Pietro da Noceto e l’evoluzione della Segreteria papale al tempo di Niccolò V (1447-1455)*
p. 793-804
Texte intégral
1Eletto pontefice dal collegio cardinalizio in conclave a Roma il 6 marzo 1447 ed incoronato il 19 dello stesso mese, Tommaso Parentucelli scelse il nome di Niccolò V per onorare la memoria del suo protettore, il Cardinale Niccolò Albergati, morto il 5 maggio 14431. Egli portò con sé nel palazzo Vaticano la persona che gli era più vicina, Pietro da Noceto, aggregandolo ai Secretarii Domini Papae (Secretarii nostri Apostolici), ed assegnandogli un posto di particolare responsabilità. Gli studiosi dell’umanesimo italiano hanno rivolto scarsa attenzione a questo segretario, privilegiando piuttosto, per la prima metà del ’400, curiali di più forte spessore, come il Piccolomini, il Bruni, il Bracciolini, ecc. Tuttavia, in un’ottica storico-istituzionale, possiamo affermare che il Noceto svolse un ruolo non trascurabile all’interno di una delle strutture portanti del papato : il segretariato. Non sarà quindi inutile tentare di ricostruire, sia pure in forma sintetica e inevitabilmente lacunosa, la sua personalità, l’origine della sua famiglia e il suo cursus honorum.
2Pietro nacque l’8 gennaio 1397, probabilmente a Noceto, nel distretto di San Donnino (Piacenza) ; secondo altri sarebbe nato a Bagnone. La sua famiglia proveniva proprio « da Noceto in val di Nure (Piacenza) »2 : nei documenti da lui redatti e in quelli a lui indirizzati, il Noceto è costantemente collegato alla diocesi di Piacenza3. Il suo trisavolo, Bernardo, si sarebbe trasferito a Bagnone intorno al 1360. Il nonno Antonio, figlio di Bernardo, nel 1407 era procuratore di Aragonio (o Aragone) Malaspina, vescovo di Luni, seguace dell’antipapa avignonese Benedetto XIII, sostenuto fortemente dai Malaspina di Bagnone e di Castiglion del Terziere ; morì a Bagnone nel 1429. Il padre Giovanni, nato a Bagnone nel 1365, fu podestà alla Verrucola e nel 1406 a Sarzana, di cui nel 1413 divenne cancelliere ; è interessante notare che egli fu anche, a partire dal 1406, segretario di Giacomo de Rossi, vescovo di Luni, di obbedienza pisana (secon-do alcuni, anche romana)4.
3La famiglia dei nobili da Noceto5 si diffuse, nei suoi diversi rami, lungo le tappe più importanti della via Francigena, in tutta la Lunigiana, con insediamenti, oltre che a Bagnone, a Pontremoli, a Sarzana, a Genova e a Lucca6. Il padre di Pietro, Giovanni, ottenne, nel 1445, la cittadinanza di Lucca per sé e per i suoi discendenti7. Giovanni Sforza, storico di Pontremoli, afferma che la famiglia dei nobili di Noceto, sarebbe una diramazione di quella, ben più illustre, degli Spinola di Genova8. La notizia è giudicata « tutta da provare » dal Reghini9. E tuttavia in due bolle di Niccolò V, una del 1°, l’altra dell’11 marzo 1455, si legge la seguente inscriptio : Dilecto filio nobili viro Petro de nobilibus de Noxeto, alias de Spinulis de Luculo, domicello Januensi...10 Grazie al prezioso aiuto di Valeria Polonio, possiamo avanzare un’ipotesi che ci sembra fondata. Negli anni in cui il potere del Noceto era al suo culmine, il doge di Genova, Pietro Campofregoso, pensò bene di legarlo agli interessi della sua città, concedendogli la cittadinanza di Genova (domicello Januensi) ed iscrivendolo nell’albergo degli Spinola di Luculo11.
4Non sappiamo dove Pietro abbia compiuto i suoi studi ; certo si formò alla scuola del padre, da cui ereditò la cultura e la pratica notarili, tradizionali nella famiglia. Negli anni 1430-1431, lo troviamo a Perugia, segretario di Domenico Capranica, governatore di quella città12. Nel registro del Capranica, redatto dal Noceto, con la collaborazione, fra gli altri, del cognato Pietro Lunense che aveva sposato la sorella Selvaggia, impariamo a conoscere la sua scrittura e il suo signum tabellionatus13. Con la morte di Martino V (20 febbraio 1431) e con l’elezione al papato del suo successore Eugenio IV, il Capranica cadde in disgrazia e fu costretto a rifugiarsi a Siena, dove assunse al suo servizio il giovane umanista Enea Silvio Piccolomini (era nato nell’ottobre del 1405)14. Fra il Noceto ed Enea Silvio nacque una pro-fonda amicizia, che si consolidò durante il viaggio avventuroso e difficile che li condusse, al seguito del Capranica, da Piombino a Genova e di lì a Milano, per poi arrivare, attraverso il valico del San Gottardo, a Basilea, il 15 aprile 1432. Molte notizie biografiche sul Noceto si possono ricavare dalle opere di Enea Silvio Piccolomini, e in particolare dalla sua corrispondenza15. Egli lo ricorda inoltre nei suoi Commentarii autobiografici, e celebra la loro amicizia in un breve, ma significativo componimento poetico16. In un trattato in forma dialogica, dedicato nel 1453 al cardinale Giovanni de Carvajal, uno degli interlocutori è Pietro da Noceto ; il trattato fu composto da Enea Silvio subito dopo la caduta di Costantinopoli e interpreta la questione della donazione di Costantino in modo del tutto paradossale17.
