1. Dalla comunità ebraica al teatro stabile
p. 3-21
Texte intégral
1“La scrittura di ognuno è la conseguenza di quello che abbiamo vissuto”1: l’ammissione di Massini, apparentemente ovvia, sintetizza l’opportunità di questa breve introduzione biografica. Perché, evidentemente, alcuni dettagli propri della vita di un autore, luoghi frequentati, persone incrociate, esperienze vissute in tenera età o eventi (talvolta fortuiti) che segnano punti di svolta si rivelano spesso cartine tornasole, utili a chiarirne gli intenti e indispensabili per comprenderne la poetica.
2Chi è Stefano Massini?
1. San Donnino e poi Una quadrilogia
3Stefano nasce a Firenze il 22 settembre 1975. Da piccolo si trasferisce con la famiglia in periferia, a San Donnino, frazione di Campi Bisenzio, tra Firenze e Prato, che conta all’incirca cinquemila abitanti. In questo luogo “ibrido, che è campagna ma non del tutto campagna (c’è la fabbrica), città ma non del tutto città”2, frequenta le scuole elementari e medie. Questi anni si rivelano fondamentali per la nascita di quella che egli stesso chiamerà la sua “vocazione letteraria”, per due fattori, soprattutto. In primo luogo, il contesto sociale che vive negli anni di scuola è ricco di stimoli provenienti da altre culture. I suoi compagni di classe provengono da realtà diverse, sono cinesi, albanesi, magrebini, serbi. Da bambino vive un mondo “fatto di tanti mondi”, nella misura in cui l’universo scolastico rappresenta il mondo di un bambino. Totalizzante; presupposto precipuo della creazione di contesti intrinseci necessari allo sviluppo e alla costruzione del sé. Queste diversità con cui la sua vita si innesta non riguardano soltanto il piano linguistico e culturale; sono differenze sostanziali che si caratterizzano soprattutto sul piano sociale. Alcuni dei suoi compagni stranieri, ad esempio, si addormentano sul banco perché di notte lavorano3, cosa invece improbabile per un bambino italiano che nel 1982 ha sette anni. Massini è un ragazzino abbastanza isolato, chiuso, timido, con pochi amici; è sensibile, e curioso. Questa sorta di meticciato culturale, com’egli stesso lo definisce, in cui è immerso nei fondamentali anni della formazione e quindi dello sviluppo intellettivo, ha certamente contribuito a produrre in lui l’interesse per la scoperta, per la ricerca, per “il lontano. Nella mia formazione, le scuole a San Donnino sono state fondamentali. Sono nato e cresciuto nel meticciato”4.
4Il secondo nodo che si stringe in questi anni, accanto a questo fenomeno di scambio multiculturale e che è in qualche modo fondamentale per lo sviluppo della sua poetica, è l’incontro con la cultura ebraica, provocato da un evento abbastanza singolare. Suo padre, biologo in un istituto di ricerche mediche, soccorre prontamente sul lavoro un suo collega, Renzo Servi, che ha appena avuto un infarto; il suo immediato intervento permette a Servi di avere salva la vita. Il collega è un anziano della comunità ebraica di Firenze e da quel momento, per gratitudine, apre a lui e alla sua famiglia “le porte del tempio”5. Questo avvenimento si rivela spinta per una nuova e importante traiettoria ed offre evidentemente al giovanissimo Massini la possibilità di entrare in contatto con una cultura altra e di sviluppare un acuto interesse per la letteratura e per il teatro. Nel centro di cultura ebraica esisteva (e ancora esiste) una piccola ma provvista biblioteca che Stefano frequentò per anni, fino ai tempi del liceo e che gli permise di entrare in contatto con la letteratura italiana e straniera. Ma soprattutto, custodiva, al suo interno, un piccolo teatro. Massini racconta che ogni domenica Renzo Servi allestiva delle commedie di teatro ebraico (come, ad esempio, La gnora Luna di Benè Kedem)6 di cui puntualmente era spettatore. È plausibile pensare che i testi conosciuti nell’ambito di questa particolare frequentazione abbiano quasi certamente – più che influenzato – “iniziato” il giovane Massini alla polivalente misura di quella che sarà la sua futura formula drammaturgica. In effetti, questa fondamentale e abituale frequentazione della comunità ebraica fiorentina, precisamente tra il 1980 e i primi anni Novanta, rappresenta il primo reale incontro di Massini con il teatro, il primo importante “utero” da cui parte la sua strada nella drammaturgia7. Alcuni dei suoi testi più importanti (quelli che qui abbiamo definito creazioni) raccontano di ebraismo. La stessa lingua ebraica è sovente utilizzata, come ad esempio in Lehman Trilogy, di cui ogni capitolo è titolato in questa lingua – oltre al fatto che il testo racconta in effetti la storia di una famiglia ebrea. Processo a Dio indaga la dinamica processuale che una sopravvissuta all’Olocausto indice nei confronti di Dio in un campo di concentramento durante l’ultima notte di permanenza prima della liberazione; in Credoinunsolodio, una dei tre personaggi, Eden Golan, è israeliana e insegna storia ebraica; ne La fine di Shavuoth entrambi i protagonisti sono ebrei e nel titolo stesso compare la parola ebraica equivalente del termine Pentecoste in lingua italiana. Dunque, una cultura di cui Massini resterà sempre permeato, quella ebraica, e che come egli stesso dice, rappresenta quell’alterità che muove la sua ispirazione:
È una lunga storia. Quando ero piccolo, la mia famiglia frequentava una famiglia di ebrei sefarditi della comunità di Firenze, e io ho conosciuto il teatro dentro la comunità ebraica della mia città. L’ebraismo è qualcosa che conosco bene da vicino, non l’ho studiato per scrivere Lehman Trilogy. Infatti, in molti miei testi c’è il tema dell’ebraismo. Ci sono autori che usano il loro dialetto d’origine, cosa che a me non interessa. Mi interessa utilizzare il teatro come luogo di scambio di informazione sulla contemporaneità. Meno la contemporaneità è contestualizzata geograficamente e più io sono contento. Tutto questo ha a che fare con l’ebraismo. Perché l’ebraismo è per me che sono italiano una cultura “altra”8.
