Premessa
p. VII-VIII
Texte intégral
1Il cinema è una parata di fantasmi, che non sanno ancora di essere destinati a diventarlo. Non a caso il titolo di questo libro echeggia alla lontana quello di un’opera che Peter Kral aveva dedicato anni fa ai comici del cinema muto, al burlesque, e che faceva riferimento a una parata di sonnambuli.1 Tra sonnambuli e fantasmi, infatti, c’è una certa affinità, almeno per il fatto che, di preferenza, vanno in giro la notte.
2Queste modeste proposte aspirerebbero a porsi non come appunti in vista d’una filosofia del cinema, ma come suggestioni di una filosofia dal cinema, nel senso (non proprio modesto, questo) d’una filosofia che venga dal cinema, dal cinema come pratica significante, produttrice di fantasmi (un tempo li avevo chiamati spettr-attori) che non vogliono saperne di sembrare fantasmi: dunque non solamente da certi film. Importa rilevare, poi, il fatto che parlare di cinema tout court, in rapporto ai corpi, è alquanto riduttivo, visto che esistono anche tipi di cinema (per es. il cartoon, il cinema astratto, quello degli effetti elettronici, il cinema sul cinema alla Histoire(s) du cinéma ecc.) che dei corpi, almeno direttamente, fanno a meno, in tutto o in parte. È questo un cinema senza set, nel quale, più esattamente, il set è sostituito, ancora una volta in tutto o in parte, dal macchinario (ormai elettronico). Anche in questi casi, peraltro, il rapporto con i corpi non viene del tutto meno.
3Ci si potrebbe addirittura divertire a prospettare allora, riguardo alle Arti dello Spettacolo, un’ipotesi per così dire trinitaria, formata dal Padre, che sarebbe il Teatro, con o senza Spettacolo, in cui il corpo è sempre sottoposto al logos e a esso sempre in qualche modo debitore, anche quando sembri ridursi a mera performance fisica, dal Figlio, che sarebbe il Cinema tecnologicamente “tradizionale” (set + film), basato sull’incarnazione della parola e la fantasmatizzazione dei corpi, e dallo Spirito Santo. che sarebbe il Cinema senza set e (quasi) senza corpi (vedi il capitolo 15).
4Cosa dunque possa suggerire il Cinema nel suo complesso riguardo alla natura dei corpi, dei gesti, dei movimenti, degli oggetti e, in ultima analisi, riguardo al tempo (capp. 4 e 6), alla memoria (capp. 11 e 12), al soggetto (cap.16), al mondo e al nostro esser-ci in quanto fantasmi (cap. 17), è quanto si spera risulti dalla lettura di queste note, avvertendo comunque che esse, nel loro andamento non sistematico, si appoggeranno a oggetti e soggetti filmici in apparenza eterogenei (da Pasolini a Orson Welles, da Rossellini a Bela Tarr, da Raul Ruiz a Bressane, da Tsai Ming Liang a Cronenberg, da Ejzenštejn a Godard, da Dreyer a Scorsese, da Fellini a Gianikian e Ricci Lucchi, da Chantal Akerman a Twin Peaks 3...), compiranno qualche excursus teatrale (Artaud, Carmelo Bene...) e seguiranno comunque l’ammonimento dello Jago (Totò) pasoliniano: la verità non bisogna nominarla, perché appena la nomini, sparisce. Se proprio bisogna nominarla, la si nomini almeno sottovoce.
Notes de bas de page
1 Cfr. Peter Kral, Les Burlesques ou Parade des sonnambules, Stock, Paris1986.
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