Archeologi e linguisti tedeschi e l’Istituto di Studi Etruschi prima della Seconda Guerra Mondiale1
p. 107-119
Texte intégral
1Prima di andare indietro nel tempo alla fine degli anni venti, vorrei fare una premessa sulla situazione dell’etruscologia, per quanto riguarda l’archeologia e la glottologia, nella Germania odierna. L’etruscologia in Germania fa parte dell’archeologia classica, quando si studiano i reperti archeologici o i ruderi etruschi, e fa parte della glottologia generale quando si studia la lingua o l’epigrafia etrusca2. Tutte e due le materie sono completamente autonome, spesso situate in facoltà diverse. Gli istituti d’archeologia classica ed anche quelli di glottologia di solito sono abbastanza piccoli. Spesso un professore con alcuni assistenti deve rappresentare tutta la materia e l’etruscologia purtroppo non è considerata un campo centrale della scienza dell’archeologia classica come quella greca o romana. In un piano di studi sempre più vicino a quello dei licei, costretto ad offrire agli studenti i necessari crediti per la loro laurea triennale secondo le esigenze europee, spesso anche all’esperto di etruscologia non rimane molto tempo per lezioni o seminari sul tema. Quando si cerca un nuovo professore d’archeologia, i candidati devono sempre dimostrare la propria capacità di poter insegnare l’archeologia classica in tutte le sue sfaccettature – cioè soprattutto l’archeologia greca e romana. Qualcuno che si è qualificato solo con ricerche nel campo dell’etruscologia, non ha tante speranze di occupare il posto. L’unica eccezione è attestata nel periodo fra il 1988 ed il 2006, quando presso l’Università di Tubinga una cattedra è stata aggiunta, dedicata proprio all’etruscologia ed all’archeologia italica, occupata dal mio relatore di tesi Friedhelm Prayon.
2Lo stesso vale per la glottologia. La glottologia o linguistica comparativa nacque dallo studio delle lingue moderne ed antiche e dalla ricerca alle origini di queste lingue. I primi istituti o cattedre spesso si chiamavano “indogermanici”. Occuparsi della lingua etrusca è solo una piccola parte delle possibilità che offre il mondo delle lingue.
3Forse per questo ci sono attualmente solo dodici Tedeschi fra i membri dell’Istituto di Studi Etruschi e tutti hanno più di cinquant’anni3. D’altra parte un convegno, organizzato da studenti e neo-laureati presso l’Università di Bonn nell’anno 2008, è stato molto frequentato da giovani ricercatori provenienti da tante università tedesche4. Anche la sezione “Etruschi e Italici” nell’associazione degli archeologi tedeschi (Deutscher Archäologenverband) in questo momento conta 68 membri che s’incontrano regolarmente5.
4La situazione descritta qui, però, in Germania è stata sempre così. Al contrario di altri Paesi come l’Italia non ci sono mai state cattedre di etruscologia o d’archeologia italica. Da sempre solo pochi archeologi tedeschi si sono laureati con temi di etruscologia o di archeologia italica. Come indicatore possono servire le famose borse di studio o meglio di viaggio dell’Istituto Archeologico Germanico, chiamato Reisestipendium, una istituzione che esiste dal lontano 1859. Da allora fino ad oggi solo 16 studiosi hanno vinto tale borsa di studio con un tema etrusco-italico6.
5Siccome archeologia e glottologia erano sempre state divise in istituti ben distinti, non ci sono mai stati esperti in entrambi i campi. Presso l’Università di Tubinga negli anni ottanta e novanta ci fu la possibilità unica di studiare sia l’etruscologia dal punto di vista archeologico e storico d’arte con Friedhelm Prayon, che l’etruscologia dal punto di vista linguistico con Carlo De Simone, docente di glottologia.
6I nomi delle persone che vedremo in questa ricerca sono quasi tutti conosciuti anche in altri campi dell’archeologia o della glottologia.
7Analizzando le pubblicazioni più importanti – cioè monografie o articoli più generali e più lunghi – sugli Etruschi dall’anno 1915 fino al 1930 si evince che solo pochi autori sono legati all’etruscologia o fino ad oggi conosciuti come personaggi dell’etruscologia internazionale. Heinrich Bulle7, Franz Studniczka8 o Georg Karo9 lavorarono quasi tutta la vita sull’archeologia e storia dell’arte greca. Carl Schuchhardt10 è conosciuto più come protostorico, antagonista di Gustav Kosinna e della sua interpretazione etnica dei reperti protostorici dell’Europa centrale e settentrionale. Fritz Weege11 e Andreas Rumpf12, fra tanti altri temi, ebbero per lo meno un forte interesse per l’etruscologia. La prima lezione di Fritz Weege, tenuta nell’anno 1912, trattò la cultura preromana dell’Italia centrale13. Egli fu senz’altro un esperto riconosciuto anche nel campo della pittura funeraria etrusca. Andreas Rumpf pare che trattasse frequentemente nelle sue lezioni l’arte etrusca14. Rimangono i linguisti Gustav Herbig15 ed Eva Fiesel16 e gli archeologi Friedrich von Duhn17 e Franz Messerschmidt18, dei quali parlerò in seguito.