5Offrendogli la possibilità di vivere una “cultura altra”, attraverso nuove forme e ibridazioni linguistiche, l’esperienza al centro di cultura ebraica di Firenze non soltanto instrada Massini al teatro, ma lo rende un “onnivoro divoratore di romanzi, racconti e di tutto quello che passava la piazza”9. La sua passione per la “parola” nasce essenzialmente in questi anni. Ma che cosa succede, al di fuori della comunità ebraica?
6Quando si sposta a Firenze per frequentare il liceo ginnasio “Dante”, intorno alla fine degli anni Ottanta, è un ragazzo che si trova di fronte a una realtà completamente diversa rispetto a quella del paese di San Donnino; Firenze è la città, è il centro della cultura, e si muove con tempi e ritmi che non sono quelli a cui era abituato. Viene visto come un ragazzo senza carisma, il tipico “secchione” che viene dalla frazione, dal piccolo centro, e oltretutto ha attitudini e interessi potremmo dire “alti”, che i suoi coetanei non condividono. Questa sorta di silenzioso patimento, rappresentato e provocato dal vivere una condizione in cui non è permesso o è difficile condividere ciò che si ama, a dispetto di una infanzia passata nella totale condivisione, nello scambio, in un caleidoscopio di culture differenti, rappresenta per Massini una prima reale motivazione, un primo effettivo “pretesto” per iniziare a scrivere in forma drammatica. Egli stesso racconta della sua ferma idea che il teatro rappresenti un potente mezzo di condivisione e che si sia a lui rivelato come il solo modo di poter passare agli altri tutto ciò che lo aveva appassionato e affascinato. È da questa necessità che nasce la voglia di raccontare storie, storie che possano essere “grandi” come quelle che aveva letto da bambino, che possiedano quella “letterarietà” che tanto lo aveva rapito; storie che soprattutto possano essere agite, incarnate, rappresentate in teatro, in quel luogo in cui era possibile osservare con i propri occhi chi ci fosse dall’altro lato, pronto a ricevere ciò che desiderava condividere. Sono dunque questi gli anni in cui emerge per la prima volta l’intenzione di diventare un drammaturgo:
fatto sta che questa biblioteca per me è stata veramente un alveo e un utero importante. Ma fuori da questa biblioteca, a scuola io non potevo condividere queste cose perché un po’ ero visto – probabilmente ne avevo anche le caratteristiche estetiche – come un secchione, non ero una persona che aveva il carisma per dire che aveva letto Bartleby lo scrivano e voleva raccontare ai suoi coetanei, di dieci-undici-dodici anni […] Quando poi dovevo andare alle scuole superiori, che lì non c’erano, dovevo andare a Firenze, nel cuore della cultura… arrivo a Firenze e mi trovo con questo bagaglio di cose che stavo conoscendo, leggendo e che mi stavano appassionando tantissimo senza riuscire a comunicare agli altri queste cose qua. Ecco perché quando intercetto la possibilità che il teatro possa essere un luogo dove l’elemento della condivisione è fortissimo perché il fruitore della cosa ce l’ho davanti agli occhi, non ci ho pensato due volte. Tanto che non ricordo come mi è venuto, evidentemente era quasi scontato, che il teatro era l’ambito nel quale mi sarebbe piaciuto raccontare qualcosa. Perché quella condivisione che non avevo mai potuto avere lì la potevo toccare con mano. Ecco perché mi è nata la passione per il teatro tout court. Poi la drammaturgia è una sottospecie di questa cosa. È chiaro che il teatro che io provavo a raccontare erano le grandi storie, i romanzi che avevo letto e la letterarietà di quello che avevo letto e che mi piaceva condividere10.
7Ma qual è il teatro che conosce Massini? Qual è il teatro che vede durante gli anni del liceo? La Pergola rappresenta il suo primo contatto diretto. I genitori gli regalano ogni anno, per la durata della scuola superiore, l’abbonamento alla stagione. Qui Massini si forma come spettatore, maturando le sue riflessioni in merito alla drammaturgia e al teatro tout court. La Compagnia del Carretto con la sua Iliade, Pirandello nella regia di Bolognini in Così è se vi pare, e ancora King Lear n. 1 di Leo de Berardinis e Ceneri alle ceneri, testo e regia di Pinter.11 Le riflessioni che scaturiscono dalla visione di questi spettacoli, soprattutto quelli degli autori stranieri, e ancora di più quelli dei pochissimi drammaturghi contemporanei, lo inducono a ragionare sull’eventualità e sulla necessità di un nuovo teatro, fondato su una drammaturgia che coniughi la forma alta del “dramma” ai temi coevi, come era tipico del teatro contemporaneo anglosassone. Coniugare la lingua dell’oggi alle “forme antiche” del teatro:
Io sono convinto che la mia decisione di scrivere sia nata, prima che dalla mia potenziale identità d’autore, dal mio essere spettatore. Per una ragione banalissima! Al liceo mio padre e mia madre mi regalavano ogni anno un abbonamento al Teatro della Pergola. Dalla mia poltrona di osservatore, fila numero quattro, galleria, guardavo gli spettacoli. Cosa vedevo? C’era di tutto: un Edipo re; un Così è se vi pare con la regia di Bolognini; la settimana dopo, l’Iliade della Compagnia del Carretto; poi, a pochi giorni di distanza, Leo de Berardinis con la sua versione di King Lear. Mi sono trovato davanti forme di teatro diverse; ciò che mi colpiva era la mancanza di soluzioni mediane. Non c’erano vie di mezzo fra un teatro tronfio, vecchio, basato sul repertorio e su pochi nomi a tutti noti, e le forme d’avanguardia come quella eccezionalmente caustica di Leo che il pubblico degli abbonati disertava. Poi vidi Ceneri alle Ceneri, testo e regia di Pinter. E ne rimasi folgorato perché quello spettacolo era opera di un autore vivente, tanto che ne firmava la regia! Fatta eccezione per Eduardo De Filippo, scomparso da poco, io non vedevo nel cartellone della Pergola quasi nessuno spettacolo che fosse opera di un autore italiano vivente! Nei testi contemporanei degli autori stranieri vedevo come la forma importante del dramma si coniugasse ai temi d’oggi. Ho provato a trapiantare questo innesto in Italia, imitando un tipo di scrittura drammatica che non era quella italiana e servendomi dell’italiano12.