5Particolarmente importante per ricostruire le tappe della carriera del Noceto, la lunga lettera che Enea Silvio gli inviò da Napoli, il 7 maggio 1456, per consolarlo della perdita di tutto il suo potere, dopo la morte improvvisa di Niccolò V18. Come si ricava da questa lettera e come è confermato dal Pastor19, il Capranica, a causa delle sue difficili condizioni finanziarie, si vide costretto a licenziare entrambi i suoi collaboratori, che furono assunti nell’agosto del 1432 come notai del Concilio20. Ma dopo poco, le strade dei due amici si divisero : mentre Enea Silvio passava al servizio prima di Nicodemo della Scala, vescovo di Frisinga, e poi di Bartolomeo Visconti, vescovo di Novara, il Noceto, entrato al servizio del cardinale Albergati, lo seguì nel 1434 a Firenze, dove si era rifugiato il papa Eugenio IV21. Al seguito dell’Albergati, Pietro conobbe Tommaso Parentucelli, che era maestro di casa Albergati fin dal 142122, e ne conquistò la stima. All’inizio del 1435, Enea Silvio lo raggiunse a Firenze e fu accolto, probabilmente per intercessione del Noceto, al seguito dell’Albergati. Quando, il 12 aprile 1435, l’Albergati fu inviato da Eugenio IV ad Arras, per tentare di concludere un accordo col re di Francia, i due amici fecero al suo seguito un altro viaggio avventuroso, facendo tappa a Basilea (17 giugno) e a Ripaglia, per giungere il 12 luglio ad Arras. Qui avvenne una seconda separazione : Enea Silvio partì alla volta della Scozia, mentre il Noceto seguiva l’Albergati in tutte le sue faticose peregrinazioni.
6Dal giugno del 1436 fino all’inizio del 1438, il Noceto seguì la Curia pontificia, che si era trasferita a Bologna23. L’8 gennaio 1438, il cardinale Albergati inaugurava a Ferrara il concilio, indetto da Eugenio IV l’anno precedente. Il Noceto divenne prima notaio (scriptor) del Concilio, poi, a partire dal 29 dicembre 1438, fu sostituto (auditor, regens) dell’Albergati nella Penitenzieria Apostolica24. Tale carica egli conservò a Firenze dal 1439 al 1443. Il 10 settembre 1440 divenne scriptor et familiaris di Eugenio IV25. Tra il 1443 e il 1444 si colloca il suo matrimonio ; egli regolarizzava la sua convivenza con una donna, da cui fin dal 1440 gli era nata una figlia26. Il 9 maggio 1443 moriva a Siena Niccolò Albergati ; ai solenni funerali erano presenti, insieme col papa, sia il Parentucelli sia il Noceto. Ma anche dopo la morte del suo protettore, egli rimase un personaggio autorevole. Da una lettera di Giovanni Campisio ad Enea Silvio, inviata da Roma il 13 novembre 1443, il Noceto risulta non solo scriptor apostolicus e abbreviator, ma anche lector litterarum contradictarum27. Il 9 dicembre 1445, ottenne, grazie al padre Giovanni e unitamente ai suoi tre fratelli, la cittadinanza onoraria di Lucca28 ; dai Commentarii di Enea Silvio, risulta che egli, tra il 1445 e il 1446, accompagnò Tommaso Parentucelli nella sua visita in Garfagnana29.
7Ognuno di questi dati essenziali, relativi al curriculum di Pietro da Noceto prima dell’elezione di Niccolò V, offrirebbe spunti meritevoli di approfondimento. Ma questo esula dal mio assunto, che tende a mettere in luce l’importanza del ruolo svolto dal Noceto, in qualità di segretario particolare di un papa decisivo nella storia dell’evoluzione in senso moderno dello Stato pontificio. Pietro da Noce-to, a differenza di tanti suoi più famosi contemporanei, non è un personaggio di particolare rilievo ; sotto l’aspetto strettamente culturale, egli appare una figura minore. A differenza del suo fraterno amico Enea Silvio Piccolomini, egli non ha lasciato che poche lette-re : assai più numerose sono quelle a lui indirizzate. Ma forse proprio per questo, egli si rivelò per il dotto Parentucelli un collaboratore prezioso : esperto di diritto, notaio, « kein Humanist », come osserva il Frenz30, anche se non era affatto digiuno di cultura classica.
