1. Scultura in avorio di mammut raffigurante un ibrido uomo-leone, ritrovata nella caverna di Hohlenstein-Stadel, Lonetal, Germania. L’oggetto è databile al periodo Aurignaziano del Paleolitico Superiore, intorno a 35.000-40.000 anni fa. È conservata nel Museo di Ulm, Germania
Fonte: Dagmar Hollmann / Wikimedia Commons.
2. Figurina femminile in calcare, ritrovata nel 1908 presso Willendorf, Austria, e datata intorno a 30.000 anni fa. La “Venere di Willendorf” appartiene al vasto insieme di raffigurazioni femminili paleolitiche che mostrano un corpo formoso, dalle caratteristiche femminile pronunciate e normalmente non evidenziano i tratti del volto, qui nascosto da una particolare acconciatura. La statuetta è scolpita in un materiale non presente sul luogo del ritrovamento ed era originariamente cosparsa di ocra rossa, si trova attualmente nel Naturhistorische Museum di Vienna.
Fonte: Wikimedia Commons.
3. Figura femminile scolpita in bassorilievo su un blocco di calcare ritrovato nel riparo sotto roccia di Laussel, in Dordogna, Francia. Il reperto è attribuito al periodo Gravettiano del Paleolitico Superiore (circa 25.000 anni fa). L’immagine, che era originariamente ricoperta di ocra rossa, raffigura una donna che regge in mano un corno di bisonte, mentre l’altra mano è appoggiata sul ventre. È stato osservato che il corno porta incise tredici tacche e alcuni studiosi hanno pensato di collegare questa raffigurazione al ciclo lunare (il numero di lunazioni in un anno) e al suo legame con la fertilità femminile. Non è da escludere anche un legame simbolico della donna con il bisonte. La figura mostra una riproduzione esposta al Museo Anthropos di Brno, l’originale è conservato al Musée d’Aquitaine, Bordeaux.
Fonte: Wikimedia Commons.
4. Pittura parietale su una stalattite della Grotta Chauvet, nell’Ardèche, Francia, uno dei più importanti monumenti del Paleolitico Superiore, risalente a circa 32-35.000 anni fa. La raffigurazione mostra un bisonte, la cui zampa anteriore si fonde con la gamba di una figura femminile di cui è evidente solo la parte inferiore del corpo. L’immagine allude evidentemente alla stretta correlazione simbolica fra il bisonte e la donna.
Fonte: Wikimedia Commons.
5. Maschera ottenuta da un cranio di cervo, di cui sono conservate le corna, e in cui sono stati praticati dei fori per gli occhi. L’oggetto proviene dall’insediamento mesolitico di Star Carr, Yorkshire, Gran Bretagna, datato tra il 9300 e l’8400 a.C. Si tratta di una delle più antiche testimonianze di mascheramento rituale. L’oggetto è conservato presso il Museum of Archaeology and Anthropology di Cambridge, Gran Bretagna.
Fonte: Wikimedia Commons.
6. Statuetta fittile raffigurante un personaggio femminile seduto in trono con a fianco due felini, probabilmente leoni, proveniente dall’insediamento neolitico di Çatalhöyük, Turchia (6000-5500 a.C.). L’iconografia è quella che caratterizza millenni dopo nella stessa regione la figura della dea delle montagne e della natura selvaggia, chiamata Cibele o con altri nomi. Il reperto è conservato al Museo delle Civiltà Anatoliche di Ankara.
Fonte: Wikimedia Commons.
7. La “Sleeping Lady”, scultura in terracotta raffigurante una donna dormiente ritrovata a Malta, nell’ipogeo neolitico di Ħal-Saflieni (3600-2500 a.C.). La figura dalle forme opulente sembra alludere alle forze generative, che sembrano assopite durante la stagione invernale per risvegliarsi a primavera. L’oggetto è esposto nel Museum of Archaeology della Valletta, Malta.
Fonte: Wikimedia Commons.
8. Scultura in argento raffigurante una figura antropo-zoomorfa, con la parte superiore del corpo di bovino e quella inferiore umana, forse femminile, che regge un vaso con beccuccio. Il manufatto appartiene alla cultura proto-Elamita (Iran occidentale), risalente al 3100-2900 a.C. ed è conservato presso il Metropolitan Museum of Art di New York.