8In effetti, passando a rassegna i cartelloni delle stagioni del Teatro della Pergola di quegli anni, e più precisamente delle cinque stagioni teatrali dal 1988 al 199313, è riscontrabile una scarsissima percentuale di testi di autori italiani e stranieri contemporanei; oltre a Pinter – e a Eduardo, morto pochi anni prima – si trova Dario Fo che dirige Franca Rame, Giorgio Biavati e Alessandro Balducci in Parti femminili, in scena dal 27 ottobre al 6 novembre 1988; immediatamente a seguire, dall’8 al 16 novembre la prima nazionale di In exitu con lo stesso Giovanni Testori, Franco Branciaroli e la collaborazione di Emanuele Banterle; e ancora Care conoscenze cattive memorie di Israel Horowitz, diretto da Giancarlo Sepe durante la stagione 92/93.
9Si evidenzia uno degli aspetti che in parte connoterà la drammaturgia di Massini, soprattutto quella iniziale: cioè creare una forma drammatica che presupponga, come vuole “l’antico canone”, dialoghi, personaggi e didascalie, ferma restando la contemporaneità delle tematiche espresse. Tuttavia, la questione della forma rappresenta evidentemente anche un fortissimo alibi. Indipendentemente dalla scelta di mantenere nella sua drammaturgia una struttura che teatralmente sia appunto classica, per ragioni potremmo dire, di stile e di linguaggio, Massini non nasconde il fatto che questa sua concezione è in parte dovuta a una sua personale impossibilità di esprimere in prima persona il proprio sentire. La scrittura drammatica oggi è espressa in diverse modalità, e non tutte sono connotate dalle medesime forme stilistiche. Massini ne userà come vedremo diverse; in questo senso, quella didascalica, con personaggi che esprimono azione in forma dialogica, gli permetterà di esprimersi attraverso uno “schermo”. I suoi personaggi gli fanno da copertura, in qualche modo rappresentano un suo alter ego. Incarnano – letteralmente – la possibilità di esprimere una voce intrinseca che gli pertiene intimamente, e al contempo, mettono sul banco i temi a cui all’autore preme di parlare:
Ho sempre avuto bisogno in teatro di un sistema di coperture, di alter ego che mi camuffassero completamente. A costo di essere un po’, nei confronti della drammaturgia contemporanea a me coeva, come quello che fa la parte vecchio stile. Non mi interessa perché è voluto, a me ha fatto sempre comodo, e forse è sempre stata una condizione imprescindibile, avere dei personaggi che mi facessero da copertura, che, con la finzione falsa dell’essere artificiali fossero in scena portando con la loro identità, evidentemente posticcia, fasulla, qualcosa che invece è vero e che io gli affidavo di riferire. Come marionette che andassero in scena camuffando in qualche modo la mia idea, il mio pensiero, il mio sentimento. E di fatto ho sempre scritto cose che mi appartenevano in profondità, come ciascuno di voi, perché se facciamo la fatica di scrivere certe cose evidentemente le abbiamo dentro14.
10Nel 1994 prende la maturità classica e si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze; qui si laurea in Archeologia e papirologia, con una tesi su La statuaria di Iside, il 19 aprile 1999.
11È durante gli anni dell’università che Massini si avvicina alla pratica teatrale, come adattatore e regista di testi classici.
12Nel 1997 fonda l’Associazione AT – Arte del Teatro, e mette in scena al Teatro di Rifredi, fuori cartellone, Le malade imaginaire di Molière e La locandiera e Gl’innamorati di Goldoni. Tra il 2000 e il 2003 si susseguono una serie di incontri e collaborazioni grazie ai quali Massini inizia a conquistare visibilità; prende in questo modo il via la sua attività pratica nel teatro.
13Nel 2000 propone la sua prima regia per un allestimento shakespeariano nell’ambito del progetto “Shakespeare in Stibbert” promosso dalla fondazione dell’omonimo museo, progetto in cui proporrà quattro spettacoli per le stagioni successive, fino al 2006. Nel 2001, a seguito di un incontro con lo scrittore Jean Claude Carrière, porterà in scena la mise en espace de La controverse de Valladolid nella Basilica di Santa Maria Novella e nel 2002 la Società Dantesca Italiana lo vorrà come regista e supervisore del testo nel progetto Comoedia, lettura in tre sere del poema dantesco a cui parteciperanno, tra gli altri, Amerigo Fontani e Amanda Sandrelli. Ma parallelamente a queste attività di regista e adattatore, oltre che ad attività laboratoriali e di sperimentazione che svolge in residenza presso il Teatro Manzoni di Calenzano/Teatro delle Donne (in cui nel 2003 darà vita a “Calenzano TeatroFormAzione”), Massini in questi anni, è anche l’assistente alla regia di Ronconi. Come racconta, l’incontro che si rivelerà la chiave di volta della sua carriera di drammaturgo, avviene per caso, nel 2000:
sarei dovuto diventare un egittologo, ma durante il servizio civile feci l’assistente volontario alla regia al Maggio Musicale. Ebbi la fortuna che nella stanza accanto alla nostra provava Luca Ronconi. Gli chiesi se potevo fare da assistente a lui, nella prosa. Mi disse di scrivere al Piccolo, lo feci, mi chiamarono nel 2001 per produzioni come Infinities, Il candelaio. Facevo i diari delle prove. Ronconi li lesse e mi disse “hai mai provato a scrivere per il teatro?”. A Ronconi devo tutto.15
14Dunque, nel 2001 varca la soglia di ciò che per lui rappresenta “il grande tempio del teatro”16, il Piccolo Teatro di Milano. Al fianco di Ronconi lavora, apprende; lentamente prepara la strada che nel giro di pochi anni lo porterà alla messa in scena, nel 2004, del suo primo testo drammatico, scritto parallelamente a La fine di Shavuoth: Memorie del boia. Il suggerimento del Maestro, insito in quella schietta domanda, veniva dunque colto e nel giro di pochi anni sarà realizzato nella scrittura dei suoi primi quattro testi per il teatro.