8Nel lavoro da lui svolto durante i concilii di Basilea-Ferrara-Firenze, e nei rapporti con personaggi di primo piano, come il Capranica, l’Albergati, il Piccolomini, il Parentucelli e lo stesso Eugenio IV, emergono le sue doti di umanità, congiunte a capacità organizzativa e a lucido realismo. A nostro avviso egli è l’uomo della svolta, l’artefice del cambiamento nell’evoluzione della Segreteria. Del resto sull’importanza di Niccolò V nel profondo rinnovamento della concezione dello Stato della Chiesa, ha messo per la prima vol-ta l’accento il noto saggio di Paolo Prodi, dedicato alla formazione della monarchia papale e al pontefice sovrano31. È il Prodi a parlare di svolta per il papato di Niccolò V e ad insistere sul ruolo importantissimo del rinnovamento di tutto l’apparato burocratico e, prima di tutto, della segreteria per l’avvio del principato ecclesiastico e di una rinnovata presenza della Chiesa nel concerto europeo. Alla realizzazione del programma di Niccolò V non mancò certo l’apporto del Noceto ; noi peraltro vogliamo evidenziare il ruolo che egli ebbe nella Segreteria, lo sforzo da lui compiuto per dare maggiore stabilità ad un organismo-chiave nel complicato ingranaggio della burocrazia curiale.
9La situazione che il Noceto si trovava a dover affrontare non era affatto semplice. Dopo il Concilio di Costanza, Martino V, nel suo sforzo di pacificazione, aveva dovuto svolgere un’opera di ricucitura per riannodare i rapporti fra i funzionari che avevano aderito alle tre diverse obbedienze, ed erano desiderosi di ritrovare un collocamento nella corte di Roma. Con Eugenio IV, la permanenza della Curia romana a Firenze aveva dato sì un colpo d’ala all’incontro/ scontro fra intellettuali (latini e greci) di varia formazione, ma nello stesso tempo nascondeva il pericolo di una dissociazione e disfunzione organizzativa (si veda per esempio la disorganicità dei Registri Vaticani di quel periodo), che solo il rientro a Roma avrebbe potuto sanare, con la ripresa di una normalità amministrativa e cancelleresca. I segretari di Eugenio IV attivi in Cancelleria erano, fra gli altri, Poggio Bracciolini, Andrea Fiocchi, Biondo Flavio, Giovanni Aurispa, Bartolomeo Roverella, Giorgio da Trebisonda. Umanisti insigni, personalità di grande rilievo, ma che, proprio per questo, favorivano individualismo ed instabilità : i loro molteplici e divergenti interessi personali e professionali non potevano del resto assicurare una loro regolare presenza in Curia. Tra di essi vigeva un rapporto « paritario », un tacito accordo sulla distribuzione del lavoro ; si può parlare di autonomia, non di collegialità. Semmai la preminenza di uno sugli altri era determinata dall’anzianità e dalla maggiore esperienza, più che da fama e prestigio ; così ad esempio negli anni di Martino V e nei primi di Eugenio IV, il decano riconosciuto fra i segretari fu il vicentino Antonio Loschi, primus inter pares.
10Con Niccolò V il cambiamento è palese : Pietro da Noceto instaura tra i segretari un diverso tipo di rapporto, operando con indubbia abilità e discrezione. « Uomo di grandissima autorità »32 non interviene in modo drastico, ma con prudenza e fermezza. In primo luogo accentra nelle sue mani la direzione della Segreteria, impostando un sistema non più « paritario », ma « piramidale ». La Segreteria assume una struttura gerarchica, con il segretario segreto al vertice, e gli altri segretari disposti su scala discendente. Egli non emargina certo tutti gli altri mostri sacri del trascorso pontificato ; concede ad alcuni la possibilità di una certa collaborazione, per rispettare una continuità che giova a dare lustro all’ambiente curiale. Così in talune bolle ritroviamo le firme di Biondo Flavio, di Giovanni Aurispa, di Andrea Fiocchi, di Poggio Bracciolini, il grande vecchio, segretario curiale di lungo corso. A quest’ultimo in particolare, negli anni 1452-1453 (prima del suo definitivo rientro a Firenze), affida anche la redazione e l’expeditio di un folto manipolo di brevi33.
11Ma a questi eminenti e sperimentati segretari il Noceto affianca uomini nuovi di nazionalità italiana e straniera : suo cognato, Pietro Putomorsi da Fivizzano, detto Lunense34, Marcello Rustici, figlio di Cencio, Giovanni Mazzancolli, Gotardo da Sarzana, Giovanni da Pontremoli (due conterranei del papa), Andrea Gazul, Pietro Ximénez, Desiderio da Bistorf35, ecc. Figure in sostanza minori, con funzioni soprattutto esecutive, cui presiede lo stesso Noceto. È un cambio generazionale che sta alla base di una calcolata trasformazione di questo settore dell’apparato curiale ; una modifica che mira a creare un maggior coordinamento, strutture più efficienti, organiche e razionali ; nella segreteria è preferibile che l’elemento giuridico abbia la prevalenza su quello letterario. Ovviamente una tale ristrutturazione della Segreteria non poteva non avere dei riflessi positivi anche sulla conduzione generale degli affari di Stato e di quelli più squisitamente ecclesiastici. Se Pietro da Noceto non è stato il vero promotore di alcune delle più significative decisioni di Niccolò V, senza dubbio – quale diretto interprete della volontà del papa – ne è stato l’intelligente esecutore. Con il suo valido sostegno egli ha comunque contribuito a sollevare il pontefice da molte cure di ordine contingente, rendendolo libero di dedicarsi ai suoi preminenti disegni.
