Iura sepulcrorum in context
Il caso dell'Isola Sacra
p. 153-174
Résumés
Sebbene esista una bibliografia ricca e aggiornata sul diritto delle tombe, solo raramente si è cercato di mettere in relazione le iscrizioni contenenti iura sepulcrorum con il contesto di appartenenza. Riprendendo il contributo di Sergio Lazzarini, Sepulcra familiaria: un'indagine epigrafico-giuridica, Milano, 1991, ma estendendo il campione, è questo l'obiettivo della mia ricerca. Ancora una volta come caso di studio viene presa la necropoli dell'Isola Sacra, la quale, per le sue particolari condizioni di conservazione e per l'abbondanza dei documenti relativi ai iura sepulcrorum che ha restituito, permette di contestualizzare le informazioni veicolate attraverso le epigrafi in materia di assetto della proprietà, vicende edilizie del sepolcro, significato della indicazione delle misure, diritto di ammissione e diritto di accesso al sepolcro.
Although there is a rich and up-to-date bibliography on the law of tombs, it has only rarely been attempted to relate the inscriptions containing iura sepulcrorum with their context of belonging. Starting from the contribution of Sergio Lazzarini, Sepulcra familiaria: un'indagine epigrafico-giuridica, Milano, 1991, but extending the sample, this is the goal of my research. Once again, as a case study, the necropolis of the Isola Sacra is taken. Due to its particular conditions of conservation and the abundance of the documents relating to the iura sepulcrorum that it has passed on, it allows to contextualize the information conveyed through the epigraphs concerning the condition of the property, building history of the tomb, meaning of the indication of the measures, right of admission and right of access to the tomb.
Entrées d’index
Keywords : Iura sepulcrorum, Ostia, Isola Sacra, epigraphy, archaeology
Parole chiave : Iura sepulcrorum, Ostia, Isola Sacra, epigrafia, archeologia
Texte intégral
1Se i lavori di Fernand De Visscher – in primis Le droit des tombeaux romains (Milano 1963) – hanno indubbiamente costituito un punto di arrivo e di rilancio nel campo degli studi sul diritto delle tombe, per quanto riguarda Roma e Ostia dobbiamo a tre contributi del 2004, del 2010 e del 2018 il merito di aver ampliato e consolidato la base documentaria degli studi nel settore1. In nessuno di questi casi scopo del lavoro era quello di stabilire un rapporto tra ciò che il dettato del testo conteneva e la realtà funeraria in cui si inseriva, nel caso di Roma anche per le difficoltà oggettive che questo comporta.
2Riprendendo il fortunato lavoro di Sergio Lazzarini del 1991 (che si limitava a 7 esempi, di cui 3 senza contesto)2, ma estendendo il campione, è questo invece ciò che si cercherà di fare in questo contributo, prendendo ancora una volta come caso di studio la necropoli dell'Isola Sacra, la quale, per le sue particolari condizioni di conservazione3 e per l'abbondanza dei documenti relativi ai iura sepulcrorum che ha restituito, permette di contestualizzare le informazioni veicolate attraverso le epigrafi.
Il contesto
3L'Isola Sacra, situata alla foce del Tevere, è un'isola artificiale, risultato dello scavo del canale di comunicazione tra il fiume ed il mare (la cosiddetta «fossa traiana»), che Traiano fece realizzare contestualmente al porto.
4Un'ampia strada, che partiva da Porto e raggiungeva Ostia, attraversava da nord a sud l'isola (fig. 1). Lo studio della tecnica edilizia dei muri di contenimento e il ritrovamento nella massicciata di un asse di Galba consentono oggi di datare la costruzione della via all'età flavia e di avanzarne l'identificazione con la bia Flabia, di cui parla un'iscrizione4. La necropoli si disponeva ai lati di questa strada (fig. 2).
5Scavi sistematici furono condotti da Guido Calza tra il 1925 e il 19405, e poi, dopo una lunga interruzione, furono ripresi dal 1973 al 1982 e dal 1988 al 1989 da una équipe di ricercatori della Soprintendenza Archeologica di Roma e dell'Università di Roma La Sapienza, coordinata da Ida Baldassarre6. Novità sono ora in una serie di contributi pubblicati in Ricerche su Ostia e il suo territorio. Atti del Terzo seminario ostiense (Roma, 21–22 ottobre 2015), a cura di M. Cébeillac-Gervasoni (†), N. Laubry e F. Zevi (Roma, 2018).
6All'indiscusso merito di Calza di aver riportato alla luce quasi tutta la parte della necropoli oggi nota, si è aggiunto il fondamentale contributo degli scavi più recenti alla interpretazione dell'intero complesso. Si può così affermare che la necropoli è sorta senza un preciso programma di utilizzo degli spazi e in assenza di zone predisposte ad accogliere specifiche tipologie sepolcrali7. Ad una serie di tombe isolate, anche molto distanziate tra loro8, se ne sarebbero addossate altre tra l'età traianea e i primi decenni del III secolo, andando a costituire quei blocchi che oggi noi vediamo9. Il lato Ovest, quello meglio indagato, mostra come le tombe dapprima avessero occupato i bordi della strada; come nel II secolo si fossero organizzate su una seconda linea, avendo sempre la strada come punto di riferimento; nel III, fossero tornate ad occupare il fronte delle tombe più antiche, sovrapponendosi; nella seconda metà del III e nel IV ci si fosse limitati a riadattamenti10. Il principio ordinatore, se di un principio si può parlare, sarebbe stato quello della maggiore visibilità possibile per chi passava dalla strada.