15Intanto, parallelamente all’assistenza a Ronconi, Massini prosegue la sua attività di adattatore e regista, avvicinandosi a romanzi come Terza liceo 1939 (Olschki) e nel 2003 idea e realizza un progetto sul tema della pena di morte in collaborazione con la compagnia Pupi e Fresedde del Teatro di Rifredi che prevede quattro spettacoli e la realizzazione di un cortometraggio. Questi quattro testi, Io sono il mare, Prima dell’alba, Ultimo giorno di un condannato a morte e La ballata della morte saranno riuniti e editi da Vallecchi nel 2004 in un libro dal titolo Dialoghi prima dell’alba – Quattro testi sulla pena capitale. Ma come anticipato, e come sottolinea Quadri, è il 2004 l’anno in cui Massini “decise di diventare un vero drammaturgo affrontando i temi che gli stavano più intimamente a cuore, diversi passi più in là dei lavoretti già disorganicamente svolti su ordinazione”17.
16Decide dunque di scrivere quattro testi, incentrati su artisti e scrittori realmente esistiti; il tentativo è, come s’è detto in precedenza, quello di ricercare una sintesi tra il linguaggio/codice del teatro e il tessuto narrativo del romanzo. Questa “prima volta” di Massini scaturisce dalle intuizioni che aveva maturato da spettatore, in qualche modo. La sua idea di fondo è che la drammaturgia debba raccontare il presente sfruttando la scena come luogo di indagine sull’essere umano. E i protagonisti dei quattro testi, Balzac, l’attrice Elga Firsch, Kafka e Van Gogh non vengono raccontati sullo sfondo della loro esistenza, ma raccontano l’esistenza facendovi loro stessi, in qualche modo, da sfondo.
17Massini conclude la quadrilogia, che comprende Memorie del boia, Processo a Dio, La fine di Shavuoth (che nel 2004 vince il Premio Flaiano) e Van Gogh – L’odore assordante del bianco, nel 2005; in questo stesso anno, proprio grazie a quest’ultimo testo, vince il Premio Pier Vittorio Tondelli. L’anno successivo i quattro testi vengono pubblicati da Einaudi in un volume dal titolo Una quadrilogia.
2. La Gabbia del Teatro delle Donne
18Intanto, nel 2005 si stringono i nodi di un’altra importante collaborazione che, come già detto, è iniziata nel 2002 con una residenza presso il Teatro Manzoni di Calenzano in cui si muove l’associazione culturale Teatro delle Donne. Si tratta di una realtà che propone percorsi teatrali di ricerca e sperimentazione, un centro di produzione drammaturgica nato nel 1991 da un’idea di Maria Cristina Ghelli. Questa collaborazione durerà fino al 2015; i frutti di questi dieci anni di lavoro saranno una serie di produzioni che in un certo senso aprono la seconda fase poetica del drammaturgo. I testi che Massini scrive per il Teatro delle Donne si rifanno e raccontano tematiche più direttamente legate alla contemporaneità. Si rivolgono al sociale, trattano di temi si potrebbe dire “scomodi”, in qualche modo; eutanasia, terrorismo, giornalismo e mondo del lavoro, sono alcuni dei soggetti indagati in questa seconda fase drammaturgica, definita dall’autore il “teatro poetico della politica”, che sarà oggetto di indagine più approfondita, nel prossimo capitolo.
19Debutta qui, al Teatro Manzoni di Calenzano, in anteprima, nel 2005, Figlia di notaio, il primo testo del Trittico delle gabbie. Il secondo, Zone d’ombra, andrà in scena nel 2007 e l’anno successivo vedrà il debutto del terzo, Versione dei fatti. Il Trittico delle gabbie viene poi edito da Ubulibri nel 2009. Sempre nel 2005, il Teatro delle Donne produce, per un progetto su scuole e docenze in collaborazione con la Regione Toscana, lo spettacolo Norma ’44, tratto dall’omonimo romanzo di Dacia Maraini, di cui Massini firma anche la regia. Lo spettacolo va in scena in anteprima nell’ottobre del 2004.
