Il Repertorium germanicum come fonte per la ricerca sulle carriere
p. 637-645
Texte intégral
1Quando ho formulato il titolo della mia breve conferenza, mi sembrava già un po’ fuori luogo parlare semplicemente delle fonti o – ancora peggio – di una specie di indice che renda accessibile le fonti. Dopo aver visto il programma la mia preoccupazione è aumentata: il mio è l’unico intervento di questo tipo, fatto che tuttavia non presuppone una certa originalità. La mia conferenza non contiene nuovi risultati riguardo la ricerca su determinate carriere. Parlerò invece dei moderni metodi utilizzati per rendere accessibile i fonti. Vorrei presentarvi un progetto tedesco – anzi nelle sue origini quasi prussiano – le cui esperienze e problematiche possono anche essere fruttuose per altri progetti del genere.
2Innanzitutto vorrei spiegare brevemente la struttura degli articoli del Repertorium Germanicum che rappresentano, per così dire, un compromesso tra due modalità molto differenti di presentare le fonti. Poi mi occuperò delle conseguenze che questo sviluppo del progetto ha per gli studiosi, della compilazione dei diversi indici e delle nuove possibilità che possono arricchire la ricerca.
3«Mi ricordo bene della disperazione dell’eccellente Hildebrand, che era stato inviato per raccogliere i Livonica dai Registri Vaticani, ma nel caso più favorevole, una volta alla settimana, aveva il piacere di trovare una bolla di provvigione per un convento livone, poi normalmente senza importanza materiale»1. Così Paul Kehr si espresse nel 1901 nella recensione del primo volume (poi nominato «volume di prova») del Repertorium Germanicum.
4Nei Registri Vaticani praticamente non è possibile effetuare una ricerca finalizzata per luoghi e persone precise senza l’ausilio di mezzi di sussidio. Fin dal principio un compito fondamentale dell’Istituto Storico Germanico di Roma fu la «creazione di un elenco dei documenti e degli atti che sono depositati negli archivi di Roma e d’Italia in quanto riguardano la storia tedesca»2. Col Repertorium Germanicum si cominciava poco dopo il 1888 a riunire gli sforzi di studiosi di storia regionale, per trovare materiale nel Archivio Vaticano, diventato finalmente accessibile.
5L’intenzione del Repertorium Germanicum è quella di registrare le fonti del periodo che va dal 1378 fino al Sacco di Roma (in seguito cambia molto la situazione delle fonti): è quello che Johannes Haller scrisse diversi anni fa. Furono utilizzati le serie dei registri papa-li, dunque soprattutto le Suppliche, i registri Vaticani e Lateranensi, le Annate, gli Introitus et Exitus, i Libri Formatarum e i registri camerali3. Non sono stati presi in considerazione invece i documenti del Archivio della Penitenziaria, reso accessibile solo da poco tempo e quelli della Rota Romana4.
6Per inserire queste fonti sotto forma di regesti nel Repertorium Germanicum sono importanti cinque principi:
- Il formulario dei documenti della curia: se un’annotazione in un registro, a causa del formulario presenta un carattere proprio standardizzato, bisogna soltanto ricavare i nomi e i dati e individuare il modello del documento registrato. Il Repertorium Germanicum contiene quindi soltanto i nomi e i dati degli atti registrati.
- L’individuazione del contenuto viene eseguita per maggiore chiarezza nella lingua delle fonti, cioè in latino. Si abbrevia il testo in un codice di abbreviature, sviluppato proprio a questo scopo. Ecco un esempio estratto dal volume 9: 2434 Jacobus Freyberg cler. Wratislav.: de can. et preb. eccl. Wratislav. (24 fl. adc.) vac. p. o. Henrici Staffelsteyn Burchardi tit. ss. Nerei et Achilei card. fam. c. derog. statut. 10. ian. 69 S 640 266vs.
