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Le élites locali dell’Apulia

Un nuovo documento

p. 247-252

Résumés

Un’imponente ara funeraria iscritta, trovata in Apulia, nel territorio di Aecae (Troia), fa conoscere un nuovo ramo della gens Seppia, i Publii Seppii, e costituisce un significativo documento delle relazioni sovramunicipali delle élites locali.

An imposing funerary ara, found in Apulia, in the territory of Aecae (Troia), introduces an unpublished branch of the gens Seppia, the Publii Seppii. It also constitutes a significant document of the supra-municipal relations of the local élites.

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Keywords : Apulia, local élites, supra-municipal relations

Parole chiave : Apulia, élites locali, relazioni sovramunicipali


Texte intégral

1Il presente contributo riguarda un’ara funeraria iscritta inedita, il cui testo trova la sua collocazione nello studio delle élites locali, che ha avuto tanta parte nelle ricerche condotte da Mireille Cébeillac-Gervasoni, ma anche da molti di noi, su suo impulso1. Ho avuto notizia di questo monumento alla fine del 2016, ma solo nel 2018 sono riuscita a vederlo (autopsia, 18 gennaio)2. Attualmente l’ara è conservata a Gravina di Puglia, nella estrema parte occidentale della provincia di Bari, come elemento di decoro in un ristorante prospiciente al sito archeologico preromano di Botromagno3: ci auguriamo che possa essere quanto prima acquisita dalla Soprintendenza archeologica.

2L’ara non proviene da Gravina, ma dalla Puglia settentrionale, dall’agro del comune di Troia, Aecae in età romana, per quanto siamo riusciti a sapere. Nella non facile indagine sulla sua provenienza è stato prezioso il contributo del Signor Giuseppe Schinco di Gravina, attento studioso del territorio, collaboratore di Alaistair e Carola Small, gli archeologi che per decenni hanno indagato, e ancora studiano, l’area di Gravina.

3È un’imponente monumento in marmo, di pregio (fig. 1-2), ritrovato insieme con una vasca monumentale in pietra calcarea fratta in più pezzi, con un diametro approssimativo di circa 3 metri, attualmente conservata in un’area in abbandono dello stesso ristorante. L’ara ha la base e il coronamento modanati lungo tre lati del monumento (liscio il lato posteriore), presenta sul fianco destro la rappresentazione di uno specchio, come spesso in monumenti pertinenti a giovani donne, su quello sinistro la consueta patera. Su entrambi i lati si rilevano due incassi di forma trapezoidale, simmetrici, segni di un qualche successivo riutilizzo4. Le misure sono di 121,5 x 73 x 64 cm (sp. massimo); le misure delle lettere sono decrescenti: da 4, 5 a 3 cm (lettere nane: l’ultima I di l. 2; la U di l. 3 ; l’ultima A di l. 4). Si osservano punti separativi a forma di triangolo con il vertice rivolto verso il basso, anche in fine di riga alle ll. 7, 8, 10. La scrittura usa le lettere capitali, con apicature accentuate (vd. M e R di l. 10).

Fig. 1 – Ara funeraria di Seppia Secundina (foto: A. Raimondo).

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Fig. 2 – Iscrizione funeraria di Seppia Secundina (foto: A. Raimondo).

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4Coronamento e base sono aggettanti rispetto al tronco dell’ara: il fastigio è decorato da una fascia liscia che termina ai due lati della fronte con pseudo pulvini che interessano anche il fianco destro e sinistro dell’ara. Segue la modanatura (gola diritta, listello, gola diritta); quindi lo specchio epigrafico riquadrato da una cornice (gola rovescia e listello), infine la base formata (a partire dal basso) da alto zoccolo, gola diritta, gola rovescia, listello.

5Il testo non presenta problemi di lettura:

      D(is) M(anibus);
      Seppiae P(ublii) f(iliae), P(ublii) nepti,
      P(ubli) pronepti, Secun=
      dinae, uxori ra=
5    rissimae, femi=
      nae innocen=
      tissimae;
      uixit ann(os) XXIV, d(iem) I;
      T(itus) Annaeus Rufus
      maritus.