7Prevalgono le tombe a camera con o senza recinto, costruite in opera laterizia oppure in opera laterizia mista a cementizia con rivestimento in opus reticulatum. La maggior parte di esse ha un unico piano ed una facciata in cui si apre una porta con soglia, stipiti e architrave in pietra (travertino)11. Le facciate si differenziano per particolari decorativi ed espongono l'iscrizione fondatrice. Oltre alle tombe a camera sono documentate tombe a cassone, tombe alla cappuccina, inumazioni in sarcofagi di terracotta, in casse di legno, in anfore, in semplici fosse scavate nel terreno; sepolture a cremazione in anfore, in olle, in busta. Solo le tombe a camera e le tombe a cassone sono provviste di iscrizione12.
8Le iscrizioni, di cui solo una minima parte era già nota al CIL, sono state riunite da H. Thylander13; esse sono state di recente riedite da un gruppo di lavoro finlandese sotto la direzione di Anne Helttula14. Da quest'ultimo lavoro, che distribuisce le iscrizioni per contesti, ho preso le mosse per il mio contributo.
L'iscrizione fondatrice
9Nell'articolo di Ida Baldassarre, pubblicato in AION 1984 all'interno della sezione tematica Aspetti dell'ideologia funeraria nel mondo romano, l'autrice sottolineava la grande rilevanza che, nella necropoli dell'Isola Sacra, aveva l'iscrizione di fondazione della tomba, dove si insisteva nell'indicare l'assetto proprietario, la devoluzione libertis libertabusque posterisque eorum (dunque nel definire il carattere familiare della tomba), le dimensioni e i iura sepulcrorum15. Cercheremo di mettere a fuoco alcuni casi.
Tomba e assetto della proprietà
10L'iscrizione Helttula 2007, n° 12516 è incassata sulla facciata del recinto della tomba 94, originariamente costituita dalla sola cella eretta per il doppio rito della inumazione e della cremazione (140-145 d.C.)17. Il recinto, costruito poco dopo la cella, ne nascondeva la fronte18. L'iscrizione ci fa sapere che lo schiavo imperiale Trophimus e Claudia Tyche, evidentemente la contubernale, avevano fatto fare la tomba per loro stessi, per la figlia Claudia Saturnina, morta precocemente, per liberti, liberte e discendenti. Nonostante la posizione dell'iscrizione, non tutto il recinto doveva essere di loro proprietà, poiché avevano acquistato da Valeria Trophime – la proprietaria dell'intero – la quarta parte. E in effetti il recinto è diviso in quattro parti ai lati di un corridoio principale (fig. 3). Altre due iscrizioni chiariscono l'assetto della proprietà. L'iscrizione Helttula 2007, n° 12419 è stata ritrovata sulla fronte dell'ambiente ricavato all'interno del recinto, sulla destra per chi entra. Un C. Galgestius Helius ha comprato dalla Valeria Trophime già menzionata un locus purus e per sé e per i suoi ha fatto costruire un'edicola sulla parete d'ingresso a destra, dove si trovano 14 olle. Queste, tuttavia, non sono tutte di sua proprietà, perché (Valeria) Trophime ha deciso di donarne una a Galgestius Vitalis. In un secondo momento, come rivela l'ultima riga, aggiunta successivamente, una ulteriore olla delle 14 menzionate venne donata a Pomponia Chrysopolis: è incerto chi sia il donatore, C. Galgestius Helius o Valeria Trophime, e quindi quale sia il regime della proprietà sulle olle. Una terza iscrizione, Helttula 2007, n° 12320, è stata ritrovata fuori contesto, ma la menzione in essa dell'acquisto di uno spazio da Valeria Trophime, da parte di un altro schiavo imperiale, Euhodus, e di Vennonia Apphis, nonché le dimensioni della lastra (24,5 × 39,8 × 2), identiche all'incasso vuoto nel corridoio centrale del recinto, consentono di ricondurre l'iscrizione a parte di esso. In questi casi le iscrizioni rimandano alla struttura del monumento e descrivono l'assetto della proprietà. Quanto alla posizione delle iscrizioni sarebbe sbagliato pensare che il proprietario della parte di un tutto potesse non avere diritto a porre l'iscrizione sulla fronte del monumento21.
