Le Terme Marittime della Marciana e del Sileno, e i balnea ostiensi di Musiciolus e dello Scheletro
Fonti epigrafiche e accertamenti archeologici
p. 147-160
Résumés
Le indagini del Progetto Ostia Marina consentono di leggere le trasformazioni del paesaggio marittimo in un ampio arco cronologico, ma anche di osservare i segni delle profonde trasformazioni impresse dalla politica edilizia di Adriano. Il quartiere fuori porta Marina assume per effetto delle direttive imperiali i caratteri di un vero e proprio quartiere del benessere termale. Le Terme della Marciana e le Terme del Sileno – presto riconosciute come le «terme marittime» di Ostia – costituiscono il perno del suburbio. Alla fine del IV secolo la funzionalità termale del quartiere continuerà ad essere assicurata, anche se le preferenze del pubblico si orienteranno, in un contesto socio-culturale profondamente mutato, verso minimali impianti a gestione privata («balnea») per una clientela ormai piuttosto limitata.
The investigations carried on by the Ostia Marina Project allow us to better understand the transformations of the maritime landscape of the town in a wide chronological range, but also to observe the signs of the deep transformations marked by the building strategy of emperor Hadrian. The neighborhood out of Porta Marina assumes the features of a wellness district thanks to the imperial decisions. The Marciana Baths and the Silenus Baths – soon recognized as the Maritime Baths of Ostia – form the core of the district. At the end of the IV century the thermal function of the district will continue to be assured, even if the preferences of the public will be oriented, in a deeply changed socio-cultural context, towards small private baths (balnea) for few customers.
Entrées d’index
Keywords : ancient Ostia, Neighborhood out of Porta Marina, Maritime Baths, Balnea, Hadrian
Parole chiave : Ostia antica, Quartiere fuori Porta Marina, Balnea, Adriano
Texte intégral
Un paesaggio dinamico
1Le ricerche del Progetto Ostia Marina sono indirizzate alla comprensione dell’evoluzione storica di Ostia in un’ottica specifica, cioè a partire dai suburbi, in particolare dal suburbio marittimo di porta Marina. A Ostia i suburbi costituiscono delle sensibili terminazioni nelle quali si avvertono, prima che nello spazio intramuraneo, i segnali di espansione così come quelli di contrazione (fig. 1). Per questo settore della città la fonte epigrafica assume un interessante profilo ricco di sfaccettature. Il patrimonio di iscrizioni lapidee si è andato progressivamente arricchendo sin dai primissimi scavi settecenteschi. Ben noto è il caso della monumentale iscrizione conservata ora a Roma, frutto di una precoce musealizzazione, nel Museo dei Conservatori1, oppure delle iscrizioni ricoverate nei magazzini a seguito degli scavi dell’E42 e ritrovate nel corso delle recenti indagini sulla storia della ricerca archeologica a porta Marina. Tra i pezzi iscritti pertinenti si può includere l’ara reimpiegata come base di una statua trasferita in antico nel foro con la menzione dei loci sordentes2. Vi sono epigrafi tuttora visibili reimpiegate negli edifici del quartiere (si pensi a quelle sulla superficie pavimentale della Sinagoga), oltre a un nucleo di iscrizioni provenienti dalle indagini del Progetto Ostia Marina e attualmente in corso di studio.
2A più di dieci anni dall’inizio delle attività del Progetto emerge un primo bilancio degli indici di sviluppo edilizio misurabili nel quartiere, che nel I secolo a. C. costituiva una porzione della costa ancora bagnata dalle onde marine, mentre nel IV secolo d.C. era uno spazio già ampiamente edificato tra la città e il mare, che dopo il Mille sarebbe stato nuovamente aggredito dal moto ondoso (fig. 2).
3Sono ormai disponibili sufficienti elementi che consentono di affermare, su solide basi, la natura polifunzionale del quartiere: tra la metà del I secolo a.C. e l’età flavio-traianea vi si installarono spazi santuariali (come il santuario della Bona dea), strutture a carattere commerciale, complessi residenziali (come la Domus Fulminata), con presenza di edifici funerari non privi di risvolti monumentali (fig. 3). Si tratta perlopiù di uno sviluppo non pianificato dalla mano pubblica, in un’area dall’andamento sinuoso. La sopravvivenza di un cordone dunale è ricostruibile sulla base dei livelli d'uso rilevati degli edifici costruiti tra il I secolo a.C. e il I d.C. (fig. 4).
4Chi avesse visitato il quartiere fuori porta Marina alla conclusione del ventennio adrianeo, o meglio negli anni di Antonino Pio, avrebbe incontrato un paesaggio totalmente rinnovato, cioè livellato e occupato da edifici.