8Ben differente dalla situazione tedesca è quella italiana. Quasi tutte le università italiane sono dotate di una cattedra di etruscologia. Coll’Istituto Nazionale di Studi Etruschi ed Italici, fondato nel 1925 come Comitato Permanente per l’Etruria, essa possiede una istituzione forte ed anche potente. Primo frutto dei lavori di questo Comitato Permanente fu il Primo Convegno Nazionale Etrusco, svoltosi a Firenze dal 26 aprile al 4 maggio 1926. Pur essendo un convegno nazionale, nella lista dei circa 500 partecipanti si trova anche un piccolo gruppo di stranieri – in tutto trenta19. Dodici degli stranieri erano Tedeschi e molti a mio parere erano appassionati dell’archeologia, poiché vivevano a Firenze e Roma. Fritz Weege e Friedrich von Duhn li abbiamo già visti trattando la bibliografia importante. L’opera fondamentale sulla pittura degli Etruschi di Fritz Weege fu pubblicata nel 192120 e Friedrich von Duhn pubblicò nel 1924 il primo volume del suo studio sui riti funerari degli antichi popoli in Italia, la Italische Gräberkunde21. Von Duhn entrò con le sue ricerche nei campi delle relazioni fra i vari popoli in Italia ed anche della loro origine. Walter Amelung, allora direttore dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma, non ha mai scritto nulla sugli Etruschi, ed il suo collaboratore Guido Kaschnitz von Weinberg si è interessato agli Etruschi soprattutto nelle sue ricerche sulle radici dell’arte romana come per esempio nel suo articolo fondamentale sull’origine del ritratto romano22. Il loro interesse per questo convegno sembra essere più istituzionale che personale. Il Germanico non poteva rimanere fuori da questi avvenimenti nel campo dell’etruscologia, che è stato, prima della Prima Guerra Mondiale con Eduard Gerhard, Adolf Kluegmann e Gustav Körte, un campo molto più trattato dall’istituto tedesco. Neanche Ulrich Knoche, latinista, era etruscologo. L’interesse di Karl Meister, latinista ma anche grecista, sconfinava nella glottologia indoeuropea in generale.
9Pare che questi pochi stranieri presenti al primo convegno nazionale sapessero benissimo che erano ospiti di un avvenimento del tutto italiano. Leggendo gli atti, che riproducono in esteso le discussioni sulle poche relazioni più alcune comunicazioni, si evince che i non Italiani rimasero piuttosto passivi. Solamente Friedrich von Duhn prese due volte la parola, una volta per fare un riferimento alle nuove ricerche sui cambi climatici nelle zone alpine quando si parlò delle origini degli Etruschi23, l’altra volta spinto da Antonio Minto ad esprimersi sulle sue esperienze di cartografia per una futura Forma Etruriae24.
10Una fotografia che ritrae i congressisti davanti al Museo Archeologico di Fiesole, attentamente provvista di alcuni nomi dei fotografati dalla mano di Ranuccio Bianchi Bandinelli, ci insegna però che i partecipanti stranieri non formarono un gruppetto a parte, ma furono ben integrati agli etruscologi italiani. Bianchi Bandinelli segnalò solo alcuni dei suoi colleghi – forse solo quelli che lui stesso si ricordava – fra questi Walter Amelung, Fritz Weege e Friedrich von Duhn. Tutti e tre si trovano circondati da tanti altri25.
11Uno dei risultati del primo convegno nazionale del 1926 fu la decisione di organizzare un Primo Congresso Internazionale Etrusco per l’anno 1928. Un comitato composto di esperti nazionali ed internazionali ebbe il compito di preparare il convegno. Nazioni importanti come gli Stati Uniti, il Belgio, la Francia, la Gran Bretagna, la Spagna e la Germania inviarono quattro persone al comitato internazionale26. La delegazione tedesca fu composta da Gerhart Rodenwaldt, presidente dell’Istituto Germanico di Archeologia a Berlino, Walter Amelung – dopo la sua morte nel 1927 sostituito da Ludwig Curtius –, Direttore dell’Istituto Germanico a Roma, poi Friedrich von Duhn, docente d’archeologia classica all’Università di Heidelberg, ed Ernst Sittig, docente di lingue slave e d’indogermanistica all’Università di Königsberg e collaboratore al Corpus Inscriptionum Etruscarum. È evidente che l’Istituto Germanico di Archeologia ebbe un grande interesse ad avere un certo controllo sull’andamento della preparazione di questo convegno. Gerhart Rodenwaldt addirittura fu chiamato Presidente onorario del congresso – l’unico a ricevere un tale onore27. Alla fine, a causa di un’influenza, non poté neanche recarsi a Firenze28. Abbiamo già menzionato Friedrich von Duhn, a quell’epoca già anziano, e la sua Italische Gräberkunde29. L’ultimo dei quattro membri, Ernst Sittig, nel campo dell’etruscologia forse è abbastanza sconosciuto. Sittig studiò le filologie greca e latina ed allo stesso tempo realizzò anche lo studio di lingue come il polacco, il bulgaro, il russo ed il greco moderno con il titolo di traduttore. Nel 1910, però, fu già chiamato esperto di dieci lingue antiche. Dopo la guerra insegnò le lingue slave e l’indo-germanistica all’Università di Königsberg e collaborò contemporaneamente al C.I.E. Nel 1929 diventò docente sempre di lingue slave e d’indo-germanistica all’Università di Tubinga. Negli anni’50, fino alla sua morte nel 1955, si occupò della decifrazione delle scritture minoiche come per esempio il Disco di Festo30.
12Purtroppo non è stato possibile verificare come fu preparato il congresso in pratica – forse si dovrebbero fare delle ricerche nell’archivio dell’Istituto di Studi Etruschi a Firenze. Il comitato preparatorio a mio parere fu troppo grande per un incontro di tutti i membri. Alla fine, però, stilarono un programma con una lista di relatori. Come già nel 1926, i Tedeschi formarono il gruppo più consistente fra gli stranieri31. Anche i quattordici relatori tedeschi furono molti rispetto ai rappresentanti delle altre nazioni32. Dagli atti del convegno si evince che l’idea era di organizzare un evento veramente internazionale. Alle cinquantadue relazioni d’Italiani si aggiungono ben trentotto relazioni di colleghi stranieri33. Alle singole sedute i due presidenti furono sempre un Italiano insieme con uno straniero.
