Domande aperte
p. 134-136
Texte intégral
1Abbiamo attraversato esempi, immagini, incontrato parole ricorrenti, toccato esperienze vissute, e non riproducibili (se non per tracce), con cui la condizione dell’assurdo si è trasformata in un assurdo tematico da de-costruire. Dalle maglie di una riflessione che necessita di ulteriori esperienze, emozioni e pensieri, rilanciamo, in ultimo, le domande di una pensabilità in atto, oltre lo sguardo praticato e qui raccontato dallo Stretto, per non fermare il cammino, andando incontro ad altre voci, immagini e luoghi:
Come discutere di arte con i giovani e le giovani, andando incontro alla necessità tipica di quell’età di riportare ogni esperienza al dato biografico, e al contempo stimolando un processo di scoperta?
Come fare i conti con la ricerca dell’emozione, con la richiesta di stupore ed evasione, con l’esigenza di alterità e di conoscenza che gli adolescenti esprimono di fronte all’arte, evitando al contempo di accontentarci di un’arte che distrae e appaga e diverte e rassicura annichilendo?
In una realtà manipolata dove si fatica a capire quello che è reale e quello che non lo è, dove la manipolazione è alla portata di tutti (dai filtri che si applicano alle foto, ai ritocchi di photoshop…), come persuadere dell’urgenza di un controbilanciamento di verità messo in campo dall’arte, tramite i suoi artifici?
Come scardinare la dinamica di spettatori-consumatori che ci ingabbia, quando tutti i giorni siamo di fronte a prodotti che non cerchiamo, attivandoci invece come spettatori-ricercatori consapevoli di abitare un orizzonte saturo di oggetti fabbricati per essere appena incrociati, scrollando e surfando?
Come si trasmette ai più giovani la possibilità di porre domande alla realtà?
Come stimolare una memoria figurativa a partire da una realtà concreta?
Come attraversare assieme le zone d’ombra, di incomprensione? Come penetrare nei nodi irrisolti della realtà testimoniata o raffigurata?
Come dilatare la soglia del visibile?
Come dare spazio a un silenzio rituale in cui l’io possa risuonare del noi? Come fare in modo che non produca ammutolimento, bensì l’urgenza di parlare e agire?
Quali sono le caratteristiche indispensabili affinché il teatro, e l’arte in generale, siano capaci di mobilitare competenze critiche sul mondo?
Quali “dispositivi critici” esplorare, oltre quelli propriamente artistici, come esercizi percettivi e mnestici?
I classici sono ancora bussole, oppure è necessario partire solo dal presente per sollecitare grandi domande?
Come scartare dalle gabbie di certo management culturale e concepire progetti “fuori scala”, contrari agli studi di fattibilità e proprio per questo capaci di forzare e rompere i compartimenti dentro i quali abbiamo chiuso l’esperienza artistica oggi?
Su quali grandi temi c’è necessità di interrogarsi oggi, pensando in particolare ai giovani?
Come fare in modo che le diverse idee di arte degli adolescenti costruiscano aspettative che contemplino il desiderio di comprendere ciò che non era stato previsto, anziché escluderlo?
Come trasferire il bisogno di riconoscimento in pratiche comuni di disvelamento?
Come tessere il nesso tra biografia individuale e collettiva? Attraverso quali pratiche?
Come costruire una narrazione immaginaria che esprima il noi, piuttosto che l’io?
Cosa abbiamo da imparare, noi adulti, dal modo di cercare e fruire visioni, spettacoli, immaginario di chi ha, oggi, meno di vent’anni?
Auteurs
Classe 78, veneta di nascita e bolognese d’adozione, si laurea in Lettere e Filosofia corso di laurea in Dams – Teatro con una tesi sul percorso poetico e artistico di Raffaella Giordano. Contestualmente si diploma danza-educatrice e per alcuni anni insegna nelle scuole dell’infanzia di Bologna e provincia. Dopo la laurea lavora a Milano presso la redazione di Ubulibri diretta da Franco Quadri. Nel giugno 2005 fonda insieme a Lorenzo Donati e altri, Altre Velocità, gruppo di osservatori e critici attenti al monitoraggio di festival, eventi e spettacoli strettamente connessi ai linguaggi contemporanei della scena. Il gruppo col tempo si occuperà anche di educazione allo sguardo, attraverso laboratori condotti in orario curricolare nelle scuole di ogni ordine e grado. Dal 2007 è giornalista iscritta all’ordine dell’Emilia-Romagna. Ha collaborato con “La Repubblica – Bologna” e “L’Unità – Emilia-Romagna” scrivendo di teatro e con “Città del Capo Radio Metropolitana” per la quale ha ideato e realizzato La parola gentile, puntate speciali dedicate alla scuola di oggi
Giornalista e critico teatrale, si laurea con una tesi sul teatro argentino di Buenos Aires e i suoi studi vertono in particolare sullo spettatore a teatro in ottica interdisciplinare. È tra i fondatori di Altre Velocità, gruppo attivo fra giornalismo, radiofonia ed educazione dello sguardo. Collabora e ha collaborato con riviste specialistiche a livello nazionale, settimanali e radio locali e fa parte della giuria dei Premi Ubu. Ha svolto attività di progettazione culturale per istituzioni pubbliche, come dal 2010 al 2014 quando ha lavorato per il Comune di Ravenna per la candidatura a Capitale Europea della Cultura. Si occupa sul campo di educazione allo sguardo attraverso laboratori per spettatori, percorsi di divulgazione e workshop di giornalismo critico presso scuole secondarie, università e teatri. È fra i coordinatori di Crescere spettatori, progetto di Altre Velocità che punta a creare un modello sperimentale di formazione del giovane pubblico. Dal novembre 2017 sta svolgendo un dottorato di ricerca in arti visive performative e mediali all’Università di Bologna attorno all’identità e all’avventura dello spettatore teatrale
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