20Nel 2006 debutta la prima versione, interpretata da Luisa Cattaneo, di Donna non rieducabile – Memorandum teatrale su Anna Politkovskaja, testo che segna un’ulteriore svolta della sua poetica drammaturgica, uno dei più rappresentati all’estero e di cui sarà protagonista Ottavia Piccolo, in una versione filmica del 2009 per la regia di Felice Cappa dal titolo Il sangue e la neve. Il testo nel 2010 andrà in scena anche in una versione teatrale integrale con la regia di Silvano Piccardi. Le produzioni che debuttano a Calenzano in collaborazione con il Teatro delle Donne proseguono fino al 2015 e comprendono, come si è visto, non soltanto testi scritti da Massini ex-novo, ma anche testi su commissione, riscritture o adattamenti. È il caso, ad esempio, di Frankenstein ovvero il Prometeo moderno, riscrittura del romanzo di Mary Shelley, che va in scena nel 2009 e de L’Italia s’è desta, che nasce nel 2009 su commissione di Carlo Mangolini, direttore del festival di Bassano del Grappa “Opera Estate” e che torna in scena nel 2010 con la regia di Ciro Masella. Nel 2012, in coproduzione con il Teatro Metastasio – Teatro Stabile della Toscana, va in scena Lo schifo – Omicidio non casuale di Ilaria Alpi nella nostra ventunesima regione, interpretato da Lucilla Morlacchi nei panni della giornalista della Rai, inviata del TG3, uccisa a Mogadiscio nel 1994. Il testo di Massini sarà edito nello stesso anno da Promo Music in un volume dallo stesso titolo. Del 2013 è invece lo spettacolo Balkan Burger. Il testo viene inserito in una raccolta edita da Titivillus nello stesso anno, assieme a Credoinunsolodio, andato in scena nel 2011 e ad altri due testi appartenenti alla prima produzione drammaturgica di Massini, già pubblicati nella Quadrilogia: Processo a Dio e La fine di Shavuoth. La raccolta nasce con l’intento di accostare quattro testi che percorrono lo stesso filone tematico: l’ebraismo. Nel 2014 debutta il testo che conclude la fase di studio iniziata con Lo schifo, sull’omicidio di Ilaria Alpi: Isabella Ragonese dà voce alla giornalista scomparsa nel ’94, nel ventennale della sua uccisione, nello spettacolo African Requiem: 20 marzo 1994 – appunti di fine giornata. In questo stesso anno debutta un riallestimento de L’alba a mezzanotte, con la regia dell’autore, un testo scritto nel 2006, e quindi strutturalmente molto vicino ai testi della Quadrilogia, e presentato nel 2011 al Piccolo Eliseo di Roma, in un progetto di “Artisti Riuniti” curato da Piero Maccarinelli.
21Il 2015, ultimo anno di collaborazione con il Teatro delle Donne, vede il debutto al Teatro Manzoni di Calenzano di Shenzhen significa inferno, interpretato da Luisa Cattaneo. Il testo di Massini, che cura anche la regia dello spettacolo, è un’indagine psicologica che si svolge all’interno di una fabbrica cinese in cui si registra un altissimo tasso di suicidi e che in qualche modo, segue il fil rouge già percorso nella scrittura di 7 minuti, relativo al tema dell’etica del lavoro.
22Sono ancora molte le iniziative a cui Massini partecipa come drammaturgo e spesso regista in collaborazione con il Teatro delle Donne; vanno ricordati gli spettacoli e i recital contro la violenza sulle donne, come Mai più sola del 2008 e Violenza femminile singolare del 2009, lo spettacolo sul tema dell’immigrazione Pogrom 1934 del 2010 e le performance finali degli stages o dei workshop di cui l’autore cura il coordinamento drammaturgico come La caduta del 2009, L’immondizia del 2011 e Tragoidé – Ritratti del baratro del 2013. È opportuno infine segnalare che nel 2016 Elena Arvigo, interprete e regista, ripropone al Teatro Manzoni di Calenzano il testo Donna non rieducabile.
3. Ancora una donna: Ottavia Piccolo
23La produzione drammaturgica di Massini sembra in qualche modo correre parallelamente a strette e durature collaborazioni: un altro importante sodalizio, si rivela infatti, quello con Ottavia Piccolo.
24Due anni dopo il debutto del suo primo testo, Memorie del boia, avvenuto al Teatro di Rifredi di Firenze il 26 novembre del 2004, diretto dall’autore, con scenografia di Emanuele Luzzati, va in scena al Teatro Vittorio Gassman di Gallarate il terzo testo della Quadrilogia: Processo a Dio, per la regia di Sergio Fantoni, interpretato da Ottavia Piccolo. Da questo momento la collaborazione tra l’attrice e il drammaturgo sarà lunga e proficua. Oltre alle diverse letture teatrali, come Alfabeto birmano, testo che debutta nel 2007 al Festival della Creatività (per il quale nel 2008 Massini scriverà anche il testo Cosmologia interpretato da Massimo Dapporto, Questions – About tomorrow interpretato da Fabrizio Gifuni nel 2009 e un adattamento de L’elogio della follia, interpretato da Gioele Dix nel 2010), Piccolo è protagonista della prima versione de L’Italia s’è desta del 2009 e nello stesso anno, debutta come protagonista ne La commedia di Candido, un adattamento del Candide di Voltaire che Massini scrive per il 250° anniversario della sua pubblicazione, per la regia di Sergio Fantoni. Nel 2010 l’autore stesso la dirige in Enigma, una mise en espace andata in scena presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e che debutterà nella versione integrale diretta da Silvano Piccardi cinque anni più tardi, il 6 novembre 2015 in prima nazionale al Teatro Civico di Schio. Sempre nel 2010 è la volta del debutto di Ottavia Piccolo in Donna non rieducabile – Memorandum teatrale su Anna Politkovskaja, che va in scena sempre con la regia di Piccardi (dopo essere stato proposto, come detto, in versione filmica da Felice Cappa, l’anno prima, con il titolo Il sangue e la neve). Nel 2012 va in scena la riscrittura del romanzo di Gianrico Carofiglio, L’arte del dubbio che vede Piccolo al fianco di Vittorio Viviani, diretta da Sergio Fantoni; due anni dopo sarà la volta di 7 minuti, testo che Massini scrive ispirandosi a un fatto di cronaca accaduto in una fabbrica francese e pubblicato poi da Einaudi nel 2014. Lo spettacolo va in scena all’Arena del Sole di Bologna il 20 novembre, con la regia di Alessandro Gassman e nel 2016 Michele Placido ne firma la regia cinematografica. Nel 2017 va in scena al Teatro Morlacchi di Perugia, per una produzione Teatro Stabile dell’Umbria – Officine della Cultura, il testo Occident express, diretto dalla stessa Ottavia Piccolo in collaborazione con Enrico Fink, ripreso nelle due stagioni successive, sino al 2019. Il 14 dicembre 2020 iniziano le prove per l’ultima produzione Teatro stabile di Bolzano – Teatro stabile del Veneto; il testo è Eichman. Dove inizia la notte, un dialogo immaginario tra la filosofa Hannah Arendt e il gerarca nazista Adolf Eichmann; un’indagine che volge alla ricerca della genesi di quella “banalità del male”, promotrice della pianificazione del più grande abominio del Novecento. Lo spettacolo avrebbe dovuto debuttare al Teatro Stabile di Bolzano per la regia di Mauro Avogadro, con protagonista Paolo Pierobon al fianco di Piccolo il 14 gennaio 2021, dopo cinque settimane di prove. La programmata tournée di tre mesi avrebbe previsto recite in 30 città, ma è ad oggi sospesa a causa del vigente decreto che non permette la riapertura dei teatri in ottemperanza alle norme e disposizioni ministeriali anti-SARS-CoV-2/Covid19.