13Ben sette partecipanti venivano dall’Istituto Germanico di Roma: Ludwig Curtius, il direttore, Armin von Gerkan, vicedirettore, Elisabeth Jastrow, collaboratrice al Realkatalog, la bibliografia archeologica, Guido Kaschnitz von Weinberg, Elisabeth Frank, poi Friedrich Matz e Franz Messerschmidt, gli unici due a presentare una relazione al convegno. Questa presenza massiccia da parte dell’Istituto Germanico a mio parere è un po’ il tentativo di recuperare il terreno perduto nel campo dell’etruscologia.
14Guardiamo, però, chi erano i relatori tedeschi del convegno. Tutti gli altri partecipanti rimanevano assai passivi, cioè non parteciparono in modo attivo alle discussioni. Unica eccezione è un certo architetto Gustav Baumann di Villingen nella Foresta Nera, fondatore di un’associazione carnevalesca locale34. Tutti i relatori – anche quelle delle altre nazioni – parteciparono vivacemente alle discussioni. La pubblicazione degli atti del convegno rispecchia in modo eccezionale la discussione durante le varie sedute. Le singole relazioni di solito si trovano come riassunto – la pubblicazione in esteso spesso si trova altrove, molte nei volumi della Rivista di Studi Etruschi degli anni successivi.
15Nella prima sezione “Storia-Archeologia” si trovano due relazioni dell’egittologo Friedrich-Wilhelm von Bissing. Nella prima relazione parla dei “Turusha-u delle iscrizioni egiziane”, uno dei cosiddetti Popoli del Mare, spesso identificato con i Tirsenoi. Di questo tema non si discute tanto – forse perché von Bissing non proponeva tesi troppo arrischiate35. L’altra relazione è più che altro una proposta per un progetto di lavoro, vale a dire la catalogazione degli oggetti orientali ed egiziani rinvenuti in Etruria. Uno degli obiettivi era la distinzione fra materiale d’importazione da quello d’imitazione etrusca36. Stranamente dopo questa relazione si svolge una discussione più estesa fra colleghi tedeschi ed italiani. Si tratta di uno dei pochi momenti in cui si vede qualcosa di simile ad una rivalità fra una scuola tedesca – ed austriaca e l’etruscologia italiana. La stessa mattina si è svolta anche la relazione di Friedrich von Duhn sulla “fase orientalizzante in Etruria ed in altre regioni d’Italia”37. Già subito dopo la relazione – cito il testo degli atti – “Pericle Ducati insiste sui caratteri originali dell’arte etrusca, che ha qualcosa di suo che non troviamo in quella greca e tanto meno nell’arte bastarda fenicio-cipriota”38. La stessa critica la esprime anche Luigi Pareti dopo la relazione di von Bissing; anche lui vede più contatti e influssi da parte greca. Von Duhn si difende con le tombe di Preneste, dove si trovano oggetti fenici e greci insieme39. Ho la sensazione che la connotazione negativa dell’Oriente ed i suoi popoli sia più frequente fra gli archeologi italiani. Le conferenze di von Duhn, von Bissing ed anche di Hommel parlano di relazioni fra Etruschi ed orientali – von Duhn nella discussione di un’altra conferenza considera addirittura che i Tirreni erano venuti in Italia come pirati e guerrieri40 – ma senza avvalorare o classificare la cultura orientale. Come l’anfitrione di questo convegno Marie-Laurence Haack41 ed anche Maurizio Harari42 rilevarono in articoli recenti, ci fu una certa rivalità fra ideologia nazionalsocialista tedesca e quella fascista italiana. Gli Italiani volevano vedere gli Etruschi come parte integrante della propria cultura con una linea ininterrotta fino ad un Donatello o Verrocchio, come delinea Pericle Ducati dopo la relazione di von Duhn43. Perciò l’etruscologia italiana tendeva alla teoria dell’autoctonia degli Etruschi, mentre archeologi e linguisti tedeschi tendevano alla tesi di un’emigrazione dei tirsenoi dall’Oriente. Però solo certi ideologi del nazionalsocialismo come Alfred Rosenberg44, basandosi sull’opera Tusca, completamente isolata ed ignorata dagli archeologi, di Albert Grünwedel del 192245, vedevano gli Etruschi come orientali e per questo di minor valore. Neanche in articoli o libri di archeologi nazionalsocialisti come quelli di Franz Messerschmidt o Friedrich-Wilhelm von Bissing degli anni trenta, è visibile una connotazione negativa.
16Alla fine approvano la proposta di von Bissing. Così von Bissing ogni anno pubblica i suoi oggetti orientali ed egiziani nella rivista Studi Etruschi diventando così l’autore tedesco con più articoli in questa rivista46.
17Il Barone Friedrich Wilhelm von Bissing fu un egittologo, dal 1906 al 1922 cattedratico all’Università di Monaco e poi fino al 1926 ad Utrecht in Olanda. Von Bissing, figlio di un Generale della Prima Guerra Mondiale, morto nel 1917 vicino a Bruxelles, pubblicò durante la guerra scritti politici, fra questi alcuni articoli sotto lo pseudonimo Anacharsis le jeune in lingua francese per un pubblico francofono, nei quali difende la occupazione tedesca del Belgio durante la guerra. Anche per il pubblico tedesco scrisse testi, stavolta sotto il suo vero nome, trattando lo stesso tema. Già dal 1925 era membro del partito fascista NSDAP, amico di Rudolf Heß il Vice di Adolf Hitler, ed allo stesso tempo cristiano protestante praticante. Per questo motivo fu escluso dal partito nel 193747. I motivi di un egittologo in pensione come Friedrich Wilhelm von Bissing per un impegno così grande in Etruria, senza diventare mai un etruscologo con interesse a problemi legati a questa materia, sono sconosciuti. In un necrologio nella rivista Studi Etruschi si parla del suo piacere di passare ogni anno un periodo in Italia48.