5La celebre iscrizione monumentale del 133 d.C. ora nella collezione epigrafica della basilica di S. Paolo fuori le mura3 formalizza il senso di riconoscenza della cittadinanza nei confronti dell’evergetismo di Adriano nell’arco dei primi quindici anni di potere (fig. 5). L’iscrizione è da considerare il suggello finale della stagione dell’impegno per Ostia – diretto in prima persona – dell’imperatore, che entrò nel vivo della vita politica locale, assumendo per due volte la carica di duoviro della colonia ostiense, e che certamente visitò la città.
6Anche se era già parso necessario riconoscere l’evidenza di opere pertinenti alla cosiddetta epoca «tardo-adrianea»4 come il blocco edilizio della Caserma dei Vigili e delle Terme di Nettuno, un vero e proprio cono d’ombra non permetteva di riconoscere compiutamente la fisionomia progettuale di quest’ultima delicatissima fase, segnata in campo edilizio dal passaggio a Ostia dall’opera mista all’opera testacea, poi stabilmente adottata per almeno un sessantennio (fig. 6).
Le «Thermae maritimae»
7Come accennato, le ultime ricerche hanno consentito di illuminare il momento finale dell’evergetismo adrianeo a Ostia. Preceduto dallo smantellamento sistematico delle sepolture presenti e dall’installazione di un terminale dell’acquedotto (una cisterna di 215.000 litri), si deve attribuire ad Adriano nei suoi ultimi anni l’ideazione di un quartiere marittimo del benessere imperniato su grandi edifici termali pubblici, cioè i due complessi delle Terme della Marciana e delle Terme del Sileno (fig.7), accompagnati da edifici con funzioni complementari come, ad esempio, il Caseggiato delle due scale, datato, grazie ai bolli di Serviano console per la terza volta, al 134 d.C. o poco dopo (fig. 8). In base ai dati archeologici le due grandi terme sono accomunate dall’unico committente e dalla comune, conseguente, dedicatio negli anni di Antonino Pio. A testimoniare l’impegno di questo imperatore per la prosecuzione delle opere del padre adottivo è l’iscrizione CIL XIV, 98 (fig. 9), forse da riferire proprio alle Terme della Marciana (e non necessariamente alle Terme di Nettuno)5. D’altra parte l’Historia Augusta menziona esplicitamente un lauacrum ostiense da lui realizzato6. Le consonanze tra i due edifici non si esauriscono peraltro nella committenza adrianea. Vi sono infatti indizi precisi di un’importante spinta dell’industria edilizia nell’epoca severiana, che ha coinvolto con significative ristrutturazioni diversi edifici del quartiere, e in particolare i due complessi termali fuori porta Marina (cf. fig. 8). Nelle Terme del Sileno è documentata l’apertura di un cantiere all’interno, probabilmente per scopi manutentivi degli impianti idraulici; nelle Terme della Marciana sono invece evidenti i restauri dei pavimenti e soprattutto l’occlusione dell’originaria natatio ovale del frigidarium.
8Passando al IV secolo, va detto che le recenti indagini indicano nell’epoca dei Valentiniani un impegnativo riadattamento delle strutture delle Terme del Sileno, che vedono l’annullamento di una monumentale natatio fredda, colmata e convertita in raffinato ambiente pavimentato a piastrelle marmoree policrome (fig. 10)7.
9Nell’iscrizione CIL XIV, 137 = EDR163865 (fig. 11) – databile sulla base del riferimento ai tre imperatori Valente, Graziano e Valentiniano e al prefetto dell’annona Proculo Gregorio – compare con grande evidenza (all’accusativo nell’incipit) la denominazione di terme marittime: Thermas maritimas intresecus refectione cellarum foris soli adiectione d(omini) n(ostri tres) Valens Gratianus et Valentinianus uictor(es) ac triumf(atores) semper Aug(usti) ex arca rei public(ae) Ost(iensis) ciuitatis | Proculo Gregorio u(iro) c(larissimo) praefecto annon(ae) urbis Romae curante decorarunt8. Osservando attentamente l’iscrizione e rilevando nel dettaglio le misure è stato possibile comprendere come fosse incisa su un architrave in parte curvilineo, frazionato in tre frammenti (uno dei quali non completo). Le dimensioni rilevate sono perfettamente corrispondenti a quelle dell’esedra della natatio del frigidarium delle Terme della Marciana (fig. 12)9. Ne deriva che la grande esedra – così apertamente condizionata dai modelli tetrarchici d’inizio secolo10 – deve essere collocata nella casella cronologica che le appartiene, cioè nel 377 d.C.
