Joseph Green. Der purimshpiler / Lattore di Purim. A brivele der mamen / Una letterina alla mamma
p. 361-367
Texte intégral
1 Der Purimshpiler inizia con la macchina da presa a livello terra, passi di qualcuno che cammina. Nella campagna vicina a un villaggio ebraico della Galizia, arriva uno straniero, uno che sembra provenire da molto lontano. Si lavora nei campi, a ritmo di musica, in uno scenario bucolico. Alcune ragazze colgono mele sugli alberi. Una di queste mele cade ai piedi dello straniero, che la raccoglie e la offre a una delle ragazze. Questa fugge via ridendo. Allora lo straniero la offre a un’altra ragazza, che accetta, e in cambio gli porge una tazza di latte. È subito evidente il sorgere di una simpatia.
2Arrivato al villaggio, lo straniero cerca lavoro. Capita prima da un sarto, che non ha bisogno di aiutanti, poi da un fabbro, che accetta di metterlo alla prova, dandogli da maneggiare un pesante martello: ma lo straniero non riesce nemmeno a sollevarlo. Altri lo maltrattano. Infine capita nei pressi della casa d’un ciabattino, la cui moglie, Tsippe, sta buttando via una secchiata d’acqua sporca e inavvertitamente la getta addosso allo straniero. Dispiaciuto per l’incidente, il ciabattino lo invita ad asciugarsi, poi gli propone di restare come lavorante nella propria bottega. Lo straniero, il cui nome è Getsl, accetta, non appena si rende conto che Ester, la figlia del ciabattino, è proprio la ragazza della mela.
3 Getsl si rivela un ottimo calzolaio, tutti vogliono sia lui a riparare le loro scarpe. È un ragazzo simpatico, lavora cantando, conosce molti giochi di prestigio e spesso si esibisce davanti a Ester, con la quale nasce un bel rapporto d’amicizia (ma per lui, in segreto, è amore). I due fanno lunghe passeggiate nei boschi. Ester gli confida i suoi sogni, gli chiede se sia mai stato innamorato, poi canta una canzone (Dreams, dreams…). Getsl tace e anche lui sogna. Sogna d’essere un cavaliere e di corteggiare una principessa (la stessa Ester), dalla quale però viene respinto.
4Si riparano scarpe, si lavora e si scherza. Getsl rivela che una volta, in una recita di dilettanti, gli è capitato di interpretare il ruolo di Assuero nella storia biblica di Ester. Si esibisce nella parte, proponendo la canonica interpretazione burlesca del gran re persiano.
5Al villaggio, arriva un circo, che sfila per le strade tra cavalli, acrobati e giocolieri. In mezzo alla folla che assiste alla parata, Ester sta per essere travolta da un cavallo, ma viene soccorsa da un bel giovanotto, Dick, che lavora nel circo come cantante e musicista.
6Nella notte, il ciabattino e sua moglie, con altri anziani, passano il tempo a contare le stelle (il ciabattino è già arrivato a contarne più di un milione). I giovani, tra cui Ester e Getzel, sono al circo. A un prestigiatore serve un volontario per un numero, e Getzel si presenta, desideroso come sempre di rendersi utile. Ci sono due cappelli, e deve indossarne uno pieno d’acqua, che il prestigiatore avrà tramutato in pezzetti di carta… ma il numero mira a un effetto comico: l’acqua rimane acqua e il malcapitato volontario fa un bagno fuori programma.
7Il giorno dopo, Dick si reca dal ciabattino per fare riparare un paio di scarpe (comprate in Macedonia, dice), ma è soltanto una scusa, per rivedere Ester. Dick la corteggia insistentemente, le giura che i suoi occhi sono belli quanto quelli della principessa di Macedonia, le racconta un sacco di bugie. Una volta, dice, una tigre stava per sbranare un suo compagno, e lui coraggiosamente l’ha salvato. Ha suonato il violino e ammansito la tigre. Proprio durante questo racconto, sopraggiunge abbaiando un cagnolino e Dick, terrorizzato, si arrampica su un albero.