4. Verso il Piccolo, quello di Milano
25Parallelamente alla produzione di testi ex-novo e adattamenti nati da queste due strette collaborazioni, Massini svolge un’ulteriore attività drammaturgica. Come si è visto partecipa a festival, concorsi e dà luogo a una serie di attività che riguardano stage e workshop inerenti alla scrittura scenica; nonché produce una serie di riscritture teatrali tratte dalla letteratura italiana e straniera. Già nel 2002 c’è il debutto della sua riscrittura de Il diario di Anne Frank, tratto dalla versione di Wendy Kesselman, in una coproduzione del Teatro di Rifredi con la Comunità ebraica di Firenze. Nel 2003 va in scena la prima versione di Voce di Dio – Partitura teatrale delle prediche di Girolamo Savonarola, interpretato da Massimo Wertmuller e che nel 2011 sarà riscritto in collaborazione con don Andrea Gallo e debutterà col titolo di Io non taccio. Il testo e un video DVD dello spettacolo sono pubblicati da Promo Music nello stesso anno. Nel 2005 scrive un testo per una mise en espace di Anna Bonaiuto dal titolo Muro di silenzio, nato dalla riflessione sugli orrori della prigione di Abu Grahib e nello stesso anno va in scena al Teatro di Rifredi uno spettacolo nell’ambito del progetto “Antidoto”, un’iniziativa promossa dalla ex Uls 10 e dalla Regione Toscana in collaborazione con la compagnia Pupi e Fresedde per una serie di recite per le scuole sul tema del disagio giovanile. Il testo scritto da Massini è intitolato Metamorfosi – Ritratto del giovane Franz Kafka in un teatro del ghetto di Praga e risulta composto, come ci conferma lo stesso autore,18 da due parti. La seconda parte propone un testo inedito e mai più rappresentato, mentre per la prima parte vengono utilizzate le prime pagine de La fine di Shavuoth, che viene pubblicato l’anno successivo e debutta in versione ufficiale (e naturalmente integrale, così come Einaudi lo pubblica) nel 2008 al Teatro Stabile di Bolzano, con la regia di Cristina Pezzoli e ancora nel 2011, al Teatro San Martino di Sesto Fiorentino, con la regia di Ciro Masella (mentre Metamorfosi, nella sua interezza, non sarà mai pubblicato né rappresentato, se non nell’ambito della citata iniziativa per le scuole). Nel 2007 va in scena al Fabbricone di Prato il testo vincitore del premio Tondelli, Van Gogh – L’odore assordante del bianco, con la regia dell’autore; sarà riallestito dieci anni dopo per il Napoli Teatro Festival 2017, con la regia di Alessandro Maggi, interpretato Alessandro Preziosi e prodotto da Khora Teatro. Sempre nel 2007 Massini è chiamato dalla Società Dantesca per l’organizzazione di una rassegna di letture teatrali al Teatro della Pergola, a cui partecipano, tra gli altri, Ottavia Piccolo e Massimo De Francovich. Ricoprirà questo stesso ruolo per le successive tre stagioni. Nel 2008 viene chiamato a dirigere la mise en espace del testo di Eric de Vroedt, Mighty Society 4, nell’ambito di Intercity Festival, e per le due successive stagioni del festival dirigerà Bima e Bramati di Tord Akerbaerk e Cosmic fear di Christian Lollike, rispettivamente nel 2009 e nel 2010. Nel 2008, in occasione di Opera Festival, Massini è il regista de La Bohème di Puccini, diretta dal Maestro Laurence Gilgore. In questo stesso anno debutta al Teatro Nazionale di Zagabria il testo vincitore del Premio Flaiano 2004, Ultima notte di Giacomo Casanova, il cui debutto nazionale avverrà nel 2009 con un allestimento diretto e interpretato da Mario Mattia Giorgetti. Il testo vincerà nel 2009 anche il Premio Miglior Monologo Teatrale al Festival di Almada.
26Nel 2010 Massini partecipa al concorso “Nuove Drammaturgie Matilde di Canossa” e lo vince presentando il testo Sanguinis capitula – I capitoli del sangue; il testo viene poi interpretato dallo stesso presidente di giuria, Giorgio Albertazzi. Il 15 dicembre, nel chiostro del centro teatrale La Corte Ospitale di Rubiera, va in scena in anteprima nazionale I capitoli del crollo (una mattina così cadde Lehman Brothers) – Volume primo: Tre fratelli. Interpretata da Luisa Cattaneo, Enrico Fink e Gabriele Giaffreda, con la regia dell’autore, debutta la lettura scenica del primo capitolo di ciò che cinque anni più tardi, sarà la Lehman Trilogy diretta da Ronconi al Piccolo Teatro di Milano.
27Nel 2013 la Società Dantesca affida a Massini la direzione del progetto “Dante in Santa Trinità”. L’autore propone “Voci per Dante”, tre appuntamenti di spettacolo e letture dantesche, a cui prendono parte Gabriele Lavia, Roberto Herlitzka, Dimitri Frosali e Massimo Salvianti. E restando nell’ambito delle manifestazioni letterarie, va in scena un monologo interpretato da Luisa Cattaneo il cui testo è frutto di un workshop di scrittura condotto dall’autore durante il Premio Luigi Russo Pozzale: nel 2014 il testo sarà pubblicato da Titivillus in un volume dal titolo Madama Pozzale: un’esperienza di scrittura della memoria. Questa stagione vede anche il debutto di quattro adattamenti di romanzi italiani e stranieri: Oblomov, dall’omonimo romanzo di Gončarov, Il principe di Machiavelli, La porta, tratto dal romanzo omonimo di Magda Szabò e Before Hamlet, da Shakespeare, che sarà riallestito due anni più tardi con la regia di Dimitri Frosali.