Tomba e sue vicende edilizie
11L'iscrizione Helttula 2007, n° 29 (vd. infra) appartiene alla tomba 16 (fig. 4), dove è stata ritrovata anche se non in opera. La tomba 16 è un edificio dalla complessa vicenda edilizia: originariamente si trattava di una cella, isolata (la tomba 18 vi si addosserà in seguito) e arretrata rispetto alla strada, con uno spazio interno molto movimentato e ricco, previsto per il rito misto della cremazione e della inumazione. Datata al 150-160, doveva avere come iscrizione di fondazione la lacunosa Helttula 2007, n° 30 (vd. infra). In un secondo momento, la cella venne chiusa in un ampio recinto, esteso fino alla strada e tale da chiudere il passaggio formatosi tra la parete sinistra della cella e la contigua tomba 15. Lo spazio antistante la cella venne pavimentato a mosaico con paesaggio nilotico, così come mosaici, geometrici o a girali, andarono a rivestire la restante pavimentazione del recinto. Sulla parete sinistra di questo e su quella volta verso la strada furono realizzati un ordine inferiore di arcosoli e un ordine superiore di nicchie, semicircolari al centro, rettangolari ai lati; sulla parete d'ingresso furono aperte nicchie su un unico filare. In un momento ancora più tardo un arcosolio fu aggiunto nella parete di fondo del corridoio ricavato tra la cella e la tomba 15. Al di sotto dei mosaici vennero scavate sepolture ad inumazione entro formae. In particolare, nell'angolo sud-est compreso tra il pilastro centrale, la metà ovest della parete sinistra e parte della parete d'ingresso furono elevati due muretti in laterizio, poggianti direttamente sul mosaico, destinati a contenere quattro formae a tre ordini sovrapposti per un totale di 12 sepolture22. A questa struttura dovrebbe appartenere l'iscrizione Helttula 2007, n° 2923, realizzata su una lastra che riutilizza, mutilandola, Helttula 2007, n° 30. Dall'incerto dettato del testo sembra di capire che un tal P. Cornelius Fortunatus ha donato a Terentius Bitalinis (!), a Sentia Lais e, in seconda battuta a Sentius Statianus, alumnus suus, sarcofaga (!) n(umero) XII « di cui tre deve fare a sue spese il mio erede quando io sia morto e consegnarle una chiave », secondo la traduzione di Ferrua24. Recinto, struttura ed iscrizione, un tempo datata al IV, sono oggi anticipati al II secolo, ad una data di poco posteriore l'impianto della cella25. Piacerebbe sapere qualcosa di più su P. Cornelius Fortunatus che, anche mediante il confronto con l'iscrizione lacunosa Helttula 2007, n° 3026, sembrerebbe essere il proprietario dell'intero complesso: c'è naturalmente il problema del riuso dell'iscrizione di fondazione.
Le misure
12A fronte delle numerosissime iscrizioni con le quali, in modo quasi maniacale, si afferma il carattere familiare e non ereditario della tomba, relativamente poche sono quelle in cui vengono indicate le dimensioni dell'area sepolcrale (solo 10 i casi in contesto, a cui sono da aggiungerne 7 fuori contesto).
13La tomba 53 è una tomba a cassone sulla cui facciata l'iscrizione Helttula 2007, n° 55 dichiara un'area di pertinenza di 10 × 10 piedi per la tomba di M. Valerius Fortunatus, maggiore di quella occupata dal cassone e, se estesa al terreno circostante, non segnalata da segni di rispetto in una zona densamente popolata.
14Nell'iscrizione Helttula 2007, n° 37 relativa alla tomba 29 (fig. 5) le misure di 10 × 10 piedi si riferiscono alla cella sulla cui fronte l'iscrizione era collocata: senza il contesto non potremmo conoscere l'ampliamento, in epoca posteriore, sempre ad opera della stessa fondatrice, Verria Zosime, che comportò l'aggiunta di un recinto a L (sull'ingresso l'iscrizione Helttula 2007, n° 38) e dunque una estensione della proprietà, di cui non è rimasta traccia epigrafica.
15Nel caso dell'iscrizione Helttula 2007, n° 95 le dimensioni di 15 × 15 piedi dichiarate da Ti. Claudius Eutychus dovevano riferirsi alla sola cella della tomba 78 (fig. 6), non essendo comprese le due klinai sulla fronte. Stessa situazione si riproduce con l'iscrizione Helttula 2007, n° 96 relativa alla tomba 79 (fig. 6), di proprietà di Q. Appius Saturninus, dove peraltro le dimensioni di 10 × 12 piedi sono un'aggiunta: si può discutere se le klinai non siano comprese perché posteriori o perché si sia voluto fare una distinzione tra monumento sepolcrale in senso stretto e spazi annessi (pertinenze)27.
16L'iscrizione Helttula 2007, n° 57 nel dare le misure di 18 × 38 piedi per la tomba 54 (fig. 7), di cui sono proprietari Attia Psyche e C. Attius Alexander (vd. infra) comprende cella e recinto, che vennero realizzati contemporaneamente28, a differenza della tomba di Verria Zosime: nulla della articolazione compare nel testo di fondazione. Analogamente nelle iscrizioni Helttula 2007, nn° 106-107 le dimensioni di 10 piedi e ¾ (dodrans) × 33 si riferiscono alle misure della cella e dell'antistante recinto della tomba 87, quella di P. Varius Ampelus e di Varia Ennuchis, cella e recinto che vennero costruiti insieme: le due iscrizioni, collocate una sulla fronte del recinto, l'altra sulla fronte della cella ripetono le stesse dimensioni, oltreché lo stesso testo, segno dell'insieme che il complesso doveva costituire.
17Anche nel caso dell'iscrizione Helttula 2007, n° 103 i 20 × 40 piedi si riferiscono al recinto della tomba 86, di proprietà di Clodia Prepusa, sulla cui fronte l'iscrizione era collocata: in questo caso, però, a differenza dei precedenti, il recinto è posteriore di circa 30 anni all'impianto della cella, che si data intorno al 120 d.C.29 Ci si deve interrogare sull'assetto originario della proprietà, di cui nulla sappiamo in assenza dell'iscrizione della cella.