8Giunge notizia che il ciabattino ha avuto una grossa eredità, lasciatagli da un ricco parente deceduto. Vediamo i primissimi piani dei volti dei paesani, che commentano invidiosi. Si pensa di dare Ester in sposa a un altro giovane ricco di famiglia, che lei, innamorata di Dick, assolutamente non vuole. Si intuisce che chieda aiuto a Getsl. Fatto sta che la sera di Purim, quando dovrebbe essere sancita la promessa di matrimonio, in casa del ciabattino irrompono alcuni componenti della troupe del circo, in maschere e costumi carnevaleschi. Mentre inscenano il purimshpil, ovvero gli episodi della storia di Assuero ed Ester, e gli invitati assistono, lei fugge, accompagnata da Getsl, per raggiungere Dick.
9La vediamo poi cantare e ballare, assieme al marito, sul palcoscenico d’un cabaret. Getzel assiste silenzioso alla loro felicità, ma lui non è felice, soffre di nostalgia, sente di voler tornare al proprio villaggio. Infatti torna, ma qui lo aspettano al varco. Lo minacciano, vogliono sapere dove sia Ester, che fine abbia fatto. Lui tace per proteggerla, finché la stessa Ester non torna con il marito. Avviene una riconciliazione generale. Il ciabattino si rassegna all’idea di avere per genero un clown, ma Getsl se ne va, si rimette in cammino, riprendendo il suo destino di vagabondo.
***
A brivele der mamen, del 1938, è l’ultimo film prodotto e girato da Joseph Green in Polonia (almeno per larga parte, più le riprese finali a New York) e uno degli ultimi film yiddish girati a Varsavia prima dell’invasione nazista. Ne fu intensa interprete Lucy Gehrman, attrice proveniente dal teatro, nel ruolo di Dobrish, una madre ebrea che tenta disperatamente di tenere insieme una famiglia sull’orlo della disgregazione.
10È una famiglia le cui difficoltà economiche sono aggravate dall’idealismo di David, il padre, dedito ai suoi sogni di musicista, che trasmette la sua passione al figlio più piccolo, Ariele, pur rendendosi conto che la moglie lavora duramente, e senza aiuto, per mandare avanti un piccolo negozio d’abbigliamento. Lo vediamo all’inizio con Ariele e un sarto loro amico, mentre ascoltano estasiati un cantante che si esibisce in un locale, e il sarto commenta: «Si può vivere senza una minestra nella scodella, ma non si può vivere senza una canzone».
11 Miriam, la figlia, frequenta una scuola di ballo e ha un legame sentimentale con il Maestro, che rimprovera le altre ragazze ( «Si balla con la testa, non con i piedi»), e poi balla con Miriam per mostrare come si fa. In realtà, Miriam sarebbe impegnata con il figlio del sarto, che sta studiando ingegneria e vorrebbe sposarla dopo la laurea (per questo il sarto già si considera uno di famiglia). Invece Meir, il figlio maggiore, vorrebbe studiare medicina a Odessa e diventare dentista.
12Mentre Dobrish, tra mille difficoltà economiche, cerca di mandare avanti il negozio e si umilia a chiedere ancora credito al riluttante grossista fornitore di stoffe, il padre compone canzoni con Ariele e gli amici, sognando il successo e l’America. Meir lo considera un irresponsabile e lo rimprovera, ma la madre non permette che il figlio offenda il padre e lo schiaffeggia.
13Tuttavia David capisce che non si può continuare così. Si sente inutile, e decide di andarsene davvero in America per contribuire in qualche modo al bilancio familiare. Parte senza dire niente a nessuno, salvo che all’amico sarto, il quale gli offre pure dei soldi in prestito. David gli chiede di non rivelare la propria destinazione, ma alla fine il sarto, supplicato da Dobrish, è costretto a dirle la verità. Poco dopo, del resto, arriva da New York una lettera del padre, in cui comunica che nel Nuovo Mondo gli affari gli stanno andando bene (in realtà fa il venditore ambulante ed è tormentato dalla nostalgia).
14A casa, si festeggia una ricorrenza familiare, ma c’è tristezza. A capotavola, il posto del padre è vuoto. Ariele vorrebbe che tornasse e parla con la sedia. Miriam fugge con il maestro di ballo, per scoprire che ha moglie e figli.