- Per citare un esempio, un breve e semplice regesto di una supplica per una Provisio per obitum contiene quindi il nome e lo stato sociale del supplicante nonchè la sua appartenenza ad una diocesi, la denominazione del beneficio a cui si fa riferimento ed il relativo reddito annuale, il nome e lo stato sociale del defunto beneficiario così come eventualmente l’indicazione dell’avvenuto decesso in curia. A ciò si aggiungono data e collocazione. Le informazioni riguardanti il supplicante vengono separate da quelle relative al soggetto della supplica semplicemente con un doppio punto. Per esempio, a Jacobus Freyberg, chierico di Breslau (in questo caso si tratta della città e non della diocesi), viene assegnato un canonicato ed una prebenda presso il duomo di Breslau dal reddito di 24 fiorini auri de camera. Il canonicato con prebenda si è liberato per il decesso di Henricus Staffelstein, familiare del cardinale Burchard titolare della chiesa dei Santissimi Nereo e Achilleo. La provvigione è collegata alla derogatio di alcune regole statutarie5.
- Il più importante principio applicato nella sistemazione degli articoli è quello di registrare per primo il soggetto, quindi la persona oppure l’istituzione, e non la data (come si fa normalmente nei regesta). Le persone vengono ordinate secondo il loro nome di battesimo.
- Ogni singolo regesto viene raggruppato sotto il proprio soggetto, nella maggioranza dei casi il supplicante oppure il destinatario della bolla. Così si crea un ordine cronologico per ogni singolo soggetto, da cui si evince nei casi ben documentati una specie di «vi-ta beneficiaria». Il gruppo di regesti attribuibili ad una persona naturalmente non contiene i documenti nei quali la persona è soltanto menzionata oppure ha un altro ruolo. Queste evidenze sono rinvenibili soltanto attraverso l’indice delle persone.
7I registri delle suppliche sono la fonte più importante per i regesti del Repertorium Germanicum. Nel caso ideale generalmente ci sono alcuni atti riguardanti un fatto, che possono essere raggruppati: supplica, bolla, annate, ecc. Tuttavia in considerazione delle lacune nella tradizione delle fonti si trovano spesso solo singoli atti, dai quali risulta un’idea sulla «vita beneficiaria».
8Ci sono in generale diverse possibilità per facilitare l’accesso alle fonti: un semplice indice, regesti, una raccolta di documenti, oggi anche una banca dati. La moderna forma della schedatura e della presentazione del materiale nel Repertorium Germanicum fu trovata solo dopo una oscillazione tra due estremi. Nel 1897 uscì il poi cosiddetto «volume di prova» del Repertorium Germanicum, elaborato da Robert Arnold, un volume di regesti nel senso classico. I regesti venivano formulati in tedesco, certi termini tecnici fondamentali si lasciavano invece nella lingua delle fonti e si abbreviavano. Gli atti erano ordinati in ordine cronologico. Tuttavia in questo modo parecchi documenti apparivano sotto la stessa data. Il «volume di pro-va» riscosse quindi un giudizio abbastanza critico: gli studiosi rimasero delusi dal materiale rinvenuto, che sembrava banale e c’era preoccupazione per il numero di volumi e gli anni necessari per completare tutta l’opera. Solo venti anni più tardi fu pubblicato il primo volume «regolare», curato da Emil Göller, e strutturato se-condo principi stabiliti anche grazie ai contributi di Johannes Haller e Paul Kehr. In questo volume la presentazione del materiale è ridotta ad un vero e proprio indice, in un cosiddetto Status personarum (la parte più importante) e in uno Status ecclesiarum et locorum che ha una funzione accessoria. Quest’ultimo indice dei luoghi rinvia solo in parte all’indice delle persone, tuttavia in parte contiene anche indicazioni proprie dirette alle fonti. Alla fine fu Gerd Tellenbach che nel secondo volume unì l’indice delle persone e quello dei luoghi ai regesti o alla «vita beneficiaria», che ho prima presentato. Nei volumi seguenti non vi sono più cambiamenti così fondamentali.