12Già in precedenza storici e diplomatisti avevano cercato – nell’ambito del secolo xv e prima di Innocenzo VIII – il momento cruciale per il passaggio dalla antica alla nuova organizzazione della segreteria, individuando il pontefice e il suo uomo di fiducia responsabili di tale cambiamento. I vari autori (Serafini, Del Re, Nanni, Frenz, Rabikauskas, D’Onorio36, ecc.) hanno oscillato fra Bartolomeo Roverella (Eugenio IV), Leonardo Dati (Paolo II) e Leonardo Grifi (Sisto IV). Due soli autori (sostanzialmente inascoltati) hanno centrato il problema : Pierre Richard37 e Walter von Hofmann38, studiosi di scuole diverse, ma guidati entrambi da un rigoroso metodo di ricerca ; seguendo le tracce di quel sommo erudito che fu Gaetano Marini39, essi sono giunti al medesimo approdo. Il Richard aveva intuito l’importanza dei nomi dei segretari, riportati dagli originali sui Registri Vaticani, per illustrare e quantificare la funzione da essi esercitata nella expeditio delle lettere papali. Nel suo saggio fondamentale, pubblicato in cinque puntate nella Revue d’Histoire ecclésiastique, egli osserva come – a differenza della frequente alternanza di nomi riscontrabile in precedenza – nei registri di Niccolò V (secretarum e de Curia), quasi tutte le bolle rechino il nome di Pietro da Noceto, che egli definisce segretario segreto, hors de pair (al di sopra degli altri colleghi), in posizione dominante.
13Tuttavia egli non ha il coraggio di trarre da queste sue acute osservazioni tutte le inevitabili conseguenze40. Con maggior nettezza lo Hofmann, nel suo documentatissimo repertorio, ancor oggi insuperato, richiamandosi ad una congettura di von Ottenthal41, ripresa anche dal Bresslau42, considera Pietro da Noceto come il vero capostipite dei Geheimsekretäre (segretari segreti, poi domestici). È strano che solo il Kraus, in uno scritto del 196443, abbia utilizzato questa notizia ; altri studiosi anche recenti, l’hanno ignorata. Lo Hofmann44 fa preciso riferimento a tre bolle di Niccolò V : due sono del 1455 (emanate pochi giorni prima della morte del papa, una il 1°, l’altra l’11 marzo) in cui sono elencati i titoli e le qualifiche del Noceto, definito appunto secretarius noster secretus. È la prima volta che questo attributo compare nei documenti relativi ai segretari papali. Ma interessante è anche quanto si legge nella bolla pià antica, del 29 ottobre 1451, in cui si precisa lo stretto rapporto personale che esisteva tra il papa e il suo segretario : idem Petrus, postquam ad apicem summi apostolatus fuimus assumpti, apud humeros nostros semper stetit ac nobis solicite, prudenter et fideliter deservivit45.
14Nei sette anni del pontificato di Niccolò V, il Noceto ottiene per sé e per la sua famiglia, un gran numero di privilegi, accumulando anche una notevole fortuna. Abbiamo già accennato alla cittadinanza concessagli dai Genovesi, con il prestigioso inserimento nell’albergo degli Spinola di Luculo, e con una proposta di matrimonio del giovane Opicino di Gherardo Spinola, con la figlia primogenita del potente segretario46. Il 29 gennaio del 1451, il consiglio generale del popolo e del comune di Lucca delibera di stanziare 400 fiorini d’oro per acquistare una casa da offrire in dono al Noceto, qualora decidesse di venire per qualche tempo nella loro città47. Dall’epistolario di Enea Silvio Piccolomini, apprendiamo che l’imperatore Federico III concesse al Noceto e ai suoi discendenti il titolo di conte, mentre a partire dal 1453 lo chiama miles, concedendogli implicitamente anche il titolo di cavaliere48. La grande autorità conferitagli dal suo ruolo di segretario domestico o « segreto », provocò inoltre un numero incredibile di omaggi poetici o in prosa da parte di intellettuali di vario rango, desiderosi di ottenere favori.
15Tutto questo potere scomparve improvvisamente alla morte del papa, il 25 di marzo del 1455. Come racconta in un suo dispaccio l’ambasciatore di Francesco Sforza, Nicodemo Tranchedini, il papa negli ultimi giorni della sua malattia fu abbandonato dai suoi fedeli, preoccupati di salvare se stessi e il proprio patrimonio ; lo stesso Noceto si era rifugiato in castel Sant’Angelo (il cui castellano era il fratello Giacomo), « et li sta et stara finche se ingegnara salvarsi con la fameglia et robba sua »49. Dopo la morte del suo protettore, il Noceto si rifugia prima a Firenze, poi, dal giugno del 1458, a Lucca, dove visse serenamente per tutto il resto della sua vita.