15Poi arrivano i soldi per un biglietto per l’America, bastano appena per Ariele. Il ragazzino parte, salutato da tutti i parenti. Miriam, delusa, torna a casa, e si decide a sposare il figlio del sarto. Siamo arrivati al 1914, allo scoppio della Prima guerra mondiale. Meyer deve partire per il fronte. Così Dobrish resta sola, marito e figlio più piccolo in America, figlia sposata, figlio grande militare. Qui Green inserisce sequenze documentarie sulla guerra, le sue distruzioni, le macerie, la fame, le file per il pane. Arriva la pace, e con essa la notizia della morte di Meir.
16Ora Dobrish non sogna altro che di poter andare in America, a raggiungere marito e figlio, ma gli ostacoli burocratici sono tanti. Lufficio immigrazione è intasato di richieste. Anche il sarto e sua moglie vorrebbero partire, ne hanno la possibilità e porterebbero volentieri Dobrish con loro. La cosa sembra impossibile, finché la situazione è presa a cuore dal dirigente stesso dell’Ufficio Immigrazione, che provvede ad accelerare le pratiche. Nel frattempo, però, arriva la notizia che David è morto, mentre di Ariele si sono perse le tracce.
17La nave attracca nel porto di New York. Dobrish ora vive con il sarto e sua moglie, e intanto cerca di ritrovare Ariele, anche mediante annunci sul giornale, ma invano. Il fatto è che Ariele è diventato un famoso cantante e ha cambiato il suo nome in quello di Irvin Bird. Al giornale, dove Dobrish è andata per l’annuncio, madre e figlio addirittura si incrociano senza riconoscersi! Una sera la madre va a teatro, accompagnata dal sarto, le capita di sentir cantare il figlio, ancora una volta non lo riconosce, finché Irvin Bird comincia a cantare una canzone che il padre aveva composto tanti anni prima.
18Finalmente Dobrish capisce, cerca di parlare al figlio, ma nella ressa degli ammiratori e delle ammiratrici che gli stanno intorno, viene investita proprio dalla sua limousine. Trasportata in ospedale, prima di morire, avviene il riconoscimento in extremis.
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Se Der purimshpiler va situato nel segno del teatro e della clownerie (sia pure con risvolti malinconici), lo svolgimento drammatico di A brivele der mamen si pone decisamente sotto l’egida del canto e della musica, quindi del melodramma. Si può vivere senza minestra, ma non si può vivere senza musica. Il canto è indispensabile, come l’aria che respiriamo. Memore della sua apparizione come attore (non accreditato) in The Jazz Singer, Joseph Green rimette in scena una sequenza di non-riconoscimento: la madre di Jack Rabinowicz non riconosceva il figlio truccato da afro-americano; la madre di Ariele non riconosce il figlio, che ora è un famoso cantante e si chiama Irvin Bird. O meglio, non lo riconosce fisicamente, dato che sono passati molti anni (anche gli interpreti, del resto, sono diversi): lo riconosce quando lo sente cantare una canzone che aveva composto il padre e che solo in famiglia potevano conoscere. Come Al Jolson, cambiando pelle, cambiando nome e cambiando genere di musica, non perdeva la sua identità ebraica, così non la perde, ma la ritrova, il figlio di Dobrish, negli strani percorsi di un’omologazione che non può fare a meno della memoria. Omologazione non riuscita, o non del tutto riuscita, dunque, nel caso di David, il padre di Ariele, che avevamo visto anni prima seduto su una panchina di notte, in un parco, accanto a un correligionario, mentre sogna d’essere un uccello e poter volare di nuovo nella vecchia Europa, la terra della miseria, ma anche degli affetti e dei ricordi struggenti: inquadratura notturna, che ci riporta in mente inquadrature analoghe girate moltissimi anni dopo da Chantal Akerman in Histoires d’Amerique, film del 1989 sugli emigrati ebrei in America. Omologazione che riesce, invece, nel segno della musica, che resta voce di Dio anche se Green, come s’è detto, quasi mai mostra rabbini e sinagoghe.