18La conferenza di Eberhard Hommel, orientalista e parroco protestante, figlio del noto orientalista Fritz Hommel, sulle “relazioni fra gli antichi Iberi e gli Etruschi secondo gli autori classici”49, la relazione di Fritz Weege sull’“origine del trionfo romano”50 e di Friedrich Matz su “elementi italici nell’arte etrusca”51 non trovavano tanto riscontro nella discussione. E, mentre le relazioni di Weege e Matz trovarono pieno consenso, neanche un partecipante volle prendere la parola sulle teorie un poco astruse di Hommel.
19Nella seconda sezione “Religione” si trovano due relazioni di Franz Messerschmidt, una sulla “relazione fra le rappresentazioni dell’aldilà etrusco e i suoi originali greci”52 e l’altra sulla “questione Italia-Etruria-Roma”53. Nessuna delle due fu molto discussa, forse perché sono state tenute in lingua tedesca. Dopo le relazioni presero la parola solo altri Tedeschi o Olandesi, condividendo le teorie del Messerschmidt. Lo stesso successe anche con le relazioni in lingua tedesca di Carl Clemen sul “conto dei secoli presso gli Etruschi”54 e di Otto Weinreich sulla “trigeminazione come metodo stilistico”55.
20Nella terza sezione “Lingua” troviamo le relazioni di Joseph Schnetz sull’“interpretazione dell’etrusco “capys” con la parola falco56, quella di Alfons A. Nehring sulle relazioni lessicali etrusco-greche57 e di Eva Fiesel sull’“importanza della cronologia relativa nello studio della lingua etrusca”58. Soprattutto la relazione di Eva Fiesel fu approvata integralmente da tutti i congressisti. Eva Fiesel, l’unica donna della delegazione tedesca ed una delle poche donne presenti al congresso, era una delle più grandi esperte della glottologia etrusca. Allieva di Gustav Herbig con una tesi sul Genere grammaticale etrusco59 e sorella dell’archeologo Karl Lehmann-Hartleben, insegnò dal 1931 fino al 1933 glottologia etrusca presso l’Istituto d’Indo-Germanistica dell’Università di Monaco. L’ebrea Eva Fiesel perse questo lavoro già nel luglio del 1933 per motivi razzisti. Neanche le note di protesta da parte di studenti e docenti dell’istituto non poterono aiutarla. Nel 1934, dopo un lungo viaggio in Italia, emigrò negli Stati Uniti, dove trovò la possibilità d’insegnamento presso la Yale University. La greatest living Etruscan Philologist morì di cancro nel 193760.
21La relazione di Ernst Sittig sui progressi del volume sulla Campania del Corpus Inscriptionum Etruscarum della sezione IV “Epigrafia” riferisce solo sull’andamento dei lavori61.
22Una delle pretese del congresso, sostenuta da molti congressisti, fu la trasformazione del Comitato Permanente per l’Etruria in un Istituto Internazionale di Etruscologia. In seguito fu pubblicata la prima lista dei membri del Comitato Permanente nella rivista Studi Etruschi dell’anno 1928. Questa lista contiene i nomi di 331 persone da trentasette paesi di tutto il mondo62. È evidente lo sforzo di essere il più internazionale possibile e quello di avere più membri possibili. L’ultima lista, pubblicata nel 2012, pare molto meno internazionale rispetto a quella del 1928. Gli etruscologi di oggi vengono solo da quindici paesi63. Se esaminiamo i ventotto membri tedeschi della lista del 1928, solo pochi risultano veramente attivi nel campo dell’etruscologia. I membri che pubblicarono articoli nella rivista Studi Etruschi fino al 1939 sono solo Friedrich Wilhelm v. Bissing64, Hans Dragendorff65, Friedrich von Duhn66, Eva Fiesel67, Georg Karo68, Karl Lehmann-Hartleben69, Alfons A. Nehring70, Andreas Rumpf71, Joseph Schnetz72 e Carl Schuchhardt73. I due storici Franz Altheim74 e Ernst Kornemann furono assunti durante gli anni ‘30.
23Friedrich Wilhelm von Bissing, Friedrich von Duhn, Eva Fiesel, Alfons A. Nehring e Joseph Schnetz li conosciamo già come relatori del congresso del 1928. Carl Clemen, Ernst Sittig e Fritz Weege non hanno lasciato più tracce nella rivista75. Ed anche gli altri, cioè diciotto persone su trentuno sono poco conosciuti nel campo dell’etruscologia76. In alcuni casi l’assunzione come membro del Comitato Permanente evidentemente era in concomitanza con la funzione della persona. Così si trovano elencati Gerhart Rodenwaldt, Presidente dell’Istituto Germanico a Berlino, Ludwig Curtius, Direttore del Germanico di Roma, e Georg Karo, dal 1930 direttore del Germanico di Atene. Almeno Georg Karo pubblicò ogni tanto studi sugli Etruschi, come nel 1925 un lungo articolo sull’architettura etrusca e nel 1934 su Vetulonia77. Anche Johannes Boehlau, fino al 1928 collaboratore del museo di Kassel, e Robert Zahn, custode del Museo di Berlino, sicuramente sono stati assunti per la loro funzione in due dei musei più importanti. Passando in rassegna la lista dei membri si vede che anche molti membri di altri paesi sono stati scelti da questo punto di vista: presidente di un’istituzione importante – spesso l’istituto o la scuola del suo paese con sede a Roma – o direttore di un museo con reperti etruschi.
24Se guardiamo una tabella, dove furono calcolate le percentuali delle pagine per nazione per i singoli volumi degli Studi Etruschi dal 1927 al 1939 e come campioni degli ultimi due anni, si vede subito che la rivista, prima della guerra mondiale, era molto più internazionale di oggi, e che la presenza tedesca per tutti questi anni era notevole – l’unica nazione straniera ad essere sempre presente.
25D’altra parte la rivista Studi Etruschi fu quasi l’unico organo ufficiale per l’Etruscologia tedesca. Secondo Franz Messerschmidt la rivista rappresentò il centro della scienza dell’Etruscologia78. Nelle riviste dell’Istituto Germanico di Archeologia come le Römische Mitteilungen, lo Jahrbuch des Deutschen Archäologischen Instituts o l’Archäologischer Anzeiger, infatti, solo raramente si trovano articoli con temi etruschi o italici79.