9Così oggi il Repertorium Germanicum nella sua forma esteriore rappresenta un compromesso tra due estremi. Furono uniti insieme quattro fattori: il contenuto è molto denso; tutte le informazioni su un soggetto sono raggruppate; le informazioni sono estremamente concise ed è possibile accedere al regesto attraverso gli indici. Questo modo di elaborare i documenti rende purtroppo difficile l’utilizzazione dell’opera. Raramente mi è capitato di consultare un libro a prima vista così ostico e difficilmente comprensibile. La traduzione delle abbreviazioni dal latino in tedesco (come è stata realizzata dai curatori del volume Paulo II.) è un passo opportuno per rendere più funzionale l’edizione, almeno per gli utenti tedeschi.
10Tuttavia la qualità dei regesti presenta anche alcuni limiti, che cambiano nei diversi volumi. Vi sono norme da seguire, ma esse non possono regolare e standardizzare tutto. I curatori dei vari volumi hanno naturalmente interessi diversi e capacità diverse. Soprattutto, però, vi è sempre l’obbligo di concludere il lavoro entro un certo limite di tempo. Ernst Pitz, uno dei precedenti curatori, scrisse: «Chiunque abbia almeno una volta effettuato lavori simili sulle fonti è consapevole del fatto che vi è una grande difficoltà poiché non si sa di preciso che cosa, si sta effettivamente cercando; spesso lo si scopre solo dopo mesi di studio delle fonti, molte volte addirittura solo durante la fase di redazione del manoscritto»6. Abbastanza dura si rivela dunque la critica di un’esperta studiosa tedesca, Christiane Schuchard, che scrive: «Ci si accorge [...], che talvolta un regesto reca il contenuto di un documento così brevemente, tanto che vengono soppresse informazioni importanti, oppure che il suo senso viene travisato più o meno profondamente [...]»7.
11Vorrei enumerare alcuni esempi per spiegare i problemi di diversità tra i vari volumi, di mancanza di assoluta uniformità. Cominciando dai volumi su Martino V. le notizie relative al defectus natalium vengono completate con una brevissima specificazione del defectus: per esempio, l’abbreviazione p. s. rivela che i genitori sono un presbiter e una donna soluta (nubile).
12Solo a partire dal volume 5 del Repertorium Germanicum viene effettuata la distinzione tra diocesi e sede vescovile della diocesi.
13Nei primi volumi viene nominato il concetto sommario di nova provisio; ma nel volume 4 (quello di Martino V.) la stessa nova provisio viene chiamata confirmatio8. I primi volumi non contengono ancora alcun accenno, né sui motivi relativi alla necessità di una nova provisio, né sul modo della precedente provvigione con la prebenda (per l’ordinarius loci, per una gratia expectativa, oppure una provvigione del papa per esempio). Gli altri volumi, pubblicati successivamente a quello di Martino V. riportano invece anche queste informazioni.
14A partire dal volume relativo al pontificato di Pio II. spesso sono anche indicate le importanti segnature delle suppliche. Cominciando con lo stesso volume 8 furono registrati anche i procuratori (in casi di resignationes di prebende). Questa indicazione (purtroppo non tanto frequente) porta informazioni importanti sulle relazioni sociali dei chierici che rinunciano ai benefici, cioè sulle cordate di chierici9.
15Visto che l’attuale Repertorium Germanicum fornisce tante informazioni precise, alcuni studiosi criticano il fatto che i curatori dei primi volumi abbiano elaborato il Repertorium Germanicum come un indice e non come una raccolta di regesti abbastanza completa (il che renderebbe superfluo consultare gli archivi)10. Creare uno strumento di consultazione, quindi un indice, tuttavia era ed è ancora oggi l’obiettivo principale del Repertorium Germanicum. Gli sviluppi nei volumi recenti (qui recente vuol dire un periodo di 17 anni...) permettono invece una nuova qualità della ricerca sui chierici ed anche sulla curia. Brigide Schwarz, per esempio, dedica in un suo studio una intera sezione ai risultati ricevuti solo dal Repertorium Germanicum e individua quali informazioni sono prese direttamente dalle fonti11. Tuttavia è necessaria una certa esperienza e conoscenza dell’elaborazione del materiale per lavorare in questo modo.