19È stato anche notato che l’azione dei suoi film si svolge di solito in un tempo senza tempo, cronologicamente indefinito, e da questo punto di vista A Letter to Mother costituisce un’eccezione. Qui la scansione epocale è precisa, negli anni a cavallo della Prima guerra mondiale e della grande emigrazione dall’Europa agli Stati Uniti, ma è impossibile, vedendo il film (del 1938), trattenere l’impressione, sia pure col senno di poi, che si sia di fronte a una sorta di premonizione della guerra a venire, non meno terribile, ancora più spaventosa, nel corso della quale l’identità ebraica ha rischiato seriamente di scomparire.
20La madre, la Madre Ebraica, rappresenta qui un elemento di disperata vitalità, di continuazione e speranza malgrado tutto. Lei non canta, ma è garante della trasmissione del canto, custode silenziosa della voce dei figli. I figli dispersi, sbandati, perfino (si direbbe) i figli morti, trovano in lei il simbolo della continuità: in lei, e nel posto vuoto del padre. Chi scrive lettere alla madre? Da quale aldilà provengono? Tra presenza e assenza, tra vicinanza e memoria, attraverso la registrazione di corpi spettrali e voci sparite, il fantasma dell’identità si trasmette da un continente all’altro, da un’epoca all’altra.
***
Joseph Green, produttore e regista, già attore e cantante nel teatro yiddish, da tempo emigrato a Hollywood, negli anni Trenta torna nella natia Polonia (era nato a Łódź) e ha un’intuizione straordinaria: inventare un cinema polacco-americano, rivolto principalmente, ma non solo, a un pubblico di parlanti yiddish, ancora numericamente consistente sia in Polonia che negli Stati Uniti, utilizzando a tale scopo una star del teatro leggero, un’attrice famosa e divertente come Molly Picon, con altri attori cari al pubblico del teatro yiddish.1 Con lei, Green gira, nel 1936, Yidl e il suo violino e nel 1938 Mamele. Tra i due, nel 1937, Der purimshpiler, in cui il ruolo di Ester è sostenuto da Miriam Kressyn, cantante, attrice e ballerina, attiva in teatro accanto a Maurice Schwartz, mentre nella parte del “giullare” Getsl c’è Zygmunt Turkow, con il suo volto di clown malinconico.
21Rispetto alla laboriosa e stabile comunità in cui si imbatte, Getsl è lo straniero, colui che viene da lontano, il giullare errante in grado di far emergere i sogni, specialmente quelli di Ester: ma i sogni di Ester non coincidono, non possono coincidere, con i suoi. Dunque l’inserimento del giullare nella comunità non può essere che temporaneo, legato al breve spazio di un’illusione, e non è un caso se il sogno impossibile del giullare (farsi amare da Ester) venga infranto da un altro giullare, un clown di professione, più giovane, bello e disinvolto. Neppure è un caso che Ester porti il nome dell’eroina biblica, e a Getzel sia capitato, un tempo, di interpretare il ruolo di Assuero.
22Tra realtà quotidiana e teatro del sogno, si giocano i destini dei personaggi. È uno scenario nel quale non solo Ester può sognare d’essere una regina, magari la regina di Macedonia, e Getsl d’essere il re Assuero, sia pure da burla, ma il ciabattino, sua moglie, il sarto, gli altri lavoranti, i personaggi più umili, possono passare il loro tempo a contare le stelle, tutti amano la musica e le canzoni, tutti si lasciano volentieri ammaliare dalle suggestioni del teatro. Quello di Der purimshpiler è uno scenario cinematografico ancora una volta imperniato sulla musica, il canto e la finzione teatrale. Senza mai filmare una sinagoga (come è stato notato), Green appronta un ritratto-specchio laico, in cui la comunità yiddish, in Polonia e in America, poteva ancora riconoscersi.
Notes de bas de page
1 Cfr. di Chaver Pahver, Joseph Green, the Visionary of the Golden Age, in When Joseph Met Molly. A Reader on Yiddish Film, Sylvia Paskin ed., Five Leaves Pub., Nottingham 1999, pp.49-68.
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