Fonte: Wikimedia Commons.
9. Rilievo assiro proveniente dal palazzo del re Sargon II a Dur Sharrukin (attuale Khorsabad, Iraq) risalente al 716-713 a.C. L’immagine raffigura un essere divino, identificabile dal copricapo ornato di corna, accanto a un albero, probabile immagine dell’ “albero della vita”, mentre regge nella mano uno stelo di fiori, interpretati come papaveri. L’oggetto è conservato al Museo del Louvre, Parigi.
Fonte: Wikimedia Commons.
10. Bassorilievo in terracotta, noto come “Rilievo Burney”, dal nome dell’antiquario che ne entrò in possesso, che raffigura una divinità mesopotamica, probabilmente Ishtar o forse la sorella Ereshkigal, la dea degli inferi, con ali e zampe di uccello e affiancata da una coppia di leoni e una coppia di gufi. L’oggetto proviene dalla Mesopotamia meridionale, ma il luogo preciso in cui venne ritrovato rimane sconosciuto. È databile intorno al 1800-1750 a.C. ed è attualmente conservato presso il British Museum di Londra.
Fonte: Wikimedia Commons.
11. Maschera in terracotta raffigurante il dio Anubi, risalente al periodo tra la XXVI e la XXX Dinastia dell’Antico Egitto (670-342 a.C.). Maschere di questo tipo erano indossate dai sacerdoti durante le cerimonie funerarie. L’oggetto è conservato presso il Roemer- und Pelizaeus-Museum di Hildesheim, Germania.
Fonte: Wikimedia Commons.
12. Statuetta in bronzo raffigurante la dea Iside con in braccio il figlioletto Horus, databile al periodo tardo dell’Antico Egitto (680-640 a.C.). Iside era considerata dagli Egizi il prototipo della moglie (del dio dei morti Osiride) e della madre (del dio Horus, associato alla sovranità del faraone). L’iconografia della maternità della dea venne ereditata dalle immagini cristiane della Vergine Maria. Questo esemplare è conservato presso il Walters Art Museum di Baltimora.
Fonte: Wikimedia Commons.
13. Statuetta in maiolica della cosiddetta “Dea dei Serpenti”, una figura femminile, presumibilmente una dea o una sacerdotessa, che regge in mano due serpenti e ha il capo sormontato da un felino, appartenente alla civiltà minoica (1600 a.C. circa) e ritrovata a Cnosso. Il manufatto è oggi esposto al Museo Archeologico di Heraklion, Creta.
Fonte: Wikimedia Commons.
14. Raffigurazione in argilla di centauro, proveniente da Lefkandi, sull’isola di Eubea, Grecia, e datato tra il 1050 e il 900 a.C. Si tratta della più antica immagine di questo essere mitologico, parte umano e parte animale (cavallo). L’oggetto è esposto nel Museo Archeologico di Eretria, Grecia.
Fonte: Wikimedia Commons.
15. Piatto in ceramica con pittura a figure nere raffigurante la dea Artemide, rappresentata come “Signora degli Animali”, mentre tiene tra le mani due uccelli acquatici. Il manufatto è databile al 675-600 a.C. ed è conservato presso il Museo Archeologico di Mikonos, Grecia.
Fonte: Wikimedia Commons.
16. Pittura sul fondo di una kylix (coppa per il vino) a figure rosse su fondo bianco, proveniente da una tomba di Camiros, sull’isola di Rodi, e databile a circa il 460 a.C. L’immagine raffigura la dea Afrodite che cavalca un cigno. L’oggetto è conservato presso il British Museum, Londra.
Fonte: Wikimedia Commons.
17. Pittura a figure rosse su oinochoe (brocca per vino), databile al 410-390 a.C. e proveniente da una località imprecisata della Grecia. L’immagine rappresenta una civetta con caratteri antropomorfi e armata di scudo, lancia ed elmo. La civetta era un uccello strettamente associato alla dea Atena, spesso raffigurata in armi, e l’immagine vuole forse rappresentare l’aspetto zoomorfo della dea. Il reperto è esposto al Museo del Louvre, Parigi.