16Abbiamo già ricordato la lunga lettera di conforto inviatagli il 7 maggio 1456 dal suo vecchio amico Enea Silvio Piccolomini, una lettera che, ricordando vari episodi della loro vita comune, prima al servizio del cardinal Capranica, poi al seguito dell’Albergati, costituisce una fonte importantissima per ricostruire la biografia del Noceto50. Dopo quella lettera, in cui Enea Silvio si proclama fedele all’antica amicizia, non si conserva più nulla. Che Callisto III Borgia avesse sostanzialmente allontanato ed esautorato tutti i favoriti del suo predecessore, in base ad uno spoil system del tutto normale nell’amministrazione pontificia, appare del tutto comprensibile. Più difficile sembra il giustificare la totale indifferenza verso l’antico compagno di avventure del papa che gli succede dopo soli tre anni, nell’agosto del 1458, quell’Enea Silvio, che pure tanti favori aveva ottenuti dal Noceto51. Ma se si percorrono nel bel saggio del Minutoli (vecchio ma ancora prezioso) gli eventi degli anni lucchesi del Noce-to, si può capire meglio quel silenzio e quell’apparente abbandono. Di fatto, se Pietro non si mosse più dalla città che onorevolmente aveva accolto sia lui che la sua famiglia, il fratello assai più giovane, Antonio (era nato nel 1434, probabilmente da una seconda moglie di Giovanni), fece in Curia, grazie all’appoggio di Pio II, una splendida carriera. Scriptor fin dal gennaio del 1460, egli diventa il più fedele ambasciatore di Pio II, che lo invia più volte in Francia in importanti missioni diplomatiche52.
17Intanto Pietro si inseriva sempre più nel ceto dirigente della città di Lucca. Il primogenito Niccolò sposava Filippa Guinigi53 ; delle due figlie, la prima, Ginevra, si sposò con Niccolao di Ugolino Martelli, « del sangue più gentile di Firenze » ; mentre la più giovane, Susanna, andò sposa nel 1470, a Niccolao Tegrimi, appartenente ad una delle più illustri casate lucchesi54. Le ampie fortune accumulate negli anni del potere gli consentivano di cedere al fratello Antonio le proprietà di Bagnone e alla vedova del padre, Benedetta, quelle di Pontremoli55. Egli stesso poteva permettersi, in occasione delle nozze del figlio, l’acquisto dello splendido palazzo dei Guinigi56. Alla sua morte, il 18 febbraio 1467, il figlio Niccolò diede incarico allo scultore Matteo Civitali di erigergli uno splendido monumento funebre nella cattedrale di Lucca. Il monumento, inaugurato nel 1472, è la prova ancora viva dell’autorità e del prestigio di cui godette il Noce-to anche dopo la morte, prestigio dovuto certo alle sue doti politiche, ma anche alla linearità della sua condotta e alla saggezza con cui aveva saputo gestire la sua esistenza, sia nel momento del massimo succeso, sia quando le circostanze lo costrinsero ad una vita più appartata.
Notes de bas de page
1 Su Niccolò V, cfr. A. Esposito, in P. Levillain (a cura di), Dizionario storico del papato, trad. ital., Milano, 1996, p. 999-1001 e M. Miglio, in Enciclopedia dei papi, II, Roma, 2000, p. 644-658 ; per una visione più ampia della sua personalità e del momento storico, cfr. F. Bonatti e A. Manfredi (a cura di), Niccolò V nel sesto centenario della nascita, Sarzana, 8-10 ottobre 1998, Città del Vaticano, 2000 (Studi e testi 397) [d’ora in poi Niccolò V nel centenario] ; utile per i rapporti con l’ambiente locale anche G. L. Coluccia, Niccolò V umanista : papa e riformatore. ‘Renovatio’ politica e morale, Venezia, 1998. Per l’Albergati, cfr. E. Pásztor, in Dizionario biografico degli Italiani (d’ora in poi, DBI), I, Roma, 1960, p. 619-621 ; ma un quadro assai più ampio si ricava da P. de Töth, Il beato cardinale Niccolò Albergati e i suoi tempi (1375-1444), 2 vol., Acquapendente, 1934.
2 P. Ferrari, Origini della famiglia Nocetti, suo trapianto in Lunigiana e successive diramazioni, in Archivio storico pe le province Parmensi (d’ora in poi ASPP), 35, 1935, p. xxii-xxiv ; cfr. inoltre, Giovanni Antonio da Faie, Libro de croniche e memorie e amaystramenti per lavenire, La Spezia, 1997 (ultima edizione) : « Vene de una vila de Piaxentina che si chiama Noxeto ». Ricavo le citazioni da G. L. Coluccia, Niccolò V umanista, p. 378. Per la famiglia dei Noceto o Noceti, cfr. M. Reghini da Pontremoli, Legami tra Roma e la Lunigiana nel secolo xv, in ASPP, s. IV, 45, 1993, p. 140-154.