28E ancora, la proposta di due riscritture: Creatura di sabbia di Tahar Ben Jelloun (messo in scena dall’autore stesso) e Gioco di specchi, tratto dal Don Chisciotte di Cervantes, in scena con la regia di Ciro Masella.
29Nella stagione successiva debuttano due ulteriori riscritture. Massini sceglie Pirandello e Molière: vanno in scena Serafino Gubbio operatore – Si gira! che dirige personalmente, e Molière: la recita di Versailles tratto da L’impromptu de Versailles, con la regia di Giampiero Solari.
30Ma certamente l’evento più importante del 2015 è il debutto a Milano, il 29 gennaio, della versione integrale di Lehman Trilogy, ultima regia di Luca Ronconi, che muore meno di un mese dopo, il 21 febbraio. A maggio Massini viene nominato da Escobar in consiglio di amministrazione successore di Luca Ronconi: il “ragazzo della provincia Firenze” diventa a 39 anni il consulente artistico del Piccolo Teatro di Milano.
31Nel 2016, per la regia di Michele Placido, va in scena un testo originale, L’ora di ricevimento, e nel 2017 debuttano ancora tre testi: Il nome della rosa, un adattamento del romanzo di Umberto Eco, con la regia di Leo Muscato, Louise e Renée tratto da Mémoires de deux jeunes mariées di Honoré de Balzac, una produzione del Piccolo di Milano con la regia di Sonia Bergamasco che dirige Federica Fracassi e Isabella Ragonese, e Vangelo secondo Giuda per la mise en espace a cura di Claudia Sorace e interpretata da Luigi Lo Cascio e Ugo Pagliai.
32Inoltre, nella stagione 2016/2017 vanno in scena, grazie a una collaborazione con il Théâtre National de Nice – CDN Nice Cote d’Azur, i testi Terre noire (The black puzzle) e Point d’interrogation (versione francese del testo Question about tomorrow) entrambi diretti da Irina Brook.
33Del 2017 è anche L’interpretatore dei sogni, ispirato alle teorie di Freud, pubblicato da Mondadori nel novembre 2017, in cartellone come produzione del Piccolo Teatro di Milano, con debutto il 23 gennaio 2018, con la regia di Federico Tiezzi. Nella stagione 2017/2018 debutta al Teatro Bellini di Napoli L’ultimo Decamerone, una originale riscrittura inedita ispirata a Boccaccio; lo spettacolo prodotto dal Bellini, in coproduzione col Teatro San Carlo, con la regia di Gabriele Russo e la coreografia originale di Edmondo Tucci eseguita dal corpo di ballo del Teatro San Carlo, debutta in prima nazionale il 10 aprile 2018. Nella stagione successiva, debutta al Piccolo di Milano Cuore di cane, adattamento inedito dell’omonimo romanzo di Bulgakov, con la regia di Giorgio Sangati per una produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa in coproduzione con Compagnia Lombardi/Tiezzi.
34Fin dal 2003, Massini continua a svolgere attività di docenza a contratto presso diversi atenei italiani, teatri e accademie, e coordina frequenti attività seminariali nell’ambito della scrittura drammatica. Questa breve nota biografica resta dunque il tentativo di inquadrare e dettagliare la prima fase di un drammaturgo in piena attività; i primi ventitré anni dell’attività drammaturgica di un autore tra i più rappresentati all’estero e che continua a produrre, situandosi evidentemente tra i protagonisti della scena contemporanea del nostro paese.
35A questo dunque servono queste prime statistiche: il primo testo teatrale da lui adattato e diretto (Le malade imaginaire di Molière, 1997); i primi due testi scritti, e successivamente pubblicati in Una quadrilogia, grazie ai quali Franco Quadri lo “battezza” drammaturgo (La fine di Shavuoth e Memorie del boia; 2003-2004); il primo premio riconosciutogli (il Flaiano 2004 per il monologo teatrale Ultima notte di Giacomo Casanova; cui seguiranno molti altri); fino all’ultimo, forse, testo prodotto (Eichmann. Dove comincia la notte pronto al debutto dopo cinque settimane di prove e edito da Fandango Libri nel 2020, viene annullato a causa delle norme anti-SARS-CoV-2/Covid19, nel gennaio 2021). Ottantatré testi drammatici, tra riscritture, adattamenti e testi per mise en espace, di cui ventuno originali: creazioni, nel senso che in questa ricerca si vuole evidenziare. E capire.
Notes de bas de page
1 Stefano Massini, in Rodolfo Di Giammarco, Agnese Ananasso (a cura di), La mia poetica. Sulla drammaturgia contemporanea, Atti del Convegno, Editoria & Spettacolo, Spoleto 2012, p. 140.
2 Teresa Ciabatti, Il teatro di Massini è qui tra un’oasi e un inceneritore, in press reader.com, sito web, on-line, 2016, https://www.pressreader.com/italy/lalettura/ 20161120/281526520647074
3 «Chao Kong che si addormentava di botto. Craniata sul banco, si era addormentato. A sette anni lavorava di notte, faceva borse, aveva le mani piene di mastice»; Ibid.
