Immaginazioni per un bestiario
p. 411-417
Texte intégral
1Un bambino, lo portano per la prima volta al giardino zoologico. Questo bambino potrebbe essere chiunque di noi o, comunque, noi siamo stati questo bambino e ce ne siamo dimenticati. Allo zoo il bambino vede animali viventi che mai aveva visto prima: vede giaguari, avvoltoi, bisonti, e ancora più strano, giraffe. Vede per la prima volta la sfrenata varietà del regno animale. E questo spettacolo, che potrebbe allarmarlo o terrorizzarlo, gli piace [...]
2Come spiegare questo fatto comune e misterioso allo stesso tempo? Possiamo negarlo, naturalmente. O possiamo sostenere che i bambini bruscamente portati al giardino zoologico soffriranno, vent’anni dopo, di nevrosi; e infatti, come non c’è bambino che non abbia scoperto il giardino zoologico, così non c’è adulto che non sia, a guardarlo bene, nevrotico.
3Possiamo anche affermare che il bambino è, per definizione, uno scopritore, e che scoprire il cammello non è più strano che scoprire lo specchio, l’acqua, le scale. Possiamo dire infine che il bambino ha fiducia nei genitori che lo portano in quel luogo di animali. Per di più la tigre di pezza e la tigre delle figure dell’enciclopedia lo hanno preparato a vedere senza orrore la tigre in carne ed ossa (Borges, Guerrero 1962, 13).
Ma se passassimo dallo zoo della realtà allo zoo dell’immaginazione?
4Da queste osservazioni di Jorge Luis Borges nel suo celebre Manuale di Zoologia fantastica e dalla domanda che ci siamo posti: “perché guardiamo gli animali?” è nato il Progetto Zoogonie in collaborazione con l’Associazione Tra un atto e l’altro che ha visto una prima fase di lavoro performativo svolto con Francesca Mazza intitolata Bestiario Immaginato e dedicato agli animali che non possiamo vedere, quelli della letteratura, e una seconda fase elaborata con Angela Malfitano e dedicata agli animali che possiamo vedere, quelli che vivono con noi.
5Dunque un’oscillazione tra gli animali più lontani, quelli dell’immaginazione, e quelli più vicini a noi, i cosiddetti domestici.
6Lo spettacolo Bestiario immaginato è nato concentrandoci sulla popolazione animale fantastica che vive soltanto nella nostra mente.
7Sono bestie mitologiche giunte a noi attraverso racconti e leggende, dalla Bibbia all’Odissea, dal Talmud, alle Mille e una notte, scritti e poemi di tutti i tempi. Mostri culturali, esoterici, eroici, religiosi, filosofici, poetici, fiere spaventose che esorcizzano le paure: sfingi, grifoni, ippogrifi, sirene, centauri e altre creature mai toccate dalla luce del sole.
8Dagli animali già familiari, ma che tradiscono caratteri insospettati come il Drago, che possiede anche il suo lato ridicolo, o il Minotauro che rimanda a incubi primordiali, a creature inquietanti come gli Animali degli specchi, ridotti a riflesso servile dall’Imperatore Giallo dopo aspre battaglie (Borges 1962), o l’Odradek di Kafka (1917) che da sempre vive nascosto nelle nostre case. Da creature di cui neppure si sospetta l’esistenza, come lo Hidebehind dei taglialegna del Minnesota, che sta sempre dietro a qualcosa e per questo non si riesce mai a vederlo, fino ai mostri più filosofici che ci conducono alla fondamentale questione finale: che cosa è umano?
9Naturalmente abbiamo lavorato sull’assenza: lo spettacolo si svolge in forma di percorso al buio e gli attori accompagnano coppie di spettatori stimolando non la vista, dato che sono animali che nessuno ha mai visto e non si possono vedere, ma gli altri sensi: udito, tatto, olfatto, gusto.
10Scrive ancora Borges che: «Ignoriamo il senso del drago, così come ignoriamo il senso dell’universo, ma c’è qualcosa nella sua immagine che si accorda con l’immaginazione degli uomini, e così esso sorge in epoche e latitudini diverse; è per così dire un mostro necessario» (ivi, 14).
11Gli animali immaginari sono creature che oscillano tra mirabilia, ciò che sorprende e meraviglia, e mostrum, il prodigio che porta un segno, e ce ne siamo particolarmente accorti quando abbiamo affrontato questa primavera con gli studenti dell’Università Ca’ Foscari di Venezia un Bestiario Dantesco, un laboratorio teatrale per incontrare quella schiera di animali mostruosi che compaiono nell’inferno della Commedia in funzione di aguzzini o guardiani dei dannati (Cerbero, centauri, arpie ecc...).
12Sappiamo che l’animale è uno strumento utile per pensare, avendo tra le varie applicazioni che l’uomo gli attribuisce anche quella di metafora vantaggiosa per la riflessione.