26Molti articoli furono scritti, però, da persone che in quel periodo rimasero fuori dal Comitato Permanente. Alcuni sono diventati membri dell’Istituto solo dopo la Seconda Guerra Mondiale come Tobias Dohrn, laureato solo nel 1937, Reinhard Herbig, dal 1956 al 1961 direttore dell’Istituto Germanico di Roma, e George Hanfmann, già nel 1934 emigrato negli Stati Uniti80. Il fatto che Franz Messerschmidt, relatore al convegno del 1928, autore di cinque articoli nella rivista ed editore-autore del secondo volume della Italische Gräberkunde cominciata da Friedrich von Duhn, non sia mai diventato membro del Comitato, sembra assai strano81. Messerschmidt, laureato con Georg Karo con una tesi sulla cronologia della pittura etrusca, lavorò con Armin von Gerkan nelle necropoli di Vulci e Tarquinia. Dopo un periodo come assistente presso l’Università di Breslavia nel 1938 diventò cattedratico di Archeologia Classica a Königsberg. Si sa che fu nazionalsocialista e che faceva lezione in divisa del partito82.
27Tuttavia, di quali soggetti si sono occupati gli autori tedeschi? Per la parte archeologica si può osservare una certa prevalenza di presentazione di reperti etruschi di piccole dimensioni, conservati in musei soprattutto tedeschi ma anche italiani83. Agli articoli di von Bissing si aggiungono quelli di Eugen von Mercklin, che presentano gli oggetti etruschi del museo di Amburgo84. Alcuni testi trattano solo un unico vaso interessante. Solo poche ricerche vanno oltre questa semplice presentazione di materiale, come un articolo di Tobias Dohrn sui vasi etruschi a figure nere, un riassunto della sua tesi di dottorato del 193785. Anche gli articoli sulla struttura della scultura dell’Italia antica da parte di Guido Kaschnitz von Weinberg o sulla Città ed il Paesaggio in Italia di Friedrich von Duhn mi sembrano fondamentali86. Solo pochi articoli presentano materiale di scavo o si occupano di risultati di scavo. Franz Messerschmidt presenta dal 1929 fino al 1932 una serie di Inedita Etruriae, con piccoli riassunti su scavi nuovi, ma anche su quelli avvenuti tanto tempo prima, come gli scavi di Mancini nella necropoli orvietana della Cannicella del 187787. Dalla fine dell’Ottocento membri dell’Istituto osservarono gli scavi e li pubblicarono in maniera riassuntiva nell’Archäologischer Anzeiger88.
28Un po’ diversa mi sembra la situazione nei campi della glottologia, della storia e della religione. Molti articoli sono lunghi e trattano temi generali, così le ricerche di Theodor Kluge sui nomi dei numeri o sul Cippo Perugino89, gli studi di Karl Olzscha sul Liber linteus di Zagabria90, o quella di Heinrich Hönigswald sulla punteggiatura nei testi etruschi91. Alfons A. Nehring esprime nella sua ricerca sulle diciture genealogiche del 1938 una forte critica alle tesi di Massimo Pallottino92.
29Interessante è anche il ruolo di colleghi ebrei nell’etruscologia tedesca e come sono stati trattati dai loro colleghi italiani. I fratelli Eva Fiesel e Karl Lehmann-Hartleben93, Georg Karo94, Alfons A. Nehring95, George M. A. Hanfmann96, Heinrich Hönigswald97 e Ernst Lewy98 erano ebrei, che fra il 1933 e il 1939 dovettero lasciare la Germania. Alcuni, come Fiesel o Lehmann-Hartleben, persero il proprio lavoro già nel corso dell’anno 1933. Georg Karo fu licenziato dall’Istituto Germanico di Atene solo nel 1936. Pare che queste persecuzioni razziali in Germania non siano arrivate in Italia99. Alcuni dei menzionati pubblicarono ancora articoli nella Rivista di Studi Etruschi dopo la loro emigrazione100. Solo poche volte sono visibili le difficoltà che dovevano affrontare i colleghi. Karl Lehmann-Hartleben scrive, sotto un articolo redatto insieme con la sorella Eva Fiesel nel 1935, che la parte di linguistica scritta da lei non si era potuta correggere per l’assenza dell’autrice101. Un altro caso interessante è Heinrich Hönigswald. Heinrich, figlio del filosofo Richard Hönigswald, aveva studiato glottologia con Eva Fiesel e Ferdinand Sommer all’Università di Monaco. Quest’università già nel 1933 licenziò docenti e studenti ebrei; così Hönigswald emigrò in Svizzera e nel 1934 in Italia, dove diventò alunno di Giacomo Devoto, prima a Padova e dopo a Firenze. Laureatosi nel 1937 con una tesi sulla formazione delle parole greche, lavorava già dal 1936 come collaboratore dell’Istituto di Studi Etruschi. Una legge italiana del 1938, che non dava più soggiorno a stranieri venuti in Italia dopo il 1918 obbligò Hönigswald ad emigrare di nuovo. Così arrivò nel 1939 negli Stati Uniti, dove insegnò ancora per molti anni presso varie università americane102.
30Riassumendo si può dire che l’etruscologia tedesca pur essendo una materia non istituzionalizzata presso le università negli anni prima della seconda guerra mondiale era ben rappresentata. Studiosi tedeschi scrissero una grande quantità di articoli e libri sull’archeologia e sulla glottologia etrusca. Il loro punto di riferimento è stato l’Istituto di Studi Etruschi con la sua rivista Studi Etruschi, organizzatore dei convegni degli anni 1926 e 1928. L’Istituto Archeologico Germanico con la sua sezione romana aveva senz’altro l’intenzione di prendere l’iniziativa anche sul campo dell’etruscologia, però solo pochi articoli sugli Etruschi furono pubblicati nelle sue riviste. Scientificamente gli archeologi tedeschi spesso si limitarono alla presentazione di oggetti mentre i glottologi pubblicarono ricerche più fondamentali ed importanti. L’esodo di studiosi ebrei non fece finire la loro produzione scientifica. Colleghi ebrei emigrati continuarono a pubblicare nelle rivista Studi Etruschi.