Fonte: Wikimedia Commons.
18. Veduta delle rovine del santuario di Brauron (attuale Vravrona), in Attica, Grecia. In primo piano la fonte sacra e sullo sfondo il portico (stoa ) del tempio di Artemide. In questa località si svolgevano cerimonie in cui le giovani ateniesi divenivano “orse”, trascorrendo un periodo al servizio della dea.
Fonte: Wikimedia Commons.
19. Interno di una coppa attica a figure rosse raffigurante Dioniso circondato da Sileni, databile intorno al 480 a.C. e attribuita al Pittore di Brygos, ora conservata presso il Cabinet des Médailles, Bibliothèque Nationale de France, Parigi. L’immagine rappresenta il dio mentre suona in stato di estasi, con i Sileni, figure di “uomini selvaggi” con attributi animali, che danzano forsennatamente intorno a lui.
Fonte: Wikimedia Commons.
20. Pinax (tavoletta votiva) proveniente dal santuario di Persefone a Locri e databile tra il 490 e il 450 a.C. Attualmente è conservata al Museo Archeologico di Reggio Calabria. Vi sono raffigurati i due dei del mondo sotterraneo, Persefone e Ade, seduti in trono. Entrambi reggono in mano elementi vegetali: rami verdeggianti e un mazzo di spighe, simboli della forza fecondante e rigenerativa che trae la propria origine dal mondo dei morti. Il gallo è un altro simbolo del passaggio dalla notte al giorno, dalla morte alla vita.
Fonte: Wikimedia Commons.
21. Statua in marmo della dea Era, raffigurata seduta in trono e con in mano un melograno, simbolo di fertilità, proveniente da Paestum. Qui sorgeva un grande complesso templare dedicato alla dea, edificato a partire dal 550 a.C. Il reperto è esposto nel Museo Archeologico Nazionale di Paestum.
Fonte: Wikimedia Commons.
22. Madonna della Melagrana, tempera su tavola di Beato Angelico (1426 circa) conservata al Museo del Prado, Madrid. L’iconografia mostra come gli attributi propri delle divinità greco-romane della fertilità sono stati trasposti sulla figura della Vergine Maria, che ne ha acquisito in maniera più o meno esplicita numerose caratteristiche e funzioni.
Fonte: Wikimedia Commons.
23. Antefissa in ceramica raffigurante la dea Giunone Sospita, proveniente da una località imprecisata del Lazio e risalente al 500-480 a.C., conservata presso l’Altes Museum di Berlino. Giunone Sospita (“Propizia”) era particolarmente venerata nella città di Lanuvium (attuale Lanuvio) ed era rappresentata con una pelle di capra sul capo, una lancia in mano e una serpe accanto.
Fonte: Wikimedia Commons.
24. Affresco romano proveniente dal larario (santuario dedicato agli spiriti degli antenati, i Lari) nella casa di Giulio Polibio a Pompei (I sec. d.C.). Lo spirito del morto, in forma di serpente, emerge dal mondo sotterraneo per avvicinarsi all’altare sul quale vengono fatte offerte rituali.
Fonte: Wikimedia Commons.
25. Statuetta in bronzo raffigurante la dea gallo-romana Artio (I sec. a.C.- I sec. d.C.) seduta di fronte all’orso da cui prende il nome. Il reperto venne scoperto nel 1832 nei pressi di Berna insieme a un gruppo di bronzi votivi. Oggi è conservato presso il Bernisches Historisches Museum, Berna, Svizzera.
Fonte: Wikimedia Commons.
26. A) Particolare del “Calderone di Gundestrup”, contenitore d’argento di fattura celtica, datato intorno al III sec. a.C. e ritrovato nel 1891 in una torbiera nello Jutland, Danimarca settentrionale. Oggi il manufatto è conservato presso il Museo Nazionale Danese di Copenhagen. Il calderone è composto da tredici pannelli che raffigurano diverse divinità del pantheon celtico. Quello rappresentato qui mostra il dio Cernunnos, con il capo sormontato da corna di cervo e circondato da animali selvatici.