6La morfologia della base e la paleografia convergono per una collocazione cronologica del monumento non precedente alla seconda metà del II secolo d.C. e difficilmente posteriore all’età severiana; di uso prevalentemente tardo anche l’attributo innocentissima. Il testo costituisce l’epitaffio di Seppia Secundina, giovane donna dalla genealogia importante, posto dal marito T. Annaeus Rufus. Nella struttura del testo è piuttosto eccezionale la contemporanea presenza di due apposizioni e relativi attributi (uxori rarissimae e feminae innocentissimae), con accentuazione del profilo morale e dell’unicità della giovane moglie. È interessante rilevare che in una coeva epigrafe onoraria puteolana (CIL X, 1785),5 uno dei pochi raffronti disponibili per il doppio appellativo, la qualificazione della defunta, honestissim(ae), matron(ae) et rarissim(ae) femin(ae), indica, con l’attributo honestissima, la sua appartenenza alla fascia più alta della nobilitas municipale (suo marito e suo fratello sono membri dell’ordine equestre); ma in questo caso si tratta di un testo ufficiale da far risalire al senato locale6. Nell’epigrafe di Seppia Secundina la posizione sociale della donna è indicata dal nome del padre e degli avi.

7Per quanto attiene ai protagonisti del monumento occorre registrare che il nome del marito, T. Annaeus Rufus, è già noto: così si chiama infatti uno dei decurioni di maggior rilievo dell’albo decurionale di Canosa (223 d.C.), dove un T. Annaeus Rufus occupa il secondo posto nella lista dei quinquennalicii, cioè degli ex IIuiri quinquennales della colonia, che sono solo 7 nella tavola7; il numero dispari significa che almeno un ex quinquennalis era defunto quando l’albo fu inciso (notoriamente il duovirato quinquennale era rivestito da una coppia di magistrati). Ricordo inoltre che i decurioni nelle varie categorie dell’albo erano disposti secondo il rango e l’anzianità nel rango, seguendo il criterio di precedenza noto dalle fonti giuridiche (Dig., 50, 3, 1, Ulp. 3 de off. proc.): 8 quinquennales ci portano indietro di almeno 20 anni. Peraltro dobbiamo presumere che T. Annaeus Rufus avesse in precedenza percorso il cursus honorum, a partire verosimilmente dai 25 anni e rispettando gli intervalli tra le magistrature previsti dallo statuto della colonia8, quindi egli era, nel 223, uno dei più anziani ed autorevoli esponenti del senato locale, presumibilmente da più di due decenni presente nel gruppo dirigente della colonia. La cronologia delle due testimonianze nel quadro geografico indicato, la congruità sociale dei due Titi Annaei Rufi (questo dell’ara e quello dell’albo) rendono la loro identificazione possibile.

8Cosa sappiamo del canosino T. Annaeus Rufus? Fino ad una ventina di anni fa era l’unico esponente della sua gens noto a Canusium; questo isolamento, data la posizione di prestigio richiamata, suscitava una certa meraviglia9. Ma nel 2001 abbiamo pubblicato l’epitaffio, rinvenuto sempre a Canosa, di un mercante di canusinae (mantelli di lana prodotti a Canosa), databile alla seconda metà del II secolo, a lui posto dall’amico Q. Annaeus Caricus; il mercante si chiamava L. Pontius Amemptus ed è noto anche da due epigrafi urbane; i due erano presumibilmente liberti10. A questo testo si è aggiunta una nuova lettura di un’epigrafe urbana in greco, restituita dal cimitero cristiano di Panfilo, di III secolo11, relativa ad una donna: Ἀνναῖα Λούκιδα κανυ/σινάρα (Annaea Lucida, canusinara).12 Dopo il canusinarius canosino anche la parola che segue il nome della donna è stata intesa come commerciante di canusinae, e non come indicazione dell’origine geografica, confermando l’interesse degli Annaei nel commercio di questi mantelli di lana tra Canosa e Roma. Va peraltro tenuto presente il diverso prenome di Annaeus Caricus (Quintus) rispetto a T. Annaeus Rufus.

9Gli Annaei, non molto attestati a Canosa, come si è detto, sono documentati nella vicina Venosa, nei fasti tardorepubblicani13 e poi in una epigrafe di II secolo, proveniente dal territorio venosino14; non sono altrove testimoniati in Apulia et Calabria15. Il gentilizio è presente, qua e là, prevalentemente tra Sannio, Sabina, Umbria ed Etruria ed anche ad Aquileia, ma senza picchi particolarmente significativi; molto consistente la presenza urbana16. Altre attestazioni di età repubblicana si registrano nell’Urbe17, a Crotone (un duoviro con prenome Titus18), ancora a Delo19 e Narona20.