Notes de bas de page
1 Sono molto grato di aver potuto presentare la relazione sul rapporto fra archeologi e glottologi tedeschi e l’Istitutodi Studi Etruschia questo primo convegno sulla storia dell’etruscologia ad Amiens. Molte graziea Marie-Laurence Haack per avermi invitato. Ringrazio il mio collega Cesare Ghilardelli e Michela Costanzi per gli aiuti linguistici.
2 Simile la situazione in Francia. Ricercatori di etruscologia spesso sono professori di storia antica o filologia latina.
3 SE 75, 2009, 365-374 (membri fino al 31.12.2012): Martin Bentz (Bonn; * 1961), Heinz-Werner Dämmer (Colonia, * 1947), Otto-Hermann Frey (Marburg; * 1929), Bettina v. Freytag gen. Löringhoff (Tubinga; * 1943), Friedrich-Wilhelm v. Hase (Mannheim; * 1937), Sibylle Haynes (Londra; * 1926), Fritzi Jurgeit-Blanck (Cerveteri), Ingrid Krauskopf (Heidelberg; * 1944), Gerhard Meiser (Halle; * 1952), Friedhelm Prayon (Tubinga; * 1941), Erika Simon (Würzburg; * 1927), Stephan Steingräber (Vetralla; * 1951). Defunti dopo la ultima pubblicazione: Hermann Müller-Karpe (Königswinter; 1925-2013), Jürgen Untermann (Pulheim; 1928-2013).
4 Kieburg & Rieger 2010.
5 68 iscritti nel febbraio 2014. Informazione dalla coordinatrice Ellen Thiermann, Università di Zurigo.
6 1913-14: Georg Matthies, Die praenestinischen Spiegel; 1922-23: Andreas Rumpf, Die Wandmalereien in Veji; 1936-37: Tobias Dohrn, Die schwarzfigurigen etruskischen Vasen der 2. Hälfte des 6. Jhs. v. Chr.; 1957-58: Otto-Hermann Frey, Eine etruskische Bronzeschnabelkanne in Besançon und der Import etruskischer Bronzeschnabelkannen in Mitteleuropa; 1970-71: Friedhelm Prayon, Frühetruskische Grab-und Hausarchitektur; 1970-71: Maja Sprenger, Die etruskische Plastik des 5. Jhs. v. Chr. und ihr Verhältnis zur griechischen Kunst; 1983-84: Cornelia Weber-Lehmann, Studien zur Typologie und Chronologie der archaischen Grabmalereien Tarquinias; 1984-85: Mathias Hofter, Untersuchungen zu Stil und Chronologie der mittelitalischen Terrakotta-Votivköpfe; 1989-90: Martin Bentz, Etruskische Votivbronzen des Hellenismus; 1992-93: Martin Blumhofer, Etruskische Cippen; 1992-93: Martin Miller, Befestigungsanlagen in Italien vom 8. bis 3. Jh. v. Chr.; 1995-96: Dirk Steuernagel, Menschenopfer und Mord am Altar. Untersuchungen zu Darstellungen griechischer Mythen in der etruskischen Grabkunst des 4. bis 1. Jhs. v. Chr.; 1997-98: Ortwin Dally, Canosa, località San Leucio. Untersuchungen zu Akkulturationsprozessen vom 6. bis zum 2. Jh. v. Chr. am Beispiel eines daunischen Heiligtums; 2010-11: Gabriel Zuchtriegel, Das Ostheiligtum von Gabii. Studien zu Kultpraxis und Urbanisierung in Latium; 2011-12: Christiane Nowak, Zeugnisse zur ethnischen Pluralität in Unteritalien; 2012-13: Marta Scarrone, La pittura vascolare etrusca del V secolo.
7 Bulle 1922.
8 Studniczka 1928.
9 Karo 1925.
10 Schuchhardt 1927a.
11 Weege 1921.
12 Rumpf 1915; Rumpf 1928a.
13 Weege 1912.
14 Vacano 1955, 240; Miller 2012,238.
15 Herbig 1923.
16 Fiesel 1922.
17 Duhn 1924.
18 Messerschmidt 1928a; Messerschmidt 1930a.
19 Atti Firenze 1926,175-184: Walter Amelung (Istituto Germanico di Archeologia Roma; 1865-1927), Axel, Madeleine e Philip Boëthius (Roma/Stoccolma; 1889-1969), Heinrich Bodmer (Istituto Germanico di Storia dell‘Arte Firenze; 1885-1950), Agnes Brown (Firenze), Ralph L. Brydges (Roma), Friedrich von Duhn (Heidelberg; 1851-1930), Poul Fossing (Copenhagen; 1902-?), Maria Hepner, nata v. Duhn (Heidelberg; 1896-?), Christian Huelsen (Firenze; 1858-1935), Margaret Jackson (Firenze), A. Joung (Firenze), Guido Kaschnitz von Weinberg (Istituto Germanico di Archeologia Roma; 1890-1958), Ulrich Knoche (Berlino; 1902-1968), Karl Meister (Heidelberg; 1880-1963), Anita e Hans Mühlestein (Roma; 1887-1969), Carl Edward Murray (Firenze), Otto Opfenhelmut (Firenze), Eckart Peterich (Roma; 1900-1968), L. C. Erna Reber (Roma), Elisa A. Richardson (Firenze), Gösta Säflund (Uppsala; 1903-2004), Linda Smith Clarke (Roma), Gunnar Sorbom (Uppsala), Gustave Soulier (Istituto Francese Villa Diana Fiesole; 1872-1937), J. Lawrence e J. Kathleen Tod-Mercer (Firenze), Fritz Weege (Breslavia; 1880-1945).