3 Così, nelle numerose sottoscrizioni che si leggono nel registro da lui redatto a Perugia nel 1430-1431 (ASV, Div. Cam. 12), egli si definisce Petrus de nobilibus de Noxeto, dioc. Placentine ; anche nella bolla a lui indirizzata da Eugenio IV (ASV, Reg. Lat. 372, fol. 155 r-v), datata 10 settembre 1440 egli è definito clericus Placentin. dioc.
4 Sulle travagliate vicende della diocesi nel periodo dello scisma, cfr. F. Bonatti, La diocesi di Luni-Sarzana nel secolo xv, in Niccolò V nel centenario, p. 495-496. Per la famiglia dei Noceto, cfr. G. L. Coluccia, Niccolò V umanista, p. 378-382.
5 Non è escluso che « nobili » sia da considerarsi originariamente un cognome (e vada pertanto scritto con la maiuscola) ; quello che è certo è che, proprio a partire dal segretariato di Pietro da Noceto, il cognome dei suoi discendenti derivò, come spesso accade, dal toponimo. Lo stesso si era verificato per il cognato Pietro Putomorsi da Fivizzano, i cui discendenti, insediati a Viterbo, si chiamarono col suo più noto nome umanistico, derivato dalla diocesi di Luni, Lunense (L. Gualdo Rosa, Pietro Putomorsi da Fivizzano, detto Pietro Lunense: un corrispondente di Leonardo Bruni a Viterbo, in V. Fera e G. Ferraù (a cura di), Filologia umanistica per Gianvito Resta, II, Padova, 1997 (Medioevo e Umanesimo, 95), p. 1051-1074.
6 R. Stopani, La via Francigena. Una strada europea nell’Italia del Medioevo, Firenze, 1988, tav. 12 : Gli itinerari della via Francigena nel tratto Siena-Piacenza.
7 J. Bicchierai, Antonio da Noceto, in Archivio storico italiano, s. V, 4, 1889, ap. I, p. 43-44. Il Bicchierai pubblica il decreto emanato dal Consiglio generale maggiore del popolo e del comune di Lucca il 9 dicembre 1445, in cui sono ricordati i quattro figli maschi di Giovanni: Pietro, Taddeo, Jacopo e Antonio.
8 G. Sforza, La patria, la famiglia e la giovinezza di papa Niccolò V, Lucca, 1884, p. 212.
9 M. Reghini di Pontremoli, Legami tra Roma e la Lunigiana, p. 140.
10 ASV, Reg. Vat. 431, fol. 145 r-v (bolla del 1° marzo) e fol. 146v-147 (bolla dell’11 marzo) ; su queste due bolle, emanate pochi giorni prima della morte del papa, ritorneremo.
11 Così si ricava da due documenti dell’Archivio di Stato di Genova, che ho potuto leggere, in riproduzione fotografica, grazie alla sapienza e alla cortesia della Polonio. Il primo, del 14 marzo 1453 (Archivio Segreto, Litterarum 1794, fol. 520 r-v); il secondo, del 29 aprile 1454 (stesso registo, fol. 545 r-v).
12 Per le vicende di questo cardinale, cfr. A. Strnad, in DBI, XIX, Roma, 1976, p. 147-153; cfr. inoltre K. A. Fink, Dominicus Capranica, als Legat in Perugia (1430-31), in Römische Quartalschrift für christliche Altertumskunde und für Kirchengeschichte, 39, 1931, p. 269-279.
13 ASV, Div. Cam. 12, fol. 16, 18 e 31: Ego Petrus, de Nobilibus de Noxeto, dioc. Placentine, filius ser Iohannis, publicus imperiali auctoritate notarius, predictis omnibus dum sic ut premittitur agerentur interfui et rogatus scripsi meque in fidem prenissorum cum meo signo consueto subscripsi etc. La mano di Pietro Lunense si trova nello stesso registro al fol. 32v, dove, al margine sinistro, il Noceto annota: Petrus Lunensis cognatus meus composuit. Per il Lunense, cfr. supra, nota 7.
14 Per le disavventure del Capranica, oltre all’ottima voce dello Strnad, cfr. L. von Pastor, Storia dei papi dalla fine del Medio Evo, I, nuova versione italiana di A. Mercati, Roma, 1954, p. 271-272.
15 Der Briefwechsel des Eneas Silvius Piccolomini, a cura di R. Wolkan, I-1, Briefe aus der Laienzeit (1431-1445), Vienna, 1909 (Fontes rerum Austriacarum. Diplomataria 61-62); II, Briefe als Priest und als Bischof von Triest (1447-1450), Vienna, 1912 (Fontes..., 67); III, Briefe als Bischof von Siena (23 September 1450 - 1° Juni 1454), Vienna, 1918 (Fontes, 68); ad indicem (d’ora in poi, Wolkan).