16Gli esempi di quanto detto in precedenza sull’allargamento e sulla crescente precisione dei regesti nei recenti volumi mostrano, che non si possono riporre le stesse aspettative nei volumi antecedenti. Ogni volume deve essere consultato ed apprezzato per come fu redatto all’epoca, nelle sue proprie qualità. Cominciando col volume 8 (Pio II) il testo dei regesti è stato più standardizzato riguardo agli aspetti giuridici. Strettamente connesso a questa standardizzazione è il miglioramento degli indici, soprattutto dell’indice per soggetti12. Non a caso cominciando anche col volume 8 i volumi degli indici escono in contemporanea al volume del testo dei regesti: la redazione degli indici, oggi coll’aiuto della elaborazione elettronica dei dati, permette e richiede anche un altro trattamento del testo dei regesti.
17Il Repertorium Germanicum doveva essere un indice, ma utilizzando la forma di regesti abbreviati ci vogliono indici separati per la ricerca. In fondo i regesti nella loro forma moderna sono talmente densi, che rappresentano solo lemmi raggruppati. Secondo lo stato del – finora ultimo uscito – volume 9 il Repertorium contiene nove indici: nomi di battesimo; cognomi; luoghi; patrocini; ordini religiosi; parole e oggetti; date degli iscrizioni nei registri; altre date del calendario; segnature.
18In generale si rinuncia a identificare le persone o i luoghi negli indici del Repertorium Germanicum (nei primi volumi si cercava ancora con grande sforzo di identificare i luoghi). Spesso soprattutto per quanto concerne i luoghi si cerca di unire tutte le denominazioni sinonimiche. Un esito poco riuscito si avrebbe invece nel caso dell’indice delle persone. Ogni nome composto di più elementi appare in tutte e due gli indici dei nomi. I nomi dei luoghi appaiono nella grafia delle fonti. Tuttavia i luoghi normalmente vengono nominati nelle fonti insieme al nome della diocesi. Nell’indice compaiono una volta sotto la diocesi e una volta sotto il loro nome. Attribuiti alle diocesi si trovano anche i magistrati ad esse appartenenti.
19L’indice delle parole e oggetti è un elenco alfabetico delle parole scritte con l’iniziale minuscola, soltanto le congiunzioni «ecc.» non sono contenute. Si rinuncia solo ad elencare tutte le menzione delle parole che appaiono citate alcune centinaia di volte. In parte si enumerano anche espressioni composte da più elementi. Si cerca di enumerare completamente i documenti. Gli indici del Repertorium Germanicum richiedono un utente «relativamente pensante». Per esempio, nei volumi precedenti non si trovano sotto Indulgentia elencate le durate delle indulgenze, bensì si deve cercare anche il lemma 10 an. (10 anni) e incrociare con gli altri. Come nel testo dei regesti anche nell’indice delle parole e oggetti c’è una maggiore precisione. Per esempio, chi cerca tutte le nova provisiones trova nel indice del volume 6 la parola «nova», che contiene soprattutto ma non solo le nova provisiones, nel volume 9 invece trova esattamente il termine tecnico «nova prov[isio]».