18Infine nell'iscrizione Helttula 2007, n° 82 i 40 × 40 piedi dichiarati dal testo di fondazione si riferiscono alle dimensioni del recinto della tomba 75, senza peraltro dare ragione (fig. 8) né della situazione originaria (un grande recinto scoperto antistante la cella, ai lati della quale erano due androni coperti con volta a botte), né delle successive modifiche legate ai processi di trasmissione della proprietà di M. Cocceius Daphnus, di cui si è occupato Sergio Lazzarini. Non diversamente alle misure del recinto di 25 × 25 piedi si riferisce Helttula 2007, n° 128 relativa alla tomba 97 fatta fare dai figli per Iulia Apollonia: pure in questo caso l'assenza del contesto impedirebbe di conoscere la ricca articolazione dell'interno e l'unicum che la tomba costituisce nel panorama dell'Isola Sacra (un recinto a cielo aperto e ara su pilastro centrale)30. Ancora l'iscrizione Helttula 2007, n° 167 doveva indicare le misure del recinto di 25 × 25 piedi della tomba 117, sul cui ingresso doveva trovarsi: le misure corrispondono ma nulla dicono della organizzazione interna che volle dargli Petronia Erotis (vd. infra).
19Se guardiamo alla cronologia, osserviamo che la maggior parte delle tombe delle quali si specificano le dimensioni appartengono alla prima fase di vita nota della necropoli: così è per le tombe 75 (ca. 110 d.C.), 78 (ca. 110/115 d.C.), 79 (fine età traianea) e 97 (età trainea), per la tomba 54 (ca. 130 d.C.), per le tombe 86 (ca. 150 d.C., ma la cella era del 120 ca.), 87 (ca. 140 d.C.) e 29 (ca. 160 d.C., ma il recinto verrà aggiunto nel 180 ca.). Analogo quadro cronologico si ricava dalle iscrizioni con indicazione delle dimensioni ma trovate fuori contesto31. Purtroppo, invece, nulla possiamo dire delle altre tombe coeve, poiché di queste o mancano completamente le iscrizioni (tombe 46, 77, 85, 95) o manca l'iscrizione di fondazione (tombe 88, 93; della 90 abbiamo quella della cella, ma non quella del recinto, dove in teoria le misure potevano essere indicate) o infine la parte dell’iscrizione di norma destinata a contenere l'indicazione è erasa (Helttula 2007, n° 97, dalla tomba 81 di Claudia Nice e di Claudius Lupercus; Helttula 2007, n° 120, dalla tomba 92 di P. Fulcinius Abascantus).
20È dunque possibile che lo scarso numero di iscrizioni con le misure dell'area sepolcrale sia legato allo scarso numero di tombe superstiti della fase più antica32: l'uso della notazione delle dimensioni, passato dai termini alle lastre, tenderebbe dunque a sparire dopo l'età antonina. Questa spiegazione mi sembra convincente e non saprei dire invece se esista un legame tra l'uso della notazione e le forme di popolamento della necropoli33.
21Infine se è vero che la varietà delle dimensioni in fronte / in agro faccia escludere l'esistenza di lotti regolari preordinati34, è anche vero, almeno per i contesti verificabili, che le misure delle celle oscillano tra i 10 piedi in fronte e i 15 in agro, e quelle dei recinti tra i 18 in fronte e i 40 in agro. Su questa base potremmo forse immaginarci a cosa si riferiscano (cella o recinto) i casi fuori contesto.
Itus, aditus, ambitus e simili
22Delle 16 iscrizioni recanti questa formula35, 11 hanno un contesto certo36: di esse alcune si trovano al di sopra della porta di accesso al sepolcro37; altre, invece, si trovano al di sopra di parti del complesso38.
23Tra le prime, l'iscrizione Helttula 2007, n° 5739 afferma che la tomba, la n° 54, venne fatta costruire da due liberti, i già citati Attia Psyche e C. Attius Alexander, per loro stessi, per la loro famiglia (i figli non sono nominati), per liberti, liberte e loro discendenti. La tomba ha una destinazione familiare (HMHNS); gli eredi non sono ammessi, né per acquisto né per fedecommesso, compreso l'erede fiduciario40. In questo caso sembra che il divieto di introitus esprima il divieto alla sepoltura e non la negazione al diritto di accesso41.
24Assai complessa è la questione dell'iscrizione Helttula 2007, n° 16742 e della connessa tomba 117 (fig. 9), un recinto quadrangolare fatto costruire da una donna, Petronia Erotis, per sé, per il marito T. Flavius Pharnaces, per coloro ai quali aveva legato il ius possidendi tramite testamento (siamo quindi in presenza di un sepolcro ereditario), per i loro posteri, e per liberti e liberte. Un'aggiunta posteriore sulla cornice ci dice che A. Petronius Zethus, un erede come vedremo, donò l'itum ambi[tum adi?]tum ad un tal Aristida, Artemidori filius, Rhodius. A chiarire la situazione contribuiscono altre due iscrizioni, Helttula 2007, nn° 171 e 169. La prima43, probabilmente caduta dalla facciata della tomba 116, una piccola tomba a cella, ne qualificava l'appartenenza a T. Flavius Pharnaces, liberto imperiale e marito della fondatrice, come si è visto. La seconda44, collocata sopra l'ingresso della tomba 114, anche questa una piccola tomba a cella, ricorda la costruzione da parte di Aristida, Artemidori filius, Rhodius (il nome, come anche la consacrazione agli Dèi Mani, sono scritti su erasione) per sé, per la moglie, una Petronia Hygia, per il figlio, Petronius Dexter, e per liberti, liberte e loro discendenti. Secondo Helttula, A. Petronius Zethus, erede di Petronia Erotis, avrebbe concesso ad Aristida il diritto per « la costruzione della tomba 114 ». Personalmente non escludo che il diritto di costruire Aristida lo avesse, o meglio lo avesse la moglie, che era una Petronia e dunque rientrava o tra coloro che avevano il ius possidendi per legato testamentario o tra le liberte cui pure il recinto 117 era destinato. Del resto, nel testo non si parla né di locus né di sepulcrum (o simili). Forse in questo caso A. Petronius Zethus, erede di Petronia Erotis, quello che dona ed espressamente ad Aristida è il diritto di essere ammesso al sepolcro e di potervi accedere essendo lui estraneo agli aventi diritto. Si osservi a tal proposito quella che deve essere stata la contemporanea aggiunta delle r. 8-9 all'iscrizione Helttula 2007, n° 167 (fig. 10) e la riscrittura su erasione del nome di Aristida alle r. 1-2 di Helttula 2007, n° 169 (fig. 11).