20 Weege 1921.
21 Duhn 1924.
22 Kaschnitz von Weinberg 1926.
23 Atti Firenze 1926, 90.
24 Atti Firenze 1926, 134.
25 Haack 2013b, 398, fig. 1.
26 Atti Firenze 1928, 9-18.
27 Atti Firenze 1928, 14; Gnomon 1928, 63-64.
28 Atti Firenze 1928, 39.
29 Duhn 1924.
30 Munzinger Online/Personen 2014.
31 Atti Firenze 1928,337-362: Italia (424), Germania (38), Austria (14), Svezia (12), Gran Bretagna (9), Belgio (9), Polonia (9), Francia (8), Cecoslovacchia (8), Svizzera (8), Finlandia (7), Jugoslavia (6), Ungheria (6), Olanda (4), Spagna (4), Stati Uniti (4), Danimarca (2), Norvegia (2), Egitto (1), Bulgaria (1), Grecia (1), Lettonia (1), Romania (1). I partecipanti tedeschi: Luise von Ammon (Saarbrücken), Dr. Gustav Baumann (Villingen), Prof. Friedrich e Berta Bilabel (Heidelberg), Friedrich Wilhelm von Bissing (Oberaudorf/Inn), Dr. Helene Cramer (Breslavia), Ludwig Curtius (Istituto Germanico di Archeologia Roma), Prof. Theodor Dombart (Monaco di Baviera), Friedrich von Duhn (Heidelberg), Dr. Ragna Enking (Dresda), Eva Fiesel (Monaco di Baviera), Prof. Carl Frank (Berlino), Dr. Elisabeth Frank (Istituto Germanico di Archeologia Roma), Armin von Gerkan (Istituto Germanico di Archeologia Roma), Prof. Hermann e Gisela Güntert (Heidelberg), Dr. Maria Hepner (Heidelberg), Dr. Eberhard Hommel e moglie (Schopflohe/Ries), Prof. Fritz Hommel (Monaco di Baviera), Dr. Elisabeth Jastrow (Istituto Germanico di Archeologia Roma), Guido Kaschnitz von Weinberg (Istituto Germanico di Archeologia Roma), Dr. Luisa Klebs (Heidelberg), Prof. Hans Lamer (Lipsia), Prof. Karl Lehmann-Hartleben (Heidelberg), Friedrich Matz (Istituto Germanico di Archeologia Roma), Franz Messerschmidt (Istituto Germanico di Archeologia Roma), Alfons A. Nehring (Breslavia), Joseph Schnetz (Kempten), Käthe Schreer (Berlino), Ernst Sittig (Königsberg), Console Dr. Bruno Stiller (Firenze), Prof. Wilhelm Unverzagt (Berlino), Hertha von Vopelius (Monaco di Baviera), Fritz e Ilse Weege (Breslavia), Otto e Dora Weinreich (Tubinga).
32 Friedrich Wilhelm v. Bissing (2 relazioni), Carl Clemen (la sua relazione fu letta da Franz Messerschmidt), Friedrich v. Duhn, Eva Fiesel, Eberhard Hommel, Friedrich Matz, Franz Messerschmidt (2 relazioni), Alfons A. Nehring, Joseph Schnetz, Ernst Sittig, Fritz Weege, Otto Weinreich.
33 Italia (52), Germania (14), Austria (5), Francia (3), Gran Bretagna (3), Belgio (2), Cecoslovacchia (2), Polonia (2), Danimarca (1), Finlandia (1), Jugoslavia (1), Olanda (2), Spagna (1), Svezia (1).
34 Atti Firenze 1928, 164; Hebsacker 2007.
35 Atti Firenze 1928, 60-61.
36 Atti Firenze 1928, 80.
37 Atti Firenze 1928, 67-77.
38 Atti Firenze 1928, 77-78.
39 Atti Firenze 1928, 81.
40 Atti Firenze 1928, 86.
41 Haack 2013b.
42 Harari 2012a.
43 Schachermeyr 1931, 622: “Die Anhänger der Autochthonentheorie finden sich besonders in Italien noch häufiger, wo die Annahme einer möglichst starken autochthonen Komponente der gegenwärtigen patriotischen Einstellung entgegenkommt”.
44 Rosenberg 1931, 63-72.
45 Grünwedel 1922.
46 Sempre intitolato Materiali archeologici orientali ed egiziani scoperti nelle necropoli dell’antico territorio etrusco: SE 3, 1929, 491-496; SE 5, 1931, 531-534; SE 6, 1932, 453-458; SE 7, 1933, 373-382; SE 8, 1934, 347-352; SE 9, 1935, 329-338; SE 11, 1937, 411-424; SE 12, 1938, 297-302; SE 13, 1939, 447-454.
47 Raulwing & Gertzen 2012.
48 Botti 1957.
49 Atti Firenze 1928, 62-63.
50 Atti Firenze 1928, 90-91.
51 Atti Firenze 1928, 99.
52 Atti Firenze 1928, 158-159.
53 Atti Firenze 1928, 162-164.
54 La relazione di Carl Clemen fu letta da Franz Messerschmidt: Atti Firenze 1928, 118.
55 Atti Firenze 1928, 120.
56 Atti Firenze 1928, 180-181.
57 Atti Firenze 1928, 222-223.
58 Atti Firenze 1928, 187-188.
59 Fiesel 1922.
60 Adrom 2001, 27-29.
61 Atti Firenze 1928, 250-253.
62 SE 2, 1928, 721-727: Italia (213), Germania (28), Francia (13), Gran Bretagna (12), Stati Uniti (10), Austria (8), Svizzera (7), Olanda (6), Spagna (5), Danimarca (4), Cecoslovacchia (2), Finlandia (2), Jugoslavia (2), Polonia (2), Svezia (2), Argentina (1), Australia (1), Belgio (1), Bulgaria (1), Canada (1), Cina (1), Danzica (1), Egitto (1), Estonia (1), Grecia (1), Israele (1), Giappone (1), Lettonia (1), Lituania (1), Messico (1), Norvegia (1), Portogallo (1), Romania (1), Russia (1), Sudafrica (1), Turchia (1), Ungheria (1).