20Il materiale che serve come base del Repertorium Germanicum non è una banca dati nel senso della elaborazione elettronica dei dati. I regesti vengono rilevati come un testo. Vengono pubblicati come libro, ma anche elaborati in un modo che consente quasi le stesse possibilità di ricerca di una banca dati. A media scadenza è prevista la pubblicazione dei dati così preparati anche via internet, nel futuro anche prima della pubblicazione come libro. Così sarà possibile porre e risolvere le tipiche domande statistiche senza altra spesa. Quanti benefici, con quale qualità si richiedono in quali diocesi con le provvigioni papali? Quale stato sociale hanno i supplicanti, sono nobili o accademici, quanti familiares del papa o dei cardinali? Ecc. Si ricordi della frase di Pitz: «Si dovrebbe già all’inizio dei lavori sapere cosa si cerca». Non sono un esperto della elaborazione dati. Ma per il lavoro d’archivio mi pare un grande vantaggio rilevare i dati in regesti, non direttamente in una banca dati. Mi sembra una combinazione praticabile tra flessibilità e standardizzazione.
21C’è anche un valore sopranazionale del Repertorium Germanicum. I volumi (a parte quelli su Martino V) contengono un elenco delle fonti per ogni pontificato elaborato, che può servire a tutti i ricercatori. Mi trovo quasi ogni giorno all’Archivio Segreto Vaticano e vedo spesso studiosi di diversi paesi che cercano documenti di varie diocesi. Mi rammarico che noi dobbiamo sempre lavorare sul livello nazionale. Alla fine cito ancora una volta Paul Kehr, nella sua recensione del 1901 al Repertorium Germanicum: «Risulta evidente, che la maniera più razionale sarebbe stata: ricavare informazioni dai registri volume per volume e numero per numero e pubblicarne gli indici. Ciò avrebbe soddisfatto tutti i bisogni, tanto di quelli che vogliono studiare la storia delle relazioni della loro nazione, del loro convento a Roma, quanto di quelli, che studiano la storia del papato e le sue intere relazioni [...]. E infatti, questo sarebbe stato un compito, degno e abbastanza grande per l’associazione internazionale delle accademie che si é appena affacciata alla vita»13.
VOLUMI PUBBLICATI E IN ELABORAZIONE DEL REPERTORIUM GERMANICUM
22Repertorium Germanicum. Regesten aus den päpstlichen Archiven zur Geschichte des Deutschen Reichs und seiner Territorien im XIV. und XV. Jahrhundert. Pontificat Eugens IV. (1431-1447). Bd. 1 [1431/32], Bearb. v. Robert Arnold unter Mitwirkung von Johannes Haller, Joseph Kaufmann und Jean Lulvès, Berlino, 1897 [«volume di prova»].
23Repertorium Germanicum. Verzeichnis der in den päpstlichen Registern und Kameralakten vorkommenden Personen, Kirchen und Orte des Deutschen Reiches, seiner Diözesen und Territorien vom Beginn des Schismas bis zur Re-formation.
- Band: Clemens VII. von Avignon. 1378-1394, Bearb. v. Emil Göller, Berlino, 1916.
- Band: Urban VI., Bonifaz IX., Innocenz VII. und Gregor XII. 1378-1415, Bearb. v. Gerd Tellenbach; 1. Lieferung, Berlino, 1933 (Neudruck 1961), 2. Lieferung, Berlino, 1938 (Neudruck 1961), 3. Lieferung, Berlino, 1961.
- Band: Alexander V., Johannes XXIII., Konstanzer Konzil. 1409-1417, Bearb. v. Ulrich Kühne, Berlino, 1935.
- Band: Martin V. 1417-1431, Bearb. v. Karl August Fink, 3 Teilbde, Berlino, 1943, 1957 und 1958; Personenregister. Bearb. v. Sabine Weiss, Tubinga, 1979; Ortsregister (in Vorbereitung).
- Band: Eugen IV. 1431-1447. Teil 1: Text. Bearb. v. Hermann Diener und Brigide Schwarz; für den Druck eingerichtet v. Christoph Schöner (in Bearbeitung); Teil 2: Indices, Bearb. von Christoph Schöner (in Bearbeitung).