25In questi casi, e in altri simili di cui non ho parlato, il diritto di itus, aditus, ambitus e simili sembra riferirsi al diritto di ammissione al sepolcro.
26Altro sembra, invece, da intendere negli esempi che seguono, in cui le iscrizioni si trovano in relazione a parti di un complesso funerario.
27L'iscrizione Helttula 2007, n° 142 proviene dalla tomba 10245, un recinto a L, che ingloba una cella, la cui disposizione interna è perfettamente descritta dall'epigrafe di fondazione (Helttula 2007, n° 141). La nostra iscrizione era apposta sull'arcosolio della parete di fondo, donato ad Aelius Thallus e Aelia Donata dal proprietario dell'intera parete di fondo, M. Ulpius Mercurius, il quale pure permise ai loro discendenti itu aditu ambitu adire: sembra in questo caso trattarsi del diritto di accedere alla tomba.
28L'iscrizione Helttula 2007, n° 17546 è stata ritrovata in situ nella nicchia di sinistra della parete di fondo della tomba 124, che dunque a questa nicchia deve riferirsi. In essa, attraverso un dettato incerto e con molti errori, sembra di capire che una Atilia Artemisia – evidentemente la proprietaria – ha donato ad un tale Marcellus l'itu(m) aditu(m) al sepolcro e un'olla, di cui, credo, viene specificata la posizione47. La coproprietaria, Sabina, avrebbe donato ad un tal Eutyches un'altra olla.
29Infine resta l'iscrizione Helttula 2007, n° 17948, ritrovata sotto le nicchie a sinistra dell'ingresso della tomba 128: essa ricorda la deposizione di Flavia Lamyra, alla quale C. Iulius Spiclus, probabilmente il proprietario (cf. Helttula 2007, n° 179) dell'intera cella, concesse il locus e permise di itu(m) ambitu(m) introitu(m) habere: anche in questo caso sembra trattarsi del diritto di accedere alla tomba.
Considerazioni finali
30Una prima considerazione da fare riguarda il valore delle iscrizioni che abbiamo esaminato. Si tratta – credo – prima di tutto di « un documento giuridico relativo all'occupante e a coloro che lì hanno diritto di sepoltura »49. Le tante iscrizioni poste all'esterno degli edifici ed esposte alla vista di chiunque passasse erano solo in seconda battuta un mezzo di autoaffermazione. Sia che indicassero l'assetto proprietario originario, sia che dessero conto delle successive vicende edilizie, sia che specificassero il regime della tomba (di carattere familiare o ereditario), sia che ne definissero le dimensioni, sia che regolassero l'ammissione al sepolcro, avevano prima di tutto lo scopo di tutelare, visivamente e per le brevi, il diritto delle tombe, in una situazione in cui la singola tomba condivideva con altre simili uno spazio comunitario a ciò destinato.
31A conferma di questo, vale la pena osservare – come fa Werner Eck – l'assenza o la marginale presenza, nelle iscrizioni sepolcrali della città di Roma per senatori e cavalieri50, di alcune delle espressioni che abbiamo qui considerate, come l'indicazione delle misure in fronte e in agro51 o la formula di devoluzione libertis libertabusque etc.52. Tutto ciò ha un senso: nel primo caso perché senatori e cavalieri in genere erano sepolti nelle loro proprietà53. In tal senso la tomba di Ser. Sulpicius Galba con l'indicazione ped(es) quadr(ati) XXX non costituisce un'eccezione: la tomba si trovava nella zona del Testaccio, certo all'interno dei praedia di famiglia, ma in un'area in cui, dopo la costruzione degli horrea, si doveva conservare la funzione del monumento funerario54. Quanto all'assenza o marginale presenza della formula libertis libertabusque si dovrà pensare che da una parte la sopravvivenza della gens, dall'altra l'ampia forcella che separava i due ordini superiori dal gruppo dei liberti avrà sconsigliato commistioni: non è casuale che la formula sia presente solo in poche iscrizioni di cavalieri di basso rango e per lo più in tombe fatte apprestare dai genitori per i figli, morti precocemente, che, a differenza di loro, avevano raggiunto il rango equestre.