10Veniamo ora a Seppia Secundina: il dato che più colpisce nella sua onomastica è il patronimico, seguito dal nome del nonno e del bisnonno, che vanno indietro per tre generazioni, le quali si dispiegano nel corso del II secolo, facendo conoscere una famiglia inedita di Publii Seppii, che sembra avere nel Publius Seppius, bisnonno di Secundina, un personaggio di particolare rilievo. Se Annaeus Rufus, la cui età nel 223 poteva aver superato i 50 anni, avesse sposato Secundina in età giovanile, il monumento potrebbe essere datato agli ultimi anni del II secolo o ai primi del successivo, e il bisnonno di Secundina andrebbe cercato tra l’età traianea e la prima età di Adriano.

11La presenza del nome del nonno e dell’avo è ben rara per esponenti della nobilitas municipale; per le donne ho recuperato un altro solo esempio da Corfinio, riferito alla figlia di un cavaliere romano, datato al III sec. circa21; si tratta di un modello che piuttosto riecheggia la rappresentazione di personaggi appartenenti all’ordine senatorio (le banche dati epigrafiche rendono noti una decina di casi, tutti riferibili a donne afferenti a questo ordine), e notoriamente la domus imperiale.

12Richiamiamo ora ciò che sappiamo dei Seppii. Il gentilizio è di origine osca22; in Italia poco più di sessanta sono le attestazioni del nomen restituite dall’epigrafia lapidaria (una decina in più includendo anche le province) e di queste una ventina (circa un terzo) provengono dalla regio II, nel cui ambito si individuano due picchi, quello venosino con otto epigrafi23, e l’Irpinia con 10 documenti, provenienti prevalentemente da Benevento e dal suo agro24, e dal municipio localizzabile tra Frigento e Rocca San Felice25. Più di venti anni fa, presentando un’epigrafe funeraria, allora inedita26 e recuperata nell’agro di Benevento, posta per un Q. Seppius Q. f. Rufus e per sua moglie (ultimi decenni del I a. C.), misi a fuoco l’antica presenza e robustezza dei Seppii in Irpinia, dove compaiono nella classe dirigente locale a Benevento, già nella fase municipale che precede la colonia triunvirale27. Nell’età del principato, gli studi prosopografici e onomastici per un verso hanno evidenziato il personaggio di C. Seppius Rufus (PIR2 S 404), noto come idiologus in Egitto tra il 14 e il 16 d.C., per il quale è stata prospettata un’origine venosina o beneventana28; per l’altro Giuseppe Camodeca, già nel 1982, considerata la densità dei Seppii a Venusia, tra I e III secolo (unico prenome attestato Quintus), la particolare evidenza del cognome Rufus / Rufina, e innanzitutto una serie di testimonianze significative29, indicò quella città come probabile origo del senatore Q. Seppius Celer M. Tillius Sassius Candidus (PIR2 S 403), di età traianea, noto da due epigrafi cipriote30 e imparentato, come indica il polionimo, con i Tillii Sassii di Larino31.

13Tornando ai Publii Seppii dell’ara in questione, occorre osservare che il prenome Publius non compare né tra i Seppii di Venusia, né nelle altre testimonianze restituite dalla regio II 32. A Frigento recuperiamo l’unico caso di un Seppius con cognome Secundus33, troppo comune per essere significativo.

14A parte questi nuclei maggiormente consistenti di attestazioni, appaiono utili altre due testimonianze: un’ara funeraria, databile al pieno II sec. d.C., che proviene dall’agro di Lucera, precisamente da Località Carignano, sita a 12 km dal centro, sulla direttrice che conduce verso il Molise, in un comprensorio attraversato dal regio tratturo Castel di Sangro-Lucera34. L’epigrafe documenta un Seppius Proculus, patronus dell’alumnus Seppius Primus; non è ricordato il prenome35.

15La seconda testimonianza è la presenza di un proprietario di nome Seppius Ferox, presumibilmente facoltoso, nella Tabula alimentaria dei Ligures Baebiani, del 101 d.C.36.