13Gli animali sono simili e dissimili all’uomo, ma quale segreto custodiscono? Sono intermediari? Hanno certamente vite parallele agli uomini e c’è chi ha osservato che il primo disegno di un uomo è stato probabilmente un animale; allora possiamo supporre che probabilmente anche il primo paragone, la prima similitudine, la prima allegoria siano state un animale. Gli animali mettono a disposizione spiegazioni, prestano l’estratto di un proprio attributo, donano metafore.
14Mi è piaciuto molto leggere Giuseppe Pulina in Animali e filosofi (2008) che si è chiesto cosa sarebbe stata l’Iliade, uno dei testi più antichi di cui disponiamo, se nel libro XVII Omero non avesse potuto paragonare Menelao, l’eroico, bello e biondo combattente re di Sparta, a una mucca che ha appena partorito:
E Menelao, l’eroe prediletto di Marte,
vide Pàtroclo cadere in battaglia
sotto i colpi troiani;
e, splendente nelle sue armi, corse in avanti
mettendosi vicino a lui in difesa del suo corpo,
come una vacca che non sa nulla del parto
e se ne sta lamentosa vicino
al primo vitello che ha appena partorito
(Iliade, XVII, vv. 1-8)1
15E poi naturalmente Menelao viene anche paragonato, per il suo coraggio, alla pantera, al leone e al cinghiale.
16Allora questo labirinto di animali della letteratura diventa particolarmente interessante da un punto di vista teatrale poiché quasi tutti sono degli ibridi che combinano parti di animali conosciuti e quindi uniscono capacità, metafore e simboli.
17Nel Centauro si uniscono il cavallo e l’uomo, nella Sirena la donna e il pesce, nel Grifone il leone e l’aquila, nell’Arpia la donna e l’uccello, e si potrebbe andare avanti senza fine fino ad arrivare alla famosa Chimera che aveva testa di leone, corpo di capra e coda di serpente, un animale tanto difficile da immaginare che la parola chimera è diventata nel tempo sinonimo di ipotesi assurda.
18E molto lungo potrebbe essere il numero degli animali della mente e la popolazione dello zoo dell’immaginazione potrebbe non finire mai perché un animale mostruoso non è altro che una combinazione di elementi di esseri reali e le possibilità dell’arte combinatoria sfiorano l’infinito.
19Ma l’emblema di questo nostro Bestiario immaginato potrebbe essere un animale di cui si parla nell’Avventuroso Simplicissimus di Von Grimmelshausen (2017) chiamato Baldanders, che significa “già diverso”, “subito altro”. È un essere proteiforme che cambia aspetto in continuazione. Questo essere “indescrivibile”, ne assume progressivamente l’aspetto «di un uomo, di un rovere, di una scrofa, di una salsiccia, d’un prato di trifoglio, di sterco, di un fiore, di un ramo fiorito, d’un gelso, di un tappeto di seta, di molte cose ed esseri e poi, nuovamente, di un uomo» (Borges, Guerrero 1962, 37).
20È un mostro che si trasforma continuamente, che contiene tutti gli esseri immaginati e immaginabili e lascia ai suoi piedi le maschere del suo aspetto precedente. Forse è addirittura la forma stessa della nostra mente.
21Ricorda quello che scrisse Giordano Bruno a proposito dell’avarizia nello Spaccio della bestia trionfante
Quello ch’io ti dicevo essere come un’ombra, adesso scorgo che son tante bestie insieme: perché la veggio canina, porcina, arietina, scimica, orsina, aquilina, corvina, falconina, leonina, asinina, e quante nine e nine bestie giamai fûro; e tante bestie è pur un corpo. La mi par certo il pantamorfo de gli animali bruti. (Giordano Bruno 2000, 104).
22Forse incontrando questi esseri antichi, così apparentemente improbabili, riusciamo a definire meglio che cosa è umano e intuiamo che la loro presenza è ancora utile al nostro immaginario anzi forse indispensabile alle nostre vite; forse sono gli emissari di un luogo originario che non conosciamo più, della profondità che si trova sotto il linguaggio e che fa risalire tracce della nostra scaturigine a farci dubitare se quello che ci circonda sia sogno o realtà.
Bibliographie
Borges J.L., Guerrero M. 1962, Manuale di zoologia fantastica, Einaudi, Torino
Bruno G. 2000, Spaccio de la bestia trionfante, Mondadori, Milano (ed. or. 1584)
Grimmelshausen von H.J.C. 2017, L’avventuroso Simplicissimus, Tombolini, Milano (ed. or. 1669)
Kafka F. 2017, Il cruccio del padre di famiglia, in Id. Tutti i racconti, Mondadori, Milano (ed. or. 1917)
Pulina G. 2008, Animali e filosofi, Giunti, Firenze
Teatrografia di Teatrino Giullare
2020 – Bestiario immaginato - Progetto di e con Giulia Dall’Ongaro, Enrico Deotti, Francesca Mazza, installazioni Cikuska
Notes de bas de page
1 Traduzione di chi scrive.
Auteur
Teatrino Giullare
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