Prefazione all’edizione italiana
p. XIX-XXI
Texte intégral
1Nelle prime giornate estive del 2022, proprio quando stavo preparando questo libro per l’uscita italiana, la mia famiglia e io abbiamo trascorso qualche ora a girovagare nel museo del Castello di Rivoli. La persistenza non solo del castello in sé e dei suoi strati di storia, ma delle Alpi che svettano a poca distanza, quelle montagne che hanno resistito alle rivoluzioni che imperversano nel mondo da tempo immemore, sembrano rubare la scena a qualsiasi opera d’arte possa albergare in una sede così incredibile. Eppure, le opere esposte durante la nostra visita erano perfettamente in conversazione con gli spazi interni ed esterni, un’impresa possibile soltanto grazie all’abilità e alla ricercatezza dei curatori e del direttore del museo, Carolyn Christov-Bakargiev. Le conversazioni tra questi artisti contemporanei provenienti da tutto il mondo (compresi Julie Mehretu, Beeple, Uýra Sodoma, Otobong Nkanga, tra molti altri), insieme ad alcuni celebri modernisti (Giacomo Balla e Francis Bacon, per esempio), viravano decisamente verso una riconciliazione, un confronto o come minimo una conversazione con il nostro mondo naturale. Altri concetti scaturivano di lì, comprese considerazioni di genere, post-colonialismo e razza, ma c’era l’ambiente, con la terra, le piante e gli animali, al centro di tutte queste opere, molte delle quali giocavano con l’immaginario in modi stupefacenti includendo paesaggi sonori particolarmente efficaci. Il lamento clamoroso di questi artisti, discreto nel senso di non scadere nella propaganda, eppure chiaro e inequivocabile, mi ha scosso in modi mai sperimentati prima. Come un mantra, ho ripetuto a me stessa: “Gli artisti, come oracoli con una visione profetica, ci implorano di affrontare questa crisi del modo in cui trattiamo l’ambiente, un comportamento da cui derivano moltissimi dei nostri mali…”.
2Mentre rileggevo alcuni dei testi teatrali qui citati, sono rimasta nuovamente colpita da come tantissimi testi di cui scrivo contemplino anch’essi l’ambiente. Poiché esperienze diverse influenzano il modo in cui leggiamo perfino quelle familiari, il mio pomeriggio al Castello di Rivoli mi ha mostrato una nuova dimensione di queste pièces teatrali che conosco così bene. Non ne sono completamente stupita, dato che le suggestioni delle grandi opere sono in definitiva inesauribili, tuttavia è stata una piacevolissima scoperta, che mi ha comunicato il messaggio che c’è ancora tantissimo lavoro da fare. In Italia, il teatro di narrazione è nei notiziari di tutto il paese quasi tutti i giorni, e sta venendo alla ribalta una terza generazione di narratori, ma anche per i testi più celebri ci sono nuove generazioni di critici che offriranno i loro nuovi punti di vista, forse in conversazione con altre tradizioni artistiche provenienti da tutto il mondo, o con angolature teoriche che io non ho indagato in questo libro. Una di queste posizioni, a titolo di esempio, sarebbe una lettura femminista della narrativa insieme ad Adriana Cavarero, e al suo lavoro sulla narrazione nato dal pensiero femminista degli anni Ottanta e Novanta particolarmente a Verona, nel gruppo Diotima, di cui era una delle teoriche-chiave. Lei collega più esplicitamente la narrazione alla soggettività aprendo alla possibilità di capire il teatro di narrazione da un’epistemologia femminista che mostra un modo di valorizzare voci subalterne da una prospettiva totalmente nuova.
3All’inizio ho concepito questo libro con un pubblico anglo-americano in mente semplicemente per via del mio posizionamento come studiosa che vive e lavora principalmente negli Stati Uniti, il mio paese natale. Quasi tutti i momenti e i personaggi storici saranno familiari a un pubblico italiano come non erano per i lettori anglo-americani. Nel riprendere familiarità con essi, soprattutto attraverso la lente del teatro narrativo, spero che verranno anche compresi ex novo, nello spirito dell’interpretazione proposta da questo libro del teatro di narrazione come generativo, ossia incline a dare frutti. Prendendo spunto dagli artisti che riempiono queste pagine, la mia erudizione si radica in un’etica che enfatizza l’importanza del dare voce a coloro che hanno avuto poche possibilità di ergersi al di sopra del fragore della folla o dei più chiassosi che sono a capo di quella folla, e questo studio realizza tale obiettivo ri-posizionando alcuni dei protagonisti della pratica, e concentrandosi anche su numerose delle più famose produzioni del teatro di narrazione, e sicuramente sui suoi artisti più famosi.
4Questo lavoro è uno studio, e in definitiva una celebrazione, come lo è, nella mia pratica di essa, ogni lavoro critico. Se ci sono parti che contestano certe scelte artistiche, le offro con generosità alla considerazione per comprendere le sfumature e le implicazioni di quelle decisioni dal mio punto di vista. I critici scrivono di quello che amano, e nel continuare a seguire il lavoro degli artisti di questo libro, la mia profonda ammirazione per la loro pratica continua a crescere. Come gli artisti in mostra a Rivoli mi hanno ricordato, abbiamo tanta saggezza da condividere. Questi narratori ci dimostrano che le loro storie sono le nostre storie, e le nostre, anche le loro.
Le texte seul est utilisable sous licence Licence OpenEdition Books. Les autres éléments (illustrations, fichiers annexes importés) sont « Tous droits réservés », sauf mention contraire.
Teorie e visioni dell'esperienza "teatrale"
L'arte performativa tra natura e culture
Edoardo Giovanni Carlotti
2014
La nascita del teatro ebraico
Persone, testi e spettacoli dai primi esperimenti al 1948
Raffaele Esposito
2016
Le jardin
Récits et réflexions sur le travail para-théâtral de Jerzy Grotowski entre 1973 et 1985
François Kahn
2016