32Una seconda osservazione riguarda l'esiguo numero di iscrizioni a tutela della tomba destinate all'interno dell'edificio. È indubbio che il fenomeno vada inquadrato in quello più ampio, rilevato da Ida Baldassarre, «dell'anonimità dei seppellimenti», al pari di quello della assenza di corredi55. Forse una spiegazione potrebbe trovarsi nel fatto che «non si avvertiva in generale la necessità della tutela giuridica del singolo posto di sepoltura all'interno di queste tombe [i.e. le tombe familiari]»56 e questo perché l'ingresso alla tomba era riservato ad una ristretta cerchia di persone57. Solo gli estranei alla familia del fondatore dovevano sfuggire a questa logica, donde la presenza di iscrizioni all'interno di tombe con indicazione ad locum di coloro ai quali era dato il diritto di itus, aditus, ambitus e simili.
33Comunque una preoccupazione, quella per la tomba, che doveva toccare «l'ostiense ordinario», del quale la necropoli dell'Isola Sacra ci restituisce un quadro sfaccettato per i secoli centrali dell'Impero.
Bibliographie
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Notes de bas de page
1 Mi riferisco ai contributi Iura sepulcrorum 2004, p. 309-427; De Paolis 2010, p. 583-629; Laubry 2018.
2 Lazzarini 1991, p. 67-79 (capitolo: Una verifica archeologica. La necropoli di Porto all'Isola Sacra).
3 Pur con i limiti indicati da Bloch 1944, p. 216-217.
4 Thylander 1951, n° A90 = Helttula 2007, n° 29.
5 Calza 1927, p. 379-431; Calza 1928, p. 133-175; Calza 1931, p. 510-542; Calza 1940.
6 Baldassarre 1978, p. 487-504; Baldassarre 1984, p. 141-149; Baldassarre 1987, p. 125-138; Baldassarre et al. 1990, p. 49-113; Baldassarre et al. 1996; Baldassarre et al. 2018, con importante Appendice bibliografica.
7 Già Meiggs 1973, p. 456.
8 Data pretraianea suggerisce Degrassi 1954, p. 104 per Thylander 1951, n° A60 [traianea] (= Helttula 2007, n° 50) dalla tomba 49 di età flavia; Thylander 1951, n° A64 [adrianea] (= Helttula 2007, n° 51) dalla tomba 50 di età flavia. Condivide la datazione flavia Meiggs 1973, p. 161.
9 Morselli 1990, p. 52.
10 Baldassarre 1984, p. 141-143; Baldassarre 1987, p. 125-138.
11 Toynbee 1993 [or. 1971], p. 112-116.
12 Morselli 1990, p. 55.
13 Thylander 1952, Sezione A : « Inscriptions trouvées à gauche du canal de Trajan ».
14 Helttula 2007.
15 Baldassarre 1984, p. 145.
16 Trophimus, Caes(aris) n(ostri) ser(vus), et Claudia / Tyche sibi et Claudiae Saturninae, / filiae pientissimae, quae vixit ann(is) / XV, mensibus VI, dieb(us) XIII, et libertis, /5 libertabus posterisque eorum. / Comparato loco a Valeria / Trophime p(ro) p(arte) IIII huius monument(i).
17 L'interno, scarsamente sfruttato, prevedeva lastre marmoree al di sotto delle nicchie, secondo una pratica poco documentata in questa necropoli: cf. tombe 60, 63, 77, 79, 85, 87. Quelle conservate non sono incise. Taglietti 1996, p. 51.
18 Taglietti 1996, p. 50-54.
19 D(is) M(anibus). / C. Galgestius Helius, loco puro / empto a Valeria Trophime, / fecit sibi et suis aediculam /5 iunctam parieti intran/tibus parte dextra, in qua / sunt ollae n(umero) XIIII praeter / eam ollam, quam donavit / Trophime Galgestio Vitali; /10 ’ex quib(us) ol(lis) I Pompon(iae) Chrysopoli d(ono) d(ed)i(t) [[I]]’.
20 D(is) M(anibus). Euhodus, Caes(aris) n(ostri) ser(vus) / et Vennonia Apphis, loco / empto a Valeria Trophime, / fecerunt sibi et libertis /5 libertabusque eius posteris/que eorum.
21 Non tratterò in questa sede Helttula 2007, n° 19, dalla tomba L, di cui non è chiaro il dettato e il rapporto con la pianta della tomba, non più documentabile; n° 47, dalla tomba 42, sul mosaico pavimentale della cella superiore; Helttula 2007, nn° 82-94 dalle tombe 75-76, di cui ha parlato Lazzarini 1991, p. 91-100 n° 4. Rimando ad altro punto del mio contributo il caso dell'iscrizione Helttula 2007, n° 141 dalla tomba 102 (vd. infra).
22 Morselli 1996, p. 172-180.
23 D(is) M(anibus). `Et Sentio Statiano alumno suo´. / Publius Cornelius Fortunatus / Terentio Bitalini (!) et Sentiae Laidi / me donavi sarcofaga (!) `n´(umero) XII, in qibus (!) tria /5 debet facere suis inpendis (!) cun (!) dis(ces)sero / parte destra bia Flabia (!) data clabe (!) et do/nata esse bolo (!) qe (!) supra iscrita (!) sun(t) / ‘et ab erede (!) meu (!) libert<<i>>(s) libertabusq(ue)’.