16Quali conclusioni possiamo trarre? Innanzitutto abbiamo acquisito un dato nuovo, in quanto nell’età del principato, oltre i Q. Seppii, potenti a Venusia, di rango senatorio in età traianea, se non già precedentemente, è evidente che si consolida nel II secolo un altro robusto ramo della gens, i Publii Seppii, con le carte in regola per l’ordine equestre e che forse guardava anche più avanti, costruendo relazioni con la fascia più alta dell’élite locale di Canosa. Imprudente avanzare ipotesi perentorie sull’origo di questi PSeppii: la proprietà della villa nell’agro di Aecae potrebbe appartenere sia a TAnnaeus Rufus, che è il dedicante dell’epigrafe, ancorché gli Annaei siano completamenti assenti nello scacchiere dell’Apulia settentrionale, sia agli stessi Publii Seppii. In attesa di nuovi documenti, si può solo rilevare che il ceppo di più antica tradizione è quello beneventano, che la stirpe mostra una indubbia ramificazione tra Irpinia e Apulia, con solidi rami, da decenni, a quanto sembra, indipendenti. L’ignoranza del prenome del Seppius Ferox, proprietario nella Tabula dei Ligures Baebiani, ci priva di un tassello importante della vicenda. In conclusione, questa iscrizione costituisce un ulteriore documento delle relazioni sovramunicipali della fascia più elevata delle élites locali37, e la localizzazione dei centri evocati, Aecae, Canusium, Luceria, tutti in primo piano nella rete dei percorsi delle strade della transumanza, sembra suggerire la connessione dell’orizzonte individuato con uno spazio economico, quello dello sfruttamento delle greggi, della produzione e del commercio della lana.

Bibliographie

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Notes de bas de page

1 Sono profondamente grata all’École française de Rome e alla sua direttrice Catherine Virlouvet per aver dato vita con sollecitudine a queste giornate in memoria di Mireille Cébeillac-Gervasoni, che ci ha lasciati alla fine di marzo del 2017. Dovevamo questa iniziativa alla sua intelligenza, all’impegno, al coraggio, ai risultati ottenuti nella ricerca e nella organizzazione della ricerca, e non meno alla nostra reciproca amicizia.

2 Devo la segnalazione all’archeologo, dottor Giovanni De Venuto, che ringrazio vivamente. Le fotografie sono di Antonio Raimondo, che parimenti ringrazio.

3 Il ristorante denominato ‘Madonna della Stella’ è di proprietà del Sig. Vito Bosco.

4 Per intagli in altri monumenti di area apula: cfr. ERCanosa, I, 34 (analogo incasso trapezoidale, ma solo sul lato destro dell’ara funeraria) e 29 per incavi simmetrici di forma rettangolare.

5 Ripubblicata da Evangelisti 2011, p. 25-26; G. Camodeca in EDR108243 (2017); cf. De Carlo 2015, p. 143.

6 Pflaum 1970, p. 180.

7 ERCanosa, I, 35, II, 3.

8 Non conosciamo l’età minima prevista dalla legge istitutiva della colonia canosina per accedere alle magistrature, ma è opportuno ricordare che la Lex Malacitana, cap. 54, prevedeva un’età minima di 25 anni ed un intervallo di un quinquennio per ricoprire la stessa magistratura; un rescritto dell’imperatore Gordiano, conservato dal CJ, 10, 41, 2, prescriveva un intervallo di un triennio tra magistrature diverse e un intervallo di un quinquennio per l’iterazione della stessa magistratura. Cf. Curchin 1990, p. 25-27 e nota 13.

9 Cf. ERCanosa I, 35, p. 54.

10 Grelle – Silvestrini 2001, p. 113-120 (AE 2001, 866); Silvestrini 2003, p. 893-904 (AE 2003, 360).

11 ICUR X, 26493.

12 Grelle – Silvestrini 2001, p. 120.

13 InscrIt XIII, 1, 8 = InscrIt XIII, 2, 6, l. 10: L. Annaeus, aedilis, l. 31: C. Annaeus, IIvir; cf. inoltre M. Chelotti, SupplIt 20, p. 53.