16 Pii II, Commentarii rerum memorabilium que temporibus suis contigerunt, ad codicum fidem nunc primum editi ab A. van Heck, I-II, Città del Vaticano, 1984 (Studi e testi, 312-313); Enea Silvii Piccolomini, qui postea Pius papa II, Car-mina, edd. et commentario instruxit A. van Heck, Città del Vaticano, 1994 (Studi e testi, 384), p. 52, ep. LXXV (99) Ad Petrum Noxetanum.
17 Per il trattato cfr. Aeneae Silvii Piccolomini Senensis, qui postea fuit Pius II Pont. Max, Opera inedita, descr. J. Cugnoni, Roma, 1883 (Reale Accademia dei Lincei, s. III, n. VIII, 1882-1883), p. 234-336. Sull’importanza del trattato per la concezione monarchica di Niccolò V, cfr. P. Prodi, Il sovrano pontefice. Un corpo e due anime : la monarchia papale nella prima età moderna, Bologna, 1982, p. 33-38.
18 Aeneae Sylvii Piccolomini Senensis, qui post... Pius... secundus appellatus est, Opera quae extant omnia..., Basilea, ex officina Henricpetrina, 1571, p. 756-763.
19 L. von Pastor, Storia dei papi, I, p. 779.
20 J. Haller (a cura di), Concilium Basiliense. Die Protokolle des Konzils. II. 1431-1433, Basilea, 1897, p. 260.
21 P. de Töth, Il beato Niccolò Albergati, II, p. 377-378. L’Albergati, partito da Basilea il 6 settembre, arrivò a Firenze l’8 novembre del 1434.
22 Per la data dell’ingresso del Parentucelli in casa Albergati, cfr. P. de Töth, Il beato Niccolò Albergati, II, p. 460, nota 1 ; vedi anche S. Gentile, Parentucelli e l’ambiente fiorentino : Niccoli e Traversari, in Niccolò V nel centenario, p. 238.
23 W. Von Hofmann, Forschungen zur Geschichte der kurialen Behörden vom Schisma bis zur Reformatiom, II, Roma, 1914, p. 112; P. Partner, The Pope’s Men. The Papal Civil Service in the Renaissance, Oxford, 1990, App., p. 217-255, ad vocem.
24 F. Tamburini, Per la storia dei cardinali Penitenzieri maggiori e dell’Archivio della Penitenzieria Apostolica, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, 36, 1982, p. 343 e 369-70; per la presenza della firma di Pietro da Noceto nei due registri che contengono i documenti dell’epoca in cui la carica era ricoperta dall’Albergati (1438-1445), cfr. L. Schmugge, P. Ostinelli e H. Braun (a cura di), Repertorium Poenitentiariae Germanicum. I. Verzeichnis der in den Supplikenregister des Pönitentiarie Eugens IV. verkommenden Personen (1431-1447), Tubinga, 1998, p. 116.
25 ASV, Reg. Lat. 372, fol. 155 r-v, bolla già citata alla nota 3.
26 La notizia si ricava da una lettera del Noceto ad Enea Silvio Piccolomini, cui chiede consiglio in merito al suo matrimonio; l’antico compagno di avventure gli dà parere favorevole (Wolkan, I, n. 97, p. 219-220, agosto 1443).
27 Wolkan, I, 95, p. 216 : est scriptor apostolicus, est breviator, est lector contradictarum. Dalla lettera emerge la figura di un curiale ricco ed influente.
28 Cfr. nota 7.
29 Pii II, Commentarii, p. 61, lin. 16-22. Dagli stessi Commentarii (p. 47, lin. 28), risulta che il Parentucelli era familiaris et propinquus del Noceto.
30 T. Frenz, Das Eindringen humanistischer Schriftformen in die Urkunden und Akten der päpstlichen Kurie im 15. Jahrhundert, in Archiv für Diplomatik, 20, 1974, p. 448-449.
31 P. Prodi, Il sovrano pontefice. Monarchia papale, Chiesa romana e Stato moderno, in La Chiesa e il potere politico, Torino, 1986 (Storia d’Italia Einaudi, Annali, IX), p. 205-210. Già il Gregorovius faceva partire da Niccolò V il papato rinascimentale : W. Kampff (a cura di), Geschichte der Stadt Rom in Mittelalter vom V. bis zum XVI. Jahrhundert, Monaco di Baviera, 1978, p. 51.
32 G. Marini, Degli archiatri pontifici, II, Roma, 1784, p. 147-148.
33 La raccolta di questi 181 brevi si legge nel prezioso codicetto Vat. lat. 3993 ; cfr. P. O. Kristeller, Iter Italicum, II, Londra-Leiden, 1967, p. 334b et S. Lattès, Recherches sur la bibliothèque d’Angelo Colocci, in Mélanges d’archéologie et d’histoire, 48, 1931, p. 343.
34 Cfr. L. Gualdo Rosa, Pietro Putomorsi da Fivizzano, p. 1065-66.
35 Per alcuni di questi nomi, T. Frenz, Humanistische Schriftformen, p. 389-390 e 448-453; l’elenco completo in W. von Hofmann, Forschungen, II, p. 112-113.
