puteoli, tutte di reimpiego e databili fra gli anni 360 e i 390, non può essere un argomento dirimente sulla loro precisa sequenza cronologica, tenendo anche conto della carente documentazione sugli scavi di via Rosini. Certo la più tarda è quella dedicata a Tannonius Chrysantius filius almeno dieci anni dopo quella posta al padre omonimo (vd. Camodeca 2014); fra di esse c’erano quelle dei consulares Campaniae Audentius Aemilianus (la sua carica è di discussa datazione fra 364 e 378) e Naeratius Scopius. Sarebbe del tutto aleatorio ritenere che questa sequenza rispetti un ordine cronologico, trattandosi per di più di basi onorarie di reimpiego.
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Ostia, l’Italia e il Mediterraneo
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- (2022) Books Received 72.2. The Classical Review, 72. DOI: 10.1017/S0009840X22001585
Ostia, l’Italia e il Mediterraneo
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