14 Recuperata nell’agro del comune di Spinazzola: M. Chelotti, SupplIt 20, n° 62: Anea Rufina.

15 Un’ampia ricognizione degli Annaei in Italia è stata curata da Buonocore 2003.

16 Ancora significativa la ricognizione epigrafica curate da Buonocore, vd. sopra, nota 15.

17 CIL I2, 2527b = ILLRP 952.

18 CIL I2, 2542 = ILLRP 575.

19 CIL I2, 2256 = IDélos 2638.

20 CIL I2, 2289 = ILLRP 206M; CIL I2, 2291 = ILLRP 629. È stato osservato che il nome di origine illirica Annaius viene reso in latino spesso con Annaeus, cf. AE 1966, 393.

21 CIL IX, 3180, cf. M. Buonocore, SupplIt 3, 118.

22 Lejeune 1976, p. 143.

23 Ripropongo la documentazione già raccolta in Silvestrini 2005, p. 69: CIL IX 432 e M. Chelotti, SupplIt 20, p. 57-58; AE 1975, 228-229 = M. Chelotti, SupplIt 20, nos 205 e 140; AE 1981, 260 = M. Chelotti, SupplIt 20, no 47; AE 1984, 255 = AE 1994, 449 = M. Chelotti, SupplIt 20, no 204; AE 1993, 530 = M. Chelotti, SupplIt 20, no 41; M. Chelotti, SupplIt 20, nos 72 e 206.

24 CIL IX, 1634 = I2, 1728 (p. 1030); 1960; 1418 = EDR134281; CIL IX, 2105 = EDR103349; AE 1997, 399 = EDR134280 (le schede di EDR sono di G. Camodeca).

25 CIL IX, 1014; CIL IX, 1049 = EDR167240; CIL IX, 1064 = EDR167237 (le schede di EDR sono di G. Camodeca). Sul municipio in questione e sulla possibile pertinenza di Nusco, citata appresso, al municipio quattuorvirale di Compsa cf. Camodeca 1996, p. 190 (= Camodeca 2008, p. 57-58). A completamento della documentazione irpina occorre aggiungere CIL IX, 995, epigrafe rinvenuta a Nusco, e la presenza di Seppii nella Tabula alimentaria dei Ligures Baebiani (vd. oltre).

26 Silvestrini 1997, p. 7-13 = AE 1997, 398.

27 CIL IX, 1634 = I2, 1728 (p. 1030).

28 Inoltre cf. De Carlo 2015, p. 239-240.

29 Particolarmente notevoli CIL IX, 432 e CIL X, 135; vd. anche sopra nota 23.

30 AE 1975, 821 e 837.

31 Camodeca 1982, 147.

32 Caius, Marcus, Quintus sono i prenomi attestati dalle epigrafi beneventane (sopra, nota 24) e, nell’area del municipio di Frigento - Rocca San Felice registriamo i prenomi, Aulus, Caius, Lucius, Numerius, (sopra, nota 25).

33 CIL IX 1064 = EDR167237 (G. Camodeca), datazione: 1-70 d.C.

34 Le tappe sono richiamate in Gabba – Pasquinucci 1979, p. 172: il tratturo dopo aver toccato Celenza puntava su Lucera.

35 L’epigrafe è stata riproposta da Chelotti 1999, p. 31-32 = AE 1999, 522 = EDR078955 (A. Gallo).

36 CIL IX, 1455, 3,46: Seppius Ferox figura come confinante nel pagus Martialis; nello stesso pagus un Ferox (gentilizio perduto) è proprietario di un fundus Valerianus (3, 1), che impegna per 40.000 sesterzi, e un Bebbius Ferox (3, 47) è anch’egli proprietario di un fundus Valerianus. Champlin 1981, p. 253, ha convincentemente supposto che Ferox e Seppius Ferox siano da identificare e che questo personaggio sia parente, verosimilmente cugino di Bebbius Ferox. L’identificazione di Ferox con Bebbius Ferox va esclusa, poiché nessun proprietario compare due volte, come tale, nella Tabula.

37 Per il ruolo delle alleanze matrimoniali tra famiglie senatorie ed equestri e tra famiglie senatorie nella regio II cf. Camodeca 1982, p. 111-112; il caso dell’ascesa sociale di famiglie della nobilitas municipale di Larino in Silvestrini 1996. Da confrontare il volume curato Andreau – Bruhns 1990.

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