4 Ibid.
5 «In tutto questo succede una cosa che mi ha segnato molto: mio padre lavorava in un istituto di ricerche mediche (io avevo cinque anni), c’era soltanto lui e un suo collega a lavorare; questo collega ha un infarto, mio padre chiama i soccorsi e fa sì che questa persona non muoia. Questa persona, che è morta pochi mesi fa, era ebrea, diversamente dalla mia famiglia, che non è di quella origine. Con il tipico spirito di gratitudine ebreo, molto diverso dal nostro, questa persona, dopo essere stata operata ed essere guarita, ha accolto mio padre e la sua famiglia nella propria famiglia, nel proprio gruppo. Firenze ha una fortissima comunità di rito sefardita che ha sede in una delle più belle sinagoghe italiane. Nel seminterrato di questo centro culturale ebraico c’era un teatrino e una piccola biblioteca»; Stefano Massini, in Rodolfo Di Giammarco, Agnese Ananasso (a cura di), La mia poetica. Sulla drammaturgia contemporanea, Atti del Convegno cit., pag. 140.
6 Il testo conservato presso la biblioteca della Comunità ebraica di Firenze, originariamente una canzone pubblicata a Firenze nel 1734, è una commedia in dialetto giudaico-fiorentino, che tenta di conservare la memoria delle realtà del ghetto vissute dagli ebrei fiorentini, ripercorrendo stralci di vita quotidiana in una Firenze di fine ottocento; scritta da Benè Kedem alias Moshe David Cassutto, noto storico dell’ebraismo italiano e filologo di lingua italiana e di lingua ebraica, viene stampata a Firenze nel 1971.
Benè Kendem, La gnora Luna – scene di vita ebraica fiorentina, tipografia Giuntina, Firenze 1971 Biblioteca della Comunità ebraica di Firenze, coll. 10.7 Benè Inv. 3282.
7 «Io avevo nove anni, per me era un mondo diverso in cui parlavano una lingua concreta, altra rispetto alla mia. Io ho cominciato a fare amicizia con queste persone, e con i loro figli, e soprattutto andavo a vedere le commedie sempre lì, per cui il mio rapporto col teatro paradossalmente è stato un rapporto ebraico»; Ibid.
8 Katia Ippaso, Stefano Massini: con la caduta dei fratelli Lehman racconto il nostro distacco dalla realtà, in storiedikatia.blogspot.it, sito web, on-line, 2015, http://storiedikatia.blogspot.it/2015/01/syefano-massini-con-la-caduta-dei.html
9 Stefano Massini, in Rodolfo Di Giammarco, Agnese Ananasso (a cura di), La mia poetica. Sulla drammaturgia contemporanea, Atti del Convegno cit., p. 140.
10 Ivi, p. 141.
11 Iliade, Teatro del Carretto, regia di Maria Grazia Cipriani, 28 ottobre – 6 novembre 1994; Così è se vi pare, Siciliateatro, regia di Mauro Bolognini, 28 marzo - 5 aprile 1995; King Lear n. 1, Teatro di Leo, regia di Leo de Berardinis, 7 - 14 gennaio 1997; Ceneri alle Ceneri (Ashes to Ashes), regia di Harold Pinter, 2 - 7 dicembre 1997.
La consultazione è stata possibile grazie alla preziosa disponibilità della dottoressa Adela Gjata – Valorizzazione e promozione culturale – Fondazione Teatro della Pergola.
12 Stefano Massini, Per un teatro politico della poesia, in «Prove di Drammaturgia», Rivista Semestrale di Inchieste Teatrali, n. 2, Anno XIV, dicembre 2009, pp. 16-17.
13 La consultazione è stata possibile grazie alla preziosa disponibilità della dottoressa Adela Gjata – Valorizzazione e promozione culturale – Fondazione Teatro della Pergola.
14 S. Massini, in Rodolfo Di Giammarco, Agnese Ananasso (a cura di), La mia poetica. Sulla drammaturgia contemporanea, Atti del Convegno, cit., p. 143.
15 Anna Bandettini, Stefano Massini: Io scrittore di teatro, felice di esserlo, in repubblica.it, sito web, on-line, 2015, http://www.repubblica.it/spettacoli/teatro-danza/2015/01/21/news/stefano_massini_io_scrittore_di_teatro_felice_di_esserlo-105438296/.
16 «Mi pagavo tutto io e mi costò un occhio della testa, ma volevo assolutamente fare l’assistente di Luca Ronconi e assolutamente volevo entrare in quella sala che per me, fiorentino, era il grande tempio del teatro»; Anna Bandettini, Il Piccolo ha scelto Massini dopo Ronconi: Voglio un teatro più aperto ai giovani, in repubblica.it, sito web, on-line, 2015, http://www.repubblica.it/spettacoli/teatro-danza/2015/05/01/news/il_piccolo_ha_scelto_massini_dopo_ronconi_voglio_un_teatro_piu_aperto_ai_giovani_-113298720/?ref=search.
17 Franco Quadri, A cavallo del tempo e della storia in cerca di artisti che insegnino la vita, in S. Massini, Una quadrilogia, Einaudi, Torino 2006, Introduzione, pag. VII.
18 Leggendo un articolo on-line di Roberto Incerti (ritrovato all’indirizzo internet: https://segnalazioni.blogspot.it/2005/03/firenzesmallteatranti-e-psicoterapeuti.html) ho supposto – a causa di marcati parallelismi riscontrati nella sinossi – che Metamorfosi potesse in effetti essere il testo La fine di Shavuoth, (ai tempi non ancora pubblicato); ho chiesto un chiarimento a Massini che, in una e-mail, ha provveduto a spiegarmi la dinamica del particolare da me qui pubblicato.
Le texte seul est utilisable sous licence Creative Commons - Attribution - Pas d'Utilisation Commerciale - Pas de Modification 4.0 International - CC BY-NC-ND 4.0. Les autres éléments (illustrations, fichiers annexes importés) sont « Tous droits réservés », sauf mention contraire.
Teorie e visioni dell'esperienza "teatrale"
L'arte performativa tra natura e culture
Edoardo Giovanni Carlotti
2014
La nascita del teatro ebraico
Persone, testi e spettacoli dai primi esperimenti al 1948
Raffaele Esposito
2016
Le jardin
Récits et réflexions sur le travail para-théâtral de Jerzy Grotowski entre 1973 et 1985
François Kahn
2016