24 Ferrua 1953, p. 246.
25 Morselli 1996, p. 180; Helttula 2007, p. 37-38, che ricorda il ritrovamento, nella struttura, di un bollo datato al 161 d.C. (CIL, XV 754b).
26 [---]ius Fortu[natus ---] / [--- empto? mo]numento [ab? ---] / [--- conce]ssoque si[bi ---] / [--- itum? amb]ịtum actuṃ [---] /5 [---]m inlatum s[ibi et ---] / [---]ae Nymphid[iae ---] / [--- coniu]gi suae cari[ssimae ---] / [--- libertis] libertabus[que? ---] / [---] posterisqụ[e eorum ---] /10 --- H(oc) m(onumentum)] h(eredem) n(on) [s(equetur)].
27 Così Bragantini 1996, p. 85, che si richiama alle fonti giuridiche.
28 Così sembrerebbe dalle descrizioni anche se Taglietti 1996, p. 71 tra le tombe con recinto contemporaneo alla cella indica solo le tombe 90, 88, 87, 75 e 34.
29 Taglietti 1996, p. 75-77.
30 Per Helttula 2007, n° 167, dal recinto 117 vd. infra.
31 Si tratta di Helttula 2007, nn° 228, 240, 261, 298, 299, 350, 351. In realtà Helttula 2007, n° 350 potrebbe essere più tarda, se è vero che l'indicazione SS per i sesterzi è in uso dal III secolo. Adrianee sono le iscrizioni Helttula 2007, nn° 1 dalla tomba dei Caesennii, 14 dalla tomba B, 17 dalla tomba E, i cui contesti non sono più verificabili.
32 Le tombe 46, 77, 81, 85, 88, 90, 92, 93, 95.
33 Quando sorsero, le tombe 29, 53, 75, 78, 97 e 117 erano isolate (la 53 e la 97 lo rimasero), ma, per contro, la tomba 79 si addossa alla 78, la 54 si addossa alla 75.
34 Morselli 1990, p. 54 nt. 16: le misure ricorrenti in fronte sono comprese tra 10 e 16 piedi, quelle in agro vanno da 10 a 33 piedi; la loro combinazione da luogo ad una molteplicità di soluzioni.
35 Della formula si è occupata Helttula 1974: la studiosa ha affrontato il problema sotto il profilo linguistico e giuridico, senza però utilizzare i dati di contesto.
36 Non considererò pertanto Helttula 2007, nn° 206, 240, 312, 320, 332.
37 Helttula 2007, n° 18, dalla tomba I; n° 30, dalla tomba 16; n° 57, dalla tomba 54; n° 95, dalla tomba 78; n° 113, dalla tomba 89a; nn° 159-160, dalla tomba 107; n° 167, dal recinto 117. Poche sono le informazioni che possiamo ricavare dall'iscrizione n° 30, data la sua lacunosità. Proviene dalla tomba 16, originariamente costituita dalla sola cella, alla quale poco dopo venne aggiunto il recinto. Manca l'iscrizione sulla fronte: resta solo l'incasso. È tuttavia assai probabile che la nostra iscrizione, una grande lastra – 77,9 x (29,2) x 1,8-2,5 – reimpiegata nel medesimo contesto (Helttula 2007, n° 29) fosse il testo di fondazione (vd. supra).
38 Helttula 2007, n° 142: probabilmente dall'arcosolio della parete di fondo della tomba 102; n° 175, dalla tomba 124; n° 179: ambiente sinistro, sotto le nicchie a sinistra dell'ingresso della tomba 128.
39 D(is) M(anibus). // Attia Psyche et / C. Attius Alexander lib(erti?) / fecerunt sibi et suis, libertis /5 libertabusque posterisque eorum. / H(oc) m(onumentum) h(eredem) n(on) s(equetur) vendendi causa / fideique eorum commissae / neque fiduciarius introit(um) hab(eat). / In front(e) p(edes) XVIII, in agr(o) p(edes) XXXVIII.
40 L'erede fiduciario era colui al quale il testatore affidava l'incarico di rimettere tutta l'eredità o parte di essa ad un terzo: vd. ora Kuryłowicz 1985, p. 189-198.
41 Thylander 1952, n° A34: “Ce monument ne suivra les héritiers pour être vendu et pour être leur hypothèque”; Lazzarini 1991, p. 70-71, 85-87 n° 2; Helttula 2007, n° 57. Per la tomba Bragantini 1996, p. 107-108 e fig. 45. A partire da questo c'è peraltro da chiedersi in base a quale diritto sia stato ammesso alla tomba il T. Iulius Argius, sepolto in una tomba a cappuccina, ricoperta da un mosaico in bianco e nero, databile ad età adrianeo-antonina.
42 Petronia Erotis sibi et / T. Flavio Pharnaci, kariss[i]mo / coniugi suo, fecit et is, quìbus id ius pos/sidendi testamento suo legavit /5 posterisque eorum, l(ibertis), liberta/bus. / In fronte p(edes) [XXV], in agro p(edes) XXV. / ‘A. Pet(ronius) Zethu[s Aristidae Artem]idori filio Rhodio itum ambi/[tum adi]tu(m) donav(it)’.
43 T. Flavio Aug. l. Pĥarnaci / fecit / Petronia Erotis carissimo / viro suo.
44 《Dis Manibus.》 / 《Aristida Artemidori fil(ius) Rodi(us)》 fécit / sibi et Petróniae Hygiae coniugi bene / merenti, cum qua vixit ann(is) XXXIX, m(ensibus) XI, /5 et Petrónio Dextro f(ilio) piìssimo et libert(is) / libertabusque suis posterisque eórum.