10La denominazione di thermae maritimae è efficace e assolutamente singolare: non doveva riguardare solo le Terme della Marciana, ma comprendere entrambi i complessi termali, concepiti in un medesimo frangente e successivamente gestiti sempre in modo coordinato e continuativo. In analogia con la situazione della villa tiburtina di Adriano, è giustificato proporre funzioni specifiche e distinte per questi due edifici: probabilmente le une virili (quelle della Marciana), le altre muliebri (quelle del Sileno), ma entrambe marittime. D’altra parte, stando alla testimonianza di Elio Sparziano, Adriano fece realizzare edifici specializzati in base alle esigenze dei due sessi (lauacra pro sexibus separauit 11).
11I due complessi, restaurati in epoca severiana, riuscirono a passare indenni attraverso i momenti più difficili dell’età teodosiana – come le esondazioni del Tevere o il terremoto del 442 – e rimasero in funzione anche nella seconda metà del V secolo. Livelli di abbandono attribuibili al VI secolo riconosciuti sono ora in corso di studio.
Le Terme del Sileno
12Le indagini svolte nel 2017 consentono di ricostruire l’ingombro e i principali settori propriamente termali del Sileno12. La conoscenza è in parte indiretta, cioè fondata sulle prospezioni geofisiche, in parte basata sull’esperienza diretta dell’esplorazione archeologica dei settori di accesso, del frigidarium, del tepidarium e di ambienti di servizio (fig. 13). La collocazione cronologica dell’edificio, interamente realizzato in opera testacea, dipende, per ora, da bolli adrianei e da uno in particolare del 126 d.C., ma anche dalla presenza della grande nicchia semicircolare nella quale, sulla base della documentazione recentemente acquisita, era collocata la statua di Antinoo, recuperata da Gavin Hamilton nel 1774, e ora a Tokyo nel palazzo Matsuoka (fig. 14). Su tali basi è inutile sottolineare, come inevitabile conseguenza, la necessità di spostare a dopo la morte di Antinoo, cioè di almeno un quinquennio, il terminus post quem per la costruzione dell’edificio. Le indagini svolte nelle Terme del Sileno hanno documentato l’attività di un cantiere di epoca severiana e una vistosa ristrutturazione collocabile all’inizio dell’ultimo quarto del IV secolo d.C.
Le Terme della Marciana
13Anche le Terme della Marciana13 sono state oggetto delle ricerche del Progetto Ostia Marina (fig. 15): nel 2017 si è svolta una mirata indagine stratigrafica in corrispondenza del portico orientale della palestra dove, sotto gli strati sigillati dalla pavimentazione musiva monocroma bianca, è stato intercettato – accuratamente smantellato e sepolto da un poderoso interro – un brano di edificio funerario dotato di un accuratissimo spicatum e di un rivestimento parietale ad affresco dipinto ad imitazione del marmo (fig. 16). È anche emerso, oltre a materiali di epoca traianea, un sesterzio di Adriano del 134 d.C. (fig. 17), che rimanda a una datazione dell’avvio del cantiere nell’ultimo quinquennio di regno del grande imperatore. A questo proposito va ricordato che la critica ha attribuito l’edificio ad epoca antonina14, ma che è anche diffusa la convinzione di inquadrarlo in età traianea15.
I balnea
14A partire dagli ultimi decenni del IV secolo la diffusione del credo cristiano contribuisce a una profonda revisione del significato della pratica termale. Il pudore e l’ostilità per l’esposizione della nudità spingono sempre più verso la repulsione per la condivisione collettiva delle terme. Si assiste dunque a una progressiva riduzione degli spazi e delle vasche e i dati archeologici dimostrano che, in Occidente come in Oriente, il processo giunse all’alterazione – se non alla disarticolazione – del percorso classico e perfino all’abolizione del frigidarium16. Fra le posizioni più estreme va ricordata quella di Girolamo, che nelle Epistole ricorda come qui in Christo semel lotus est, non illi necesse est iterum lauari, quasi una vera e propria dichiarazione di guerra al termalismo17. L’avversione per i rischi della uoluptas e del luxus emerge bene anche in una lettera di Gregorio Magno dell’inizio del VII secolo, che precisa la distinzione fra il lavarsi pro necessitatibus corporis, per le necessità del corpo, e il peccaminoso prendere i bagni pro luxu animi et uoluptate18.