Fonte: Wikimedia Commons.
26. B) Danzatori impegnati nella Abbots Bromley Horn Dance, una danza popolare che risale al Medioevo e si svolge tuttora ogni anno nel piccolo villaggio di Abbots Bromley, nello Staffordshire, Gran Bretagna. Oltre ai danzatori che portano palchi di corna di renna compaiono anche un uomo-cavallo (Hobby Horse), un Folle e una figura femminile, sotto l’immagine leggendaria di Lady Marian.
Fonte: Wikimedia Commons.
27 Melusina, raffigurata come essere ibrido metà donna e metà drago, mentre allatta i figli Thierry e Raymonnet. Illustrazione dal Manoscritto Francese 24383, Folio 30, Bibliothèque Nationale de France, Parigi.
Fonte: Wikimedia Commons.
28 Statua raffigurante Santa Venice (XV secolo), nella Chiesa di Notre Dame de La Bloutière, Normandia, Francia. Santa Venice (o Venisse) è venerata particolarmente nella regione normanna della Manche, considerata talvolta come una variante onomastica di Santa Veronica, e i fedeli si rivolgono a lei soprattutto per risolvere problemi connessi con il corpo femminile. L’iconografia, molto inusuale per una santa cristiana, la ritrae mentre si bagna in una tinozza. Sembra probabile che debba interpretarsi come la cristianizzazione di una figura di spirito delle acque, simile alla Fata Melusina, venerata come protettrice delle capacità generative della donna. È anche possibile che il nome sia una deformazione della dea gallo-romana Venus, personificazione della femminilità.
Fonte: Wikimedia Commons.
29 A) Scultura sulla parete meridionale della Chiesa di San Secondo a Cortazzone, Asti (XII secolo), che raffigura in forma schematica un rapporto sessuale. Anche in questo caso si tratta di un tema iconografico piuttosto raro nell’arte medioevale, in particolare come decorazione di un edificio sacro. Probabilmente in questo ambiente rurale era ancora viva l’idea di un valore sacrale e simbolico dell’accoppiamento sessuale, in quanto inteso a promuovere la fertilità di uomini, animali e raccolti.
Fonte: Wikimedia Commons.
29 B) Giove seduce Olimpiade d’Epiro, pittura di Giulio Romano realizzata tra il 1526 e il 1534 per il Palazzo del Te a Mantova. L’immagine riprende il motivo di Zeus dispensatore di fecondità, un tema ricorrente nella mitologia greca, in cui il dio supremo si configura come il potere che porta la fertilità anche alla terra e alla natura, in quanto divinità del cielo, del tuono e della pioggia.
Fonte: Wikimedia Commons.
30. Dettaglio del soffitto in legno dipinto nella Chiesa di San Michele (Michaeliskirche ) a Hildesheim, Germania, realizzato tra il 1225 e il 1250. Nell’immagine compare l’albero del Paradiso terrestre con Adamo ed Eva e il serpente. Sui lati si vedono altri due alberi, in quello a sinistra appare il volto di Cristo tra le fronde, mentre l’albero a destra mostra diversi volti umani che compaiono tra i rami. È un esempio di come il motivo della personificazione del mondo vegetale abbia influenzato ancora in modo significativo l’arte medioevale.
Fonte: Wikimedia Commons.
31. Figura di Uomo Selvaggio (chiamato localmente Enzilochmann ) dai tratti di uomo-albero, che compare durante la sfilata della Karnöffelzunft , associazione carnevalesca, nella città svizzera di Willisau, Cantone di Lucerna.
Fonte: Wikimedia Commons.
32. Maschera lignea da lupo, proveniente dal Nootka Sound e impiegata dai Nuu-chah-nulth durante le cerimonie invernali per l’iniziazione dei giovani nella Società del Lupo. L’oggetto venne raccolto nel 1778 da James Cook durante il suo viaggio di esplorazione lungo la costa americana del Pacifico ed è attualmente conservato presso l’Ethnologisches Museum di Berlino.
Fonte: Wikimedia Commons.