36 A. Serafini, Le origini della pontificia Segreteria di Stato e la « Sapienti consilio » del b. Pio X, Città del Vaticano, 1952, p. 9-20; T. Frenz, I documenti pontifici nel Medio Evo e nell’età moderna, Città del Vaticano, 1989, p. 65; L. Nanni, Introduzione a Epistolae ad Principes. I. Leo X-Pius IV (1513-1565), Città del Vaticano, 1992 (Collectanea Archivi Vaticani, 28), p. xiii; P. Rabikauskas, Diplomatica pontificia... ed. 5a, Roma, 1994, p. 100-103; J.-B. D’Onorio, Segreteria di Stato, in Dizionario storico del papato, II, Milano, 1996, p. 1363-1365.
37 P. Richard, Origines et développement de la Secrétairie d’État apostolique (1417-1823), in Revue d’histoire ecclésiatique, 11, 1910, cinque puntate.
38 W. von Hofmann, Forschungen, II, p. 122-123.
39 Cfr. nota 32.
40 P. Richard, Origines et dévelopement..., p. 63-64.
41 E. von Ottenthal, Die Bullenregister Martin V. und Eugen IV., in Mitteilungen des Instituts für österreichische Geschichtsforschung, 1, 1885, p. 473 n.
42 H. Bresslau, Manuale di Diplomatica per la Germania e l’Italia, trad. it. Di A. M. Voci-Roth, Roma, 1998 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Sussidi 10), p. 282 n.
43 A. Kraus, Das päpstliche Staatssekretariat unter Urban VIII. (1623-44), Roma-Friburgo-Vienna, Herder, 1964, p. xix.
44 W. Von Hofmann, Forschungen, II, p. 122-123. Cfr. supra nota 10.
45 ASV, Reg. Vat. 405, fol. 28v-29
46 Cfr. nota 11. La proposta di matrimonio si legge nel secondo documento, al fol. 545 r-v del Registro Literarum 1794.
47 C. Minutoli, Di alcune opere di belle arti della Metropolitana di Lucca. Illustrazione storica, in Atti della reale Accademia lucchese di scienze, lettere e arti, 21, 1882, p. 20.
48 Il Minutoli data la nomina a conte al 16 aprile 1452, mentre colloca quella a cavaliere al settembre 1453 (ibid., p. 21-22).
49 L. von Pastor, Storia dei papi, I, p. 642-643, n. 4. Una più ricca documentazione in P. Sverzellati, Niccolò V visto da un umanista pontremolese: dispacci di Nicodemo Tranchedini a Milano, in Niccolò V nel centenario, p. 347.
50 Cfr. nota 18 ; la lettera, spedita da Napoli, ha la seguente inscriptio : Aeneas dei gratia ep. Senensis, Petro Noxetano, equiti et comiti Palatino, amico singulari.
51 Se ne meraviglia il Bononi nel suo bel profilo biografico del Noceto ; cfr. M. Harms, La sepoltura di Pietro da Noceto nel Duomo di Lucca, opera di Matteo Civitali, con un profilo di Pietro da Noceto di Loris Jacopo Bononi, Celebrazioni del V centenario della nascita di Niccolò V (1397-1997), Bagnone, Castiglion del Terziere, 1997, p. 14.
52 L. von Pastor, Storia dei papi, II, Roma, 1961, p. 104 ; cfr. inoltre Iacopo Ammannati Piccolomini, Lettere (1444-1479), a cura di P. Cherubini, I, Roma, 1997, p. 395-397 ; il Cherubini, nel suo prezioso indice, colloca Antonio da Noceto sotto la voce Spinola ; evidentemente anche il fratello minore di Pietro si fregiava di quel cognome prestigioso ; cfr. Ammannati Piccolomini, Lettere, p. 2397.
53 C. Minutoli, Di alcune opere, p. 29 ; il matrimonio fu rogato dal notaio Franciotti il 22 aprile 1465.
54 C. Minutoli, Di alcune opere, p. 29-30.
55 Cfr. Bononi, in M. Harms, La sepoltura, p. 9.
56 C. Minutoli, Di alcune opere, p. 28. L’acquisto avvenne il 22 aprile 1465, come da strumento dello stesso notaio Franciotti, che aveva stipulato il contratto matrimoniale fra Niccolò e Filippa Guinigi.
Notes de fin
* In questo articolo confluiscono in forma sintetica e parziale altri miei due interventi : Pietro e Antonio da Noceto nella Curia pontificia fra Eugenio IV e Sisto IV, tenuto al castello Noceti di Bagnone, il 16 gennaio 1999, nella giornata di studio su Niccolò V e il primo Rinascimento, i cui atti sono rimasti inediti ; e Pietro da Noceto, segretario particolare di Niccolò V (1447-1455), in Papato, stati regionali e Lunigiana nell’età di Niccolò V, La Spezia, Sarzana, Pontremoli, Bagnone, 25-28 maggio 2000, i cui atti sono in corso di stampa a cura di Eliana Vecchi.
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