63 SE 75, 2009, 365-374 (del 31.12.2012): Italia (45 ordinari, 93 corrispondenti), Francia (22), Germania (14), Stati Uniti (10), Austria (3), Belgio (3), Danimarca (3), Gran Bretagna (3), Spagna (3), Slovenia (2), Svizzera (2), Olanda (1), Polonia (1), Russia (1), Ungheria (1).
64 Oltre alle presentazioni di materiali orientali ed egiziani si trovano: Bissing 1928; Bissing 1930; Bissing 1931; Bissing 1933; Bissing 1939.
65 Dragendorff 1928.
66 Duhn 1928; Duhn 1930.
67 Fiesel & Groth 1932; Fiesel 1933; Fiesel 1934; Lehmann-Hartleben & Fiesel 1935; Fiesel 1936; Hanfmann & Fiesel 1936.
68 Karo 1934.
69 Lehmann-Hartleben & Fiesel 1935.
70 Nehring 1938.
71 Rumpf 1928b.
72 Schnetz 1929; Schnetz 1930.
73 Schuchhardt 1927b.
74 Per le sue ricerche sul campo della storia delle religioni: Altheim 1931.
75 Carl Clemen non ha lasciato l’etruscologia pubblicando un libro sulla religione etrusca nel 1936: Clemen 1936.
76 Franz Altheim (Altheim 1931), Johannes Boehlau, Alfred Brückner, Ludwig Curtius, Ernst Kornemann, Hans Lamer, Ernst Langlotz, Karl Meister, Ferdinand Noack, Otto Reche, Gerhart Rodenwaldt, Wilhelm Schulze, Ferdinand Sommer, Franz Studniczka (Studniczka 1928), Karl Sudhoff, Carl Watzinger, Ulrich von Wilamowitz Moellendorff, Robert Zahn.
77 Karo 1925; Karo 1934.
78 Messerschmidt 1939a, 392-393: “Unter Mintos Führung sind heute die Studi Etruschi des Florentiner Instituts zu einem Mittelpunkt der Forschung geworden, der nicht nur über die wesentlichen Veröffentlichungen unterrichtet, sondern auch fast sämtliche Aufsätze vereinigt”.
79 Ronczewski 1930; Messerschmidt 1930c; Messerschmidt 1930d; Messerschmidt 1930e; Sauer 1937; Dohrn 1937; Deubner 1937.
80 Dohrn 1938; Herbig 1933; Herbig 1934; Hanfmann & Fiesel 1936.
81 Messerschmidt 1928a; Messerschmidt 1928b; Messerschmidt 1929a; Messerschmidt 1929b; Messerschmidt 1929c; Messerschmidt 1930a; Messerschmidt 1930b; Messerschmidt 1931a; Messerschmidt 1931b; Messerschmidt 1935; Messerschmidt 1939a; Messerschmidt 1939b.
82 Lullies & Schiering 1988,333; Perl 1993, 285.
83 Dragendorff 1928; Rumpf 1928a; Herbig 1933; Herbig 1934; Fiesel 1934; Lehmann-Hartleben & Fiesel 1935; Hanfmann & Fiesel 1936; Sauer 1939. Messerschmidt 1939a, 392: “An die Stelle der großen Zusammenfassungen ist in unserem Jahrzehnt die zwar oft entsagungsvolle, aber entscheidende Kleinarbeit getreten”.
84 Sempre intitolato “Etruskische Keramik im Hamburgischen Museum für Kunst und Gewerbe”: SE 9, 1935, 311-324; SE 10, 1936, 387-398; SE 11, 1937, 359-386.
85 Dohrn 1938.
86 Kaschnitz von Weinberg 1933; Duhn 1930.
87 Messerschmidt 1929c; Messerschmidt 1930a; Messerschmidt 1931b.
88 Per gli anni 1927-1938: G. Kaschnitz von Weinberg, in: AA 1927, 92-100; E. Boehringer, in: AA 1928,139-146; W. Technau, in: AA 1930, 336-344; W. Technau, in: AA 1931, 620-628; W. Technau, in: AA 1931, 463-467; O. Brendel, in: AA 1933, 577-586; O. Brendel, in: AA 1934, 426-433; O. Brendel, in: AA 1935, 528-532; R. Horn, in: AA 51, 1936, 440-454; R. Horn, in: AA 1937, 369-374; R. Horn, in: AA 1938, 638-651.
89 Kluge 1935; Kluge 1936.
90 Olzscha 1934; Olzscha 1935.
91 Hoenigswald 1938.
92 Nehring 1938.
93 Adrom 2001, 27-29; Schwingenstein 1985.
94 Lullies & Schiering 1988, 181-182.
95 Schmitt 1998.
96 Lullies & Schiering 1988, 313-314.
97 Cardona 2006.
98 Knobloch 1985.
99 Le leggi razziali venivano promulgate in Italia solo nel 1938. Alessandro Della Seta perdeva il suo posto di Direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene nel 1939: Barbanera 2012c.
100 Fiesel 1934; Lehmann-Hartleben & Fiesel 1935; Fiesel 1935; Fiesel 1936; Hanfmann & Fiesel 1936; Nehring 1938; Hönigswald 1938; Lewy 1938.
101 Lehmann-Hartleben & Fiesel 1935, 82.
102 Cardona 2006.
Auteur
Italienisches Kulturinstitut Stuttgart ; martin.miller@esteri.it
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