45 M. Ulpius Mercurius / Aelio Thallo et / Aeliae Donatae / sarcophagum do/5navit et itu aditu / ambitu adire permi/sit posteris eorum.
46 D(is) M(anibus). / Atilia Arte/misia dona/vit itu anbitu (!) / Marcello sepul/ch(r)u(m) secund(o) olla(m); / Sabina Eutycheti / ocla (!) donavit.
47 Credo che nel tormentato passo: SEPUL/CHV SECVN DO IFIA / Sabina Eutycheti / OCLA donavit si possa forse leggere un'indicazione topografica. Cf. CIL, VI 17524, cf. p. 3914 = 35077; ILS 7898b: A. Fabius Euphemus et Antonia / Nice emerunt sibi et Fabiae Cy/rillae filiae et C. Oppio Lesbio ol/las n(umero) XI ab titulo usque ad ostium / in introitu parte sinisteriori / ab pa(v)imento {h}ordini secundo co/lumbari(i)s n(umero) V libertis libertab(us)q(ue) / posterisque eorum. Hae ollae / h(eredem) n(on) s(equentur); CIL, XIV 1106; ILS 7921: D(is) M(anibus). / Herennuleia A. lib. Primilla / donationis causa accepit / perpetuo ab Kakia (!) C. liberta / Euhodia columbarium unum / ollas II intro euntibus par/te dexteriore ollarium secun/dum A. Herennuleius A. lib. / Speratus frater sorori / pientissimae.
48 Flaviae Lamy/rae, qu(a)e vix(it) an(nis) / XXV. Locum / concessum ab /5 C. Iulio Spiclo; / itu(m) ambitu(m) introi/tu(m) habere permisit.
49 Eck 1996, p. 237; Eck 2008, p. 67-93.
50 Nel caso dei senatori l'assenza (con l'eccezione di Ser. Sulpicius Galba) sembra valere anche per il resto dell'Italia antica; per i cavalieri vd. CIL, VI 41307; AE 1990, 64; 2004, 206, tutte da Roma; XIV 166 (dalla necropoli di Porta Romana), 4454, 4632, 4641, 4653 (trovate in reimpiego); 2169, da Aricia.
51 Eck 1996, p. 244 nt. 12; Eck 2001, p. 197-201.
52 Secondo Eck 1996, p. 247 nt. 80 la formula libertis libertabusque ricorrerebbe a Roma 10 volte per i cavalieri. Gli esemplari sono forse un po' più numerosi: CIL, VI 1586, 1588, 1593, 1600, 1609, 1619, 1877, 3496, 3497, 3504, 3554, 13562, 31837, 32878, 37099, 37101, 41307, 41309; AE 1990, 64; 2004, 206 per i cavalieri (ad Ostia: CIL, XIV 158/9, 166, 171, 4632, 4641, 4653, 4671, 5378); per i senatori trovo a Roma solo CIL, VI 31730. Sulla formula vd. ora Laubry 2017, p. 65-79.
53 Gregori 2005, p. 99: « la presenza […] degli ordini superiori sia limitata a poche unità … le loro tombe saranno state altrove, non lungo le vie, ma nell'ambito di loro proprietà ».
54 La tomba di Ser. Sulpicius Galba a Testaccio non doveva superare i m 2,60 per lato, ma raggiungeva i dichiarati 30 x 30 piedi con l'area circostante di pertinenza (CIL, I2 695 = VI 31617, cf. p. 4773); von Hesberg 1992, p. 39, 44, 197-198, 234, 238, 266; Ferrea 1998, p. 51-72; Coarelli 1999, p. 299; Gregori 2005, p. 99; von Hesberg 2005, p. 62-63.
55 Eck 1996, p. 230: degli esempi presentati per l'Isola Sacra vd. la tomba 13, con 3 arcosoli e 33 ollae, ma nessuna iscrizione all'interno (fuori il titulus maior Helttula 2007, n° 28); la tomba 77 con 3 arcosoli, 3 posti per urne, 35 ollae, 21 tabellae di marmo o in situ o delle quali restano tracce (!), anepigrafi e senza tracce di colore; tomba 79, con 42 ollae e una sepoltura terragna, ma nessun iscrizione all'interno o tracce della loro esistenza (fuori il titulus maior Helttula 2007, n° 96); tomba 87 con 34 ollae nella cella e 16 nel recinto e una sola iscrizione interna (Helttula 2007, n° 108; fuori del recinto il titulus maior Helttula 2007, n° 106; fuori della cella il titulus maior Helttula 2007, n° 107). Sul tema Baldassarre 1987, p. 137: « tomba che conserva al suo interno l'anonimità dei seppellimenti e affida all'edificio nel suo insieme il compito di testimonianza…»; Baldassarre 1984, p. 145, nel sottolineare l'assenza di corredi, osserva la « condensazione del progetto ideologico nel monumento funerario, un monumento funerario completamente proiettato verso la collettività», mentre nessun elemento segnala all'interno le singole sepolture.
56 Eck 1996, p. 231.
57 Eck 1996, p. 227.
Auteur
Sapienza Università di Roma - marialetizia.caldelli@uniroma1.it
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