- Band: Nikolaus V. 1447-1455. Teil 1: Text, Bearb. v. Josef Friedrich Abert und Walter Deeters, Tubinga, 1985; Teil 2: Indices, Bearb. v. Michael Reimann, Tubinga, 1989.
- Band: Calixt III. 1455-1458. Teil 1: Text, Bearb. v. Ernst Pitz; Teil 2: Indices, Bearb. v. Hubert Höing, Tubinga, 1989.
- Band: Pius II. 1458-1464. Teil 1: Text, Bearb. v. Dieter Brosius und Ulrich Scheschkewitz; für den Druck eingerichtet v. Karl Borchardt; Teil 2: Indices, Bearb. v. Karl Borchardt, Tubinga, 1993.
- Band: Paul II. 1464-1471, Bearb. von Hubert Höing, Heiko Leerhoff und Michael Reimann, Tubinga, 2000.
- Band: Sixtus IV. 1471-1484, Bearb. (bislang) v. Stefan Brüdermann, Ulrich Schwarz und Juliane Trede (in Vorbereitung).
Notes de bas de page
1 Historische Zeitschrift, 86, 1901, p. 132-137, qui p. 132 f.
2 D. Brosius, Das Repertorium Germanicum, in R. Elze e A. Esch (a cura di), Das Deutsche Historische Institut in Rom 1888-1988, Tubinga, 1990, p. 123-165.
3 Cf. H. Diener, Die großen Registerserien im Vatikanischen Archiv (1378-1523), in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, 51, 1971, p. 305-368.
4 Repertorium Poenitentiariae Germanicum: Verzeichnis der in den Supplikenregistern der Pönitentiarie vorkommenden Personen, Kirchen und Orte des Deutschen Reiches, Tubinga, Bd. 1: Eugen IV. (1431-1447), 1998; Bd. 2: Nikolaus V. (1447-1455), 1999; Bd. 3: Calixt III (1450-1458), 2001; Bd. 4: Pius II. (1458-1464), 1996. Cf. L. Schmugge, P. Hersperger e B. Wiggenhauser, Die Supplikenregister der päpstlichen Pönitentiarie aus der Zeit Pius’ II. (1458-1464), Tubinga, 1996 (Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom, 84).
5 Cf. W. Deeters, Über das Repertorium Germanicum als Geschichtsquelle, in Blätter für deutsche Landesgeschichte, 105, 1969, p. 27-43.
6 E. Pitz, Supplikensignatur und Briefexpedition an der römischen Kurie im Pontifikat Papst Calixts III., Tubinga, 1972 (Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom, 42), p. 5.
7 C. Schuchard, Die Deutschen an der päpstlichen Kurie im späten Mittelalter (1378-1447), Tubinga, 1987 (Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom, 65), p. 20 f.
8 Cf. S. Weiss, Kurie und Ortskirche. Die Beziehungen zwischen Salzburg und dem päpstlichen Hof unter Martin V. (1417-1431), Tubinga, 1994 (Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom, 76), p. 168 ff.
9 B. Schwarz, Klerikerkarrieren und Pfründenmarkt. Perspektiven einer sozialgeschichtlichen Auswertung des Repertorium Germanicum, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, 71, 1991, p. 243-265, qui p. 256.
10 A. Meyer, Zürich und Rom. Ordentliche Kollatur und päpstliche Provisionen am Frau- und Grossmünster 1316-1523, Tubinga, 1986 (Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom, 64), p. 22.
11 B. Schwarz, Ein Freund italienischer Kaufleute im Norden?, in H. Keller, W. Paravicini e W. Schieder (a cura di), Italia et Germania. Liber Amicorum Ar nold Esch, Tubinga, 2001, p. 447-467, qui p. 452.
12 Cf. H. Höing, Die Erschließung des Repertorium Germanicum durch EDV gestützte Indices. Technische Voraussetzungen und Möglichkeiten, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, 71, 1991, p. 310-324.
13 Historische Zeitschrift, 86, 1901, p. 132-137, qui p. 133.
Auteur
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