15L’avversità per ogni promiscuità e la tendenza a ridurre il termalismo al solo bagno igienico determinano profondi ripensamenti architettonici, i cui esiti noti si datano al tardo V-VI secolo. Ostia costituisce a tale riguardo un prezioso tassello nella ricostruzione del percorso trasformativo che il termalismo attraversa, con cronologie di avanzato IV secolo che illustrano i modi con cui si passa alla riduzione degli spazi degli impianti, all’eliminazione dei luoghi della socializzazione, come le palestre e gli apodyteria; alla scomparsa degli ambienti per le cure accessorie del corpo, come massaggi e depilazioni; alla strutturazione di vasche singole di ridottissime dimensioni. I balnea rinvenuti nel quartiere di porta Marina si pongono proprio nel momento di tale passaggio e ne esemplificano le forme strutturali. Nel suburbio marittimo i balnea qui presi in esame erano tutti accessibili e accomunati dal trovarsi sulla via costiera nota con il nome di via Seueriana19.
16Sulla base delle risultanze delle ricerche dedicate alle Terme di Musiciolus (fig. 18)20, il fenomeno sembra prendere forma a Ostia nella seconda metà del IV secolo, soprattutto nell’età teodosiana, un periodo di particolare esuberanza dell'iniziativa privata in campo edilizio. Le Terme sono state sottoposte nel 2017 a una mirata indagine che consente ora di sganciarle completamente dalla troppo precoce cronologia proposta in passato21. Un saggio stratigrafico eseguito sotto livelli d’uso sigillanti ha restituito infatti diverse monete di Costanzo II riferibili al 347-348 d.C. (fig. 19).
17Le Terme dello Scheletro sono simili alle Terme di Musiciolus e occupano come queste l’angolo sud-orientale di un’insula22 (fig. 20). Entrambe sono miniterme che, aprendo le loro porte su strada, vanno considerate aperte al pubblico, sebbene di proprietà privata. Negli ultimi anni le conoscenze riguardo alle Terme dello Scheletro si sono considerevolmente accresciute. Se inizialmente erano noti gli ambienti di servizio, una latrina e l’apparato dei calidaria, ora è emerso l’intero tepidarium e una vasca del frigidarium. Sotto uno strato sigillante in fase con le terme è emerso un nummus di Teodosio (fig. 21). Il piccolo complesso rimase dunque in uso nella prima metà del V secolo, quando il terremoto del 442 pose probabilmente fine all’utilizzo della struttura.
18In conclusione, per il quartiere si deve parlare di una svolta decisiva nell’uso di questo spazio urbano che per una geniale intuizione di un imperatore come Adriano si specializza in senso termale. Questa condizione resta impressa nel quartiere fino all’abbandono nel VI secolo, ma nella seconda metà del IV secolo si articola per mezzo di nuovi edifici privati in linea con la moda, il gusto e la morale.
Bibliographie
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Yegül 1992 = F. Yegül, Bath and Bathing in Classical Antiquity, New York, 1992.
Notes de bas de page
1 CIL XIV, 137. Cf. anche M. Turci in questo stesso volume.
2 CIL XIV, 4721; AE 1914, 159; Vaglieri 1913, p. 237.
3 CIL XIV, 95 = CIL VI, 972 e p. 3070, 4312 e 4449; cf. CIL XIV, 96.
4 Calza 1953, p. 133 sq.
5 Per questa ipotesi vd. M. Turci in questo stesso volume.
6 SHA, Pii, 8, 2-3: opera eius haec extant (…) lauacrum ostiense.
7 David et al. 2013.
8 Per l'integrazione ex arca rei public(ae) Ost(iensis) ciuitatis, vd. M. Turci in questo stesso volume.
9 Cf. M. Turci in questo stesso volume. Nell’esedra era stata reimpiegata un’iscrizione onoraria per l’imperatore Probo: Laubry – Poccardi 2009.
10 Si pensi alle Kaiserthermen di Treviri o alle Terme Erculee di Milano.
11 SHA, Hadr., XVIII, 10.
12 David 2013; David et al. 2015; Turci – De Togni – Lombardo 2017; David – Melega – Rossetti 2019.
13 David – Lombardo – Pappalardo 2019.
14 Calza 1953, p. 141 sq.
15 Valeri 2001.
16 Per le tendenze architettoniche del termalismo tardoantico cf. Berger 1982; Stasolla 2002; Yegül 1992; Guérin-Beauvois – Martin 2007; Stasolla 2008. La concezione cristiana del bagno è sintetizzata in Archibald 2012.
17 Hier., Ep., 14, 10.
18 Greg., Ep., 13, 1.
19 Brandizzi Vittucci 1998.
20 Melega – De Togni – Rossetti 2019.
21 Turci 2014.
22 De Togni – Carinci – Pappalardo 2018; De Togni – Graziano – Rosati 2019.
Auteur
Università di Bologna / Sapienza Università di Roma - massimiliano.david@unibo.it
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